sabato 31 luglio 2010

Alla conquista di Broadway

Pilù, dopo due settimane, ha finalmente concluso il suo periodo al campus sportivo.
Due settimane in cui ha fatto milioni di sport, ha socializzato con amici, ha fatto bagni e si è scatenato.
Ma soprattutto, buon sangue non mente!, si è filosoficamente relazionato in particolare con le sue compagne di corso: Alice, Chiara, Carlotta e sicuramente qualcun'altra.
Tutte le sere, andando a prenderlo a fine giornata, lo ritrovavo in mezzo a nuguli vocianti di belle bambine che se lo contendevano. Un vero latin lover degno dei migliori tacchini nazionali. Rossano Brazzi in confronto era un dilettante allo sbaraglio.
Ieri addirittura se lo contendevano due ragazzine decisamente più grandi, mentre lui si divincolava e cercava di raggiungere il suo papà che stava arrivando.
Una addirittura, con fare lascivo e seducente, lo chiamava sussurrando il suo nome. Imbarazzante.
La conclusione del corso si è sublimata in uno spettacolo ispirato a un famoso musical.
Pilù, come il suo papà, non è un uomo di spettacolo e nemmeno un attore nato.
Ma nel marasma nessuno se ne è accorto, anche perchè tutti erano così, anche quelli ben più grandi.
Lo spettacolo, fatto di balletti, piccole recite e coreografie degne di Broadway, è stato allietato da un fuori programma.
Essendo andato a prendere Pilù con BiBì, e alla loro madre, non poteva non esserci un addendum.
BiBì, che per un po' era rimasta buona e brava in attenta osservazione degli eventi, sull'onda delle note e del crescente casino, ha sciolto la prognosi e si è scatenata in un ballo continuo e spasmodico, facendo vedere a tutti come si fa al Bolscioi e alla Scala messi insieme.
Ha incominciato a correre in giro come una pazza, agitando e sfarfalleggiando le mani, fino a girare su se stessa e a roteare alla velocità della luce. E poi a sorridere 'alle telecamere', al pubblico e agli spiriti liberi.
Un fenomeno, una formidabile starlette.
Io ero allibito, sua madre la guardava sorridendo e Pilù, una volta finito il saggio si è avvicinata a lei con rispetto e complicità.
Due figli alla conquista del rutilante mondo dello spettacolo.
Io mi ritiro e aspetto le royalties.

giovedì 29 luglio 2010

RSVP

Un mondo di delusioni.
Una vita che si frantuma contro una triste realtà.
Mi ero anche tenuto libero, stavolta...
Avevo previsto tutto.
La partenza della famiglia era rinviata di 24 ore. La montagna è lì da milioni di anni e quindi, almeno per questo week end, non si sposta. Neanche se viene un terribile terremoto. Al limite scende qualche frana.
Gli Squali li avevo convinti che papà è una persona importante e che quindi a volte ha impegni ai quali non può prescindere.
Anche la moglie ero riuscito a intortare.
- Lo sai, le relazioni oggigiorno sono tutto. Devo andare, obbligatoriamente, sennò si offendono.
Lei aveva annuito, senza convincimento, guardandomi con un misto di sufficienza e di commiserazione.
Avevo fatto il passaporto digitale, ormai obbligatorio per questi tipi di viaggi.
Avevo preparato la valigia con tutto il necessario:
1 vestito buono della domenica
2 camicia bianca della domenica
3 cravatta da cerimonia
4 scarpe belle pulite
5 mutandoni da cerimonia
6 calze in tinta
e poi
7 una stampa di Milano 24x30 come regalo
8 la macchina digitale per qualche scatto
9 valuta locale
10 spazzolino e dentifricio

Tutto pronto.
E poi, per fortuna in tempo e un po' per caso, scorro velocemente la lista dei partecipanti e mi accorgo che, insieme a lui, non sono stato invitato.
Ma sapete che 'sti Clinton sono proprio un po' cafoni?

mercoledì 28 luglio 2010

Confronto di civiltà

Il mondo si evolve, cambia, stravolge il passato, riduce in briciole consuetudini e tradizioni.
E sempre più spesso prende delle decisioni peggiorando la situazione.

Vediamo due notizie dal mondo che confermano tale asserzione.
Una che va verso una direzione positiva, verso un riscatto da una barbarie antica e ormai inaccettabile.
Un'altra che va in senso opposto, verso l'oscurantismo, verso la grettezza fatta a persona.

Spagna.
Almeno in Catalogna, dopo le Canarie, le orride corride vengono messe al bando, restituendo dignità ai cittadini locali, e una possibilità di vita in più ai tori.
Questo divertimento per menti malate, dovrebbe essere abolito al livello mondiale da un intervento dell'Onu, della Nato, del Kgb e di tutti gli organismi planetari che esistono.
Eppure oggi esistono ancora arene, stadi, oltre a quelle demenziali in cui itori vengopno fatti coorrere per le strade di una città, in cui regolarmente, all'incalzante grido di OLE', un povero toro viene prima torturato, inciucchito, ferito, sbeffeggiato. Poi un grand'uomo vestito da maschera di carnevale, lo infilza credendosi un eroe.
La civile Spagna, infatti, piano piano, sta rinsavendo, sia politicamente sia culturalmente. I processi di cambiamento sono lunghi, difficili, ma almeno loro li stanno seguendo.

Svizzera.
La civile Svizzera, dove non c'è una carta fuori posto, dove i prati sono rasati e tagliati con meticolosa cura, dove tutti sono ricchi, buoni, belli, riesce sempre a stupire per la sua stupidità, chiusura al mondo e grettezza mentale.
A dire il vero, qui si parla di una decisione di un'azienda, che per tutelare privacy e produttività, e soprattutto disciplina, impone - sicuramente contro qualsiasi legge del lavoro, a coloro i quali avviano una relazione sentimentale sul posto di lavoro - in caso di avventura amorosa tra colleghi, di comunicare la 'storia' al suo responsabile e alla direzione del personale. L'azienda, quindi, si riserva in seguito di prendere posizione (ma vi rendete conto?) e far conoscere le proprie decisioni (licenziamento? tortura? taglio degli attributi sessuali del maschio? scrivania in cantina?).

