giovedì 31 dicembre 2009

Buon anno a tutti!

Ho trovato un calendario del 2010, qui in montagna dove sono venuto a passare qualche giorno di presunto relax.
Tutti gli anni la banca che si occupa di gestire la cassa del condominio ci lascia nell’atrio un pacco di calendari. Ogni anno bellissimi, perché raccolgono meravigliose foto alpine, di ambienti montani. E io ogni anno ne prendo un paio, uno per qui uno per Milano.
E quando ho voglia di vedere qualcosa di bello li sfoglio.
Ma quest’anno avere preso il calendario dell’anno nuovo ha coinciso con un’azione chiara, precisa, ferma.
La distruzione del vecchio. La distruzione meticolosa, minuziosa, sadica e violenta di quel fottuto anno che è stato il 2009.
Un anno tremendo, difficile, fatto di delusioni, di complicanze professionali oltre ogni limite, dove la ‘crisi’, da molti irrisa e negata, ha fatto strage senza feriti.
Ma non solo. Un anno in cui anche le delusioni personali l’hanno fatta da padrone, in cui molte delle persone con cui condivido il mio percorso di vita, hanno disatteso i loro ruoli, hanno tradito, hanno abbandonato ‘la retta via’.
Il calendario, e quindi l’anno 2009, è in via di distruzione.
Ho tutti gli attrezzi: forbici, fiammiferi per il camino, forti mani che stracciano in modo vigoroso, gradi sacchi per la spazzatura.
E domani nuovo anno nuova vita.
Almeno nei propositi.
Buon anno a tutti. Vi auguro ogni felicità, la pace e tutta la serenità possibile.

lunedì 28 dicembre 2009

Buon anno, Bel Paese!

Non trovate strano che da quando il Nano si è preso in faccia un duomo metallico tutto si sia acquietato?
Fino a 10 minuti prima che quel deficiente facesse il suo inutile gesto la polemica, l'insulto, la rissa erano all'ordine del giorno. Non passava ora senza che dai banchi e della schieramento del governo partissero insulti e proposte di legge infami. Queste ultime rimangono (e sennò che ci stanno a fare?), ma la delegittimazione di tutto quanto non è schierato con loro sembra improvvisamente sopita.
Saranno le feste e i fumi dello champagne a fiumi che sono scorsi sui tavoli della destra; saranno i troppi capitoni e gli smisurati panettoni; saranno le escort e le pupine dell'ultim'ora; ma oggi ci ritroviamo a dover subire questo clima di presunto rispetto reciproco, base essenziale per fare le riforme.
Riforme, parola abusata. Ma quali?
Il paese va a catafascio non perché abbiamo un sistema di leggi sbagliate o regole del gioco obsolete.
Il paese va a catafascio perché nessuno le rispetta. Non serve cambiarle.
A meno che, ed è proprio quello che penso, riforme significa fare leggi, regole e norme che permettono a loro signori di fare sempre più porcate però rispettando la legge, porcata anch'essa.
E i signori dell'opposizione, per l'ennesima volta, sembrano cascarci. E la parola opposizione è un po' forte.
Tra un po' si vota. E' questo il vero dramma.
Con la consapevolezza, anzi la certezza, che in Lombardia in primis, ma anche nelle altre regioni, la destra la farà da padrone, i peggiori spadroneggeranno, e il paese continuerà indisturbato verso la sua autodistruzione, il suo isolamento internazionale, la sua veloce uscita dalla competitività economica e culturale del mondo più avanzato.
E' il nostro ad aver bisogno di un augurio di buon 2010.

venerdì 25 dicembre 2009

Regalii!!

Da quando sono papà il Natale ha aggiunto nuove emozioni. Forse le più banali, ma sicuramente sincere.
La fatidica giornata è iniziata alle 5,00 stamattina con l'arrivo nel lettone di Pilù che, dopo aver dato un'occhiata al salotto, si è scaraventato in camera nostra alla velocità della luce, urlando:
- Il salotto è pieno di regaliiiii!!!
Dopo una mezz'ora per farlo riaddormentare, con relativo trasferimento del sottoscritto nel suo letto.
E poi la mattina un continuo apri, gioca, corri, urla, scarta, gira, monta, prendi, lascia...
Fantastica la luce nei loro occhi, la felicità. la gioia.
Amo Pilù e BiBì. Punto.
Il resto sono solo chiacchiere.












