venerdì 30 aprile 2010

Vola, colomba bianca volaaaa

L'altra notte ho fatto un sogno strano, molto strano. Beh, come solo i sogni sanno essere.
Ero stanco, stanchissimo, mi trascinavo con i piedi, la faccia la sentivo allungata, probabilmente riempita da occhiaie smisurate.
Faceva male tutto.
Intorno - non ricordo la scenografia - solo caos, tranelli, difficoltà. Come in un videogame.
Gradini, buchi, chi urla, chi ti spaventa, ostacoli di ogni genere, caldo.
Ecco caldo e senso di soffoco, mancanza d'aria.
Poi all'improvviso comincia a veleggiare sopra di me, o meglio, intorno a me qualcosa.
La sensazione, reale del sogno, cioè questo ho pensato nel sogno e che ricordo con nitida chiarezza, è quella di avere un angelo che ti volteggia intorno.
- Io, che non sono neanche credente, omaggiato della visita di un angelo? mi sono detto.
- Probabilmente ora mi infila più volte e con odio profondo con la sua spada di fuoco (gli angeli hanno le spade?), ho concluso nella mia testa.
Poi sono successe altre cose, che non ricordo esattamente. Personaggi vari che comparivano e non so che altro. Non ricordo, è inutile sforzarsi.
A un certo punto quello che avrebbe potuto essere un angelo, insieme a un suo collega - che ne so, magari gli angeli vanno in giro in due come i carabinieri - mi ha immobilizzato.
Ho pensato - E' fatta, ora mi infilzano con le loro spade eteree. Altro che quelle laser degli Jedi: non c'è partita!!
Ho sentito che mi stringevano le braccia, uno di qui e uno di là.
Mi hanno letteralmente sollevato da terra e, presumo, prendendo la spinta, mi hanno violentemente lanciato nel vuoto assoluto che avevo davanti.
Tutto ha incominciato a scorrere di lato a me a una velocità assoluta. Anche se non vedevo nulla.
Ricordo solo l'aria fresca in faccia, come quando andavi con la vespa senza casco quando non era ancora obbligatorio.
A un certo punto una luce in fondo al tunnel, se tunnel era.
Una luce che velocemente si allarga, cresce, riempie la scena. Senza accecare.
Una luce che a un certo punto diventa - potere del regista dei sogni, altre che James Cameron - una vera e propria finestra, classica, a due ante, un po' all'antica. Come quelle che ci sono nelle vecchie case di montagna.
Ricordo che ho incominciato a preoccuparmi.
- Dove c'è una finestra c'è un muro...., ho pensato.
Man mano che mi avvicino la finestra si allarga, aumenta di dimensione, si apre, aiutooooooo...
E mi ritrovo catapultato in un mondo infinito, bello, di pace, di tranquillità, di silenzio, d'amore.
In un paradiso.
E poi... mi sveglio, chiaro, mica può continuare.
In un bagno di sudore, con male alle braccia, mi alzo immediatamente dal letto. L'equilibrio viene meno.
Vado a bere. Mi sembra di essere stato attaccato letteralmente alla bottiglia per ore.
Mi sveglio del tutto.
Sono le 4 e un quarto.
Non mi sono più riaddormentato.
Ma quel senso di nirvana assoluto non mi ha più abbandonato.
Sto per ammalarmi?

giovedì 29 aprile 2010

Ti faccio un cubo così!

Volevo solo dare, a mamme e papà, oggi un suggerimento di un gioco straordinario che abbiamo 'ordinato' per Natale al più famoso dei babbi.
Si chiama Cuboro, ed è un gioco svizzero, che abbiamo trovato a casa di cuginetti e che era stato acquistato in Germania.
In pratica il gioco è composto da una seri di cubi in legno - di grande consistenza - che sono disegnati in modo differente l'uno dall'altro. Tutti hanno una piccola galleria dentro in cui devono passare le palline.
Chi ha la galleria che sbuca a destra, chi a sinistra, chi sopra chi sotto, chi con lo scivolo in alto. Insomma i cubi, ordinati uno vicino all'alto, creano uno scivolo in cui far scorrere le palline: partono dall'alto, entrano ed escono, girano, scendono, si infilano fino a quando escono dall'ultimo buco.
E' più facile farlo che spiegarlo.
Il gioco comunque è bellissimo.
Pilù e BiBì si divertono prima a creare la costruzione - BiBì naturalmente usa i singoli cubi anche come oggetti contundenti contro il cranio di suo fratello - poi a far scendere le palline.
Con urla, spintoni, 'faccio io' 'no prima io', 'infila qui, metti là', il gioco si movimenta e tiene impegnati i due Squali per delle mezz'ore.
C'è creatività, senso delle proporzioni, gioco insieme, voglia di costruire, equilibrio, precisione, divertimento, aiuto reciproco e legno-non plastica.
Il gioco non è facile da trovare.
Il sito indica i negozi che lo vendono.
Per esempio da Milano sono dovuto andare a Pavia per trovarlo.
Non mi pagano alcuna royalties. Il consiglio è spassionato.
Vi indico il link al sito originale con la pagina in italiano, e anche del negozio pavese dove l'ho comprato.
Da qualche parte credo che ci sia un elenco degli esercizi commerciali in Italia che vendono questa meraviglia.
Questo è un piccolo assaggio da YouTube. Tanto per gradire.

