lunedì 27 settembre 2010

Una situazione disastrosa

Sabato, ore 10, riunione a scuola, sollecitata dalla preside, per dare alcune indicazioni organizzative e pratiche di inizio anno, ma soprattutto per rendere edotti i genitori delle decisioni che, anno su anno, stanno rendendo la scuola pubblica un percorso a ostacoli e una sequela di difficoltà, economiche per gli istituti, organizzative e di qualità del programma formativo per le famiglie.
In un aula del primo piano, su quelle seggioline per bambini, io con le ginocchia in bocca, in mezzo a una marea di mamme e a un gruppetto sparuto di papà, la direttrice, dopo le indicazioni organizzative, si lascia andare a un lungo e straziante lamento sulla situazione odierna, sulla mancanza di fondi, sul fatto che quest'anno "ce la caviamo anche se ho 4 insegnanti in meno", ma l'anno prossimo, se le la propensione è questa, ci saranno serie difficoltà a garantire il tempo pieno, la possibilità di avere una qualità dell'insegnamento del livello necessario, con la consapevolezza, già quest'anno, che alcune attività saranno impossibili.
E voi pensate che qualcuno si sia indignato?
Uno, in fondo, con la faccia da pirla, con il piede ancora sul predellino del partito del fare quello che gli pare, parte con una filippica contro la scuola dicendo che il problema non è politico ma di organizzazione.
Un discorso interrotto da un mio urlo vero e proprio in cui l'ho invitato a iscrivere i suoi figli alle scuole private se tanto tutto gli fa schifo, e soprattutto a smettere di impestare l'aria con il suo suono. 
E le altre mamme che, invece di unirsi e cercare il modo di influenzare alcune decisioni con azioni determinate e suggerimenti intelligenti, si sono messe a litigare perché le prime no, le seconde sì, e le altre boh, su alcune scelte conseguenti ai tagli. In pratica una guerra fra poveri, mentre il ministro, con i suoi orripilanti occhialini, dall'alto del suo scranno, se la ride e continua la sua invereconda opera di smantellamento della scuola pubblica primaria.
Insomma, io non pretendevo che tutti ci alzassimo e andassimo a occupare il Provveditorato - o come cavolo si chiama oggi - oppure a bloccare la scuola a oltranza per mesi, ma mi aspettavo che almeno qualcuno traesse qualche conclusione di natura politica e quindi operasse in modo costruttivo e a difesa dei propri bambini.
Niente, di niente, di niente.
Un mugugno diffuso, e tutti a pensare e ragionare a come venirne fuori singolarmente.
Il paese è veramente allo sbando, signori miei. 
L'unica preoccupazione è come posteggiare i propri figli nel caso che la scuola non li possa più tenere.
Solo una si alza e, alla domanda di una mamma che giustamente chiedeva cosa tutti noi potessimo fare, risponde che da una parte si può fare pressione presso le strutture pubbliche con una serie di iniziative, dall'altra che quando si vota, si dovrebbe scegliere chi sostiene il ruolo della scuola pubblica e non chi vuole invece smantellarla.

Sapete qual è stata la reazione?
L'hanno mandata a quel paese, giuro!!
Il paese è irrimediabilmente rovinato, e a questo punto bisogna prenderne visione e trarre le debite conclusioni.
E pur di rompere le scatole, giuro che mi presento come candidato a rappresentante di classe nelle prossime elezioni scolastiche...

Nessun commento:

Posta un commento

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...