mercoledì 29 settembre 2010

Uomini o caporali?

Odio dire l'avevo detto, e infatti non lo dico, ma l'avevo scritto qualche tempo fa.
Mai fidarsi di certa gente, che andava in giro con gli occhialoni e l'impermeabile, facendo certi gesti di romana memoria. Quelli non cambiano mai.
Ecco, tutto quello che sta succedendo oggi, la fiducia, la conta, l'ossequioso chinare la testa, la compravendita di deputati, la cucinailbagnoilwaterelanutella della casa di Montecarlo, tutto svanisce nel nulla e tutto riprende come se nulla fosse.
Il lodo Alfano, l'attacco ai giudici, la favoletta di un paese felice, l'economia che comunque è meglio degli altri...tutto riprende come prima, instancabile, noioso processo per edulcorare la realtà e raccontarci stupide fanfaluche al limite del ridicolo.
Proprio come prima, prima dello strappo, prima degli insulti in congresso, prima dell'espulsione.
Niente di nuovo.
Ormai la politica sembra fatta apposta per far rivoltare lo stomaco.
Tanto casino per nulla.
Solo necessità di apparire a livello personale, conquistare spazi, battere cassa.
Come quell'altro, dall'altra parte, sconfitto in tutti i modi, in tutte le prove, che dice che se ne va in Africa, e invece un giorno si alza, forse senza bere il solito caffé, e lancia strali contro tutto e tutti, per poi ritirarsi in buon ordine dopo avere avuto quel paio di giorni di celebrità ri-acquisita.

Qauraqquaqua.
Come chiedeva Totò: ma siete uomini o caporali?

martedì 28 settembre 2010

È una questione di alimentazione

Stamattina ricevo, in modo inaspettato, nonché gradito, una lettera, una classica lettera su carta, scritta a mano, come quelle tradizionali.
Una lettera su carta pergamena, antica, alla prima lettura incomprensibile, sia per una scrittura gotica complicatissima che si perde nella notte dei tempi, sia per la lingua utilizzata.
Inforco gli occhiali per cercare di capire qualcosa, afferro una parola e tre no; salto i periodi almeno per cercare di capire il senso, ma niente da fare. La rigiro tra le mani, disperato la metto in controluce per vedere se vedo quello che non riesco a vedere.
Poi, lentamente, comincio a capire.
E' in francese, lingua che non conosco, e quindi mi consolo. O per lo meno che afferro un pochino, almeno nello scritto.
Il problema è che, dall'alto della mia ignoranza linguistica, capisco comunque che si tratta di un francese antico, passato, ridondante, addirittura 'cavernicolo'.
La curiosità sale, la suspense cresce, il mistero si infittisce.
E io, novello Poirot, ho un'illuminazione, straordinaria, veramente geniale, degno di una mente superiore.
- Perché non ribalti il problema e cominci dalla fine, dall'eventuale firma che conclude la lettera?
E infatti la firma dice tutto.
Ma vi lascio lì sospesi.
Ecco il testo della breve comunicazione che ho ricevuto. Dopo lunghe ore e la collaborazione di mia cognata francese, sono riuscito a tradurla. Leggetela e capirete tutto.

Caro Paolò,
il vostro paese è veramente curioso.
Ho sempre pensato che foste un popolo di eroi (Giulio Cesare docet), poeti e navigatori, di geniali pensatori e di fantastici amatori.
Ci avete invaso, ci avete colonizzato, ci avete insegnato cos'era la civiltà e come si mangia.
Ci avete battuto ai campionati di calcio di qualche anno fa, nonostante che noi avessimo le teste più dure.
Ci battete, ormai regolarmente, con i vini, mettendoci addosso una rabbia che non avete idea.
I vostri formaggi sono ormai avanti anni luce dei nostri, anche perché i nostri sono sempre lo stesso formaggio declinato in modi diversi.
E la moda, la nostra moda ormai surclassata dai vostri stilisti sempre più creativi e sempre più all'avanguardia.
Senza parlare delle nostre donne sempre più alla ricerca del maschio italico.
Insomma ci battete in tutto e per tutto. Ci avete sconfitti sia nella storia sia nel presente, e forse in ogni 'battaglia' futura.
Proprio per questo non avrei mai pensato che vi sareste abbassati a rubare le nostre tradizioni più recondite, le nostre culture più ataviche, le nostre idee più radicate.
Senatus Populus Que Romanus
Paolò, SPQR (Sono Pazzi Questi Romani) è nostro e non ci può essere rubato né tantomeno strapazzato per un basso gioco politico locale e un bieco gioco di parole.
Paolò, SPQR (Sono Pazzi Questi Romani) è il nostro grido di battaglia da sempre e non può essere strumentalizzato da chicchessia, tantomeno da chi non conosce il congiuntivo non solo francese, ma nemmeno quello italiano.
Paolò, noi possiamo usare SPQR (Sono Pazzi Questi Romani) perché siamo i celti veri e certificati.
Paolò, a differenza delle chiassate a Pontida e degli elmetti con le corna in polistirolo, voi siete solo i 'terroni' d'Europa, altro che celti.
Paolò, noi i porci non sappiamo neanche cosa siano, perché da sempre ci cibiamo di cinghiali, molto più saporiti e ruspanti.

Paolò, non ci fate arrabbiare sennò vi spediamo in Padania Obelix affamato che, come sapete, non fa prigionieri.