mercoledì 28 aprile 2010

Visita di leva

Visita di controllo annuale di Pilù con la sua amata pediatra.
Visita di routine che ha sancito una cosa fondamentale.
Sta bene, cresce (si è alzato molto per la gioia del suo papà), ci vede bene, bisogna fare un controllo generale dei denti e deve fare entro pochi mesi i richiami delle vaccinazioni.
La visita si è svolta nella più totale armonia, con Pilù totalmente collaborativo, e con (udite! udite!) i genitori entrambi presenti.
Sembrava la pubblicità del Mulino Bianco. Tutto un sorriso, un 'ma le pare', Pilù sorridente e cordiale.
Una meraviglia.
A un certo punto la dottoressa chiede a Pilù?
- Tratti bene tua sorella?
E lui, candido come colomba: - E' lei che mi massacra.
Fanciullesca trasparenza.

Lunedì prossimo la visita di BiBì. Con le mani già avanti.
Ci vuole tempo, non si sa come andrà a finire, non sarà così facile e poi chissà che cosa.
Memori dell'ultima volta in cui è entrata gridando ed è uscita urlando come un'ossessa. In mezzo solo sbraiti, attorcigliamenti, pianti, scalci simil cavallo e quant'altro.

Rispetto a una anno fa sembra quasi umana, BiBì.
Oggi è più tranquilla, quando vuole è di una dolcezza straordinaria.
Ma è quando non vuole che io temo.
Le donne, dolci e straordinari uragani che tanto ci allietano la vita.
Come faremmo senza?

martedì 27 aprile 2010

Prendilo, prendilo...

Però siamo veramente messi male. Ma male male.
Noi quando eravamo adolescenti imparavamo sul campo.
In maniera maldestra facevano fare alle nostre coetanee, e soprattutto a quelle disponibili, da cavie di laboratorio. Che a loro volta se la tiravano da gran donne e invece erano piccole stagiste del sesso della prima ora.
L'esperienza la facevi con delle case history che per la maggior parte delle volte erano veramente disastrose. Ma sapevi per certo che volta dopo volta, figuraccia dopo figuraccia, orrore dopo orrore, crescevi, avanzavi, acquisivi capacità e sicurezze.
Invece, a quanto ci indica l'articolo tempestivo e delirante del Corriere.it, oggi gli adolescenti imparano a fare sesso grazie alla Tv. Avete capito bene, alla Televisione.
Aldilà dell'aspetto farneticante - in questo paese la Tv è l'unico punto di riferimento culturale e politico, alla faccia del conflitto di interessi! - sono ancora più preoccupanti le reazioni a questa ferale notizia.
Le leggete nell'articolo.
Nessuno spinge per fare in modo che le famiglie in primo luogo, la scuola in seconda e tutte le strutture formative e di educazione pubbliche in genere, siano in grado di affiancare i giovani in questo delicato passaggio, pianificando con attenzione programmi formativi e corsi ad hoc.
No, anzi. Addirittura si teorizza una formazione e un'educazione dei cosiddetti 'volti noti' che vanno più spesso in Tv e che sono punti di riferimento per il pubblico, anche in tema di materie sessuali e comportamentali.
Cioè si accetta, così senza colpo ferire, il fatto che ormai tutto deve passare attraverso quella maledetta scatola che vomita schifezze 24 ore su 24.
Con qualche marginale osservazione. Il nudo troppo diffuso e i comportamenti ammiccanti sono deleteri per gli adolescenti e per la loro crescita, sessuale in particolare, perché indurrebbero una precocità innaturale e per nulla consapevole. Con la conseguenza, spesso, di rapporti non protetti e quindi pericolosi.
Senza rendersi conto, cari i miei esperti, che la Tv esiste perché è volgare, fa soldi perché riduce la donna a una pietanza per gole assatanate, fa audience solo se il limite viene progressivamente spostato verso il basso.
Quindi come è possibile che il conduttore di oggi, che ammicca, dice sconcezze, palpeggia e irride, possa dall'altra parte essere portatore di messaggi educativi e al passo con le necessità di oggi, questo non è dato di sapere.
Forse si pensava al Tg1 o al Tg4 come 'salotti' deputati alla divulgazione del verbo?
Gli Squali intanto girano nudi per casa ogni volta che lo possono fare, e BiBì cerca di afferrare, ridendo come una pazza!, il pisello di Pilù ogni volta che le si presenta l'occasione.
Disgraziata!
Mi devo preoccupare?

lunedì 26 aprile 2010

Fate la nanna coscine di pollo

Sta ritornando l'insonnia, aiutata dall'allergia primaverile, in agguato da giorni e ieri esplosa in tutta la sua virulenza.
Sono sveglio dalle 2,45 di stanotte. Potrei benissimo mangiare e andare a letto e il mio fisico non si offenderebbe.
L'insonnia è una peste che mi porto dietro da decenni.
Prima pensavo dipendesse dai 'pensieri', dai problemi, dalle preoccupazioni.
Poi, una volta capito che il mondo gira lo stesso anche senza di me, pensavo che tutto sarebbe rientrato e che avessi riempito le notti di sogni e incubi, piuttosto che di letture, visite fugaci alla Tv e occhi sbarrati sul soffitto.
Invece no!!
La cattiva compagna delle tenebre continua imperterrita, minacciosa.

