lunedì 31 gennaio 2011

Matrimoni in vista

Siamo agli sgoccioli.
Finalmente tra poco saremo liberi per riprendere una vita normale, serena.
E non sto parlando di politica...
Sabato pomeriggio, tornando dall'ennesima festa di bambini, passiamo davanti alla Fabbrica dei Confetti.
Una fabbrica vera e propria, nel mezzo di Milano, sulla circonvallazione. In quella parte della città che ha sapore di inizio novecento, produttiva, per certi versi affascinante, ma di fatto orrenda.
L'avevo scoperta ( o me l'aveva segnalata qualcuno, non ricordo...) in occasione del mio secondo matrimonio. Entri e fai un salto nel tempo.
Un signore anziano con il camice, macchine antichissime, un sapore da pre-rivoluzione industriale. E i confetti, di ogni gusto e colore, buonissimi.
Torniamo a bomba.
Dai confetti e l'antico matrimonio, il dibattito si apre senza nessuna necessità di favorirlo.
- Anch'io mi sposo con Lorenzo, azzarda Bianca, ripetendo la sua antica promessa al suo principe di scuola.
E continua.
- Mi sposo a Natale, con un mantello d'argento e Lorenzo con uno d'oro. Gli invitati sono: io, Lorenzo e Andrea. Ma anche voi (cioè noi genitori).
Poi spazio alla regia dell'evento.
- Tu mamma fai la presentatrice ("signori e signore, ecco a voi il matrimonio di Bianca e Lorenzoooo). Il menù? Beh, pasta in bianco con pinoli (anticipando quando c'è scritto qui)), e torta al cioccolato con more, lamponi, fragole.
- Poi andiamo tutti a casa, conclude la wedding manager de noantri.
Andrea, di tutto converso, si fa avanti.
- Anch'io mi sposerò, e mi sposerò con Alessia (che non si sa chi sia, e forse non si chiamava neanche così). Io però mi sposo in comune, vestito di grigio come il mio papà.
E io tiro un sospiro di sollievo, almeno l'etichetta è salva.
Per poi concludere: - E voi diventerete nonni!
Speriamo di arrivarci, penso io...

I miei figli hanno le idee chiare.
E il giorno del loro reale matrimonio queste cose gliele tiro fuori tutte, ma proprio tutte.

domenica 30 gennaio 2011

Anatema!

Ci stiamo arrivando.
Sempre troppo lentamente, ma ci stiamo arrivando, perdendo tempo utile e necessario.
L'imperucolo, fondato su mafietta, donnette, e perversioni varie, sta crollando. Con ignominia, senza gloria, senza aver vinto proprio nulla. Almeno Roma, prima di sdraiarsi su se stessa, aveva dominato il mondo, fatto diventare ricchi i suoi cittadini, traghettato il mondo verso una modernità impensabile all'epoca.
Questi non hanno fatto nulla, ma nulla, ma niente di niente, tranne che distruggere un paese, approfittare della sua dinamicità, arricchire le loro tasche e quelle degli amici e parenti, hanno perso tutte le corse e i treni, ci hanno sputtanato di fronte al mondo intero, ci hanno fatto diventare sempre più poveri, hanno distrutto intere generazioni e il futuro dei più giovani.
Ora non lo dicono solo i comunisti cattivi, i giudici cattivissimi al soldo, o l'opposizione forcaiola.
Ce lo sbattono in faccia, sì con violenza e senza alcuna educazione, i padroni della terra, chi ha il vero potere nel mondo, chi guida, da destra o sinistra, nazioni in modo serio e professionale; nonché gli economisti, i manager della finanza vera, gli opinion leader che sono veramente leader.
La notizia, che non mi sembra abbia grande rilevanza ma che è veramente drammatica, è una riunione a porte chiuse che si è svolta a Davos, al summit dei potenti dei potenti.
Oggetto, ma guarda un po'?, il nostro paese, e non come detentore di spiagge, monumenti e grande storia, ma come imputato. Leggetevelo, questo articolo, e vedete se anche a voi non si rivoltano le budella.
E poi il colpo finale, l'insulto fatto a diplomazia di stato.
Arriva dall'Africa, non di certo il centro della democrazia, della trasparenza e della politica rappresentata.
Siamo diventati, anche per loro, impresentabili, esempio di degrado, monito contro il peggio.
Senza dimenticare cosa scrive il New York Times l'altro giorno e tutta la stampa straniera.
Ma vi rendete conto?
Bene. Io spero che tutto crolli, al più presto, e che in questo paese si ristabilisca un clima normale, con un governo normale, con della gente normale che fa delle cose normali.