Au revoir
Tuo 'cugino' Asterix

Glielo dite voi a Bossi?
Grazie

lunedì 27 settembre 2010

Una situazione disastrosa

Sabato, ore 10, riunione a scuola, sollecitata dalla preside, per dare alcune indicazioni organizzative e pratiche di inizio anno, ma soprattutto per rendere edotti i genitori delle decisioni che, anno su anno, stanno rendendo la scuola pubblica un percorso a ostacoli e una sequela di difficoltà, economiche per gli istituti, organizzative e di qualità del programma formativo per le famiglie.
In un aula del primo piano, su quelle seggioline per bambini, io con le ginocchia in bocca, in mezzo a una marea di mamme e a un gruppetto sparuto di papà, la direttrice, dopo le indicazioni organizzative, si lascia andare a un lungo e straziante lamento sulla situazione odierna, sulla mancanza di fondi, sul fatto che quest'anno "ce la caviamo anche se ho 4 insegnanti in meno", ma l'anno prossimo, se le la propensione è questa, ci saranno serie difficoltà a garantire il tempo pieno, la possibilità di avere una qualità dell'insegnamento del livello necessario, con la consapevolezza, già quest'anno, che alcune attività saranno impossibili.
E voi pensate che qualcuno si sia indignato?
Uno, in fondo, con la faccia da pirla, con il piede ancora sul predellino del partito del fare quello che gli pare, parte con una filippica contro la scuola dicendo che il problema non è politico ma di organizzazione.
Un discorso interrotto da un mio urlo vero e proprio in cui l'ho invitato a iscrivere i suoi figli alle scuole private se tanto tutto gli fa schifo, e soprattutto a smettere di impestare l'aria con il suo suono. 
E le altre mamme che, invece di unirsi e cercare il modo di influenzare alcune decisioni con azioni determinate e suggerimenti intelligenti, si sono messe a litigare perché le prime no, le seconde sì, e le altre boh, su alcune scelte conseguenti ai tagli. In pratica una guerra fra poveri, mentre il ministro, con i suoi orripilanti occhialini, dall'alto del suo scranno, se la ride e continua la sua invereconda opera di smantellamento della scuola pubblica primaria.
Insomma, io non pretendevo che tutti ci alzassimo e andassimo a occupare il Provveditorato - o come cavolo si chiama oggi - oppure a bloccare la scuola a oltranza per mesi, ma mi aspettavo che almeno qualcuno traesse qualche conclusione di natura politica e quindi operasse in modo costruttivo e a difesa dei propri bambini.
Niente, di niente, di niente.
Un mugugno diffuso, e tutti a pensare e ragionare a come venirne fuori singolarmente.
Il paese è veramente allo sbando, signori miei. 
L'unica preoccupazione è come posteggiare i propri figli nel caso che la scuola non li possa più tenere.
Solo una si alza e, alla domanda di una mamma che giustamente chiedeva cosa tutti noi potessimo fare, risponde che da una parte si può fare pressione presso le strutture pubbliche con una serie di iniziative, dall'altra che quando si vota, si dovrebbe scegliere chi sostiene il ruolo della scuola pubblica e non chi vuole invece smantellarla.

Sapete qual è stata la reazione?
L'hanno mandata a quel paese, giuro!!
Il paese è irrimediabilmente rovinato, e a questo punto bisogna prenderne visione e trarre le debite conclusioni.
E pur di rompere le scatole, giuro che mi presento come candidato a rappresentante di classe nelle prossime elezioni scolastiche...

venerdì 24 settembre 2010

Per ordine dell'imperatore...

Sentiti l'insegnante di religione, la maestra 'principale', la segreteria, la direttrice della scuola...
Espletate infinite discussioni in casa per capire cosa fare...
Macinate tortuose e laceranti riflessioni su che strada seguire...
Interpellati tutti gli dei passati, presenti e futuri...
Tappati naso, bocca e orecchie...
Trattenuto il respiro per minuti...
Mandato giù tutto quello che c'è da mandare giù

SI DECRETA

che Pilù seguirà le ore di religione presso la scuola elementare, ooops primaria, che già frequenta con grande entusiasmo e passione.
Le ore dovrebbero essere momenti in cui non si fa catechismo integralista, ma dove si traducono concetti e idee che siano alla base del vivere insieme: solidarietà, rispetto del diverso (tutti i diversi, suggeriscono...), pace e fratellanza tra i popoli (insomma il socialismo...).

Già da oggi l'ordinanza è operativa, aldilà degli obblighi formali e burocratici che si espleteranno settimana prossima.

Come legge del contrappasso, Pilù è stato iscritto al corso all'avviamento allo sport, che sicuramente lo divertirà molto di più e sarà l'occasione in cui scaricare tutte - ma proprio tutte - le 'tossine' accumulate.


Così sia.

Addì, Milano 24 settembre 2010.

giovedì 23 settembre 2010

Milano da bere

La social media week con i migliori guru della rete che si fronteggiano e si sfidano in decine di dibattiti, di fronte a studiosi, aziende e media per tracciare la società del futuro; le sfilate di moda di non so quale stagione che incombono nelle vie della città, piena di donne-trampolo, secche secche ed emaciate con i relativi maschietti intorno, alti 1,50 e con la bocca aperta e la bava che cade; il dibattito, i lavori (ma quali?) e gli attori dell'Expo 2015 che ci rendono tanto europei, globali e all'avanguardia; Profumo che viene dimesso e dismesso nella banca più grande del paese, al centro di uno scontro furibondo tra finanza, politica e furbetti del quartierino.
Milano in questi giorni...
Tutto questo è Milano, da sempre. La Milano all'avanguardia, la Milano che tira il paese, la Milano che guida.
La Milano da bere, del famoso slogan anni '80.
Ma da bere un casino, visto quello che la realtà, quella vera, ci racconta.
Una giornata di pioggia, forte sì, e la città, che come molti sanno non è in Libia e quindi piove, fa freddo, nevica e il termometro spesso va sotto zero; una giornata di pioggia sola, e buona parte della città, va letteralmente sotto l'acqua.
E succede da sempre. Il Seveso, che per lunghi tratti viaggia sotto la città, esonda, i quartieri si allagano, 'disagi per i cittadini', i tombini scoppiano
Ma questa volta si è passati il limite. Ora una linea della metropolitana è bloccata (per mesi, vi rendete conto?).
E lor signori, quelli che sono al governo della città non da un anno ma ormai da vent'anni, insieme ai loro colleghi federalisti che vogliono l'autonomia dei cavoli propri, cosa hanno fatto in questi lunghi, lunghissimi anni?
Prima era colpa dei comunisti, lo sappiamo, che hanno fatto allagare la città apposta per poi raccogliere i bambini e mangiarseli.
Ma ora? Da Formentini in poi, primo sindaco leghista della città dal mandato inesistente, per poi passare ai due periodi di Albertini, realmente allucinanti, e poi a questi della Moratti, che hanno fatto? E il governatore, immobile e inamovibile, che ha fatto?
Ma qualcuno qualcosa glielo dice a questi inetti?
Da bere, sì. Tanta acqua, fango e non dico cos'altro...