L'insonnia ha due facce.
Una positiva. E' quella che ti regala ore impensate alla vita. Quella che ti aiuta a fare quelle cose che non sei riuscito a sbrigare durante la giornata.
E cioè:
- leggere ancora di più
- scrivere
- smarcare lavoro arretrato
- ascoltare musica
- guardare gli Squali mentre dormono
All'elenco dovrei aggiungere, per meglio ottimizzare il tempo 'regalato':
- stirare
- pulire
- insomma fare qualcosa di utile anche agli altri.

La seconda molto negativa. E' quella che ti rende la giornata a seguire molto complicata, rincoglionita direi con un eufemismo, comunque poco brillante.
In più appena la maledetta ti prende e ti porta via con sè, prima di alzarti definitivamente sconfitto, passano minuti di vera angoscia in cui cerchi di non farti catturare, in cui tutto il mondo e tutti problemi ti cascano addosso con un peso specifico moltiplicato, in cui hai la certezza che del doman non c'è certezza.
Brutto, molto brutto.

La mattina, dopo essere riuscito a recuperare qualche ora di sonno, il risveglio è molto doloroso. Nel fisico.
Il tutto però viene accelerato dalla calata degli Squali, che in pochi secondi ti svegliano, ti strapazzano, ti avvolgono, ti pizzicano, ti massacrano.
Meglio di una doccia gelata.
E al posto della piva classica alla mattina si esce con il sorriso nel cuore.

domenica 25 aprile 2010

Ricordare

Vorrei solo ricordare a tutti che oggi è il 25 aprile, festa della Liberazione dai fascisti italiani e dai nazisti tedeschi.
grazie alla parte sana e dal paese che si è espressa nella Resistenza.
Volevo ricordare a tutti che tutto il resto sono balle.
Buon 25 Aprile a tutti, e soprattutto ai miei figli.

venerdì 23 aprile 2010

Pronto? Uff.. non c'è campo

Ma voi sapete, cari genitori, che il 53,7% dei bambini italiani tra i 7 e gli 11 anni di età possiede un cellulare?
Quindi più della metà dei bambini, perché bambini sono, si diletta in chiamate, quasi tutte ricevute dai genitori, oppure per parlare con gli amici, fare fotografie e quant'altro.
Bene già questa mi sembra una follia, massima e assoluta. Frutto, probabilmente delle ansie dei loro genitori, in spasmodica e crescente necessità di controllo. Ma anche della necessità di emulazione dei piccoli, bombardati da pubblicità, modelli di vita ed esempi sempre più intrusivi.
Ma quella ancora più grave, di follia, è che nessuno si prende l'onere di valutare il rischi della salute dei piccoli e le conseguenze comportamentali che l'uso, e spero non abuso, comporta.
Tutti tranne questo signore, Lawrie Challis, consulente del governo inglese per le telecomunicazioni che, lanciando la ricerca Cosmo, un monitoraggio dell'uso dei cellulari per i prossimi trent'anni per fotografare con esattezza l'eventuale nocività dei cellulari, si lascia andare a un consiglio che credo sia soprattutto di buon senso.
I bambini sotto i 12 anni non devono utilizzare i telefoni cellulari visto che il loro sistema immunitario è ancora in fase di sviluppo e quindi, visto che non sappiamo con esattezza se un uso costante o intensivo dei telefoni mobili sia nocivo alla salute dell'uomo, è meglio non correre inutili rischi.
A supporto di questa sollecitazione, il consulente inglese ci suggerisce un esempio decisamente efficace.
Un bambino piccolo non lo esponiamo a lungo al sole, perché sappiamo che corre maggiori rischi di un adulto di contrarre un tumore alla pelle.
Bene, cari genitori, non ci facciamo convincere dalle ansie di protezione, non ci facciamo sviare dalle richieste insistenti dei nostri figli globalizzati.
Rimaniamo con i piedi per terra.
Se vogliamo chiamare i nostri figli, alziamo la voce. Ci sentono benissimo.