Ma, scusate tanto!, tutti quelli che ancora giustificano, tutti quelli che non ci credono, e soprattutto tutti quelli che hanno votato per questo scempio, eh no!, non ci deve essere né comprensione né biblico perdono.
Hanno sulla loro pelle, sulle loro spalle, la responsabilità, in cambio di qualche briciola ammuffita, di aver ridotto un meraviglioso paese in un cumulo di macerie senza possibilità di ricostruzione.
Proprio come a L'Aquila.

venerdì 28 gennaio 2011

Disgusto assoluto

Poche righe, neanche tanto circostanziate. Solo un tremendo senso di disgusto.
Guardate ora (ore 10,00 di venerdì 29 gennaio 2011), l'homepage di Corriere.it.
Guardatela con attenzione.
Prima i liquami in mare a Napoli, con coinvolgimenti di uomini con responsabilità pubbliche, presidenti di regione, figlie, amici degli amici.
Poi quello che istiga la piazza contro la magistratura politicizzata. Per i noti fatti a sfondo 'politico'...
Poi il direttore della tv di stato che chiama in diretta una trasmissione, bella o brutta, schierata o non schierata, per fare onorare il suo capo che sennò si arrabbia.
Poi, uno pensa, si parlerà di politica, finalmente...
E invece cosa?
La casa di Montecarlo, il coinvolgimento di Fini, l'opposizione che esce dall'aula, i futuristi che urlano che il dossier ha un solo e chiaro mandante.
È finita lì?
Manco per sbaglio.
Poi le primarie di Napoli, sospese, cancellate, con i suoi presunti coinvolgimenti della camorra, della fila di cinesi che votano.
Poi la feccia della feccia: la salma di Mike Bongiorno sequestrata.
Dio mio sto ancora dormendo e sto vivendo il peggiore degli incubi?
No, ben svegliato, sei in Italia!
Quasi tutte queste notizie, fatte di scandali, ruberie, battone di alto bordo, pedofilia, case intrallazzate, elezioni truccate, schifezze di ogni genere di natura ambientale, coinvolgono pubblici funzionari, politici con altissime responsabilità istituzionali, partiti, senato, camera, magistratura...

Poi improvvisamente ti rendi conto di come sarebbe bello essere in un mondo normale, leggendo, là sotto, molto sotto,  scrollando la pagina del sito, che Obama risponde, dopo il suo discorso in tv, alle domande dei cittadini su YouTube.
Fantascienza.

giovedì 27 gennaio 2011

Noi e la memoria

La mia generazione è cresciuta nella contrapposizione delle ideologie, nel boom economico, nell'Italia papista, bacchettona ma solidale, ospitale.
A scuola, quello che è accaduto nel ventennio famoso, della guerra e della lotta partigiana si parlava poco; quasi sempre non si arrivava in tempo a concludere il programma. Forse c'era un disegno, forse era solo cialtroneria degli insegnanti, forse...
Ma anche di fronte a questa manchevolezza della scuola, aldilà della sensibilità dei singoli, la storia più recente veniva raccontata dai genitori, dai parenti, dai libri e, sembra incredibile oggi!, dalla televisione.
Molti i film che si trasmettevano sulla resistenza, sulla guerra, sull'occupazione nazista. Monicelli, Rossellini, De Sica, e tanti altri.
Ma la tv ha avuto un ruolo straordinario nella diffusione della sensibilità rispetto a quel periodo trasmettendo quelli che al tempo venivano definiti 'documentari di guerra'.
E in questa giornata della memoria, proprio uno di quei documentari, anche oggi presenti nei palinsesti delle varie tv riveduti e corretti, con lo scopo chiaro e sconcio di fare del becero revisionismo storico - ne ho visto uno recentemente su Rete4 in cui si parlava persino della resistenza norvegese, ma non di quella nostrana... - uno di quei racconti per immagini oggi mi torna alla mente con forza.