Due paesi a confronto. Due atteggiamenti, su argomenti lontani anni luce, che però ci raccontano come il mondo può migliorare o peggiorare in pochi attimi.

martedì 27 luglio 2010

Sono un campione statistico

Alberoni non mi piace. Alberoni non lo reggo. Alberoni non lo leggo.
Ma questa ennesima puntata della sua rubrica sul Corriere riporta un dato interessante, risultato di uno studio dell'istituto Centrale di Statistica.
I divorzi e le separazioni nel Bel Paese sono in ulteriore aumento. E tant'è.
Ma la cosa che colpisce di più è che la media dei matrimoni, la loro durata, si sta consolidando intorno a 12/15 anni circa.
Alla faccia della crisi del settimo anno o dell'amore perpetuo.
Io sono la riprova.
Il mio primo matrimonio/convivenza è durato esattamente 12 anni.
Il secondo dura da 13 anni.
Molti amici (maschi e femmine) se ne sono andati poco dopo i dieci anni, mentre ce ne sono alcuni che riprendono la loro vita da single anche dopo venti. Tra figli, tragedie di coppia e sempre più spesso sospiri di sollievo da parte di entrambi.
Le disquisizioni, a volte ovvie, di Alberoni in questo caso sono più acute del solito.
E' vero, il tempo della giovinezza si è allungato, e non solo perché la gente della mia età va in giro con le ragazzine oppure perché si veste in maniera imbarazzante.
Il tempo della giovinezza ha allargato i suoi confini temporali riservando amori, innamoramenti e 'colpi di testa' anche in età a cui si riservava, in epoche ancora vicine, quiete e pace dei sensi.
Per fortuna è così.
Si allunga la vita, si vive meglio (a parte la politica...) e quindi è giusto che le esperienze si moltiplichino, che le avventure si allarghino e che le donne e gli uomini continuino a cercare gli uomini e le donne anche quando l'anagrafe, e i benpensanti ammuffiti, vorrebbero seppellirli sotto un quintale di pregiudizi e atteggiamenti conformi a una morale ormai morta.
L'importante è che ognuno decida per sé. Che ogni decisione sia presa in totale libertà dalla pressioni, dalle convenzioni e dalle morali.
La vita è bella e ognuno la deve vivere come vuole.
E tutti gli altri che si fottano.

lunedì 26 luglio 2010

Resistenza federalista

Allora, tutti sanno che l'Emilia Romagna è una regione, cosiddetta, rossa. Oggi un po' rosellina visto la deriva centrista di quello che era una volta il glorioso Pci.
Tant'è, non voglio fare discussioni politiche oggi. Non ne ho voglia, e ne ho sempre meno voglia.
Dicevamo l'Emilia...
In quella regione, ancora oggi, si concentrano gran parte dei voti e dei militanti a sinistra.
Una tradizione che parte da lontano e che soprattutto nel dopoguerra, checchè se ne dica, ha contribuito in maniera determinante alla crescita del paese e alla difesa della libertà e della democrazia.
Parma è una città anomala in questo senso.
Città ricca, ricchissima, operosa, è l'unica della regione in cui la sinistra da sempre non ha mai sfondato.
Una città che conosco bene, in cui ci lavora mio fratello e da cui provengono molte persone che conosco.
E' una città da sempre, presente nella mia vita.
Questo pensavo l'altra sera quando BiBì, cantando Bella Ciao, ha cominciato a urlare a squarciagola ' Oh Parmigiano, portami via, oh bella ciao, bella ciao...'.
Forse è l'influenza federalista nella Resistenza!!
Oppure BiBì ha messo gli occhi su un giovane virgulto emiliano a cui portare via il cuore.

sabato 24 luglio 2010

I secondi ottantanni di Gianni Clerici

Auguri Auguri Auguri!!!!
Come ci annuncia, dalle pagine del suo giornale, lo stesso giornalista/scrittore/poeta e non so che altro, in una sottile e ironica intervista, Gianni Clerici compie gli ottanta, in piena salute (spero) e con ancora molte idee da tradurre su carta.
Per me, ex istruttore di tennis, giocatore dilettante a livello regionale e grande appassionato del sport più bello del mondo - oggi un po' meno - Clerici è stato uno dei punti di riferimento sia a livello informativo, sia a dal punto di vista tecnico.
Il tennis raccontato dal giornalista lombardo, prima dalle pagine del glorioso 'Il Giorno' di matteiana memoria, è stato quanto di più formidabile dal punto di vista letterario e tecnicamente inappuntabile.
Il suoi articoli hanno raccontato gli anni d'oro del tennis, e soprattutto - quelli che anagraficamente sono stato in grado di assaporare - quel tennis straordinario a partire dalla fine dei '60.
Io ho incominciato a 'capire' i suoi articoli proprio quando ho iniziato a vedere il tennis in tv, quando ancora Laver, Newcombe e Rosewall, insieme al nostro Pietrangeli e al nascente Panatta, calcavano i terreni di gioco rigorosamente in terra rossa oppure in verde erba di origine britannica.
Ma io cominciai a leggerlo in modo assiduo, a sognare con le sue righe talvolta irriverenti, dall'avvento di Orso Primo re di Svezia (Bjorn Borg) che si contrapponeva a Jimmy l'Antipatico (l'odioso Connors) per poi arrivare al Moccioso irlandese McEnroe.
I soprannomi sono da sempre una sua specialità e fotografano nell'immediato la personalità, e forse la capacità tecnica - chi si dimentica dalla definizione nativa 'pallettari' la trasmutazione in 'arrotini'? - dei protagonisti dei campi in giro per il mondo.
E poi le telecronache insieme al fido Tommasi, le battagli culturali contro le racchette moderne in grafite e di maggiore dimensione, la capacità di annusare il campione nei tornei giovanili. Oltre ai premi e a riconoscimenti in giro per il mondo.
Questo il giornalista.
Poi lo scrittore ancora più straordinario.
Io vi suggerisco ' I gesti bianchi', una rassegna di tre racconti sul mondo del tennis in tre diverse epoche con tre scenari differenti.
E poi '500 anni di tennis' un librone che ci racconta la storia dello sport con racchette e palline e che è diventato in tutto il mondo un testo di riferimento per completezza e originalità.
Leggetelo ancora oggi su Repubblica e cercate i suoi libri. Vi farà bene.
E speriamo, se ne ha voglia, che scriva per altri ottant'anni!

