martedì 20 luglio 2010

La macchina del tempo

E' impagabile ri-incontrare un vecchio amico, un vecchio compagno di vita.
Anche se la vita si mette di traverso, se le esperienze e gli impegni di ognuno allontanano al posto di unire, l'accordo, il linguaggio, l'intesa sono immediati.
Ci si ritrova subito, senza pericolo di essere incompresi, senza filtri, nel rispetto, trasparente, dei propri caratteri e diversità.
E subito sembra di essere tornati al liceo, giovani.
Discorso numero uno?
Beh, ovvio, le donne. Che altro?
Trascinandosi, e facendosi anche del male, verso quei discorsi cosmici e aggrovigliati, tipici degli uomini meno trogloditi della media, in cui la tragicità dell'amore e la caducità del cose terrene la fanno da padrone.
Matrimoni falliti alle spalle, figli sparsi per la città, voglia di sentirsi vivi, tempo che passa, fidanzate che ricompaiono dal passato, noia...
Per una pausa pranzo in un giorno di lavoro in mezzo a un luglio torrido è più che sufficiente.
Ma quando ci si separa, quando ognuno torna alle proprie occupazioni, quando l'idillio ricostruito si smorza, hai un senso di vuoto proprio come quando, ancora in famiglia, dovevi interrompere quei magici momenti che si venivano a costruire tra amici, per tornare a casa velocemente.
Momenti magici, ormai rarissimi.
Persone lontane, ormai lontanissime.
Rapporti difficili, ormai impossibili.

E il tempo passa, inesorabile, sempre più veloce, sfuggendoti tra le dita...

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