Credo fosse uno di quei filmati girati dai sovietici in un campo nell'est Europa. O forse di un operatore alleato. Non importa.
Sono quelle riprese fatte proprio nel momento in cui, scappati i tedeschi, si aprivano i campi, e i superstiti conquistavano la libertà, come fantasmi, con gli occhi sbarrati dalla meraviglia, dalla sorpresa. Alcuni pregano, altri piangono, altri si inginocchiano davanti ai loro liberatori. Scene strazianti, di dolore infinito, anche nella gioia del momento.
E a un certo punto compaiono un gruppo di bambini.
Piccoli esseri spauriti, sguardi ormai inermi, fissi, nelle loro uniformi del terrore. Occhi neri, sbarrati, occhi che hanno visto morte, torture inenarrabili, violenze indicibili, quanto di più orribile l'uomo abbia inventato.
E, forse a un comando dell'operatore, improvvisamente, con gli occhi fissi alle telecamere, contemporaneamente tutti si scoprono gli avambracci, per mostrare la cosa che, oltre al futuro e alla libertà, aveva tolto loro anche la dignità: il numero marchiato a fuoco sulla pelle, quel maledetto numero che tramutava, di fatto, gli uomini in elenchi, in cavie da esperimento, in non-esseri umani.

Ecco, dimenticare tutto ciò significa uccidere tutti i superstiti, significa negare la loro esistenza, oltre che cancellare il sacrificio di milioni di martiri.
Dobbiamo ricordare, dobbiamo raccontare ai nostri figli, dobbiamo tenere in vita la fiaccola della conoscenza e della storia.

Oggi è il loro giorno.
Oggi noi siamo nulla rispetto a loro.
Oggi pensiamo solo a loro.

mercoledì 26 gennaio 2011

Ipocriti di tutto il mondo, unitevi

Non sopporto questo continuo saltellare, senza mai prendere una posizione chiara, inconfutabile.
Di cosa diavolo parlo?
Di questa notizia, comparsa ieri sul Repubblica, e che mi martella nella testa da ore. Una notizia, o presunta tale, da farmi imbestialire.
Siamo in una società capitalistica dove il profitto è l'unico obbiettivo, l'unica religione? Sì.
Siamo in un mondo che ha sconfitto - e se ne vanta! - qualsiasi alternativa di sviluppo? Sì.
Siamo in un periodo storico dove, si dice, le ideologie sono state sconfitte? Sì.
Bene, allora tacere, lavorare e pedalare.
L'Ikea che ruolo ha nella società odierna, capitalistica, basata sul profitto, senza ideologie, con il dio danaro davanti agli occhi di tutti, belli e brutti?
Ca va sans dire, mon amis, vendere mobili, piatti, lampade e una serie di cose inutili che non comprereste mai. Oltre che polpettine bruciacchiate con composta di mirtilli e salmone affumicato a fiumi.
Questo fa l'iKea. In tutto il mondo.
Quindi se uno va all'Ikea, che ci va a fare?
Intrattenere rapporti sadomaso con qualche escort raccolta nella provincia milanese?
Discutere di marxismo e leninismo con i dipendenti del grande magazzino?
Sfidare Roger Federer a tennis nel salone dei divani?
No, ci va perché, a scelta:
- è un giovane virgulto che sta mettendo su casa con un budget non allargabile
- è una giovane mamma in attesa che deve allestire la cameretta per l'erede
- è un anziano che deve cambiare i mobili del salotto ormai consunti
- sono io, per esempio, che devo completare una libreria monca
Ecco, quindi uno, visto che fa la scelta masochistica di infilarsi in quel girone infernale, quando va all'Ikea va per acquistare.
Mi spiegate voi, nobili lettori di queste inutili note, il perché di questo articolo, in cui si accusa il marchio svedese di creare 'un labirinto che obbliga all'acquisto', quando il magazzino esiste proprio per fare acquistare?
Oggi l'informazione è obbligata, ridondante, insulsa, inutile, e quindi impone a chi scrive e pubblica di riempire, riempire, riempire...

