Se non siete più giovanissimi e avete voglia di farvi del male, ma del male fisico che lascia il segno, vi invito a visitare la galleria di immagini che Repubblica pubblica in questo periodo. L'obbiettivo è la consueta operazione del 'com'eravamo', dagli anni '50 agli '80.
E' una raccolta di fotografia private, familiari. Si vedono matrimoni, battesimi, viaggi di nozze, festività, vacanze, sport e cotillons. Niente di nuovo voi direte.
E invece, ai miei occhi, sì. E' la prima volta che mi sento 'protagonista'. Cioè chi mette queste foto, generalizzando alla grande, è la gente della mia generazione, o giù di lì.
E infatti ci si riconosce, indipendente dai soggetti fotografati, dagli scenari che fanno da sfondo.
Le gite in montagna; il battesimo della cuginetta; il carnevale con pistola e cappello da 'covboi'; la partita di pallone in cortile; la mamma e le sue amiche/sorelle/cugine; gli uomini rigorosamente con la sigaretta in mano (ma perché?); le foto delle prime auto possedute (millecento; maggiolini; 500...), le prime vacanze.
Le guardo con grande intensità, come se sfogliassi l'album dei miei ricordi familiari.
Con tristezza, nostalgia, ironia, a volte orrore. Il tempo passa, inesorabile.
L'altro giorno un collega di lavoro molto più giovane di me, parlando casualmente di Italia-Germania 4-3, mi diceva che non l'aveva mai vista. E io, ricordandogli il fascino di una partita così rocambolesca, mi sono sentito rimbrottare, in modo seccato, che 'voi (cioè quelli più vecchi!! aggiungo io) pensate sempre che i vostri ricordi siano sempre migliori dei nostri'.
A parte che non è vero (anche se un po' sì...), ma mi sono sentito violentemente anziano, vecchio, additato come tale, allontanato. Ho abbandonato la discussione, mestamente.
Per la prima volta ho vissuto, dall'altra parte, un contrasto generazionale.
TicTac, TicTac, fa l'orologio..., canta sempre BiBì.
Ps. Lo 'spostes' del titolo starebbe per 'spostati/fatti in là' in dialetto lombardo, o giù di lì.
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