giovedì 22 luglio 2010

Eleganza al potere

Io me lo ricordo, con grande nitidezza, sui muri della palestra del mio liceo una scritta retaggio del '68, un po' scolorita.
Me lo ricordo bene, anche se quando l'ho frequentato io era ormai passato qualche anno dalla fatidica 'rivolta'.
'Immaginazione al potere', era la scritta, uno degli slogan più urlati nelle manifestazioni del 1968, nel suo periodo più creativo e sognatore.
Bene oggi, specchio dei tempi, invece possiamo gridare un altro slogan, dare un'altra indicazione alle masse, più moderna, più in linea con le 'riforme' tanto necessarie per rinnovare il paese incancrenito in una legislazione vecchia e in una costituzione 'gabbia' e vessatoria.
Lo slogan è 'eleganza al potere'.
Perché?
Forse perché tutti i deputati (scusate la parola...) della maggioranza sono vestiti all'ultimo grido?
Ma no!!!!
Forse perché le mogli dei ministri e di tutti i sottosegretari (ooops, speriamo che nessuno si offenda...) sono campioni di charme e di portamento?
Nooooo!
Forse perché il presidente del consiglio è alto e slanciato e ogni volta che si muove sembra una ballerina della Scala nel Lago dei Cigni?
Ma daaaaiiii!
E allora perché, grida uno in fondo alla fila.
Ma è chiaro no?
E ogni parola, come spesso capita quando si parla di politica italiana, è superflua, inutile, vana.
Le immagini parlano chiaro, anzi urlano chiarissimo. Guardate qui.
Non è un giovane Disobbediente arrabbiato nero.
Non è una vecchia squaw Navajo che non ha più il suo villaggio.
Non è un giovane trentenne milanese a cui hanno portato via la sua Playstation.
Non è una giovane milanese a cui hanno sfilato le ultime ballerine acquistate.
No, è un ministro della Repubblica. E' il ministro (scusate....) delle Riforme (oooops, ci sono ricascato...).
Grande eleganza non so, ma sicuramente al potere!

mercoledì 21 luglio 2010

Al circo, al circo!

- BiBì, vieni qui!, che fa pure rima e fa perdere quindi ogni autorevolezza al comando.
- No!, naturalmente la risposta pronta, decisa, inappellabile, sfrontata.
Ogni giorno metto in discussione la mia capacità di essere autorevole, a volte autoritario, comunque punto centrale nell'educazione dei miei figli.
Loro, devo dirlo, aldilà dei singoli caratteri, sono educati, gentili e spesso dolci e amorevoli.
Ma ci sono momenti in cui non è possibile convincere, magari con una dialettica adatta ed efficace.
Non è possibile spiegare, con dovizia di particolari e con un approccio filosofico antico, che BiBì non deve stare in piedi sulla sedia oppure che deve fare molta attenzione a saltare sul letto.
Entrambe le pratiche, recentemente, hanno portato a:
1- Primo premio al nido per essersi tagliata il mento. Il premio consiste in una cicatrice che sicuramente porterà con sé tutta la vita.
2- Secondo Premio per il migliore volo pindarico carpiato con avvitamento dal letto e tuffo diretto sulle mattonelle azzurre (come l'acqua!, terribili...) della camera da letto dei cosiddetti genitori. Il premio consiste in una botta tremenda sia al braccio sia al fianco.

Ecco di fronte a questi risultati dolorosi, credete forse che lei si sia acquietata? Credete che si sia fatta qualche domanda in merito alla gravità, alla caduta dei solidi e al loro impatto?
No. Mai sia...
Quindi io mi incavolo come una bestia quando la vedo gongolare, magari nuda!, sulla sedia della cucina, in attesa di testare la resistenza anche di quel pavimento.
E non risco a 'ordinare' nulla.
Mi guarda con fare di sfida, quasi quasi mi sorride irriverente, e quando va bene mi dice - No!!, ma il più delle volte mi gira le spalle fottendosene abilmente di me, di suo padre e del faro della sua vita (certo, come no?).
E Pilù, con stile diverso e sensibilità più acute, non è da meno.

Sono in crisi di autorevolezza.
I miei figli si svincolano dai miei perentori ordini con una facilità disarmante.
Non sarei un buon domatore...

martedì 20 luglio 2010

La macchina del tempo

E' impagabile ri-incontrare un vecchio amico, un vecchio compagno di vita.
Anche se la vita si mette di traverso, se le esperienze e gli impegni di ognuno allontanano al posto di unire, l'accordo, il linguaggio, l'intesa sono immediati.
Ci si ritrova subito, senza pericolo di essere incompresi, senza filtri, nel rispetto, trasparente, dei propri caratteri e diversità.
E subito sembra di essere tornati al liceo, giovani.
Discorso numero uno?
Beh, ovvio, le donne. Che altro?
Trascinandosi, e facendosi anche del male, verso quei discorsi cosmici e aggrovigliati, tipici degli uomini meno trogloditi della media, in cui la tragicità dell'amore e la caducità del cose terrene la fanno da padrone.
Matrimoni falliti alle spalle, figli sparsi per la città, voglia di sentirsi vivi, tempo che passa, fidanzate che ricompaiono dal passato, noia...
Per una pausa pranzo in un giorno di lavoro in mezzo a un luglio torrido è più che sufficiente.
Ma quando ci si separa, quando ognuno torna alle proprie occupazioni, quando l'idillio ricostruito si smorza, hai un senso di vuoto proprio come quando, ancora in famiglia, dovevi interrompere quei magici momenti che si venivano a costruire tra amici, per tornare a casa velocemente.
Momenti magici, ormai rarissimi.
Persone lontane, ormai lontanissime.
Rapporti difficili, ormai impossibili.