martedì 25 gennaio 2011

Due diligence

Al ritorno dai nonni, oltre cortina, in auto.
Io e Andrea, meravigliosamente soli, parlando felicemente tra uomini.
- Papà, quando vendi l'azienda diventi ricco?
Hanno una capacità di penetrarti il cervello come un laser, i bambini. Visto che pochi secondi prima stavamo parlando di Lego, Stars Wars e Luke Skywalker...
- Beh non è un problema di adesso. Quando succederà vedremo.
Andrea sta cominciando a capire le 'dimensioni' delle cose, del loro valore. Facendo, naturalmente un caos pazzesco perché non ha ancora parametri di grandezza stabili.
- Ti daranno almeno mille euro, forse duemila!!! pensando alla cifra massima che riesce a contemplare.
Sperando di racimolare qualche euro in più in futuro, lascio perdere, cerco di far cadere il discorso.
Ma lui, con una sterzata strategica degna di un grande manager di Wall Street, cala l'asso.
- No, facciamo così.
E io comincio a tremare.
- Tu l'azienda non la vendi. Ci vengo a lavorare io così quando sono grande non debbo cercare lavoro.
L'altra sera si parlava, come è normale che sia in questo paese allo sbando, di disoccupazione, in particolare per i giovani e Andrea chiedeva lumi in merito.
- Anzi facciamo così. Veniamo a lavorare sia io sia Bianca.
Così siamo a posto. Una vera occupazione!
Mi salgono i brividi lungo la schiena pensando a miei figli alle prese con il lavoro, le dinamiche allucinanti che lo regolano, le lotte, le leggi...
Una cosa mi consola. Con l'età che ho, quando loro saranno alle prese con le vere questioni della vita o sarò rincoglionito totale e forse occupato, in qualche girone infernale, a spalare carbone.
Teniamo duro? Teniamo duro!

giovedì 20 gennaio 2011

Senza fare un plissè

Siccome amo parlare di cose serie, parlo di bambini. I miei e non solo.
Lo spunto oggi è una notizia su Corriere.it oggi, che riporta i risultati di un'indagine realizzata da una società ceca che produce software.
Prima dell'avvento dei computer
Il lavoro aveva l'obbiettivo principalmente di come e quanto evolve il rapporto tra i bambini di 2/5 anni e la tecnologia e quali conseguenze ha sulle loro capacità di apprendimento di azioni più 'tradizionali'.
Le conclusioni, ovvie, sono che i bambini in questione, da qualsiasi parte del mondo provengano, dimostrano una dimestichezza straordinaria verso la tecnologia anche più avanzata, a scapito, per esempio, della più normale necessità di allacciarsi le scarpe.
È naturale che l'introduzione della gestione tattile delle macchine, aiuti in modo esponenziale chi fa dell'uso delle mani la cosa più istintiva al mondo.
Ma è anche altrettanto naturale che chi è ancora 'tabula rasa', chi non è ancora influenzato dall'esperienza, dalla storia e dalle consuetudini, riesce con maggiore facilità ad affrontare il nuovo.
Pilù si aggira facilmente tra computer e IPad, come con gli IPhone, anche se comincia a farsi domande, troppe, a scapito dell'immediatezza e quindi della facilità d'uso.
BiBì è una potenza della natura.
L'uso dell'IPad in particolare è embedded, potremmo dire, insito nella sua natura di bambina del mondo.
Apre e chiude, avvia app dei giochi, impara da sola comandi, allarga e richiude le immagini senza che nessuno le abbia insegnato a farlo, schiaccia pulsanti, ascolta musica...
Entrambi comunque sono uno spettacolo.
Avendo genitori che per lavoro devono essere al passo dei tempi, che sono dotati di tutti le più innovative diavolerie del momento, tutto diventa più semplice, ma è chiaro che l'età aiuta, e molto.
La domanda è quando queste facilità e innocenza scompariranno per fare spazio al ragionamento, agli interessi, ai dubbi, alle convenzioni.
Sicuramente prima di qualche adulto ancora tanto allo stato adolescenziale da cercare la compagnia di coetanei per giocare al famigerato 'dottore'.