Nella foto BiBì e Pilù alle prese con le ultime novità del mercato

giovedì 24 dicembre 2009

Angurie e meloni

Tanti auguri a tutti.
Soprattutto a quelli che leggono queste note, quotidiane o saltuarie.
Più che un esercizio di stile; più che un palcoscenico su cui si recitano le mie farneticazioni in libertà; più che un tentativo di visibilità verso il mondo e la ricerca di una micro (ma proprio micro)-popolarità; questo blog è una sfida contro me stesso, contro la 'paura e la voglia' di scrivere, contro i miei terrori.
Ma è anche - forse aldilà dei voli pindarici pseudo intellettuali - un archivio per i miei figli. Ironico, garbato, e spero il meno noioso possibile per chi legge.
Uno spazio in cui si fermano alcuni momenti della loro crescita, in cui la famiglia si riconosce e, se serve, si ricostruisca.
Sono solo un dolce ricordo, per quando vivrò solo di ricordi.
Ma soprattutto è un puro e genuino divertimento
Un caro augurio di buon Natale e di felice 2010 a tutti.
Pilù e BiBì ritornano presto, molto, molto presto (credo domani...).
E l'Altra?

mercoledì 23 dicembre 2009

Pennarelli vs lavoro

Scuole chiuse ieri. Appunto per neve.
Domandandomi tutto il giorno, come si domanda anche una dolce lettrice, come fanno nei paesi dove la neve è la norma, ho dovuto portare Pilù in ufficio.
Tutto il giorno qui con me, in una di quelle giornate di fine d'anno in cui, come è normale che sia, succede di tutto.
Ma è stato bellissimo averlo qui di fianco a me. Ormai è grande e capisce e quindi sa stare al suo posto quando è necessario.
A un certo punto voleva disegnare.
- Papàààà. ci sono dei pennarelli?
- Non credo Pilù. Ci sono solo quelli grandi per le lavagne. Ma provo a sentire.
Riesco a recuperare una quantità industriale di evidenziatori, ma sembrano funzionare.
Lui per un po' colora, commenta, dichiara e sentenzia.
Poi a un certo punto mi domanda:
- Questi pennarelli li posso lasciare qui così la prossima volta che vengo posso disegnare ancora?
- Certo, li lasciamo qui sulla scrivania di papà e nessuno li tocca.
Silenzio per altri cinque minuti, impiegati in un minuzioso ritocco alle gambe del Signore della Foresta.
E poi a un certo punto:
- Papààà, tu non cambi lavoro, vero?
- No che io sappia (e mentre rispondo tocco tutto quello che c'è da toccare visto che l'azienda è mia...) - Perché?
- Ah meno male, perché se cambi lavoro dobbiamo ricordarci i pennarelli, e tu ti dimentichi tutto!
Logica ferrea e inattaccabile.
Io gli sono scoppiato a ridere in faccia, letteralmente.
E lui, un po' offeso:
- Perché ridi?
La sera, nuova odissea per portarlo dai nonni oltre frontiera della provincia con ritorno allucinante sotto un'acqua torrenziale e un incidente con cinque auto coinvolte che mi hanno fatto fare una coda di quasi un'ora.
Ecco perché, mi sono detto per l'ennesima volta, i figli si devono fare quando si è giovani!!

lunedì 21 dicembre 2009

Snow? No party!

E va bene, giornata infernale.
La bufera continua tutt'ora, la città è bloccata, tutto si inchioda.
E oggi, necessariamente, vado io a prendere gli Squali.
Prima BiBì. Esco dall'ufficio che già nevica che dio la manda, il metrò si rompe a tre fermate dalla mia.
Un semplice e laconico messaggio sui vagoni che invita ad abbandonare il treno (con guasto) e tutti fuori sulla banchina, sacramentando, bestemmiando come turchi. Volano le solite 'con tutte le tasse che paghiamo' oppure 'tanto chi ci va di mezzo sono quelli che lavorano'. E quando votano, votano sempre lo stesso...
Comunque io mi armo di cappello e cappuccio e mi lancio tra lupi e pinguini nella pubblica via, piuttosto che aspettare un altro treno che non so quando arrivi.
Devo andare a prenderli tutti e due e il tempo è ormai limitato. E mi devo spostare a piedi.
Fuori è un girone infernale. Auto di traverso, gente che cammina in mezzo alle strade, autobus fermi, file infinite. Quando ci sarà la fine del mondo me la prefiguro così.
Arrivo dopo quasi mezzora all'asilo. Prelevo BiBì, la infilo nel passeggino con tutte le protezioni possibili, tiro su il cappuccio ed eccomi ancora lanciato nel delirio.
Solo che con il passeggino è durissima. E' quasi come sulla spiaggia (le ruote stentano a girare!) e in più scivola.
Giuro, una fatica bestia!
Arrivo alla scuola materna di Pilù cinque minuti prima della chiusura. Sudato fradicio.
Ramazzo il principe ereditario, gli ficco in mano un ombrellino e via verso casa.
Sono arrivato dopo due ore di odissea. Un'esperienza.
Ma la chicca è, appena arrivato alla scuola materna, non ero ancora entrato, che mi viene incontro una signora che sbraitando mi urla che domani la scuola è chiusa.
Capito? Nevica e la scuola chiude.
E i genitori che lavorano? Cavoli loro tanto a noi checcefrega?
Bene allora sto organizzando un movimento politico che proponga l'esenzione fiscale quando nevica.
Nevica e niente servizi? E allora io detraggo la quota giornaliera dalle mie tasse.
Non vi sembra giusto?
Comincio a pensare che non ci sia speranza.
E poi a Milano nevica, porca eva, tutti gli anni. Per mesi c'è il termometro sotto zero, fa freddo, ghiaccia, c'è la nebbia.... Non è che la cosa è così rara. Non siamo mica a Taormina, eh (purtroppo...)?