E il tempo passa, inesorabile, sempre più veloce, sfuggendoti tra le dita...

lunedì 19 luglio 2010

Un papà stupido

Oggi Pilù inizia il Campus sportivo.
Quindici giorni filati (escluso il week end) in cui viene calato tra tennis, nuoto, baseball, pallavolo, calcio, palestra e non so che cos'altro.
In uno dei luoghi sportivi per eccellenza di Milano, che hanno visto le mie fastamagoriche gesta di insegnante di tennis quando ero giovane, bello, bravo e cuccavo in continuazione. Il tutto, per gradire, guadagnando anche dei bei soldi.
Stagione d'oro.
Ma bando alle ciance, parliamo di Pilù.
Siamo arrivati con perfetta puntualità.
Grande raduno nella palestra, con i gruppi già divisi per età.
L'anno scorso i gruppi avevano come nomi gli animali (lui, il più piccolo di tutti, era nelle Formiche...).
Quest'anno si cambia! I gruppi sono alberi.
E lui, non nei piccolissimi, è nei Pioppi! Forse i più piccoli sono i Bonsai...
Le solite magliette sponsorizzate, i soliti cappellini, le solite allenatrici carine di circa vet'anni e poco più.
La differenza dall'anno scorso è che Pilù non ha alcun amico con cui condividere l'esperienza. E soprattutto i primi attimi di preoccupazione e tensione.
E infatti stamattina, lui restio al caos e alle 'caciarate da caserma', era in disparte, minuto, ossuto, con il suo zaino in mano. Si guardava in giro sperduto.
Mi è venuta una malinconia vederlo così.
Allora ho fatto quello che faccio di mestiere: pubbliche relazioni.
E al posto di mettere in contatto clienti e giornalisti o pubblici di riferimento di diversa natura, mi sono messo in mezzo ai ragazzini per fare in modo che lui cominciasse a socializzare un po'.
- Questo è Andrea, tu come ti chiami? chiosavo anacronistico in mezzo a una casino allucinante.
Allora poi si è aggiunto un altro papà, e poi una mamma, e poi...
Ma io, mio figlio!, lo conosco bene, perché guardandolo vedo me stesso.
Un po' timido, un po' in disparte, sempre in soggezione, e non amante del caos puro.
Un diesel. Come me, viene fuori alla distanza, non è uno da partenza a freddo.
Ma dopo un po' di questo lavorio, mi vedo costretto ad andarmene.
Lo saluto. Lui mi guarda sperduto interrogandomi con gli occhi.
Lo abbraccio, forte e gli dico - Vai e spacca tutto!!, e lui mi sorride di lato, non troppo convinto.
Mi giro e me ne vado.
Attraverso la palestra, in tutta la sua lunghezza, arrivo in fondo e faccio l'errore di voltarmi, per rivederlo.
Io so che si divertirà come un pazzo. Che stasera ci racconterà tutto con entusiasmo, che farà un sacco di cose belle.
Ma vederlo così, piccolo, indifeso, solo di fronte al mondo.
Sono un papà un po' stupido, lo so...

venerdì 16 luglio 2010

Per un mondo migliore

Io non posso aggiungere troppe  parole.
E non posso neanche essere così presuntuoso, né irriverente, dicendo di essere d'accordo con quanto scrive Andrea Camilleri.
Ma in questo mondo ormai inabissato verso l'omologazione culturale al consumo, in un paese come il nostro dove solidarietà e 'sociale' sono diventate bestemmie, e dove la Chiesa raccoglie più procedimenti penali di pedofilia che opere di carità, in uno scenario come questo leggere queste poche righe per ribadire il proprio essere comunista, non solo fa bene alla mente e alla politica, ma soprattutto al cuore.

Leggete questo pezzo pubblicato su L'Unità di oggi.
E' nella sua rubrica (L'abecedario) che compare oggi sull'Unità.it

Leggete.
Leggete.
Leggete.

E poi, fatevi qualche domanda...

giovedì 15 luglio 2010

Un fiore che appassisce

Pensate a un uomo.
Una vita spesa a sopravvivere tra le mille difficoltà dell'Italia dell'inizio novecento.
Poi la guerra. Prima nell'esercito, poi, come tanti, fuggendo e nascondendosi dalla follia del pazzo che urlava oscenità al popolo bue da un balcone.
E poi la rinascita.
L'amore.
Il lavoro.
Le speranze e i sogni.
Poi i figli.
Poi il benessere e le difficoltà della vita.
E poi i nipoti.
E poi la perdita della compagna di un'esistenza.
E poi la vecchiaia.
Fino a oggi, novanta passati.
Insomma la vita di un uomo, come tanti, ma proprio per questo unica.
La vita di un uomo che è stata piena, vissuta, che non ha mai avuto un attimo di sosta.
Bene, pensate a questa vita.
Oggi.
Pensate allo stesso uomo, seduto sul suo letto, che per oltre un'ora cerca di capire che ore sono, che data è, se è giorno o è notte.
Pensate allo stesso uomo che si picchia sulla testa urlando in faccia a suo figlio 'tuo padre è diventato scemo', nel pieno della consapevolezza.
Pensate a un uomo che chiama con un altro nome uno dei suoi figli.
Pensate alla sua disperazione quando se ne rende conto.
E pensate a suo figlio.