giovedì 22 aprile 2010

So' Romeo, er mejo der Colosseo

Una volta c'era il peperoncino. Dicevano che stuzzicava 'l'appetito'. Piuttosto che - per quelli con le tasche più gonfie - le ostriche e lo champagne. E il cioccolato.
Quando eravamo ragazzi in piena tempesta ormonale - quindi senza nessuna necessità reale - ci si faceva incantare da queste favole metropolitane.
Per i giapponesi, invece, non so che parte di balena oppure qualcosa legato al corno tritato del rinoceronte dovrebbero avere lo stesso effetto.
E poi chissà che diavolo di altre credenze ci sono in giro per il mondo.
Isabel Allende ha anche scritto un bellissimo ricettario (Afrodita - Feltrinelli) in cui si raccolgono una serie di indicazioni culinarie a natura afrodisiaca, accompagnate da atmosfere, usi, costumi, suggerimenti e varie amenità. Il tutto condito con una elegante ironia che rende tutto piacevole e anche stimolante.
Oggi invece siamo qui.
Il Viagra sembra avere un grande successo per il target per cui è stato selezionato, ma sembra avere anche adepti, sempre crescenti, che in origine non dovevano essere interessati all'acquisto.
I giovani, in pratica, - generazioni sempre in ansia da prestazione sessuale e mai da quella professionale - la usano come 'garanzia' del successo delle loro imperiali imprese amatorie.
In pratica, oltre all'uso bassamente meccanico, viene usato come una sorta di psicofarmaco che dà sicurezza, forza, possenza all'inverosimile, e rende tutti dei piccoli stagisti di Rocco Siffredi.
Che dire?
La tecnologia e la ricerca avanzano, e quindi sarebbe stupido frenare il progresso.
Noi a vent'anni o giù di lì andavamo di fantasia, di vedo e non vedo, di immaginazione e si imparava sul campo. Non c'era internet, pochi filmetti giusti, tutto era più clandestino e poi le cotanee, nonostante il '68 e la rivoluzione sessuale, non erano facilissime da approcciare.
Il rischio più grosso era di ricevere una zoccolata femminista sul femore che neanche 10 pillole di Viagra in contemporanea avrebbero 'sconfitto'.
Eppure, chi più chi meno, ci si dava da fare e tutto era da scoprire. E quando scoprivi ti sentivi Amundsen.
Non so. Sono comunque un po' perplesso.
Ma 'sti ragazzi, quando non hanno il malditesta, prendono un cachet - come lo chiamava mia madre - per la paura che gli venga?

mercoledì 21 aprile 2010

Senza limiti

Leggete, per favore, leggete.
http://bracconi.blogautore.repubblica.it/2010/04/21/mons-ghedini-avv-fisichella/
La situazione è veramente tragica, in quanto forma espressiva teatrale.
Oppure siamo alla farsa?
Ho la sensazione, ed è tempo che lo dico, che ormai si stiano abbassando tutte le protezioni, le dighe, sia formali sia sostanziali. Sia dal punto di vista sociale sia da quello politico.
Non si filtra più nulla. Non ci sono più freni. Non ci si censura più.
Ormai ognuno ha gettato la maschera e si mette al servizio del padrone senza alcuna remora.
E' nata la holding dell'amore.

Bboni, state bboni!

Gli Squali sono insopportabili in questo periodo.
Sarà la primavera, sarà l'influenza, sarà la nube di salamazza dove in Islanda, saranno le allergie, ma oggi la giornata è iniziata in modo molto faticoso.
Una cosa non sopporto.
L'arrivo al mattino, spesso in ordine sparso, dei due pargoli nel talamo familiare.
Come si svegliano calano come i Goti su Roma, si intrufolano, scalciano, graffiano, sgomitano.
Sia che tu stia dormendo sia che tu stia per risvegliarti.
Insopportabili, i due guastatori, interrompono e reclamano attenzione immediata, senza se e senza ma.
E poi, come stamattina, alzano la necessità di attenzione frignando oltre l'inverosimile. Per un'ora BiBì si è agitata, ha urlato, ha piagnucolato, si è rifiutata, non ha collaborato, è stata odiosa oltre ogni limite.
Quell'altro invece si è fatto desiderare, ha lottato contro i suoi vestiti, si ingrugnito davanti alle sue mutande.
Io ho dovuto disdire la mia partecipazione a una riunione a cui tenevo moltissimo, sono arrivato praticamente quando ormai era conclusa, e per l'ennesima volta ho dovuto rinunciare.
Ecco, rinunciare.
Essere genitori vuol dire spesso, sempre più spesso, rinunciare.
Rinunciare al proprio tempo, ai propri interessi, alle proprie passioni.
Il tutto controbilanciato da amore e soddisfazioni, per carità.
Ma credo che a un certo punto bisogna saper riequilibrare i due aspetti, i due lati della stessa medaglia, per riacquistare un po' di serenità.
Parlo per me naturalmente.
Pilù fa i sei anni tra un po' e BiBì i tre.
Dopo sei anni di full immersion, è ora di pensare ANCHE ad altro.
Sennò si scoppia. E quando ci sono scoppi spesso si fanno dei feriti.
Meglio evitare.
Giornata no, eh?

lunedì 19 aprile 2010

Ma come fanno i marinai...

C'erano una volta gli anni '70.
C'erano le lotte, gli studenti, le manifestazioni, gli scontri.
C'erano migliaia di giovani che tutti i giorni dedicavano il loro tempo nel cercare di migliorare questo schifo di paese.
C'erano i luoghi, i tempi, i rituali, le idee.
C'erano gli intellettuali che appoggiavano in gran numero le iniziative. Anzi le guidavano, talvolta, con le loro performance.
C'erano i cantanti, gli attori.
C'era, uno fra tanti, Dario Fo, che con la sua vena militante e pungente, era da sempre a fianco delle lotte ed era una vera e propria spina nel fianco del 'potere'.
E poi c'era la la Palazzina Liberty, luogo straordinario nel centro di Milano, in stato completo d'abbandono.
E Dario Fo occupò la Palazzina Liberty, per farla diventare un luogo d'aggregazione, di incontro, di dibattito, di divertimento, di ricreazione.
E la Palazzina Liberty era in Largo Marinai d'Italia, una gigantesca area, contrassegnata da un giardino pubblico grande e accogliente.
C'era una volta Milano, Medaglia d'Oro della Resistenza.