martedì 18 gennaio 2011

Brucia Roma

Qui c'è poco da ridere!!
Io lo dico da tempo. Qui crolla tutto, e ora nel peggiore dei modi, ma continuo a pensare che quando succederà, chi crolla si trascinerà dietro tutto, facendo crollare tutto il resto, cioè noi.
Io non so quanti anticorpi il nostro paese ha. Non so di quante forze e capacità di reazione la nostra Italia ha.
So solo che non esistono più forze di massa che garantiscono per la democrazia, che vigilano e che tutelano l'ordine.
So solo che certa gente, di indubbia fede antidemocratica, è al governo e che non se ne andrà via volentieri.
So solo che il presidente della repubblica è di ben oltre gli 80 anni.
So so solo  gli interessi economici sono enormi.
So solo che la crisi è pesantissima.
So solo che la Chiesa, che ora grida allo scandalo, è da sempre schierata a favore.
So solo che la potenza dell'uomo in questione è grandissima.
So solo che gli equilibri internazionali sono delicati e noi siamo delle pulci.
So solo che la Ue ha gli occhi puntati su di noi per il debito.
So solo che la classe imprenditoriale è anche lei schierata e fa quello che vuole.
So solo che la tenuta democratica del paese oggi è molto, molto flebile.
So solo che c'è qualcuno che soffierà sul fuoco per dividere il paese.

Sono molto preoccupato, e invece tutto il paese si dà di gomito, perché quello si fa le ragazzine, e che da tempo e tempo queste cose le hanno fatte tutti (non è vero, io non le faccio!!! e ne conosco qualcun'altro...).

L'"impero" se ne va, e lascia solo macerie.
Chissà cosa leggeranno sui libri di storia i nostri nipoti e pronipoti di questi anni?

domenica 16 gennaio 2011

Il mio programma preferito

Io non accendo quasi mai la Tv. Ora un po' di più con il digitale terrestre (anche se non ved quasi un tubo), ma sempre molto poco.
Un po' per spocchia un po' perché c'è proprio poco da vedere. Non ho bisogno della Tv per avere compagnia. Il mio solo problema è riuscire a trovare qualche momento di solitudine, esattamente l'opposto.
Ma stasera, mannaggia a me, ho acceso a un orario 'non protetto', durante l'ora dei tg e cosa ti vedo?
Un film dell'orrore? Peggio!
Una partita di calcio? Ancora peggio!
Una televendita di aspirapolveri? Peggissimo!!
C'era lui, patinato, cravattato, tirato, incavolato, inquisito,, braccato. Ma anche in difficoltà vera, spaesato, alla ricerca di qualcosa, solo...
Ma non voglio parlare di questo. Ormai sono distante anni luce da tutto ciò. Sono in mezzo all'oceano, lontano da tutte le coste, senza la necessità, né la voglia, di trovare una nuova rotta.
Mentre parlava quello, è successa l'unica cosa importante da segnalare in questa orribile, grigia, fredda domenica milanese. 
Pilù, dopo i vari tentativi, dopo questi primi mesi di scuola, è improvvisamente partito in quarta e si è messo a leggere alla velocità della luce (si fa per dire!), zittendo la facciona ingombrante che riempiva letteralmente il monitor, ma soprattutto lasciandoci a bocca aperta.
BiBì, gelosa, cercava in tutti i modi di riagguantare l'attenzione, ma Pilù è andato avanti senza fermarsi.
La storia che leggeva, lentamente, si è sviluppata, si è raccontata, si è incredibilmente capita. Si trattava del nuovo libro di Giulio coniglio, non della Critica della ragion pura, ma comunque è stato bellissimo.
Pilù si è alzato notevolmente, ha un'espressione ormai 'da grande', parla e interloquisce senza problemi.
Intanto BiBì annaffiava le piante - da sempre abbandonate a se stesse - correndo avanti e indietro per la casa, sempre più bella, sempre più grande, sempre più 'donna'...
È una soddisfazione tutti giorni guardare questo spettacolo, altro che Tv, altro che qualche faccione...

venerdì 14 gennaio 2011

Partecipa anche tu!

Il nuovo nome del partito del fare quello che ci pare non ci appassiona, no.
Ma ci coinvolge di più trovare una definizione del nuovo attacco comunista di giudici comunisti con procedimenti e sentenze comuniste. Parliamo naturalmente del seguito dello scandalo di ragazzine minorenni che hanno presunti rapporti con uomini maggiorenni che hanno responsabilità pubbliche in questo momento in Italia.
Qualche definizione è già stata coniata e data in pasto alla stampa da parte di qualche collaboratore stretto.
Ma non basta.
Bisogna aiutarli. Scarseggiano di fantasia, sono un po' bolliti e sono stanchi da tante serate fisicamente coinvolgenti.
Ripeto: AIUTIAMOLI.