Dopo i cinquant'anni, dice Jonathan Coe, ci si rende conto che il tempo non è più infinito.
E a novanta, cosa si pensa?

mercoledì 14 luglio 2010

Un mondo di certezze

Un pugno allo stomaco.
Non tanto l'articolo, per alcuni sensi anche scontato, ma per l'argomento posto e per il tema affrontato.
L'articolo prende spunto - sarà anche il caldo - dei continui e reiterati omicidi di donne da parte dei loro 'presunti' amanti, compagni o mariti.
Una strage continua, che subisce accelerazioni impensate in certi momenti - chissà, forse per emulazione - e che imbratta di sangue innocente le pagine dei quotidiani nazionali.
Un triste elenco di donne accusate di aver abbandonato l'uomo, di averlo tradito, di averlo rifiutato. Una lapide su cui si scolpiscono nomi di donne con una frequenza allucinante.
L'analisi che viene sviluppata conclude che più la donna punta alla sua autonomia, più il sesso 'debole' diventa 'forte', e più l'uomo, ormai sempre più in crisi di certezze e di potere, reagisce in modo violento e sconsiderato. Con la scusa dell'amore perduto.
Ed è una reazione violenta, come una tigre messa in gabbia che rivuole la sua libertà. Morde, graffia, assale, senza esclusione di colpi e senza alcuna considerazione di chi ha davanti.
E' un tentativo vano e perdente, di mantenere uno status quo.
Triste.
Da qui le continue e crescenti azioni violente nei confronti delle donne.
Ma aldilà delle azioni delittuose, interpretabili finché si vuole, ma di fatto poi regolate dalla polizia e dalla magistratura, i problemi sociologico e psicologico legati alla crisi del ruolo dell'uomo sono enormi e complicatissimi.
E ve lo dice un ometto, che cerca di usare il cervello - bene o male - il più possibile e che si sforza di capire.
Durissima, intendiamoci.
L'educazione, la famiglia, la chiesa, la giungla e migliaia d'anni di predominanza sessuale e fisica, di certo non si cancellano con facilità e con qualche buona lettura.
Ci si deve adattare, si deve cercare di comprendere, si combatte con se stessi ogni giorno, cercando di interpretare, capire, studiare.
Oggi le donne, oltre ad avere una totale consapevolezza delle proprie capacità, hanno una freschezza mentale e una voglia di riuscire che a noi, ormai in un declino prossimo e annunciato, mancano totalmente.
Sul lavoro lo vediamo tutti i giorni.
Le donne si sanno conquistare spazi e responsabilità e autonomie a spese degli uomini, che credono ancora, per immanenza e investitura papale, di essere gli unici delegati a gestire, dirigere, pianificare. E mentre loro pensano di essere qualcosa, le donne fanno, sono veloci, brigano, tessono, scelgono.
E loro rimangono lì, inebetiti, increduli, con la bocca aperta e l'occhio di bue.
Bisogna cominciare, maschietti immaginari, a pensare a farsi da parte.
Bisogna cominciare e prendere visione e consapevolezza che un processo ineluttabile è ormai cominciato, in cui le donne 'prenderanno' sempre di più il potere, e in cui gli uomini saranno sempre di più relegati a un ruolo subalterno. Questo per un bel po'.
Insomma ce le faranno pagare tutte!
Fino a quando, dopo essersi annusati per migliaia di anni, dopo tempi infiniti di lotte e contrapposizioni, finalmente ognuno darà quello che potrà dare, e avrà secondo i suoi bisogni. Nel pieno rispetto reciproco.
Ma, come dicevano i Nomadi, 'noi non ci saremo, no non ci saremo....'

martedì 13 luglio 2010

Il marito della parrucchiera

BiBì, nota scostumata del quartiere S.Siro, si ribella a tutto.
Le chiedi.
- Sei brava?
- No, la risposta di prammatica
- Sei bella?
- Aaaaarghhhhh, la risposta di solito scelta.
Insomma, l'importante è non dare mai soddisfazione.
Sembra che quelle della vergine siano tutte così.
Ma tant'è.
Il tema sono i capelli.
Per mesi, BiBì, la donna più rossa dell'emisfero nord - a parte la Scozia - si è rifiutata, con dinieghi, calci e pugni, di tagliarsi i capelli.
Che si sono allungati per tutti i quasi tre anni della sua vita.
Ora con l'arrivo di questo bel clima temperato di circa 40 gradi all'ombra - da tanti invocato, 'perché di questo freddo non ne possiamo più' - e con il 120% di umidità, l'erede di seconda generazione ha cominciato a vacillare. Grazie anche alle pressioni esterne e agli esempi in famiglia.
Prima Pilù è andato dal suo amato 'Claudio' per poter fare vedere a tutti il colore della sue cute; poi il papà si è praticamente rasato quasi a zero assomigliando, solo in quello lo ammetto, a Richard Gere in 'Ufficiale e gentiluomo'; poi sua madre ha pensato di accorciarsi la capigliatura in modo drastico.
Sembriamo i Rockets in formato famiglia.
BiBì per un po' di giorni ci ha guardato.
Ha infilato mani nelle capigliature ormai inesistenti.
Ha cercato di capire cosa stava succedendo e come si potesse evolvere la situazione.
E alla fine ha ceduto.
- BiBì, tagliamo i capelli?
- No!
- Ma fa un caldo allucinante, forza...
- Ok, ma non voglio andare dal parrucchiere.
- E allora, come si fa?
- Li taglia la mamma!
Che ha da sempre un po' ritoccato le parrucche dei figli, ma da lì a tagliare capelli ormai diventati lunghi e che si adagiano sulle spalle, ne passa di strada.
Che fare?
Nulla. Come tutte le cose che 'impone' lo Squalo Rosso. Si cede, se la cosa non è sostanziale.
- Ok, dice la mamma.
E comincia...
Zac di qui, trac di là..., zip di su..., zut di giù.
Et voila madame, servitaaa!
Risultato?
Sconvolgente, giuro.
Una pettinatura da Coco Chanel, un caschetto che Mirelle Mathieu si sognava, un fascino degno della più bella donna del mondo.
Una bellezza infinita.
E ora, dopo aver raggiunto la bellezza assoluta, aspettiamo che la nuova pettinatura abbia i suoi benefici anche sull'umore e il carattere...., ma la vedo dura!!!

lunedì 12 luglio 2010

Elogio della montagna (cioè dell'orso)









A parte l'ennesima fotta del super-comunicatore, che nel suo spot a favore del turismo nostrano si dimentica delle montagne facendo imbestialire tutte le regioni dell'arco alpino e buona parte di quelle appenniniche - in queste scarne note voglio anch'io riequilibrare il messaggio, facendo capire, agli italiani tutti, che vacanze non è solo mare, sapore di sale e pattino.

