Mattina agitata, questa.
Molto
In genere quando la madre degli Squali non c'è, loro rigano dritti come fusi, eseguono gli ordini come buoni soldatini visto che sono compagnia del papà cattivo.
Stamattina no, neanche morti.
O meglio stamattina sono riusciti a combinare più guai in dieci minuti che in una settimana.
Capricci? Sìììì. Rotture varie? Sììììì. Ribellioni di diversa natura? Sìììì. Proteste varie ed eventuali? Sììììì.
Ci si deve vestire, come al solito, mica niente di speciale.
- Io quello calze non le voglio, spiega BiBì rabbuiata e pronta a esplodere.
- Perché? avanzo io, digrignando i denti, guardando l'orologio e sentendo dentro montare una eruzione lavica degna del Krakatoa di giaviana memoria.
- Non le voglio! ed esplode in urla.
E si allontana.
Io respiro e mi rivolgo all'altro erede della dinastia.
- Possiamo vestirci, caro e meraviglioso Pilù? gli sibilo all'orecchio sperando che non percepisca il perfido istinto omicida che in questi casi mi solletica le viscere.
- Noooo, non trovo più Sommo Luminescente, che avevo lasciato sul passeggino di BiBì ieri.
Notare che io gli dico tutti i giorni di non portare a scuola giochi vari perché essendo figlio mio, si scorda tutto, e poi si dispera di aver perso qualcosa.
Io mi imbestialisco e ribadisco questo messaggio aggiungendo un sano e terapeutico - E ora ti arrangi. Se l'hai perso io non so cosa farci.
Il bello che che questo maledetto gormita è quasi impossibile da trovare in negozio e glielo avevo preso via internet.
Cambio repentino di scena e di inquadratura della telecamera. In contemporanea, degna della miglior sceneggiatura di un film di De Palma, la signorina dal corridoio comincia a ululare che le scappa la pipì. Corre in bagno ma ormai è troppo tardi. Piange.
Accorro con i jeans di Pilù in mano e la vedo in piedi che scarica, tipo Niagara, sul pavimento del bagno tutta quanto aveva bevuto nei mesi precedenti.
Dall'altra parte della casa l'altro alza il tono delle sue disperazioni gormitiche.
Un delirio vero e proprio.
La mia reazione? Un urlo della giungla che avrebbe spaventato anche una gruppo di leoni affamati. Credo di avere rotto qualche bicchiere, tipo tenore.
Improvvisamente tutto si zittisce. Gli squali mi guardano con gli occhi fuori delle orbite e bocca aperta.
Io, a gesti, li rivesto, pulisco il bagno, cerco il gormita, gli rifilo una quantità industriale di biscotti ognuno, gli metto il golf, le giacche, le scarpe, scendo in silenzio tombale all'auto e li porto alle loro rispettive scuole senza proferir verbo. E loro altrettanto.
Una volta abbandonati ai loro carcerieri mi abbandono su una panca del metrò.
Un po' meno felice di ieri.
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