sabato 19 dicembre 2009

Lui, Lei e l'Altro. E l'Altra? (quattro)

La vita continua.
Ci si sveglia, si mangia, si lavora, si torna a casa, si vede qualche amico.
Sembrava che tutto fosse tornato come prima. Con la noia e le speranze di una vita in comune. Con le consuetudini e le gioie di un rapporto a due.
Lei sembrava avere dimenticato tutto. Sembrava vivere la sua vita in apnea, leggera come l’aria. Nulla era successo, niente era cambiato. Anzi, da certi punti di vista, il clima familiare era anche migliorato.
Si era tornati a scherzare, ad avere quell’aria di complicità tipica delle coppie affiatate e di lungo corso: sguardi d’intesa; sorrisi mal celati; accordi istantanei; pensieri comuni. C’era scappato anche del sesso, guarda un po’!
Tutto bello, molto bello.
Ma Lui non si rassegnava. O meglio non riusciva a dimenticare.
Anni di lotta contro se stesso, le battaglie femministe del passato e la consapevolezza di avere rispetto dell’altra, gli imponevano un ruolo distaccato.
Ma dentro bruciava, come zolfo. Bruciava e si consumava.
- Ma questa crede che tutto finisca così, a tarallucci e vino? pensava arrovellandosi durante le lunghe notti insonni. - Cosa si aspetta da me?
Era continuamente in preda dell’indecisione.
Devo fare qualcosa o aspettare? Faccio l’uomo che ‘non deve chiedere mai’ o il succube senza spina dorsale? Aggredisco o aspetto? O anch’io, alla fine, dimentico e faccio finta che nulla sia successo?

Uomini, diamogli una mano a questo poveretto. E’ solo, in balia di una signora che sembra avere altri interessi, con un sacco di casini all’orizzonte e la forza che sta lentamente scomparendo.

E allora prese una decisione. La peggiore. Che, sapeva, gli sarebbe crollata addosso.

venerdì 18 dicembre 2009

Una risata vi seppellirà

... diceva Bakunin.
E la risata, l'ironia e la cosiddetta satira sono state da sempre alcune delle armi preferite della sinistra alternativa, radicale, antagonista. Quella che negli anni '70 veniva chiama extra-parlamentare.
Dai volantini con qualche disegno satirico; dagli striscioni colorati e ironici di alcuni gruppi; dagli slogan e i trucchi degli indiani metropolitani; senza dimenticarsi di Re Nudo, il Male e Cuore, alcuni dei giornali alternativi e comicamente contro che hanno fatto parte della storia dell'editoria di questo marcio paese. Era tutto un fiorire di creatività, a volte raffinata a volte greve e fastidiosa,  che aveva una suo ruolo politico preciso e di grande supporto alla lotta politica.
Oggi? Poco o nulla. Forse non è vero, c'è molto, però con scarsa visibilità (ma va?), forte ghettizzazione, e soprattutto capacità di 'ferire' molto limitata.
Anche perché la sinistra 'quasi' non c'è più.
E allora? E allora ci si fa rubare la scena dell'ennesimo atto, devo dire geniale!, del presidente della Camera che oggi invia un flacone di Valium a Feltri, spiazzando il mondo della politica e dell'informazione con un sol colpo.
E tutta la quasi-sinistra sicuramente a elogiare il gesto, ma di fatto a rincorrere, in affanno, l'unico oppositore che colpisce.
Il resto è il vuoto, anche di risate.

giovedì 17 dicembre 2009

Non era ferito gravemente, fortunatamente, era morto!