Oggi Dario Fo, premio nobel per la letteratura, in quel posto non si fa più vedere.
Oggi gli studenti viaggiano con Mercedes e Bmw e frequentano gli happy hour.
Oggi i cantanti, gli attori, preferiscono le visite fugaci in Tv e soprattutto di non schierarsi, che vuol dire essere schierati con i peggio di tutti.
Oggi si occupa proprio un bel niente.
Oggi Milano non vince neanche la Medaglia d'Oro del campionato di risotto allo zafferano.
Oggi, largo Marinai d'Italia, forse un po' più fighetto d'allora, ma sempre splendido, assiste, inerte e indifferente, solo a questo.
'Tristezza, per favore va via...', cantava la milanesissima Ornella Vanoni.

domenica 18 aprile 2010

Bellezza ad arte

Io sento, ogni giorno di più, la necessità di cose belle, di recuperare la separazione tra volgarità ed eleganza, di  permettere ai miei occhi di riempirsi di luci, colori, sfrenate dolcezze, immagini idilliache.
Oggi, si sa, le occasioni sono poche, pochissime, rare, anzi nulle. Aldilà delle belle donne, alcune bellissime, che si hanno occasione di incontrare ogni giorno. Ma anche quelle sempre più rare.
Per questo motivo, vi voglio segnalare questa cosa straordinaria alla portata di tutti (almeno per quelli che possiedono Iphone/Ipod).
Fino al 3 maggio gratuitamente, e dopo non so, si può scaricare l'applicazione che ci permette di 'entrare' negli Uffizi e potere nutrire i nostri occhi con le opere più formidabili, più famose, più straordinariamente vicine alla bellezza assoluta che il mondo intero conosce, e ci invidia.
Il tutto accompagnato da informazioni, video, notizie sul museo, sulle opere e su Firenze.
Naturalmente non tutto quanto esposto al museo reale è accessibile tramite l'applicazione. Ma credo che sia sufficiente almeno in questa fase iniziale; e probabilmente, con gli aggiornamenti periodici, l'archivio elettronico si arricchirà di altre immagini, informazioni, testi di approfondimento e quant'altro.
A quanto sembra è il primo museo italiano a dotarsi di questa vetrina in più sul mondo.
Pensatevi sul metrò, al mattino andando al lavoro, tetri e lugubri, vicino a gente con musi lunghissimi e ingrugniti. Magari piove anche. La norma per chi abita a Milano.
Bene pensate a voi che, con un abile mossa da pistolero del west, sfoderate il vostro Iphone/Ipod e affondate occhi, naso e bocca nella Venere che emerge dalle acque del Botticelli facendovi comprendere che, nonostante tutto, il mondo è bellissimo; piuttosto che vi carichiate per la giornata assorbendo tutta l'aggressività della Medusa di Caravaggio.
Agli altri lasciate, senza indugi, la loro Gazzetta o l'ultimo libro di Moccia.
Si sa, la bellezza è esclusiva, non è da tutti.
E noi non siamo tutti, proprio no!

venerdì 16 aprile 2010

Telefono casa!

Non voglio raccontare le stesse cose che ci presenta Repubblica stamattina in un riquadro nelle pagine culturali.
Ma visto che sono a Roma e ho preso il Frecciarossa stamattina, mi sono ritrovato nelle sue parole e nel suo racconto.
Gli italiani urlano al cellulare. E non perché non si fidano della tecnologia (un tempo per farsi sentire nelle cosiddette interurbane bisognava urlare), ma semplicemente perché si vogliono far sentire, vogliono farsi ascoltare.
Vogliono essere sul palcoscenico per farsi accettare, per avere assensi, affiancamenti, complicità.

Stamattina c'era un uomo seduto dietro di me che, evidentemente, parlava con l'amante. Tra un bisbiglio e l'altro urlava ai sette venti - e più di una volta - "No, non posso dirlo a mia moglie, non ancora (cioè mai, pensavo io). Ma chissà perché era l'unica cosa che si sentiva con chiarezza mentre tutto il resto, forse meno importante per il pubblico pagante, veniva sommessamente sussurrato.
Il mio vicino di viaggio ogni volta che sentiva reagiva in modo diverso:
- la prima volta mi ha guardato e sorriso
- la seconda mi ha guardato e sorriso e ha accompagnato il tutto con un movimento della mano (come quando diciamo a qualcuno di passare...)
- la terza non ha alzato gli occhi dal giornale che leggeva e ha scosso la testa un po' sconsolato
- la quarta, l'ultima, ha alzato entrambe le braccia (come fa il papà in segno di totale dedizione a Dio), si è alzato ed è andato in bagno.

Un'altra signora, un po' più lontano litigava con il figlio (erano le 8,30, povero figlio) perché non si era ancora alzato e non era andato all'università a lezione come concordato precedentemente.
"Se continui così col c...o che ti laurei" la mamma, elegante e forbita, gli urlava nel telefono con gli occhi fuori dalle orbite, cercando aiuto nel vagone. Non so se il figlio ha 42anni o che cosa; in tal caso l'esasperazione manifestata dalla genitrice aveva un qualche fondamento.