Io lancio qualche suggerimento.
A voi il resto.
Poi ci pensano loro a diffondere

Gogna mediatica
Giustizia talebana
Accanimento giudiziario
Irrigidimento normativo
Asfissia legislativa
Anoressia liberale
Ignominia pluto-democratica
Assatanamento dittatoriale
Espiazione populista
Isteria giustizialista
Assioma avanguardista
Ipertrofia oppositiva

ma anche
Diarrea compositiva
Sfinimento programmatico
Liposuzione sessistica
Affabulazione assimmetrica
Castrazione illiberale

Aggiungete pure...

mercoledì 12 gennaio 2011

E la chiamano modernità...

Non si può restare inerti e indifferenti rispetto a quanto sta succedendo in Fiat, sul rapporto tra azienda e sindacato, sull'imperiale e ingombrante figura di Marchionne, sui risvolti politico/sindacali della disputa, e sui cambiamenti che tutto questo comporterà a livello sociale e civile.
Non si può proprio.
Io sono un imprenditore, ma è impossibile, e alquanto pretestuoso, affiancare aziende che hanno dimensioni e conti economici distanti in modo siderale.
Ho 53 ann e so solo che, da quando ho un minimo di cognizione di quello che mi succede intorno, la Fiat è un'azienda che ha fatto la storia di questo paese. In senso stretto. Perché la Fiat ha deciso, ha pianificato, ha progettato questo paese, grazie alle sue necessità, grazie ai suoi obbiettivi. Con una classe politica al suo servizio. Questo è storia.
E poi, finito il boom, finito l'ubriacamento da crescita infinita, iniziate le crisi, sotterrato l'assioma che i lavoratori dovessero essere schiavi, arrivata la voragine energetica, perpetrata la mancanza di creatività con modelli paradossali e orrendi e quindi una crisi di vendite fortissima, la Fiat ha cominciato a chiedere, non solo strade, politiche industriali al suo servizio, ma anche casse integrazioni, incentivi alle vendite, contratti di lavoro ad hoc, sconti fiscali in cambio di investimenti... Senza scordare l'Alfa Romeo, 'acquistata' dallo stato per una cifra ingente!
Insomma, la Fiat, e sembra una battuta da bar, da sempre si è tenuta gli utili per far pagare alla collettività le perdite.

E oggi siamo al paradosso.
Dopo che con tutte le agevolazioni possibili, anche in tempo di crisi, la Fiat si è bevuta in un solo sorso la Chrysler (oggi al 25% di quota detenuta), dopo che è stato dichiarato che entro breve si potrebbe salire al 51%, dopo che che tutto l'anno scorso gli incentivi hanno aiutato l'azienda a produrre comunque utili, dopo che la cassa integrazione è intervenuta in modo massiccio appena gli incentivi sono terminati, il management dell'azienda automobilistica torinese introduce un contratto unilaterale il cui unico obbiettivo è quello di aumentare la produzione, tagliare le pause, ridurre il tempo di mensa, ridurre l'assenteismo cialtrone, mettere in un angolo la democrazia rappresentativa in fabbrica.
A fronte di tutto questo, le quote di mercato della società stanno letteralmente crollando visto le ciofeche di auto che vengono progettate e quindi prodotte.
Vendiamo poco e quindi mettiamo in cassa integrazione. A fronte di tutto ciò, quei pochi che sono in fabbrica, devono lavorare di più, non ammalarsi, stare zitti e mangiare anche poco e in fretta.
Sembra contraddittorio, ma se ci pensiamo bene tutto è chiaro.
La crisi la paga il pubblico (alla faccia del mercato e del capitalismo!), mentre chi lavora deve farci diventare sempre più ricchi a costi sempre più bassi.
Altrimenti, cari operai straccioni, chiudiamo tutto e ce ne andiamo in Canada o chissà dove.
E tante grazie al paese che ci ha permesso, dal lontano senatore Agnelli nella farsa fascista, di crescere indisturbati, ricchi e belli come il sole.
Forse qualcuno dovrebbe indignarsi un po'.
Io non so se in tutti i paesi è così, ma più passa il tempo e più mi rendo conto di vivere un paese di stampo medievale, cialtrone e parassita.
'E chi non beve con me', peste lo colga', per citare un famoso 'carosello' anni '60.