Notte faticosa, molto. Sul divano, dormicchiando, leggendo, con il computer sulle ginocchia.
Stamattina, in coma vero e profondo, in ritardo. Arriva Pilù di corsa, si infila sotto la coperta di fortuna, e mi spara a bruciapelo:
- Papàààà, è vero che voi non siete infiniti?
Ascolto in silenzio tentando velocemente di attivare il microprocessore sopito nel mio cervello.
- E' vero che non siete infiniti e che prima o poi morite?
Immagino che il soggetto siano i suoi genitori.
- Beh, certo, prima o poi si muore. Tutti.
Pilù è rimasto colpito fortemente dalla morte della nonna. La morte è diventato un argomento ora. Ma allo stesso tempo è affascinato dal concetto dell'infinito, che lui incarna fondamentalmente nei numeri, che 'non finiscono mai'.
E poi continua:
- Ma si muore così, o si decide quando si muore?
- No, gli rispondo senza addentrarmi nei meandri di una discussione sulla morte desiderata, voluta, sul suicidio e amenità simili. - Non si può decidere quando si muore. Si muore perché capita qualcosa oppure perché si è diventati troppo vecchi.
- Ma non si può decidere neanche dove si può morire?
A quel punto ero completamente sveglio, attivo e in preda a un mal di testa furente.
- Pilù, maledizione, possiamo cambiare argomento?
- Occhei, mi risponde alzando gli occhi al cielo. - Cosa c'è per colazione?
Ecco, meglio parlare di biscotti, latte, miele e pane tostato.
I bambini sono veramente multitasking.
E noi non possiamo mai abbassare la guardia.
Papà di tutto il mondo, unitevi!

mercoledì 16 dicembre 2009

Uè matusa, spostes!

Se non siete più giovanissimi e avete voglia di farvi del male, ma del male fisico che lascia il segno, vi invito a visitare la galleria di immagini che Repubblica pubblica in questo periodo. L'obbiettivo è la consueta operazione del 'com'eravamo', dagli anni '50 agli '80.
E' una raccolta di fotografia private, familiari. Si vedono matrimoni, battesimi, viaggi di nozze, festività, vacanze, sport e cotillons. Niente di nuovo voi direte.
E invece, ai miei occhi, sì. E' la prima volta che mi sento 'protagonista'. Cioè chi mette queste foto, generalizzando alla grande, è la gente della mia generazione, o giù di lì.
E infatti ci si riconosce, indipendente dai soggetti fotografati, dagli scenari che fanno da sfondo.
Le gite in montagna; il battesimo della cuginetta; il carnevale con pistola e cappello da 'covboi'; la partita di pallone in cortile; la mamma e le sue amiche/sorelle/cugine; gli uomini rigorosamente con la sigaretta in mano (ma perché?); le foto delle prime auto possedute (millecento; maggiolini; 500...), le prime vacanze.
Le guardo con grande intensità, come se sfogliassi l'album dei miei ricordi familiari.
Con tristezza, nostalgia, ironia, a volte orrore. Il tempo passa, inesorabile.
L'altro giorno un collega di lavoro molto più giovane di me, parlando casualmente di Italia-Germania 4-3, mi diceva che non l'aveva mai vista. E io, ricordandogli il fascino di una partita così rocambolesca, mi sono sentito rimbrottare, in modo seccato, che 'voi (cioè quelli più vecchi!! aggiungo io) pensate sempre che i vostri ricordi siano sempre migliori dei nostri'.
A parte che non è vero (anche se un po' sì...), ma mi sono sentito violentemente anziano, vecchio, additato come tale, allontanato. Ho abbandonato la discussione, mestamente.
Per la prima volta ho vissuto, dall'altra parte, un contrasto generazionale.
TicTac, TicTac, fa l'orologio..., canta sempre BiBì.

Ps. Lo 'spostes' del titolo starebbe per 'spostati/fatti in là' in dialetto lombardo, o giù di lì.

martedì 15 dicembre 2009

Oh Lego, infinito amor

O costruzione,
costruzione bella
tu rendi la vita meno tristerella
Tu permetti ai bambini
grandi e piccini
di crescere meno stupidini
E aiuti i genitori
stanchi e stralunati
a passare qualche minuto da loro separati
E noi papà urliamo a tutto voce
senza nessun particolare sussiego
Viva Viva, Viva il LEGO!!!

lunedì 14 dicembre 2009

Cinque anni cinque!