mercoledì 22 settembre 2010

Sì, sì, andiamo avanti così...

Bene, allora oggi tutto è diventato più chiaro, intelleggibile, lapalissiano.
La votazione di oggi, che ha di fatto sancito che nessuno in quell'aula può essere toccato, soprattutto se sei amico dell'amico dell'amico del fratello dell'amico, ha definitivamente fugato i dubbi - per chi ne aveva ancora - sulla presunta 'diversità' dela Lega, sul suo ruolo controllore della partitocrazia romana, sulla sua vena protestataria e popolare.
Palle, grosse e gialle, cari signori.
Oggi la Lega ha avuto un ruolo sostanziale nel tirare fuori dai guai un uomo indagato per collusione con la camorra, che è accusato di essere uno dei loro garanti in parlamento.
Ve ne rendete conto?
Roma ladrona, mafiosi di qui e di là, arraffa poltrone, corrotti, i nostri soldi al nostro polo, e così via.
Il peggio del peggio, la schifezza più schifosa, il lercio che più lercio non ce n'è.
E intanto in molti paesi, in molte città, in enti locali governati (si fa per dire) da questa gente senza congiuntivo, ogni giorno scattano indagini, inchieste e procedimenti giudiziari per accertare e provare collusioni, raccomandazioni, assunzioni degli amici degli amici e anche dei fratelli e delle sorelle.
Appunto, il peggio del peggio, perché è immorale, mafioso, schifoso e inoltre penalmente perseguibile.
Questo è il loro radicamento sul territorio, questo è il loro federalismo. Bravi!
E voi chiederete. Ma perché te la prendi tanto con la Lega e solo con lei?
E, lo sapevo che si arrivava lì.
Beh, semplicemente perché quegli altri, quelli in doppiopetto, quelli che si ergono a difensori dell'Italia liberale, quelli che urlano in tutte le tv e radio, quelli che vivono apertamente borderline alla legalità, quelli che sono lì solo per il capo e per raccogliere le briciole pur di raccogliere qualcosa, quelli ormai non li considero più, sono un argomento chiuso, non degno di nota.
E allora, dopo oggi, caro elettore della Lega, che mi dici?
Dormirai sogni tranquilli stanotte?

martedì 21 settembre 2010

Donne sante capaci di tutto

Io non voglio troppo entrare in queste diatribe, anche perché vengono costruite ad arte da qualche struttura nel mondo per avere e dare visibilità a chi commissiona la ricerca.
Ma il tema è comunque sempre all'ordine del giorno, intriga, consentendo a tutti, maschi e femmina, sensibili e cialtroni, bestie e quelli che hanno un po' di sale in zucca, di dire la loro.
Io non so a quale categoria appartengo, ma dico la mia, in maniera anche un po' irritata.
Ma è possibile, che oggi, con tutte le conoscenze, con tutti gli strumenti scientifici che abbiamo a disposizione, con l'evoluzione culturale in atto, con la sensibilità aumentata, ci sia ancora qualcuno che si pone questioni di questo tipo, frutto dei più beceri luoghi comuni che ci ammorbano l'aria?

Le donne sono multitasking. Perché mentre badano ar pupo, se occupano pure de fa andà a lavatrice e nel frattempo leggono Marx.
Io non la commento neanche, non ne ho proprio voglia.
Ma rispondo per le rime. Con osservazioni scientifiche, provate e ormai registrate dai libri e i testi più accreditati nel mondo scientifico e umanistico.

1) I neri hanno la musica nel sangue. Chi può dire il contrario?
2) I maschi non pensano altro che al sesso e al calcio. Siete d'accordo vero, soprattutto i maschietti?
3) L'uomo è una bestia. Embé...
4) I tedeschi sono quadrati e inflessibili. Eh, e come no?
5) Quelli del sud sono socevoli, simpatici e soprattutto ospitali.
6) Berlusconi è un liberale e crede nel mercato. Pensate un po'...
7) Il calcio è solo un gioco.
8) La politica è una cosa sporca. Eh, questa quasi quasi...
9) Le donne sono tutte.... La più orrenda!
10) Quelli che... e qui vi rimando al grande Jannacci che già in passato ha sfondato tutti i luoghi comuni e ribaltato i concetti.
Sentite qui...

lunedì 20 settembre 2010

Ma che Bel Paese!

