Notte agitata.
Molto.
E non solo per le vicende tragiche di questi giorni.
Una notte all'insegna del continuo arrotolarsi tra le coperte, come se avessi mangiato peperoni verdi fritti alla fermata del treno.
Un continuo svegliarsi, riassopirsi, risaltare sul letto, cercare un segnale di sonno...
Il tutto nel silenzio, oscuro e ricco di solitudine della notte profonda.
Di notte tutto si amplifica.
Se hai un problema, una preoccupazione, la notte, come una cassa dello stereo, riesce ad amplificare le difficoltà fino all'angoscia.
E l'ansia cresce, monta, sovrasta e ti spinge tra le braccia forti della disperazione.
Poi, a un certo punto, proprio come quando smette di piovere in estate e immediatamente il sereno compare asciugando la terra inumidita, tutto si chiarisce, tutto si risolve.
Dal buio alla luce; dal nero al bianco; dall'angoscia alla serenità.
E tutto si rivela, come dopo una meditazione trascendentale.
Un maledetto gormita formato gigante che mi premeva tra lo stomaco e le costole!!!
Sono le quattro e mezza.
Mi alzo, prendo questo maledetto essere insulso che ammorba la mia vita, apro la porta della stanza degli Squali e mi dirigo con passo marziale verso il letto di Pilù, con il chiaro intento di farglielo mangiare, così, crudo e senza sale.
Nella penombra, in una colonna sonora ritmata composta dai respiri dei due farabutti, vedo il suo viso, tenero, dolce, sereno. Raggomitolato su se stesso, scalciate le coperte, il suo Alaska a pochi centimetri: è l'immagine della bellezza e della purezza.
Mi giro e guardo l'altra assassina, BiBì. Naturalmente lei è tutta scarmigliata, dorme di traverso, sembra appena tornata dalla battaglia di Waterloo, tiene strettissimo il suo Woody quasi senza farlo respirare. E' bellissima.
Due figli, due gusti, due baci.
Due regali alla vita.
Li bacio tutti e due, senza svegliarli.
Ne dò uno anche al gormita infiltrato, tanto per gradire, appoggiandolo sul comodino di Pilù.
Esco sorridendo.
Torno a letto e in due secondo già dormo.
Felice.
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