Caro Pilù, oggi compi cinque anni.
Se un imbecille malato di mente non avesse inutilmente combinato guai ieri sera in centro nella capitale della depressione italica, sicuramente tutti i giornali riporterebbero la notizia in prima pagina a nove colonne.
Ma torniamo a te, cosa ben più importante.
Cinque anni, che dire?
Potrei iniziare con un 'come passa il tempo, eh?', oppure 'sembra ieri che lanciavi i primi urli alla Mangiagalli', ma anche 'certo che ti sei fatto grande, bimbo mio'.
Oppure potrei partire con una sparata, tipica di questo spazio, contro il tempo che passa, contro il mondo di oggi, contro le preoccupazioni e le ansie del tuo povero padre non più giovanissimo sul futuro prossimo e oltre.
Ma no, oggi non si può. Anzi, oggi non voglio.
Oggi voglio solo palarti d'amore, di affetto, di amicizia, di complicità.
Oggi, caro Pilù, voglio solo dirti quanto la mia vita è cambiata da quando sei comparso in una fredda serata milanese di cinque anni fa.
Da subito. Dopo un travaglio complicato, con sofferenze pazzesche da parte di tua madre, con momenti drammatici e di seria preoccupazione, con quel 'coso' che improvvisamente, grazie anche a strumenti che mi sembravano di tortura medievale, sei letteralmente cascato in una bacinella.
Che giornata! E dopo i rituali del caso, dopo essere stato a fianco di tua madre fino a quasi mezzanotte, sono tornato a casa, di notte, a piedi dalla Mangiagalli fino a S. Siro. E chi è di Milano sa quanto sono distanti!
E non ho chiuso occhio tutta la notte. E lo sai perché? Perché ero diventato padre, santodio, a 47anni! E chi ci sperava più?
E poi è arrivata BiBì, due anni fa. Ma quella è un'altra storia ancora.
Tu oggi sei un bambino bellissimo, intellettualmente vivo, con una mente curiosa e veloce. Non so se sei meglio o peggio di altri tuoi coetanei, ma so che hai una capacità di analisi straordinaria e un'ironia innata che fa invidia a molte mummie della mia età.
Tu crescerai, diventerai uomo, con tutto quello che ne consegue. Io farò molti errori, ti darò molti consigli, cercherò maledettamente di educarti nel rispetto del prossimo e della verità. Non so cosa combinerò, perché non ho fatto corsi. Ma ce la metterò tutta.
Cercherò di esserti padre, amico, compagno di scuola, compagno di giochi, fratello.
Proverò a proteggerti, almeno fino a un certo punto. Poi ti lascerò libero, il prima possibile, perché tu faccia la tua vita. Questo te lo prometto, Pilù.
Farai anche tu molti errori. Avrai gioie che dolori. Vivrai la tua vita.
E finché vivrò sarò sempre con te.
Ma sappi che un obbiettivo l'hai già raggiunto.
Io oggi sono un uomo felice perché tu ci sei. Punto.
E tutto il resto sono solo chiacchiere e distintivo (quando sarai più grande ti farò vedere 'The Untouchables' e la capirai...)
Un bacio.
Il tuo papà preferito (come dici tu)

ps. stasera si finisce di costruire il cantiere, eh?

venerdì 11 dicembre 2009

Non ho l'etààààà...

Ormai non siamo solo allo scontro istituzionale, ma al vero e proprio tentativo di golpe strisciante.
Ormai siamo all'insulto verso le massime cariche dello stato, alla faccia non solo del diritto e del rispetto delle leggi, ma in barba anche una formalità istituzionale che non deve, assolutamente mai, venire a mancare.
Ormai siamo all'appallottamento della Carta Costituzionale, tacciata come vecchia e inutile.
Tutto ciò è una tristezza somma.
E tutto quello che sta succedendo viene mascherato come una scontro politico, ma che di fatto è solo la lotta di un uomo, potentissimo!!, per la sua salvezza.
Io non mi rassegno a quanto i miei vecchi occhi devono vedere e le mie povere orecchie sentire.
Non sono venuto al mondo per dover assistere a quanto ci tocca osservare, tutti i giorni, continuamente.
Una sola cosa concordo con questo signore: ha le palle, forse grosse e gialle, ma le ha. E non mollerà mai, forte anche dei suoi conti in banca.
Ed è quello che merita il paese, comunità allo sbando, popolo senza dignità, venduto ogni giorno di più al maggiore offerente.
Non ho la forza di andarmene. Non ho l'età. Non ho il coraggio. Non ho i soldi per farlo.
Ho solo due figli, che devo proteggere.

giovedì 10 dicembre 2009

Aspettando BiB?