Difesa a oltranza della scuola pubblica, ora e sempre.
Ma ora che dopo tanti anni ci devo aver a che fare, tra le pieghe e gli incartamenti, ti accorgi te le sue distorsioni, delle imposizione fatte a sistema per salvaguardare chi vuole 'manipolare' le menti dei nostri poveri bambini.
Parlo naturalmente del cosiddetto 'insegnamento della religione cattolica', della sua imposizione, della sua presunta facoltatività e della sua effettiva e reale intrusione nell'educazione dei bambini che dovrebbe essere laica.
Pilù non è battezzato. Se lo vorrà essere in futuro, E' una decisione che prenderà lui quando e se lo vorrà. Il percorso religioso, l'eventuale bisogno di avere un riferimento spirituale deve essere il risultato di profonde meditazioni del singolo.
Invece, come voi sapete, nonostante la religione non sia più LA religione di stato, la propinano in tutte le salse, a partire dalla scuola con le 'ore di religione', per poi passare al vero e proprio catechismo gestito dai signori vestiti di nero, tanto chiacchierati in questo ultimo periodo causa i loro non sempre limpidi rapporti con i bambini.
Comunque, in un paese normale, far seguire l'insegnamento della religione alla scuola pubblica - quindi di tutti! - dovrebbe essere frutto di una decisione facoltativa di ciascuna famiglia. Quindi se voglio lo iscrivo.
Invece il sistema è perverso, fin dal suo inizio.
Se non voglio che mio figlio si colmi di nozioni spirituali o presunte tali devo dirlo, devo dichiararlo, devo chiederne l'esenzione. Cioè l'inverso di un processo normale che tuteli le convinzioni e le opinioni di tutti.
Proprio come presumibilmente succede nei paesi più integralisti e oltranzisti.
Quindi Pilù è stato esentato.
Per poi venire a sapere che non esiste un programma alternativo per quelli esentati, per prospettargli, unico nella sua classe, di essere mandato ospite presso un'altra classe, con il rischio, non tanto lontano - con l'aria che tira... - di essere additato come un diverso, un senza dio e via dicendo, viste le definizioni creative che stanno tornando di moda.
Quindi per una decisione dei genitori, legittima e senza alcun intento 'rivoluzionario', il sistema ha costruito intorno un modo scientifico per combatterla, emarginando chi la pensa diversamente da tutti.
Complimenti!!
Ora urge una decisione. Andare avanti, duri e puri, tutelando il principio e la scelta, oppure cedere per tutelare invece il bambino?
Mi viene da vomitare...

venerdì 17 settembre 2010

Grande Pilù!!i

Ieri sera si è consumato il penultimo atto dell'avvio scolastico di Pilù.
Si sono composte definitivamente le classi. E lui è cascato dal pre-gruppo Arancione direttamente nella prima B, proprio come sua madre alcuni lustri fa. Quattro le maestre, distribuite tra materie umanistiche, inglese, matematica, attività psicomotorie, musica e non so che altro.
Ieri sera era contento di questa cosa, ma soprattutto sembrava molto sereno e felicemente curioso della nuova esperienza a cui sta andando incontro.
Pilù è straordinario e ogni giorno lo conferma con i suoi atteggiamenti.
Ma il clou è stato stamattina, ultimo atto prima della partenza vera e propria di lunedì prossimo.
Bisognava scegliere il compagno di banco.
Lui ha un suo amico che vive nella nostra casa con cui è abbastanza legato. Tutto era programmato perché i due giovani virgulti stessero in banco insieme.
E alla fine...colpo di scena. Alla domanda della maestra chi vuole stare con Giulia, giovane esponente del sesso femminile italico, Pilù, cavaliere della Tavola Rotonda e Tacchino Professionista di nascita si è alzato urlando un secco e chiaro 'Ioooo', spiazzando il suo amico, gli altri maschi che naturalemente aborrono la sola idea di stare con una femminuccia e la maestra che già l'ha sicuramente inquadrato come una mente sopraffina.
La scelta è definitiva almeno per quest'anno.
Pilù è un grande e ne vedremo delle belle nelle prossime puntate.

Mi sta venendo voglia di fare un diario, a cadenza settimanale?, sulle sue vicende tra le regie mura delle scuole italiche....

giovedì 16 settembre 2010

Scuola pubblica, amore mio...

La scuola pubblica è in fase di smantellamento scientifico e pianificato.
È oggetto di una demolizione culturale e sociale, e anche  edilizio.
Nella mia zona una delle scuole elementari più gettonate ha visto il crollo del tetto, per fortuna qualche giorno prima dell'inizio delle lezioni. I bambini hanno iniziato l'anno scolastico ospiti presso un'altra sede. La Milano da bere è mooolto più vicina ai paesi terremotati del sud del paese, solo molto più fortunata....
Pilù il primo giorno di scuola
Qualche anno fa, sto parlando sempre della zona San Siro, quella che era stata la mia scuola media - rigorosamente in prefabbricato come voleva la moda anni '60 - è stata demolita perché non rispondeva più alla normativa di sicurezza, per fortuna evoluta nel tempo (durante gli intervalli, ricordo che facevamo a gara a 'spintonare e spostare' le pareti, decisamente un po' troppo mobili...). La demolizione è avvenuta circa cinque anni fa, credo, se non di più.
La scuola, con progetto approvato e con i lavori di ricostruzione iniziati, in questo momento, come piace tanto a noi italiani!, ha il cantiere bloccato per alcuni problemi di terreno sottostante e per qualche problema giudiziario della società appaltante. E come amiamo sempre di più noi italiani!, non esiste alcun segnale di un'eventuale ripresa dei lavori.
In pratica, ne sono certo, con l'aria che tira e con il governo completamente asservito alle scuole private di matrice religiosa oppure di amici degli amici, l'obbiettivo è quello di evitare di ricostruire qualsiasi cosa che sia crollata, visto anche il livello di manutenzione che gli edifici scolastici pubblici hanno.
In questi primi giorni di scuola di Pilù, però, la sensazione è che se da una parte si prova a distruggere quanto di meglio questo paese ha e ha sempre avuto, dall'altra c'è una struttura scolastica, dagli insegnanti agli addetti, dai dirigenti ai precari, che invece non mollano. Anzi si impegnano sempre di più, operano, studiano, lavorano non solo per conservare il proprio posto, ma anche per fare in modo che i piccoli studenti possano ancora beneficiare di un'educazione che li prepari alla società e che gli insegni i fondamentali per potersi muovere.
La nostra scuola elementare è nel mondo uno degli esempi più straordinari di educazione pubblica. Vengono da ogni angolo del pianeta a vedere, sentire e copiare quello che abbiamo inventato e come lo abbiamo implementato. E questa cosa la sanno in pochi.
E tutto questo nonostante le continue difficoltà, i costanti boicottaggi, i crolli, fisici e morali, i tagli finanziari (che permettono, lo sapete tutti, vero?, di mantenere in vita di converso le strutture private che, oltre alle inusitate rette, beneficiano di finanziamenti pubblici alla faccia delle leggi del mercato).
Io sono felice di aver mandato mio figlio alla scuola pubblica.

martedì 14 settembre 2010

Una provocazione!