Con un contraltare un po' irriverente
(sono certo che il 99% dei miei lettori non sarà d'accordo, anche con veemenza)

Da una parte abbiamo
1 Sole porco
2 Creme puzzolenti
3 Uomini e donne scoperti senza decenza
4 Sale dappertutto
5 File interminabili per fare ogni cosa
6 Ustioni di primo e secondo grado, in particolare su collo, braccia e interno ginocchia
7 Catrame sotto i piedi
8 Auto dappertutto
9 Prezzi esorbitanti a fronte di servizi scadenti e cafoni
10 Bambini nervosi come bestie e ragazzotti dai 15 ai 50 che fanno casino a tutte le ore del giorno e della notte

Ma c'è qualche aspetto in più
1 Si fa il bagno nell'acqua sporca
2 Si fa il bagno nell'acqua sporca
3 Fa bene ai bambini...(mai capito perché)
4 Si fa il bagno nell'acqua sporca
5 Si fa il bagno nell'acqua sporca
e così via

La montagna invece è agli antipodi.
In tutti i sensi, non solo geograficamente parlando.

1 Sole forte ma ma grandi nuvole
2 Profumi intensi di alberi e fiori
3 Gente coperta e con un po' più di contegno
4 Solo ossigeno da inspirare
5 Poche file perché ogni cosa che ti serve è nello zaino
6 Rischio scottature contenibile (c'è sempre un albero lì vicino per ripararti)
7 Forse qualche cacca di vacca sotto gli scarponi facilmente lavabile in un torrente
8 Le auto stanno giù, più su non arrivano
9 Prezzi contenuti e abbordabili a fronte di servizi rapidi e all'altezza
10 Al limite qualche grido di bambino che gioca e un lontano abbaiare di cane

Ma c'è qualche aspetto positivo in più
1 Si fa il bagno nel laghetto con acqua cristallina
2 Ci sono un sacco di posti dove nascondersi
3 I bambini stanno bene e non sono così nevrotici come al mare
4 Si mangia meglio e a più buon mercato
5 Io sono felice

Facciamo così.
Tutti andate al mare, compreso il vostro presidente.
Io vado in montagna, da solo.
Magari ci mandiamo qualche sms per chiederci 'come va', ok?

domenica 11 luglio 2010

Un nuovo mondo

Nei giorni in cui qualcuno dichiara, ufficialmente, davanti a tutti, senza il pericolo di essere smentito o frainteso, che la libertà di stampa non è un diritto assoluto - gettando finalmente la maschera - anche gli Squali ne approfittano e si manifestano per quelli che sono.
Bambini e niente di più. Meravigliosamente bambini.
Punto.
Il problema siamo noi, adulti.
Loro sono trasparenti, onesti, violentemente se stessi.
Amano, odiano, soffrono, godono. E poi mangiano, bevono, fanno la cacca e dormono.
Senza mediazioni, senza sotterfugi, in modo pulito.
Siamo noi che siamo attori di un teatro senza fine.
Siamo noi che vegetiamo a spese di qualcun'altro.
Siamo noi che viviamo nell'inganno e nella pochezza.
Il mondo ormai non ha più bisogno di rivoluzioni, di sovvertimenti totali o di eroi che trascinino i popoli verso la liberazione.
Oggi ha solo bisogno di un uomo che si fermi, si guardi allo specchio e che si renda conto di cosa sta succedendo.
E che si domandi: ma non è il caso di 'tornare bambini' e recuperare un po' di dignità verso se stessi e rispetto verso gli altri?
Demagogia? Forse.
Esasperazione? Tanta.
Illusione? Fino alla morte.
Sogni? Infiniti.
Ma oggi, o ci si ferma o si è perduti.

giovedì 8 luglio 2010

Milano e i suoi Monopoli

"E' ora, è ora, è ora di cambiare, Il Pci deve governare".
Questo era uno degli slogan più urlati nelle manifestazioni che il più grande partito comunista d'occidente organizzava negli anni settanta.
Oggi il Pci non c'è più. Oggi il Muro non c'è più. Oggi le ideologie non ci sono più. Insomma oggi non c'è più una sana mazza di nulla.
Quindi i temi, gli obbiettivi, i sogni sono completamente diversi, all'insegna del sano pragmatismo e del fare.
Ma ognuno deve fare la propria parte.
Per questo motivo mi sto facendo promotore, insieme a una nutrita schiera di persone sensibili e sinceramente sensibili, nonché sensibili alla sensibilità, di una manifestazione su un tema caro a tutti, milanesi e non.
L'evento si dovrebbe svolgere in Piazza Duomo, a Milano. E proprio per evitare le solite e facili accuse di provincialismo e di localismo becero, abbiamo già preso contatto con una premiata società di telecomunicazioni per garantire, anche negli angoli più reconditi del mondo conosciuto, il collegamento diretto video e audio con la piazza. Lo streaming su internet sarà un ulteriore plus.
Eh sì, il tema è locale, ma anche glocale, e quindi globale e rivoluzionario.
Alla manifestazione, oltre alle consuete adesioni di personalità della politica e della cultura anche imprenditoriale (tra i tanti cito Steve Jobs, Bill Gates e il sciur Peppino, titolare della macelleria della Barona, per il business; qualche premio Nobel casalingo per la cultura, oltre a Topolino e Tex Willer), parteciperanno con un loro intervento Umberto Eco che affronterà il tema dal punto di vista semiologico, George Spieldberg che ci racconterà come gli alieni ci possono essere d'aiuto in sfide come queste e l'architetto Renzo Piano, che ci dirà come progettare e quindi realizzare. Per la politica hanno dato l'adesione l'Anci, per ovvi motivi, i presidenti delle regioni, il Senato della Repubblica, prossimo organismo federale, e molti privati cittadini impegnati nelle lotte quotidiane per un paese migliore (tra gli altri ricordiamo i Disobbedienti, quelli che Obbediscono un po' di più e gli Obbedienti Imbecilli).
La manifestazione, proprio per rafforzare il messaggio e diventare crocevia delle iniziative sul tema, sarà presentata dal trio Dandini/Bisio/Luttazzi, e avrà una parte di spettacolo con un concerto di Bob Dylan accompagnato dai 4+4 di Nora Orlandi.
Alle spalle del palco, un mega schermo manderà in continuazione un filmato su Milano, sui suoi pregi, sui suoi valori, sulle sue fetenzie.
Madrina della manifestazione, naturalmente, il sindaco Moratti, promotrice culturale e sociale della battaglia, intrapresa per ridare smalto e ruolo all'antica capitale morale della nazione. E da sempre a capo delle cause e delle battaglie, quelle sostanziali!!, per rendere la città più libera e più solidale.
'Basta con Milano maltrattata', è lo slogan della serata. Riconquistiamo la città e la sua dignità!
Vi attendiamo numerosi.
Le decine di sponsor garantiranno cibo e bibite fino a esaurimento scorte, oltre a gadget a profusione in ricordo della storica serata.