Pilù dal salotto:
- BiBìììì, quando vai al pollaio a prendere le galline? e si mette a ridere a crepapelle.
E BiBì dal bagno, di tutta risposta:
- Io lava le mani...
Credo che nemmeno un frullato tra Ionesco e Beckett potesse partorire un dialogo così assurdo e surreale.
Siamo noi adulti che siamo così banalmente reali e scontati.
Perché non ribaltiamo il mondo e andiamo a scuola dai nostri figli?

mercoledì 9 dicembre 2009

Lui, Lei e l'Altro. E l'Altra? (tre)

TRE

Milano era infernale, quando voleva.
Da quando la parola ‘Noi’ era stata sostituita da ‘Io, e soltanto io, per la madonna!’ la lotta per la sopravvivenza era diventata dura e logorante.
Anche il clima, cambiato come in tutto il mondo, non aiutava.
Si passava da interminabili giornate di pioggia a periodi di sole bruciante, cielo azzurro, luce accecante. Una noia.
La giornata, dopo quell’improvviso scontro familiare, si era conclusa in maniera brutale, con uno  che ha dormito di qui e un’altra di là. Un classico della crisi familiare, che aveva sostituito il super-classico anni ’50 - quando erano gli uomini a tradire - ‘E allora torno da mia madre!!’.
Oggi, con i costi alle stelle, con le madri che quando ci sono, pensano giustamente alla loro vita, non rimane altro che ritagliarsi una vita da separati in casa che, almeno all’inizio, tampona l’emergenza.
- Separazione?, pensa Lui, durante il tragitto verso il lavoro, la mattina seguente. - Siamo già a questo punto? Non mi ha neanche risposto... Magari sono solo mie fissazioni. E chi pensava mai di arrivare fino a qui?
Era una storia nata bene, temprata tra mille difficoltà, con Lei reduce da un’altra relazione fallita tra botti e mortaretti, e Lui da sempre farfallone tra le gonne altrui, che con questo incontro sembrava avere messo la testa a posto.
Una coppia forse come tante, ma che sicuramente era nata sulla base di buoni presupposti, di obbiettivi chiari e immacolati, di sogni ben assestati e di idee molto precise.
- Ci sposiamo? Siiii! Facciamo dei figli? Nooo! Viviamo la nostra vita e la nostra relazione senza particolari menate? Siiii! Ognuno fa quel che ‘vuole’ fuori di casa? Noooo!! Rispetto? Rispetto!!!

Tutto chiaro, no? E le cose avevano funzionato, per anni. Fino a quel giorno, quello lì.
- Torni a casa stasera? le chiede Lui, dall’ufficio, visto che la vita di tutti i giorni, in fondo va avanti. E nell’attesa della risposta si sussurra - ... se mi risponde un’altra volta ‘non me lo chiedere’ pianto qui tutto, corro nel suo ufficio, la prendo per il collo e uso i suoi capelli per pulire gli angoli più sporchi...’.
- Certo, perché no? E’ successo qualcosa?
Ok, bisogna prenderne atto, questa storia è piena di risposte non attese, di cuope de theatre, di spiazzamenti reciproci. Nulla è scontato.
Lettore, rassegnati!!! E preparati.

(to be continued, forse)

martedì 8 dicembre 2009

Scienza esatta

E' matematica. E' scienza pura, provata e comprovata.
Ogni volta che gli Squali passano qualche giorno consecutivo con i genitori, grazie a ponti e vacanze, subiscono un'evidente accelerazione nella loro crescita.
E' fantastico.
Bastano qualche giorno insieme e BiBì si lancia in disquisizioni straordinarie - oltre a perpretare un idillio con me che a questo punto comincio a ritenere non più sporadico -, mentre Pilù ormai è proprio 'grande' e si comporta come tale. Oltre a sviluppare una innata capacità artistica che gli permette di disegnare ogni cosa come e quando vuole.
Ma è soprattutto la capacità di stare insieme tra loro che colpisce.
Ora giocano, scherzano, corrono insieme, ci guardano e si danno di gomito, vivono insieme.
E, come nelle migliori famiglie, a volte se le danno.
Sono complici. Una garanzia per il futuro.