L'ultima telefonata a cui ho avuto il piacere di assistere era invece di un signore, avanti nell'età, che cercava di giustificare il suo viaggio a Roma probabilmente con il suo capo, padrone, o boss che, a quanto pare, non era d'accordo nella decisione.
"Ma se  non venivo oggi non sarei potuto venire per molto tempo" si giustificava. Dall'altra parte qualcuno recriminava sulla sua assenza, proprio oggi.
Fa sempre un po' male vedere una persona ormai anziana strapazzata e, diciamocelo, anche umiliata. I suoi occhi erano bassi, sconsolati, persi.

Ora sto per tornare. Chissà che amenità e che varietà troverò al ritorno.
Una cosa è certa. Se telefonerò o verrò chiamato, avrò un tono di voce sommesso, sottile e difficilmente percepibile anche al mio interlocutore.

giovedì 15 aprile 2010

Di mattino, un papà...

Mattina agitata, questa.
Molto
In genere quando la madre degli Squali non c'è, loro rigano dritti come fusi, eseguono gli ordini come buoni soldatini visto che sono compagnia del papà cattivo.
Stamattina no, neanche morti.
O meglio stamattina sono riusciti a combinare più guai in dieci minuti che in una settimana.
Capricci? Sìììì. Rotture varie? Sììììì. Ribellioni di diversa natura? Sìììì. Proteste varie ed eventuali? Sììììì.

Ci si deve vestire, come al solito, mica niente di speciale.
- Io quello calze non le voglio, spiega BiBì rabbuiata e pronta a esplodere.
- Perché? avanzo io, digrignando i denti, guardando l'orologio e sentendo dentro montare una eruzione lavica degna del Krakatoa di giaviana memoria.
- Non le voglio! ed esplode in urla.
E si allontana.
Io respiro e mi rivolgo all'altro erede della dinastia.
- Possiamo vestirci, caro e meraviglioso Pilù? gli sibilo all'orecchio sperando che non percepisca il perfido istinto omicida che in questi casi mi solletica le viscere.
- Noooo, non trovo più Sommo Luminescente, che avevo lasciato sul passeggino di BiBì ieri.
Notare che io gli dico tutti i giorni di non portare a scuola giochi vari perché essendo figlio mio, si scorda tutto, e poi si dispera di aver perso qualcosa.
Io mi imbestialisco e ribadisco questo messaggio aggiungendo un sano e terapeutico - E ora ti arrangi. Se l'hai perso io non so cosa farci.
Il bello che che questo maledetto gormita è quasi impossibile da trovare in negozio e glielo avevo preso via internet.
Cambio repentino di scena e di inquadratura della telecamera. In contemporanea, degna della miglior sceneggiatura di un film di De Palma, la signorina dal corridoio comincia a ululare che le scappa la pipì. Corre in bagno ma ormai è troppo tardi. Piange.
Accorro con i jeans di Pilù in mano e la vedo in piedi che scarica, tipo Niagara, sul pavimento del bagno tutta quanto aveva bevuto nei mesi precedenti.
Dall'altra parte della casa l'altro alza il tono delle sue disperazioni gormitiche.
Un delirio vero e proprio.
La mia reazione? Un urlo della giungla che avrebbe spaventato anche una gruppo di leoni affamati. Credo di avere rotto qualche bicchiere, tipo tenore.
Improvvisamente tutto si zittisce. Gli squali mi guardano con gli occhi fuori delle orbite e bocca aperta.
Io, a gesti, li rivesto, pulisco il bagno, cerco il gormita, gli rifilo una quantità industriale di biscotti ognuno, gli metto il golf, le giacche, le scarpe, scendo in silenzio tombale all'auto e li porto alle loro rispettive scuole senza proferir verbo. E loro altrettanto.
Una volta abbandonati ai loro carcerieri mi abbandono su una panca del metrò.
Un po' meno felice di ieri.

mercoledì 14 aprile 2010

Di notte, un papà...