mercoledì 7 luglio 2010

In confronto Socrate era un dilettante...

I bambini, si sa, sono capaci di dire, e forse pensare, e magari anche fare, cose terribili, tremende orribilmente 'violente'.
Stamattina, ore 8,15, fervono i preparativi per uscire.
La casa sembra un piano della Rinascente.
Chi va in camera, chi beve un caffè in piedi, bambini che si agitano per vestirsi, qualcuno cerca le chiavi che non trova mai...
Insomma effervescenza allo stato puro, come l'Idrolitina di anni sessanta memoria.
Pilù è seduto in mezzo al corridoio alle prese con i suoi sandali.
BiBì, una volta appreso che il biscotto al cioccolato che tanto voleva si era svanito, rapidamente, nella bocca del fratello, ha cominciato a riempire gli spazi della domus familiare di urla strazianti e al limite dei decibel consentiti dalla legge.
Io passo e ripasso nella zona facendo finta di non sentire.
Come se fossi una cavia da laboratorio, sto sperimentando su me stesso la possibilità di spegnermi, e quindi di non sentire più nulla, o quasi. Per salvaguardare il mio fisico e soprattutto la mia psiche, già irrimediabilmente compromessa.
Non ci riesco molto, intendiamoci, ma qualche risultato comincia a delinearsi. Non scatto subito come una  molla, ma le reazioni peggiori riesco a dilazionarle, a ritardarle un po'.
Bene, nel casino più totale, a un certo punto fisso Pilù, che ricambia lo sguardo e mi dice:
- Papààà, però era meglio se ero figlio unico.
Accuso il colpo. Lo guardo tra l'odio e la comprensione paterna. Ma non voglio fargli passare questa candida oscenità.
- Perché?
- Perché avrei tutta la stanza per me, tutti i giochi per me e mia sorella non mi torturerebbe in continuazione. E soprattutto non dovrei sentire sempre tutte queste urla.
Io lo guardo. Cerco di non ridere.
Soprattutto per l'ultima parte della frase sono tentato a dargli ragione, ma per fortuna mi fermo in tempo.
- Se non ci fosse BiBì non avresti il suo affetto, non avresti la sua compagnia, non avresti una sorella, una persona che ti vorrà bene per tutta la vita. E poi queste sono cose che non si devono né pensare né dire!
E mentre lo dico vedo in fondo al corridoio BiBì che, se possibile, aumenta la tonalità delle sue manifestazioni vocali gettando a terra tutto quello che le passa per le mani.
Pilù mi guarda. Io lo guardo.
Ognuno si gira dall'altra parte e riprende quello che stava facendo.
Non è valido, io non ho ordinato un figlio filosofo...

lunedì 5 luglio 2010

Etciù, mi sono preso il divorzio!

-Attento, non ti avvicinare, sto divorziando, non vorrei passartelo...
Questa la nuova frontiera della scienza, psicologica e sociale.
E' quanto ci racconta questa straordinaria ricerca durata una vita (32 anni!), a seguito di una sinergia ad altissimi livelli, visto che vede coinvolte Harvard, Brown e University of California. .
L'analisi così prolungata, ci rivela che se un amico intimo o un parente divorzia, ci sono almeno il 75% di probabilità che ci caschiamo noi. La percentuale si abbassa in maniera drastica più la persona che divorzia è sempre più lontana o nella parentela o nella conoscenza.
E sembra una cosa seria, mica una panzana inventata da qualche ufficio marketing di un avvocato divorzista.
L'articolo che vi segnalo qui, ci racconta questa vita di studi di coppia, con questa conclusione che paragona, di fatto, il divorzio, a una semplice varicella contratta in età adulta.
Un po' perplesso, devo dire.
Ha divorziato mio fratello e io non ho fatto un plissé.
Hanno divorziato amici intimi, quasi fratelli, e io non ho battuto ciglio.
Genitori di amici che gettavano al vento anni di convivenza e proprietà in comune, e io sono stato lì. granitico, in difesa della più antica delle istituzioni sociali.
Poi ho divorziato, ma anni dopo, in perfetta solitudine, senza contagiare nessuno, almeno della stretta cerchia.
Una cosa mi trova d'accordo, oltre al senso di fallimento totale che una frattura del genere provoca.
Quando ho divorziato dalla prima moglie, come conclude l'articolo del Corriere.it, sono stato anch'io oggetto di rifiuto, di abbandono, di essere messo ai margini.
E ho sempre pensato che da una parte, quando scoppia una coppia, gli amici si dividono o per l'uno o per l'altra. Ma non solo. Ho anche sempre creduto che essendo ormai single, le coppie che si credevano stabili evitassero di essere messe in discussione da chi aveva osato mettere in discussione lo status quo.
Ora questi signori ci dicono che, forse inconsapevolmente, sei ritenuto un 'reietto sociale' semplicemente perché di fatto sei un untore di divorzi e di fratture familiari.

