mercoledì 14 luglio 2010

Un mondo di certezze

Un pugno allo stomaco.
Non tanto l'articolo, per alcuni sensi anche scontato, ma per l'argomento posto e per il tema affrontato.
L'articolo prende spunto - sarà anche il caldo - dei continui e reiterati omicidi di donne da parte dei loro 'presunti' amanti, compagni o mariti.
Una strage continua, che subisce accelerazioni impensate in certi momenti - chissà, forse per emulazione - e che imbratta di sangue innocente le pagine dei quotidiani nazionali.
Un triste elenco di donne accusate di aver abbandonato l'uomo, di averlo tradito, di averlo rifiutato. Una lapide su cui si scolpiscono nomi di donne con una frequenza allucinante.
L'analisi che viene sviluppata conclude che più la donna punta alla sua autonomia, più il sesso 'debole' diventa 'forte', e più l'uomo, ormai sempre più in crisi di certezze e di potere, reagisce in modo violento e sconsiderato. Con la scusa dell'amore perduto.
Ed è una reazione violenta, come una tigre messa in gabbia che rivuole la sua libertà. Morde, graffia, assale, senza esclusione di colpi e senza alcuna considerazione di chi ha davanti.
E' un tentativo vano e perdente, di mantenere uno status quo.
Triste.
Da qui le continue e crescenti azioni violente nei confronti delle donne.
Ma aldilà delle azioni delittuose, interpretabili finché si vuole, ma di fatto poi regolate dalla polizia e dalla magistratura, i problemi sociologico e psicologico legati alla crisi del ruolo dell'uomo sono enormi e complicatissimi.
E ve lo dice un ometto, che cerca di usare il cervello - bene o male - il più possibile e che si sforza di capire.
Durissima, intendiamoci.
L'educazione, la famiglia, la chiesa, la giungla e migliaia d'anni di predominanza sessuale e fisica, di certo non si cancellano con facilità e con qualche buona lettura.
Ci si deve adattare, si deve cercare di comprendere, si combatte con se stessi ogni giorno, cercando di interpretare, capire, studiare.
Oggi le donne, oltre ad avere una totale consapevolezza delle proprie capacità, hanno una freschezza mentale e una voglia di riuscire che a noi, ormai in un declino prossimo e annunciato, mancano totalmente.
Sul lavoro lo vediamo tutti i giorni.
Le donne si sanno conquistare spazi e responsabilità e autonomie a spese degli uomini, che credono ancora, per immanenza e investitura papale, di essere gli unici delegati a gestire, dirigere, pianificare. E mentre loro pensano di essere qualcosa, le donne fanno, sono veloci, brigano, tessono, scelgono.
E loro rimangono lì, inebetiti, increduli, con la bocca aperta e l'occhio di bue.
Bisogna cominciare, maschietti immaginari, a pensare a farsi da parte.
Bisogna cominciare e prendere visione e consapevolezza che un processo ineluttabile è ormai cominciato, in cui le donne 'prenderanno' sempre di più il potere, e in cui gli uomini saranno sempre di più relegati a un ruolo subalterno. Questo per un bel po'.
Insomma ce le faranno pagare tutte!
Fino a quando, dopo essersi annusati per migliaia di anni, dopo tempi infiniti di lotte e contrapposizioni, finalmente ognuno darà quello che potrà dare, e avrà secondo i suoi bisogni. Nel pieno rispetto reciproco.
Ma, come dicevano i Nomadi, 'noi non ci saremo, no non ci saremo....'

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