Te la senti ancora, nelle orecchie, quella accusa, ricorrente, perpetua, ripetuta, che ritorna, che ti inchioda terribilmente alle tue presunte responsabilità.
Gli uomini lasciano le loro donne, regolarmente, in modo sistematico, con frequenza e pianificazione scientifica, per cascare tra le gonne fresche e asciutte di una un po' più giovane, molto più giovane, oppure semplicemente più giovane.
Questa maledizione, che tutti gli uomini si devono portare sulle proprie spalle come uno zaino di montagna pieno di pietre, compare quando meno te l'aspetti in ogni discussione che tocca l'amore, la coppia, i rapporti tra i sessi e, guarda un po'!, anche il matrimonio.
Che tu abbia responsabilità o no, intendiamoci.
E' un peccato originale, ancora più grave di quello del paradiso terrestre.
- Ma tacete voi, che appena potete vi fate la ragazzina, o presunta tale, e alzate le tende! Siete dei bambini irrisolti, annusa cosce, irresponsabili e scappate da tutto e da tutti - ci ricorda con affabile dimestichezza la donna 'incazzata' di turno.
A parte la generalizzazione, figlia della stupidità umana, che mette tutti insieme nello stesso braciere a consumarsi.
A parte la grettezza delle osservazioni.
A parte che ognuno ha i propri scheletri negli armadi, maschi e femmine che siano.
Ma la cosa che fa letteralmente imbestialire è la voglia, freudiana direi, di non prendere visione della realtà, delle eventuali difficoltà della coppia, dell'innamoramento che può nascere incontrando un'altra persona, giovane o meno che sia, delle crisi che stanno dietro ogni decisione 'impopolare' nella coppia.
È che le donne, molte, pensano che gli uomini abbiano in testa qualcos'altro al posto del cervello.
È che le donne, moltissime, quando sono sconfitte non accettano la sconfitta.
È che le donne, tante..., si sentono, per forza e per definizione, più deboli, più abbandonate, più vessate.

E poi, parliamoci chiaro.
Quando si era a scuola, al liceo o all'università, in genere le coetanee avevano sempre un fidanzato più grande, delle classi più alte oppure, addirittura!, arrivava da fuori con l'auto.
E tu rimanevi sempre lì, con la faccia appesa, con la faccia da bambascione, con il becco asciutto e le mani abbandonate sui fianchi. Inerte e impotente, deriso, messo da parte.
Prima voi e poi noi, o no?
Eccheppalle...

lunedì 13 settembre 2010

Si dia inizio alle danze

Pilù sembrava non accorgersene. Sembrava che la cosa non lo toccasse. Sembrava addirittura che tutto ciò non lo appartenesse.
Poi, invece, il ragazzo ha visto incrinare le sue granitiche certezze, e come prima manifestazione di cedimento è piombato in camera da letto dei suoi genitori alle sei del mattino. Intrattenendoci in discussioni filosofiche sul significato della vita e sul destino del pianeta alla luce della crisi strutturale del capitalismo avanzato.
Il primo giorno di scuola...
E poi tutti svegli, agitati come pochi.
Colazione, vestirsi velocemente, preparare il giacchino nero (nel 2010 come nel 'mio' 1963, robe da pazzi!), gli ultimi ritocchi, ecco lo zaino con dentro il giacchino perché fin'ora non ci si azzarda a metterlo, le scarpe, e BiBì pronta anche lei e....via, fuori quasi tre quarti d'ora prima dell'inizio delle lezioni. E pensare che per arrivare a scuola basta attraversare la strada. Ansia pura.
E poi finalmente nel tempio della conoscenza, nel cortile in attesa che aprano le porte, tra famiglie di ogni colore, bambini di ogni foggia, zainetti dalle diverse dimensioni, mamme con diverse toilette e padri dai differenti pigli. Insomma una Babilonia.
E poi hanno aperto le porte e tutti, educatamente, si sono infilati in palestra dove la direttrice - oops, la dirigente scolastica - ha preso la parola per dare qualche indicazione di buon senso e qualche istruzione organizzativa, per poi chiamare uno per uno i bambini per dividerli in tre gruppi dai diversi colori. Da quelli, dopo un'attenta analisi pedagogica e una meticolosa osservazione della dentatura di ognuno, deriveranno le classi definitive.
Pilù è stato straordinario. Tranquillo, osservava tutto, intratteneva i bimbi che già conosceva, parlava con me e stava tranquillo vantando un'aria professionale.
Quando è stato chiamato è partito veloce verso il centro della palestra dove si raccoglieva il gruppo 'Arancione'. Poi è stato chiamato il suo amico e tutti e due sono stati fermi in attesa della fine dell'appello mano nella mano, dandosi manforte, con un'aria perduta.
Era bellissimo, mi cercava con gli occhi, un po' preoccupato ma soprattutto curioso.
Poi si sono girati tutti e la trasumanza verso una nuova vita, cioè verso l'aula di competenza, ha avuto inizio.
L'ultima volta che l'ho visto, saliva rapidamente le scale in gruppo, sempre mano nella mano. Poi è sparito e io, stupido padre inutile, mi sono commosso come un inutile padre stupido, cercando in tutti i modi di non farlo vedere.
Dio che stupido!!
E poi tutti siamo usciti, e ognuno è tornato alla propria vita.
Pilù è uscito due ore dopo circa, con il broncio, incavolato nero.
E a sua madre, in lacrime, ha urlato:
- Ma lo sai che ero l'unico senza merenda? Tutti mangiavano e io ero lì a guardare. E avevo pure fame!!!!
Madonna, la merenda, e chi se la ricordava?
Forse è meglio sprecare meno lacrime e usare un po' di più il cervello.

domenica 12 settembre 2010

Domani...