Interessante, devo dire.
Si apre una nuova era.
Vedo già schiere di ricercatori, farmacologi, scienziati di ogni sembianze, analisti di ogni sorta, che si lanciano a testa bassa nei loro laboratori alla ricerca dell'antidoto.
E lo troveranno, per la miseria, e così, dopo il sesso artificiale con il Viagra, avremo anche il matrimonio 'tutelato' contro i cattivi sabotatori della felicità coniugale.
E finalmente tutti vivranno felici e contenti.
Morti dentro.

sabato 3 luglio 2010

Tristezza infinita

Che pena, diffusa e reiterata. Una sensazione ormai che la politica sia completamente scomparsa, aldilà del teatrino romano delle dichiarazioni quotidiane.
Prima la cosiddetta finanziaria, la manovra, come si suol dire, le correzioni, i finti conti, gli annunci, i rimproveri, le retromarce, le sparate...
Poi i dibattiti. Tutti esprimono le loro opinioni - ne avessero, almeno - tutti sparano, commentano.
Poi la sensazione, molto vicino alla realtà, che tutto quello che viene discusso, detto e ridetto, non esista, sia diverso dalla realtà, sia marginale, sia falso.
Poi, oggi più che mai, che siamo ormai a una svolta.
Questo governicchio di incapaci, questa gruppetto di 'sistemati', questa casta inelegante e volgare, comincia a scricchiolare.
Non perché Fini sia diventato un 'compagno', o perché qualcuno abbia compreso il significato nobile della parola Politica. No, per nessun motivo nobile.
Semplicemente molti stanno comprendendo che andando avanti così non solo la barca affonda, e quindi il paese, ma soprattutto, al contrario della letteratura romantica, il capitano, dopo aver sbagliato tutto, ma proprio tutto, e cercando solo di salvare se stesso, sia l'unico che si salverà, a discapito dei peones portaborse che si sono abbeverati per anni alla fontana dell'antipolitica.
L'altro giorno, credo su Il Fatto, leggevo un articolo che mi ha fatto pensare e scatenare, quindi, il pensiero che maldestramente sto esponendo in questa nota.
L'articolo poneva l'attenzione sul fatto che tutte le attività contestate al presidente si siano risolte per lui in galanteria, con però una serie di persone che hanno pagato in prima persona, a livello penale e soprattutto personale.
Previti, Mills sono gli esempi che mi vengono in mente ora. Ma ce ne sono altri. Molti.
Forse gli altri, alleati o semplici conoscenti, cominciano a farsi qualche domanda.
Qui, cari lettori, sembra crollare tutto senza che crolli nulla.
Hanno una maggioranza schiacciante, eppure non riescono a concludere nulla, tranne che smantellare lo stato, e scusate se è poco.
Continuano a gestire la cosa pubblica come una faccenda privata, in una sequela di fuochi incrociati, sgambetti, fughe, abbracci, coltelli nella schiena.
Dopo decenni di correnti Dc, veri e propri partiti dentro il partito, oggi abbiamo le gang, le bande, quelli che si guardano storto, quelli che amano la pasta, quelli che odiano il risotto... uno scenario triste e ammorbante.
Speriamo che presto finisca questo periodo buio, che questo paese si risvegli, si ricordi dove stia di casa la dignità e un minimo di senso dello stato.
Speriamo che ci si renda conto che la vita non è fatta solo di un paio di tette, di qualche centinaio di euro in più in tasca e di una bella fiction su Canale 5.
Neanche più al calcio vinciamo...

giovedì 1 luglio 2010

La finale del campionato

Ci colleghiamo con la famosa stanza da letto.
Oggi la finale del campionato del mondo.
Ecco, i due protagonisti sono sul 'campo', si stanno riscaldando...


Pronti? Via! 
E' iniziato lo scontro tra i due contendenti.
Nei primi momenti, a differenza del pronostico che dava Lui più intraprendente, è Lei che fa le prime mosse.
Si avvicina, lo spoglia - la folla esulta - e Lei riesce anche ad abbracciarlo con sensuale voluttà e trasporto impensabile.
Lui ha una reazione. La miglior difesa è l'attacco, oppure lasciar fare?
Si organizza velocemente, armeggia anche Lui con i vestiti di Lei, raggiunge i luoghi più nascosti, è inseguito dalle mani di Lei, ma non demorde. Il tifo si fa caldo, caldissimo.
La mente di Lei è concentrata. Si vede che fa molto allenamento e il programma di training della federazione per arrivare pronti allo scontro sembra dare i suoi primi frutti.
Ma anche Lui non scherza.
Volano dei baci.
Qualche carezza.
Qualcosa di più intrigante.
A ogni attacco l'altro risponde con altrettanta determinazione.
Il tempo scorre.
La partita sta per finire, ci avviciniamo ai dieci minuti sanciti dal regolamento.
Ecco lui che continua, lei che rintuzza, lui che arretra, lei che avanza... 
E' un turbinio di mani, bocche, braccia e gambe. 
La gente sugli spalti ormai sta fremendo...
A un certo punto, succede qualcosa
Uno comincia a pensare al torneo di golf del week end, mentre l'altra cerca di memorizzare il numero dell'amica che l'ha chiamata poco prima.
Lui si immagina cascato su una poltrona a dormicchiare. Lei a una conferenza di filosofia teoretica che mette a confronto Spinoza con il commissario Basettoni.
Sugli spalti comincia a volare qualche fischio.
L'arbitro consulta l'orologio.
Sono arrivati i dieci minuti canonici. Non c'è recupero.
Fischia la fine
Si spengono le luci. Gli amici se ne vanno.
Tutti negli spogliatoi, soddisfatti o rimborsati.


Dieci minuti e nulla più!!!
E poi dicono che il mondo è in crisi di valori...di scelte...di piaceri!

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...