lunedì 7 dicembre 2009

Lettera a un figlio già nato

Caro Pilù,
tra poco farai i cinque anni e ormai ti avvii verso la vita alla velocità della luce.
L'anno prossimo, in questo periodo, avrai iniziato da qualche mese la scuola, e la tua vita sarà quindi cambiata in modo sostanziale e, diciamo, in maniera irreparabile.
Ma non è di questo che voglio parlarti.
Voglio solo che ormai tu sia informato di una questione importante e fondamentale per te e per il tuo futuro.
Tu sei malato. Intendiamoci, non perchè, e per fortuna!!!, tu abbia una qualche malattia congenita che ti limita la crescita o che ti impedisca di fare una vita normale.
Tu sei un maschio, caro Pilù, e quindi hai addosso una sindrome, che è stata scoperta proprio in questi giorni e che di fatto, agli occhi di molti, ti rende diverso, inaffidabile, infingardo e traditore.
Questa è la triste realtà che ci viene rivelata dall'etologo del caso che ci racconta che i maschi sono traditori e infedeli, in campo sentimentale, intendiamoci!!, semplicemente perché rispondono a un non bene identificato 'richiamo della foresta'.
Richiamo della foresta, capito Pilù?
Vedrai, nei prossimi anni, man mano che avanza la tua educazione e le tue frequentazioni intellettuali e culturali si apriranno a teorie e opinioni sui diversi argomenti, una cosa ti verrà sempre confermata. Gli uomini abitano sì questo mondo, proprio come gli animali, ma da loro si differenziano proprio grazie, o per colpa, del cervello, parte essenziale della nostra esistenza e che ci fa vivere in modo ragionato e intellettualmente vivo.
Invece oggi, in questo orribile dicembre di questo ancora più orrendo anno, finalmente qualcuno ha rivelato l'arcano, capito l'antifona e liberato la verità.
I maschi, quando sono ufficialmente o ufficiosamente accoppiati, di fatto hanno una tendenza naturale al tradimento, all'infedeltà di coppia, al farfallonamento libero e obbligatorio.
Io non voglio darti né indicazioni né ordini, ma solo un suggerimento.
Ma caro figlio mio, a questo punto, lascia perdere. E' inutile che combatti contro un richiamo atavico pre evolutivo. E' inutile che tu lotti contro te stesso e contro il tuo stesso sangue.
Lasciati andare e, scusa il francesismo, fattele tutte. Tanto sei malato, che ci vuoi fare?
E quando la tua compagna o tua moglie o la tua fidanzata, andando contro la loro natura fedele e religiosamente familiare, o forse perché drogate, ti riveleranno un loro tradimento o un loro inopinato scivolone sentimentale, cerca di comprenderle e soprattutto rispondi loro senza tentennamenti: avete sentito 'il richiamo' anche voi?

Un auspicio, caro figlio mio. Quando sarai 'più grande'; quando sarai un protagonista della tua vita; quando sarai davanti alle grandi decisioni; speriamo che almeno allora il mondo sarà diventato un po' migliore e soprattutto un po' più serio.
Ti abbraccio con affetto, rivelandoti che anche il tuo papà regolarmente sente il richiamo della foresta: per questo motivo va spesso a funghi o a fragole.
Un bacio
La tua quercia

venerdì 4 dicembre 2009

Bisogna stare calmi!!!

Io non so voi, ma visto che soffro di insonnia, di notte purtroppo la mente vola - in alto o in basso non so - e pensa, ripensa, ricorda, ragiona...
E stanotte, vi assicuro, buona parte della mia veglia è stata funestata dalle immagini - totalmente virtuali anche se purtroppo reali - dell'asilo nido di Pistoia, dei maltrattamenti e delle piccole torture agli altrettanto piccoli ospiti.
Oggi il Corriere, con estremo senso 'dell'eleganza', pubblica prima il filmato vero e proprio, cosa che mi sono guardato bene da visionare; per poi toglierlo improvvisamente, ripiegando sui fermo-immagini. Forse qualcuno in alto, nel tempo in cui scrivo queste note, ha protestato, per fortuna.
Ieri, in tribunale, i genitori dei bambini matrattati hanno potuto assistere ai filmati.
Li descrivono, dopo la visione, in lacrime, terrorizzati, disgustati, furibondi.
E come dar loro torto?
Ogni giorno gli Squali, in due strutture diverse, vengono affidati a visi sorridenti ed educatrici professionali e capaci. Magari con più o meno esperienza, più o meno simpatici - ai bimbi o ai genitori - ma con la certezza di avere di fronte persone oneste, professioniste e trasparenti.
Se solo avessi la minima perplessità su di loro; se solo pensassi che c'è qualcosa di strano nel loro rapporto con i miei figli; se solo avessi la minima sensazione di un atteggiamento ambiguo da parte di chicchessia, scatterebbe subito l'allarme.
Oltre ai maltrattamenti, la cosa che fa più male è rompere il patto di fiducia che una famiglia speranzosa sottoscrive con strutture di questo tipo. Una fiducia smisurata e assoluta visto che si affida loro la cosa più cara che ognuno ha: i propri figli.
Quindi?
Quindi, porca miseria!, chi maltratta i bambini indifesi, che si approfitta della loro innocenza e purezza, chi li raggira con qualsiasi fine - anche quelli più odiosi! - deve essere perseguito, condannato e 'ingalerato' come dice Pilù. E, permettetemi, la chiave deve essere buttata in un tombino molto, molto profondo.
Ancora il mio senso civico, il mio rispetto per la vita umana, mi impediscono di pensare a soluzioni più drastiche e finali. Ma ormai faccio molto fatica a mantenermi saldo nei miei principi.