Notte agitata.
Molto.
E non solo per le vicende tragiche di questi giorni.
Una notte all'insegna del continuo arrotolarsi tra le coperte, come se avessi mangiato peperoni verdi fritti alla fermata del treno.
Un continuo svegliarsi, riassopirsi, risaltare sul letto, cercare un segnale di sonno...
Il tutto nel silenzio, oscuro e ricco di solitudine della notte profonda.
Di notte tutto si amplifica.
Se hai un problema, una preoccupazione, la notte, come una cassa dello stereo, riesce ad amplificare le difficoltà fino all'angoscia.
E l'ansia cresce, monta, sovrasta e ti spinge tra le braccia forti della disperazione.
Poi, a un certo punto, proprio come quando smette di piovere in estate e immediatamente il sereno compare asciugando la terra inumidita, tutto si chiarisce, tutto si risolve.
Dal buio alla luce; dal nero al bianco; dall'angoscia alla serenità.
E tutto si rivela, come dopo una meditazione trascendentale.
Un maledetto gormita formato gigante che mi premeva tra lo stomaco e le costole!!!
Sono le quattro e mezza.
Mi alzo, prendo questo maledetto essere insulso che ammorba la mia vita, apro la porta della stanza degli Squali e mi dirigo con passo marziale verso il letto di Pilù, con il chiaro intento di farglielo mangiare, così, crudo e senza sale.
Nella penombra, in una colonna sonora ritmata composta dai respiri dei due farabutti, vedo il suo viso, tenero, dolce, sereno. Raggomitolato su se stesso, scalciate le coperte, il suo Alaska a pochi centimetri: è l'immagine della bellezza e della purezza.
Mi giro e guardo l'altra assassina, BiBì. Naturalmente lei è tutta scarmigliata, dorme di traverso, sembra appena tornata dalla battaglia di Waterloo, tiene strettissimo il suo Woody quasi senza farlo respirare. E' bellissima.
Due figli, due gusti, due baci.
Due regali alla vita.
Li bacio tutti e due, senza svegliarli.
Ne dò uno anche al gormita infiltrato, tanto per gradire, appoggiandolo sul comodino di Pilù.
Esco sorridendo.
Torno a letto e in due secondo già dormo.
Felice.

martedì 13 aprile 2010

Beatles uber alles!

I Beatles, oltre a essere i più grandi di tutti i tempi - ma anche prima del tempo e dopo quando tutto sarà finito - non finiscono mai di stupire.
I due sopravvissuti fanno le loro vite e seguono le loro inclinazioni, musiche, idee, mogli e cotillons. Come tutti, in fondo. Forse loro con qualche ghinea in più in tasca, ma tant'è.
Ma l'uscita di Ringo, a quarant'anni dallo scioglimento ufficiale del gruppo (10 aprile 1970), a proposito del presunto perdono da parte della presunta Santa Sede in seguito alle accuse di presunto satanismo che erano state rivolte al gruppo durante la loro carriera, è veramente geniale, inglese e anche un po' rivoluzionaria:

- E chi se ne frega. Ma non hanno nulla di più importante a cui pensare?, è stato il commento del Beatle.

Ringo, si sa, era 'l'ultimo' del gruppo. La batteria, si sa, non è che nei gruppi anni sessanta fosse così di prima linea. E Ringo, inoltre, e si sa anche questo, era il meno belloccio dei quattro, aveva una voce nasale terribile e dal punto di vista creativo, e si sa eccome, era il meno prolifico.
Ma quest'uscita, niente di che per carità!, ci ricorda il suo atteggiamento scanzonato e gioviale che lo ha contraddistinto in tutta la sua storia.
E sempre un po' 'contro'.
E ci ricorda, anche oggi, che la Santa Sede è sempre più presunta, facendoci sapere che ha perso l'ennesima occasione (ma ormai ci stiamo abituando, no?) di fare una presunta bella figura.
Cioè tacere.

lunedì 12 aprile 2010

Volare via

Pensate a come deve essere assordante la solitudine estrema. Assoluta.
La disperazione.
La voglia di urlare che non produce suono.
Pensate a come ci si deve sentire lontano da tutto e da tutti.
Pensate a un gesto estremo, finale, come unico atto conclusivo e ineluttabile.
Francesco, ma è stato così?
Un abbraccio

domenica 11 aprile 2010

Riprendiamoci la città

Un tempo le marce non competitive, o competitive che dir si voglia, erano un modo di riappropriarsi di spazi all'interno di centro urbani, in particolare dei quartieri.
Dietro, spesso, c'erano idee, obbiettivi, iniziative sociali, movimenti.

Dopo, come tutto, è finito.
E ci sono rimaste solo le maratone, le gare competitive riprese dalla Tv, sponsor danarosi e sfilate di veline e politici, che sempre più spesso collidono.

Bene. Fate quello che volete, ma almeno fatele bene, informando.
Oggi, al ritorno dalla montagna, con il frigo vuoto, vengo a sapere che la 'mia' Coop è aperta.
Arrivati ieri sera molto tardi, è come la manna.
Quindi, stamattina, trasumanza familiare alla ricerca di carne, latte, pane e frutta (Partenza ore 10,15).
Strade chiuse intorno alla fiera.
Vigili che bloccano accessi, inutili signorotti con strani gilet gialli che con palette indirizzano. Transenne e birilli che orientano.

Ci si informa e si viene a sapere che c'è la Maratona di Milano. Caspita sia non si sa.
Si arriva al supermercato facendo file e giri perpetui (Arrivo alle 10,40 quando in genere ci vogliono 10minuti10).
Fatta la spesa, si esce (ore 11,00).
Fatti cento metri ci si ferma.
La strada di ritorno è chiusa.
Si cerca un'alternativa. Via verso Pagano. Tutto fermo. Ma fondamentalmente chiuso, senza speranze.
Torno indietro e provo dall'altra parte. Chiusa la via d'uscita.
A un certo punto mi rendo conto di essere all'interno di uno spicchio di città in cui ci si può muovere solo all'interno, e non uscire.

