mercoledì 12 gennaio 2011

E la chiamano modernità...

Non si può restare inerti e indifferenti rispetto a quanto sta succedendo in Fiat, sul rapporto tra azienda e sindacato, sull'imperiale e ingombrante figura di Marchionne, sui risvolti politico/sindacali della disputa, e sui cambiamenti che tutto questo comporterà a livello sociale e civile.
Non si può proprio.
Io sono un imprenditore, ma è impossibile, e alquanto pretestuoso, affiancare aziende che hanno dimensioni e conti economici distanti in modo siderale.
Ho 53 ann e so solo che, da quando ho un minimo di cognizione di quello che mi succede intorno, la Fiat è un'azienda che ha fatto la storia di questo paese. In senso stretto. Perché la Fiat ha deciso, ha pianificato, ha progettato questo paese, grazie alle sue necessità, grazie ai suoi obbiettivi. Con una classe politica al suo servizio. Questo è storia.
E poi, finito il boom, finito l'ubriacamento da crescita infinita, iniziate le crisi, sotterrato l'assioma che i lavoratori dovessero essere schiavi, arrivata la voragine energetica, perpetrata la mancanza di creatività con modelli paradossali e orrendi e quindi una crisi di vendite fortissima, la Fiat ha cominciato a chiedere, non solo strade, politiche industriali al suo servizio, ma anche casse integrazioni, incentivi alle vendite, contratti di lavoro ad hoc, sconti fiscali in cambio di investimenti... Senza scordare l'Alfa Romeo, 'acquistata' dallo stato per una cifra ingente!
Insomma, la Fiat, e sembra una battuta da bar, da sempre si è tenuta gli utili per far pagare alla collettività le perdite.

E oggi siamo al paradosso.
Dopo che con tutte le agevolazioni possibili, anche in tempo di crisi, la Fiat si è bevuta in un solo sorso la Chrysler (oggi al 25% di quota detenuta), dopo che è stato dichiarato che entro breve si potrebbe salire al 51%, dopo che che tutto l'anno scorso gli incentivi hanno aiutato l'azienda a produrre comunque utili, dopo che la cassa integrazione è intervenuta in modo massiccio appena gli incentivi sono terminati, il management dell'azienda automobilistica torinese introduce un contratto unilaterale il cui unico obbiettivo è quello di aumentare la produzione, tagliare le pause, ridurre il tempo di mensa, ridurre l'assenteismo cialtrone, mettere in un angolo la democrazia rappresentativa in fabbrica.
A fronte di tutto questo, le quote di mercato della società stanno letteralmente crollando visto le ciofeche di auto che vengono progettate e quindi prodotte.
Vendiamo poco e quindi mettiamo in cassa integrazione. A fronte di tutto ciò, quei pochi che sono in fabbrica, devono lavorare di più, non ammalarsi, stare zitti e mangiare anche poco e in fretta.
Sembra contraddittorio, ma se ci pensiamo bene tutto è chiaro.
La crisi la paga il pubblico (alla faccia del mercato e del capitalismo!), mentre chi lavora deve farci diventare sempre più ricchi a costi sempre più bassi.
Altrimenti, cari operai straccioni, chiudiamo tutto e ce ne andiamo in Canada o chissà dove.
E tante grazie al paese che ci ha permesso, dal lontano senatore Agnelli nella farsa fascista, di crescere indisturbati, ricchi e belli come il sole.
Forse qualcuno dovrebbe indignarsi un po'.
Io non so se in tutti i paesi è così, ma più passa il tempo e più mi rendo conto di vivere un paese di stampo medievale, cialtrone e parassita.
'E chi non beve con me', peste lo colga', per citare un famoso 'carosello' anni '60.

Corro a comprare qualche biglietto d'aereo per i miei figli...

1 commento:

  1. Non sono d'accordo. Purtroppo avevo scritto un lungo post di riflessione ma mi si è cancellato!!! mannaggia.

    Cerco di riassumere.
    Sono abituato a riflettere sul presente e non sui perchè o per come le cose sono successe. Da quando Marchionne è alla FIAT ha cercato di svincolare l'azienda dalla sua cronica necessità di succhiare la mammella statale come è costume (vedi FS o Alitalia ognuno con le sue peculiarità). E questo è sempre stato odioso. Ed è il paradigma di un certo modo di essere italiani. Concentrati con strepitosa pignoleria sui propri personalistici diritti, diritti consumati, anacronistici personalistici e spesso radicalmente contrari al beneficio della comunità. Il classico chiagni e fotti.
    I sindacati (che secondo me sono compeltamente inutili sia da una parte che dall'altra e che vivono solo per sostentare se stessi) sono la forza più conservatrice, inutile e addirittura dannosa che ci sia in Italia.
    Il mondo è cambiato. Il problema di questo paese è l'assenza della certezza del dovere e dell'assunzione di responsabilità verso la comunità non la difesa a oltranza dei benefici costruiti negli anni.

    Inoltre non è certo Marchionne o la FIOM a dover decidere quali e quanti sono i diritti da difendere nei rapporti di lavoro. Se ci saranno clausole NON costituzionali ci saranno ricorsi che verranno giudicati dalle corti competenti. Le regole le abbiamo, ci vorrà del tempo (nemmeno molto) e sarà valutato questo contratto. E si vedrà chi ha ragione. Immagino nessuno pensi che alla corte costituzionale ci siano giudici genuflessi al despota. E non mi pare che Napolitano si sia alzato scandalizzato contro questo contratto! Mi fido più del mio presidente della Repubblica che del primo Flores D'Arcais che passa.

    E per chiudere qui si tratta di TOGLIERE gente dalla cassaintegrazione non di mettercene altra. E queste sono le condizioni attuali che il mondo ci offre. Che il sistema capitalistico che ci ha resi ricchi (con le sue gravissime falle) ci offre.

    Ma si sa che a noi piace lamentarci. E vai con la FIAT finanziata dallo stato. Non vedo l'ora di pagare.

    RispondiElimina

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...