giovedì 3 dicembre 2009

Prendi tutto ma non il mio Breil

Dio mio che notizie drammatiche!!
Ricordo un film, classica commedia brillante anni '60 americana, che affrontava il tema.
Ma leggere, come riportato qui, che il 25% dei poveri nelle mense sono divorziati, fa una certa impressione.
E immagino, scusate se prendo le parti, la maggior parte di questi siano uomini, in genere 'condannati' a versare alimenti allucinanti, regalare case e dissanguarsi per mantenere mogli (in genere il coniuge debole, così mi sembra si definisca a livello legale), status altrui e quant'altro.
E chi non ci è passato?
Ti ritrovi un giorno a non poter più sopportare una convivenza con una persona che non ami più. Ti ritrovi a dovere 'necessariamente' rifarti una vita lontano, da un'altra parte, via da tutto e tutti.
E allora pensi, che sia un tuo diritto, che non obbligatoriamente sia perché ci sia del dolo o della malafede o un'amante di vent'anni che ti tiene in piedi: semplicemente perché è finita.
E altresì pensi che si è persone adulte e ragionevoli e che ci si possa comprendere, spiegare, lasciarsi con po' di eleganza, mettendosi daccordo.
Invece, scusate questa è almeno la mia esperienza, ti ritrovi a dover giustificare le tue scelte di fronte ad avvocati, a un tribunale, e in genere a dover pagare tutto, rinunciando a tutto, perdendo tutto.
Te ne vai? Allora paghi.
Se ne va lei? Paghi lo stesso tu.
Sono di parte lo so. Il mio caso è mio e basta, ma in genere, la legislazione e la common law pendono pericolosamente verso la tutela della componente femminile nell'eventuale causa di divorzio, a discapito di quella maschile.
Questa è storia, della giurisprudenza.
E dopo 'rifarsi la vita' è durissimo, difficilissimo, faticosissimo.
Insomma, se di colpa si deve parlare, dopo la paghi, la paghi maledettamente, con interessi salatissimi.
E rimettersi in sesto è molto, molto complicato, non solo dal punto di vista economico, anche a distanza di tempo.
Un giorno dovrò raccontare tutto a Pilù e a BiBì.
Chissà cosa penseranno...

mercoledì 2 dicembre 2009

Fini ragionamenti

Oggi l'idolo è Fini.
Sta costruendo una destra moderna, liberale ed europea, dicono alcuni.
E' in piena lotta elettorale per prendere il posto del Nano ormai agli sgoccioli, dicono altri.
E' solo un modo per non scomparire, per fissare i paletti nel Pdl, affermano altri ancora.
Mah. A me pare un'altra cosa.
Un tempo si diceva che solo gli asini e i fascisti, che in genere collimano, non cambiano mai idea.
Ma soprattutto i fascisti.

Eleganza alpina

- Papàààà, mi chiama Pilù stamattina mentre lo vesto.
- Dimmi, ma veloce che è tardissimo!!
Ieri sera Pilù si è addormentato alle 7 di sera per essere svegliato, interruzioni notturne a parte, a forza stamattina alle 8. Si vede che ne aveva proprio bisogno.
- Quando tu sarai vecchio (sigh!) io vado sul Pizzo Scalino (la montagna di oltre tremila metri che sovrasta la Valmalenco).
- Beh, magari ci andiamo insieme tra un paio di anni, provo timidamente a proporre, visto i capelli sempre più bianchi.
- Ma no, ci vado io. Tu non sarai più capace. E poi mi serve la tua giacca.
E si alza e se ne va a disegnare i Gormiti.

Perché i miei figli hanno la capacità di farmi rimanere di sasso, sempre?

martedì 1 dicembre 2009

Tutto quello che vuoi

BiBì mi è sempre più 'vicina'.
Avanza ogni giorno, sempre di più.
Intendiamoci, urla e sbraita lo stesso, si incavola come una bestia ogni volta può.
Ma sta cambiando l'atteggiamento nei miei confronti.
Da giorni riusciamo, anche con sua madre presente, a passare qualche quatro d'ora insieme, giocando, divertendoci.
Ed è da un paio di giorni che quando rientro in casa mi viene incontro abbracciandomi.
Oppure la sera. Si avvicina ancheggiando e sussurrando 'Papàààà', mi viene in braccio, ci facciamo qualche coccola e ci mettiamo a leggere una storia.
Tempo cinque minuti, quasi come si accorgesse o si ricordasse, si divincola, scende dalle mie ginocchia e mi lascia quasi nello stesso modo in cui si è avvicinata.
Ma è bello stringersi al petto la propria figlia, sentirle recitare il proprio nome, chiedere del papà. E' molto bello, anche per pochi minuti.
Aspetto con ansia, come mi dicono, il momento in cui la simbiosi padre/figlia, tanto decantata e paventata, diventi un'inelluttabile verità.
Nel frattempo mi godo questi primi attimi.
E appena un po' più grande, shopping convulso!!!!!!

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...