Corro a comprare qualche biglietto d'aereo per i miei figli...

domenica 9 gennaio 2011

W la scuola!

... nel vero senso della parola.
Domani la scuola riapre i battenti, riaccoglie come una grande mamma, tutti i suoi figli. Dai più grandi ai più piccoli.
Ma soprattutto li sottrae alle loro famiglie, sfinite da una vacanza lunghissima iniziata il 23 dicembre.
Quasi venti giorni con gli Squali in mezzo alle gambe, quasi venti giorni in cui, nell'ordine:
- si sono ammalati due volte entrambi
- hanno frignato dalle duecento alle trecento volte
- sono andati in bagno almeno una sessantina di volte chiedendo assistenza
- hanno mangiato almeno una cinquantina di volte, merende comprese, sporcando tavoli, piatti, e lamentandosi, sempre!, di volere qualcosa di diverso da quello che stavano mangiando
- hanno sciato più volte con un investimento pari all'acquisto di una villa a Beverly Hills, e una volta Pilù, a discesa finita, ha avuto la fantasia pure di sparire facendomi passare i dieci minuti più lunghi della mia vita
- hanno guardato un po' di televisione chiedendo, quando scappava la pipì, di fermare l'immagine come se fosse una visione di un dvd. E non sono ancora riuscito a far capire loro la differenza
- hanno corso in lungo e in largo la casa sfondando timpani a noi e ai quei poveracci che ci abitano sotto
- hanno affossato qualsiasi progetto alternativo alle loro volontà
- si sono svegliati le notti chiedendo cose astruse e impedendo di dormire

Ora basta!
Domani a scuola!
Domani iniziano le ferie.
Domani si torna al lavoro e la facciamo finita!

Viva il lavoro! Viva la fatica! Viva la scuola!
Almeno per un po'...

mercoledì 5 gennaio 2011

Willer for president

La situazione è veramente al limite.
Questo inizio d'anno ci riserva sorprese a non fi ire, e quindi l'anno si preannuncia ricco di interessanti novità.
La notizia delle notizie, per chi ha una certa età, è questa.
Uno dei Fantastici 4 nel prossimo numero morirà, alla faccia di chi pensa che i supereroi siano eterni, invincibili, immortali e pure invidiabili.
La mano rossa, numero uno dell'immortale serie
Altri eroi fumettosi in passato erano stati oggetti di morti improvvise, sebbene sempre ampiamente e preventivamente annunciate, per poi ritrovare il senso della vita qualche numero più avanti sotto la spinta degli uffici marketing e le pressioni dei lettori inferociti.
Anche questa volta l'inganno editoriale avrà vita più o meno breve, ma il senso di amaro che rimane nella bocca è sempre lo stesso.
Ma come, questi super supereroi nati per salvarci dai mostri, dai peggio delinquenti della terra, da batteri alla conquista del mondo piuttosto che dagli alieni del pianeta Pdl, anche loro sono poveri mortali vulnerabili?
Un'altra certezza della vita che crolla in modo ignominioso?
Non tutto è da buttare.
Tiger Jack lotta insieme a Tex Willer contro i 'politicanti e gli assassini di ogni risma' da oltre sessant'anni senza avere un cedimento. Obelix, al fianco di Asterix, continua imperterrito, anche se con crescente fatica, a menare sberle a quei pazzi di romani sempre più rintronati. Mentre Topolino, nonostante l'avvento del digitale, continua a fare il suo lavoro di detective contro i cattivoni della Banda Bassotti.
Insomma qualche certezza c'è ancora.
Continuiamo, con il nuovo anno e con fiducia, ad andare avanti, sperando in un supereroe che ci liberi da tutti i mali, che ci metta al riparo dalle sconcezze aliene di oggi e tracci la linea di un futuro, se non rosso, almeno roseo.
Alle prossime primarie vota Tex Willer, ricorda!

sabato 1 gennaio 2011

Buon anno

Un anno sereno, solidale, ironico, amichevole, interessante, curioso, intellettuale, di cultura, amorevole, attento, rispettoso, godurioso, affascinante, sensuale, entusiasta, gastronomico, ambientale, profumato...

Oggi è il giorno in cui i sogni sono gratis.

Buon anno a tutti!

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...