In fila, con gente esasperata, che suona, scende e litiga con i vigili, si rassegna disperata.
Una scena di ordinaria follia padana, tra le perfette organizzazioni formigoniane e le intelligenze mirabolanti morattiane: il tutto condito dalle superiori intuizioni leghiste.
Mio fratello dal centro mi dice che non può uscire di casa, che cominciano manifestazioni di malcontento   anche nei quartieri alti della città.

Agli incroci, in attesa di passare, ci sfilano davanti inutili milanesi che credono di essere ecologisti passeggiando per le vie della città a passo di lumaca la domenica, mentre il lunedì tirano fuori il loro Suv e spaziano nelle anguste vie medievali.

Arrivo a casa circa alle 13,00. Due ore per andare dalla vecchia fiera a San Siro.
Dopo avere praticamente pranzato con quello appena acquistato sull'auto, davanti a vigili grassi, concorrenti grassi e volontari grassi.
Noi siamo dimagriti.

venerdì 9 aprile 2010

Ahhiaaaa!

Parliamo di cose serie.
Ieri Pilù mi chiama dalla montagna in lacrime, singhiozzava.
- Che succede, amore mio? gli chiedo senza sapere se preoccuparmi davvero o sorridere.
- Stavo giocando e una scheggia mi è entrata nel dito.
- Oddio, e ti ha fatto male?
- Malissimo!!, e te pareva.
Poi mi hanno raccontato che sono dovuti andare al centro turistico per avere cerotti e medicazioni e, soprattutto, oggetto del vero terrore!, una pinzetta per mettere fine all'inusitata intrusione (quante volte l'ha fatto mio padre con me?).
Urla smisurate, pianti, diperazioni. Ma poi tutto si è concluso senza ricovero in ospedale e interventi vari a cuore aperto.
Sono tappe queste.
Sono scalini di crescita.

BiBì sicuramente avrà osservato il tutto un po' da lontano, piegando la testa e, proprio come fa il suo amato papà, avrà alzato un sopraciglio e guardato la scena con distacco e una buona dose di caustica perplessità.

Oggi li rivedo, per grazia ricevuta.
Non ne posso più di non averli intorno.
Ho bisogno di qualcuno che mi trasmetta affetto e amore.
Punto.

giovedì 8 aprile 2010

Blaterazioni notturne

E' bello riuscire a discutere, parlare, confrontarsi civilmente.
Guardate Annozero.
Ora sembra di vivere in un paese diverso.
Mah...
Improvvisamente tutti sembrano portare le proprie ragioni senza la premessa di delegittimare l'avversario.
Ma ci credete?
Mah...
Ora vogliono discutere delle riforme, insieme.
Bene.
Mah...

Io ne sono contento, sinceramente.
Non ne posso più di questa continua guerra.
Di questa continua delegittimazione...
E sono sfinito dal chiacchiericcio continuo, dal rumore di fondo, dalla noia perenne.

Voglio vivere in un paese normale.
Dove i giovani vincano e i vecchi reprobi arretrino.
Dove si lavora.
Dove chi sbaglia paghi.

Dove il sole al mattino illumini e non accechi.

mercoledì 7 aprile 2010

L'uovo ammè!

Eccoci qui, dopo il ponte di Pasqua. In Montagna.
E la famiglia si è fermata là fino al prossimo week end.
Farfalleggio per tre giorni solo soletto tra le leve tentacolari dela grande città, che ormai fa paura solo a se stessa.
Se seguo la più recente bibbia della sociologia familiare, frutto delle menti ormai destrutturate di qualche studioso americano, un terzo delle coppie tradisce. Quindi sono nelle migliori condizioni per abbracciare la filosofia del 'terzo vincente' a scapito di una insulsa maggioranza. Peccato che abbia altro da fare.
E poi anche perché, come capita spesso, anche in questa vacanza il mio fisico è crollato, quasi a reclamare qualche attimo di completo abbandono.
A scapito della famiglia, e di mia moglie in particolare che ha dovuto gestirsi gli Squali tutta da sola mentre io rantolavo nel letto tra febbre e nausea perenne. Tra l'altro non aiutata da un tempo infame, che ha costretto gli Squali tra quattro mura per molte ore. E si sa, gli Squali in cattività diventano anche più cattivi...
Ma dato che nulla viene per nuocere, due risultati li ho comunque ottenuti.
Il primo, illustrato con tempismo dalla mia compagna, è quello di essere padrone della propria età e quindi di mettersi un golf in più piuttosto che uno in meno. Soprattutto in vacanza.
La seconda, e la mia dichiarazione può essere anche suffragata da atto notarile depositaton in ogni cacelleria del regno, è che d'ora in avanti mi ammalerò più spesso.
Perché?
Perché sentire BiBì, nella stanza attigua, rimbrottare Pilù di non fare 'casino' (testuali parole) perché il papà sta male; vederla a più riprese entrare in camera e venirmi vicino, lentamente e dolcemente, e appoggiarmi la sua testa sul petto sussurrandomi 'papààà, come stai?'; oppure vederla fare festa appena mi alzavo dal letto; beh, allora questa è una delle vere soddisfazioni della paternità.
E poi perché vederla addentare l'uovo di Pasqua, ancora intero!, accompagnato da un urlo da kamikaze è stata una delle cose più straordinarie a cui abbia mai assistito.
BiBì sta lentamente prendendo la scena.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...