Domani Pilù inizia la scuola.
Domani entra nel mondo vero e proprio, fatto di cultura, istruzione, senso dell'autorità, valutazioni, giudizi.
Domani Pilù diventa grande, si fa largo nella vita.
Lui non lo sa ma domani è una data epocale per la sua vita. E probabilmente, questa giornata, se la ricorderà per tutta la vita.
Lui neanche ci bada, è più forte la curiosità del timore o della paura vera e propria.

Anch'io domani ricomincio la scuola.
Con la differenza che io sono emozionato, ansioso, terribilmente sottosopra e pieno di tensioni.
Io stanotte non dormirò, ne sono certo.
E domani, quando entrerà da quel cancello, senza la possibilità di accompagnarlo, sono sicuro, mi emozionerò come uno stupido uomo inutile.
E lui, scusate la drammaticità, domani, comincerà il suo percorso nella vita, che lo porterà lontano da me.

Auguri Pilù!

sabato 11 settembre 2010

Elogio di un parco

Per me che abito nella parte ovest della città ilmParco Nord è un benemerito sconosciuto, una selva oscura aldilà di ogni barriera.
Fate conto che da casa mia ci vogliono circa 45 minuti di auto, se va bene. Arrivo prima a Novara oppure Vigevano.
Oggi però, invitati da un amico di Pilù della montagna, per la sua festa di compleanno all'aperto, ho avuto un buon motivo per vederlo, per la prima volta.
Beh, per chi non lo conosce, il parco è una vera sorpresa. E ne ho visto una minuscola parte, visto che la festa si svolgeva in una parte precisa e naturalmente stanziale.
È una straordinaria e ampia area che subito, all'entrata, si rivela per quel che è.
Pulito, ordinato, ombroso, ricco di vialetti, piste ciclabili e aree definite, con tanto di arredo urbano di qualità - mi dicono che ci sono anche dei un laghetti con paperelle d'ordinanza e fauna anche rara - è affascinante perché è pieno di saliscendi con aree rialzate da cui si osserva la città. E poi campi di calcio, campi da bocce per i meno giovani e zone dove si possono tenere orti, e persino un velodromo.
Insomma una inaspettata sorpresa aumentata da una frequentazione tranquilla - famiglie, sportivi e bambini - senza la solita sensazione di doversi guardare le spalle.
Per la cronaca Pilù e BiBì si sono letteralmente distrutti e massacrati giocando dalle 15,30 alle 18,30 senza interruzione, sotto un sole cocente e senza risparmiarsi.
Un pomeriggio bellissimo fatto di buona compagnia, sorprese, giochi e tranquillità.
Andate al Parco Nord - chi è a Milano....

venerdì 10 settembre 2010

Bazzeccole e spinzillacchere

Da qualche giorno Repubblica, sul suo sito, ha dato spazio a un conta-tempo che ci aggiorna, secondo dopo secondo, da quanti mesi, ormai, manca un ministro dello sviluppo economico, oggi occupato ad interim dal presidente dei presidenti di tutti i presidenti presidenti.
Mesi fa, dopo le ripetute sollecitazioni di tutta la società non ancora lobotomizzata, dopo che il presidente della Repubblica (quella italiana, non il giornale) aveva sollevato con indignazione il problema, il super-presidente dai tacchi rinforzati aveva risposto, con tenacia italica, che avrebbe nominato il nuovo funzionario dello stato la settimana dopo.
Passano i mesi, ma quattro son lunghi - parafrasando il Celentano della via Gluck - e nessun ragazzo ne ha fatta di strada.
L'altra settimana, proprio su sollecitazione della Repubblica (il giornale, non quella italiana), dopo la ripetuta indignazione di Confindustria, partiti di opposizione, società civile, giornalisti vari ed intellettuali dal profumo vagamente di sinistra, e dopo l'intervento sarcastico del presidente della Repubblica (sempre quella italiana e non il giornale romano) il presidente dai tacchi rinforzati e dalle graffette dietro le orecchie risponde, con determinazione padana, che la nomina sarebbe avvenuta la settimana prossima.
A parte la facile ironia sulla settimana prossima partendo da quando...
Ma proprio perché l'ironia, il grottesco e le cialtronerie, in questa gestione dello stato superano la fantasia, questa settimana la nomina del ministero dello sviluppo economico, nonostante le reiterate promesse, non è avvenuta.
Voi direte: beh con un governo così, meno fanno e meglio è, e meno ministri hanno meno danni riescono a partorire.
Sì, forse, ma il problema vero è che il paese, in crisi spaventosa nonostante i ripetuti tentativi di presentare l'economia italica meglio di tante altre, ha bisogno di alcune cose, direi, banali:
- programmazione economica
- piani di sviluppo
- interventi nei mercati più in crisi
- mediazione nelle migliaia di dispute
- collaborazione fattiva con il ministro dell'economia
Bazzeccole, spinzillacchere, pernacchiette, schifezzuole....

Ci credo che non vuole andare alle elezioni. Lo votano solo i suoi amici, gli eroi amici degli amici e la sua servitù (sebbene vasta). Il problema è che se li prendono tutti quelli che non sanno neanche cosa siano i congiuntivi...
Siamo messi male, molto male.
E non ho niente da mettermi di adatto.

giovedì 9 settembre 2010

Croupier realista

BiBì ha iniziato l'inserimento alla scuola materna. Non sembrano esserci grandi problemi, anche se l'inizio è sicuramente faticoso.
Ma la scuola che abbiamo scelta appare più dinamica di quella di Pilù, più aperta, un po' più sperimentale.
I compagni non li conosco e stamattina, che ero di turno, ho fatto la conoscenza di alcune mamme - come sempre ero l'unico papà! - isteriche come poche, agitate come poche, irritanti come poche. In pieno orgasmo organizzativo, pianificativo e assolutamente debordanti nel dire e nel fare - niente, solo casino imperiale!
Tant'è. Domattina seconda puntata e speriamo vada sempre meglio. Ma devo dire di preoccupazioni proprio poche, visto la protagonista.
La mattina è passata veloce e il resto della giornata ha riservato un tete a tete solenne e sontuoso tra me e la mia principessa.
Appena dopo pranzo mi lancia la sfida.
- Giochiamo a carte?
Io che non ho quasi mai giocato a carte in vita mia, la guardo sbigottito e cerco di capire il senso della domanda.
Poi all'improvviso sfoggia un mazzo di carte di Winnie the Pooh, con strani numeri e immagini dei protagonisti assoluti del bosco dei boschi.
Divide il mazzo, me ne dà un pezzo e mi dice "Gioca!". Io la guardo con l'occhio bollito cercando di capire e lei:
- Non lo sai come si gioca? Prima scarto io poi tu.
Insomma il gioco si limita a mettere una carta sopra l'altra a turno, al centro del tavolo.
Mi sfugge la strategia, le regole e la conclusione ma seguo la campionessa.
Gira la carta, giro la carta, fino a quando il mazzo è completamente scartato e ammonticchiato al centro della tavola.
Aspetto un'evoluzione finale, una giuria che si esprime, un arbitro che interviene, e infatti la frequentatrice di Las Vegas sanziona:
- Ho vinto ioooo!
Io la guardo e, un po' irritato, chiedo a brutto muso:
- E perché?
- Semplice, mi risponde. Perché tu hai perso!
Mi guarda, alza le spalle in segno di superiorità, prende tutto il mazzo e se ne va.
Io la guardo sculettare mentre esce dalla stanza e non riesco a proferire parola.
Sorridendo, mi ritrovo a pensare che non mi ha dato neanche la rivincita.
Le donne sono diavoli!

mercoledì 8 settembre 2010

Quei giorni che sconvolsero il mondo

L'acqua di questi giorni, copiosa e fastidiosa, ha lavato via tutto.
Malinconia, indeterminazione, fastidio...lasciando spazio e tempo a una solida determinazione e volontà di spianare tutto.
Bellissimo il rientro dalle vacanze, o presunte tali.
Tutti si sbizzarriscono nel dare motivazioni, raccontare frustrazioni, suggerire ricette per addolcire l'amaro in bocca. Tutti cercano di prolungare la sensazione di evasione che, a volte, il viaggio ti dà.
Io quest'anno ho avuto un contraccolpo di tristezza nel cuore, con la consapevolezza, scientifica e misurabile con numeri, che tutto lo sbattimento che tipicamente si fa nella propria vita fosse assolutamente inutile.
Ma poi passa.
E quando passa, il rimbalzo in fondo, è pari a un pallone da basket lanciato da un grattacielo: velocità, linearità e potenza inusitate.
Così mi sento, finalmente, ora.
Pronto al mondo, alle sfide, alle lotte, dure e cruente, ai duelli.
Lo vedo ormai da due giorni.
Voglia di fare, di pensare, di progettare. Tutto lontano dai finti buoni propositi del rientro.
Vere e proprie rivoluzioni, personali e professionali, che sconvolgeranno il mondo nei prossimi mesi.
E chi mi sta vicino, prego, si mette un elmetto, una tuta ignifuga e stivaloni!

lunedì 6 settembre 2010

Quei giorni lì

Ci sono giorni in cui la malinconia ti prende e ti porta via.
Ci sono giorni in cui il passato sembra rotolarti addosso senza che tu abbia la minima forza per contrastarlo.
Ci sono giorni in cui ti senti inutile, inadeguato, insulso, inetto e instupidito.
Ci sono giorni in cui la vita ti risulta insopportabile.
Ci sono giorni in cui le budella ti si attorcigliano fino a quasi farti male.
Ci sono giorni in cui il mondo ti sembra ostile e apertamente in guerra con te.
Ci sono giorni in cui l'indifferenza e la mancanza di rispetto sembrano averla vinta su l'amore e gli affetti.
Ci sono giorni in cui non sei nulla rispetto a tutto.
Ci sono gironi in cui i tuoi figli non ti guardano in faccia.
Ci sono giorni in cui ti aspetti un abbraccio e invece ti buttano addosso una risata ironica.
Ci sono giorni in cui tutti risulta essere difficile, complicato e ammorbante.
Ci sono giorni in cui in cui pensare alla libertà è impossibile.
Ci sono giorni in cui non sei nulla.

Quei giorni lì...

venerdì 3 settembre 2010

Vuoi il lavoro? Prega!

E' ormai un po' come sparare sulla Croce Rossa quando si parla della chiesa cattolica e della sua presenza nella società italiana.
Lungi da me essere irriverente, soprattutto verso tutti i credenti che hanno un rapporto con dio pulito e di intensità straordinaria.
Ma certe volte si supera la decenza.
Io rispetto il ministero del pontefice, la sua azione costante e incalzante per mantenere viva l'attenzione su sulle sue attività, teologiche e sociali e politiche.
Ma in questo momento, con il più alto tasso di disoccupazione giovanile che il paese ha mai avuto, con le tensioni sociali sempre crescenti causate da una crisi spaventosa e accentuate da una scellerata e inesistente azione di programmazione di questa cricca che occupa le istituzioni, arrivare a proclamare che il posto fisso - con tutto quello che in periodi congiunturali significa, anche a livello psicologico - è sì una giusta ambizione ma l'importante è avere la fede, beh signori miei, con tutto il rispetto, mi sembra veramente una presa per i fondelli.
Mi sembra un po' quella sequenza del viaggio nel tempo di Troisi e Benigni in 'Non ci resta che piangere', in cui continuano a incontrare il religioso ortodosso, credo seguace di Savonarola o chi per esso, che gli urla in faccia un inquietante 'ricordati che devi morire', e Troisi da buon napoletano superstizioso risponde dopo un po': 'Mo' me lo segno ...'?
Ecco i giovani si chiedono e chiedono: ma perché io devo avere la fede e non il posto di lavoro?
Perché devo essere disoccupato, o sottoccupato, o precario, a trent'anni, senza prospettive né sicurezze e poi avere la fede?
E perché non si nomina il ministro delle attività produttive da quattro mesi, e il capo dei capi, nella fede e nell'appoggio completo sia elettorale sia dell'attività di governo da parte delle autorità ecclesiastiche, si fa in modo schifoso gli affari suoi?
E perché, soprattutto, sempre noi dobbiamo rinunciare e chinare la testa?
Forse mischio il diavolo con l'acqua santa; forse qualcuno mi dirà che la missione del papa è proprio quello di ricordare di avere la fede; forse sono anch'io invelenito da un paese ormai in disarmo culturale e in abbandono sociale; ma io vedo in tutto questo, se non un tentativo scientifico di distrarre dai veri problemi intere generazioni, almeno una mancanza di attenzione, di rispetto e, perché no?, di stile.
I miei figli sono ormai su un treno virtuale che li allontana inesorabilmente da questa Babele invereconda.
Si tratta solo di scegliere quello vero.

giovedì 2 settembre 2010

Cavalcarono insieme

Difficile, molto difficile il tema che mi sto imponendo oggi, nonostante da stamattina stia continuamente cercando di starne alla larga.
La colpa è di quel 'maledetto' articolo di Piero Citati, su Repubblica, che oggi ho addocchiato mentre sorseggiavo un caffè all'arrivo in ufficio. Non mi sembra aver trovato la sua copia sul sito del giornale romano.
'Cari adulti, imparate a restare bambini', questo il titolo che campeggia in prima pagina per sciogliersi all'interno del giornale.
Un articolo che parte dalla considerazione che i genitori ormai non giocano con i loro figli se non con grandi sbadigli, distrazioni e voglia trattenuta a stento di fuggire.
L'articolo è 'drammatico' nel suo sviluppo narrativo, perché ci sbatte in faccia una situazione allarmante, traduco io, composta da due facce, o forse tre.
La prima è che non siamo più in grado di stare con i nostri figli, giocare con loro, crescere con loro, essere al loro fianco costruendo e smontando esperienze. La felicità, certo faticosa,  che si prova a essere uniti in un sol uomo con i propri figli giocando, non la si prova neanche il giorno in cui si ha un téte a téte occasionale con la donna più bella del mondo.
E al contrario di quanto si pensi, ci si diverte pure.
La seconda è che ormai ci siamo bevuti il nostro essere infantile 'che ci dovrebbe accompagnare fino alla morte'. E così ora siamo alla deriva creativa, ad aver perso immaginazione, voglia di giocare, capacità di divertirsi, voglia di sognare, oltre ad aver smarrito in qualche piega del cervello atrofizzato intuizione e tenerezza.
Triste? Molto. Preoccupante? Moltissimo. Finita qui? No!
E arriva il terzo aspetto, che è poi di fatto la conseguenza dei primi due. Quello più drammatico dal punto di vista economico e sociale.
La società invecchia, rinsecchisce, si arrocca, e tende sempre di più a cercare di conservare se stessa.
Tracciando fossati, ostacoli culturali, impedimenti sociali. Ma soprattutto definendo con chiarezza e freddo sadismo chi sono i loro nemici: le giovani generazioni.
E quindi via con un'ostilità crescente, via con un'organizzazione sociale che di fatto chiude qualsiasi spazio ai più giovani, via con un'economia e un mercato del lavoro che impedisce a chi ha meno di 50anni di avere prospettive. Oppure, ancora più odioso, via con il limitare gli orari per i concerti, impedire ai bambini di giocare nei cortili, vietare 'l'uso di biciclette e gioco del pallone', delegittimare in continuazione, avversare in ogni luogo e in ogni momento.
Ormai siamo alle prese con uno scontro generazionale senza precedenti che di fatto sta bloccando il paese, facendogli perdere qualsiasi treno e occasione di crescita sociale e culturale.
Siamo all'ultimo posto nella Ue come investimenti per la famiglia, alla faccia dei tanto strombazzati proclami clericali sulla tutela dell'istituzione familiare e del suo ruolo centrale nella società nostrana.
Sono molto spaventato, preoccupato e ogni giorno di più penso che i miei figli dovrebbero crescere e vivere e giocarsi la loro vita in un luogo lontano da qui.

mercoledì 1 settembre 2010

Svegliaaaa!!

Il cielo terso.
Un'aria respirabile.
Un leggero vento che rinfresca.
Traffico leggero e discreto.
Le montagne che si stagliano all'orizzonte come se si volessero abbracciare.
Le gente quasi gentile che si muove ancora con lentezza.
Il telefono che suona discretamente senza urlare.
I colleghi ancora abbronzati che ti chiedono gentilmente le cose.

Una Milano insolita, imbambolata nella sua bellezza, ancora avvolta nelle sue coperte, sonnolenta.
Un lento risveglio.

Ma allora, vi date una mossa o no?

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...