domenica 28 aprile 2013

La savana ci fa un baffo

... e poi a un certo punto si girò.
E li vide tutti lì, intorno, insieme, uniti, forti, assatanati, violenti, con la bava alla bocca.
Il suo ultimo pensiero fu "sembrano tanti grillini...", e poi scattò l'attacco.
Si vide dall'alto.
Serpenti sibilanti e infingardi, iene sorridenti che non aspettavano altro di addentare la carne, pipistrelli pronti a ripulire le vene...
Ma quello che lo sconvolse, prima di tirare l'ultimo respiro  erano gli uomini e le donne che rimpolpavano il gruppo, con l'occhio vitreo, senza espressione, determinati, senza alcun dubbio, alla ricerca della fine.
Al primo morso di serpente gli cominciò a girare la testa, al primo assalto delle fiere sentì un dolore acuto, al primo attacco umano con coltelli e spade si sentì mancare.
E pensò "è finita, maledizione, proprio finita".
Chiuse gli occhi, confermò quanto letto e sentito, che in quei ultimi momenti ti ripassa davanti agli occhi alla velocità della luce tutta la tua vita, sorrise di fronte a chi lo aveva amato per tutta la vita, e si lasciò andare, verso l'oblio.
Poi si svegliò, di soprassalto, sudato, con l'occhio allucinato alla ricerca di tracce di realtà, di riferimenti precisi e formidabili certezze.
E si fece una sola e ferale domanda:
- Non crederete di avermi, luridi bastardi, eh?
Si alzò dal letto, entrò in salotto, tolse le armi dalla custodie e cominciò lentamente e meticolosamente ad affilare lame, oliare pistole, fucili, mitragliatori, bazooka, cannoni, sommergibili nucleari e missili terra/aria/mare/collina. Allineando i proiettili, uno a uno.
Guerra dura senza paura.


martedì 23 aprile 2013

Freedom, freedom...freedom, freedom...

Andare a vedere Woodstock, il film, ai tempi - noi poveri ragazzi della borghesia milanese in odore di rivoluzione - era come andare a Lourdes.
Ci si avvicinava al cinema che lo proiettava (chissà quante volte l'ho visto...) come si approcciasse una reliquia, come si entrasse in un santuario.
La cosa 'ridicola' era che anche molti degli spettatori si vestivano ad hoc, come se il look di appartenenza fosse obbligatorio. Una cosa strana questa. Io che sono da sempre appassionato di montagna e di alpinismo, quando ero giovane frequentavo il mondo della montagna, assistevo spesso a conferenze e a proiezioni. Molti degli spettatori si presentavano, in centro a Milano e magari a giugno con un caldo porco, con scarponi ai piedi e piumino, come se l'abito facesse il monaco... E io me la ridevo sotto i baffi, che ancora al tempo non avevo.

Comunque torniamo alla bella musica.
La proiezione era un vero happening, con gente che ballava (poca) e che cantava (tanta) e che tamburellava (tutti), sognando insieme di essere là, di essere on the road, di riuscire a liberarsi del fardello della famiglia, della scuola, degli spaghetti e del mandolino.
Era bellissimo, quasi alla pari del senso di frustrazione assoluto all'uscita dal cinema, che ci faceva ripiombare repentinamente nella propria sordida realtà, nella propria quotidianità e nelle propria vita piccola e tutta ancora da scoprire.
La musica era bellissima, quasi tutta, e ti catturava, ti travolgeva, proprio perché veniva assaporata con quella miscela di protesta, di viaggio, di fuga, di belle ragazze e di non so che altro.
Ricordo - ancora oggi quando lo rivedo - che oltre alla musica mi attraevano molto le interviste, le chiacchiere con i ragazzi presenti, lontani mille miglia sia geograficamente sia culturalmente ma proprio per questo idoli incontrastati di una 'protesta' (o di una semplice fuga) più o meno condivisibili. Ricordo in particolare una demente con aria trasognata e con fascia sulla fronte che diceva di aver perso la sorella e di non sapere come tornare, con dei dentoni che avrebbero fatto invidia a un T-r
ex.
Poi ognuno aveva i propri gusti musicali.
C'era chi amava Crosby, Stills & Nash e le loro atmosfere country e chi invece voleva il rock duro degli Who con chitarra sfasciata di prammatica in conclusione; chi si lasciava trasportare dalle meravigliose atmosfere della west coast dei Jefferson Airplane (Grace Slick era bellissima!) e chi si gettava tra le lunghe braccia di Jimi Hendrix (bellissimo, vestito di bianco con lunghe frange in stile Apache) e il suo inno americano tra le bombe suonato quasi nel deserto visto che era arrivato troppo tardi; chi si agitava per il lunghissimo e virtuosissimo assolo di Alvin Lee (da poco volato via) e chi invece sognava tra le arie dolci di Joan Baez (due palle...) e le canzoni 'di protesta' contro la guerra in Vietnam.
Insomma un grande appuntamento in cui quasi tutti i più grandi dell'epoca hanno potuto esprimersi in una cornice straordinaria di oltre mezzo milione di persone accampate, in adorazione, per tre giorni di musica e amore. Un appuntamento - al tempo non lo sapevano forse - che sarebbe entrato nella storia della musica e del costume del novecento.
Il film si apriva con uno strano individuo, di colore, vestito con una palandrana terrificante arancione che, quando veniva inquadrato da vicino, denotava qualche problema dentario.
Richie Havens si era presentato sul palco solo, con la sua chitarra, ed era partito con la sua 'Freedom' che sarebbe diventato, dopo quel giorno, uno dei tanti inni del momento. Una performance in crescendo, sempre più urlata, fino a un finale convulso e stonato.
Chi non l'ha suonata dopo quel concerto? Chi non l'ha cantata inneggiando all'uguaglianza e alla libertà del popolo nero?
Oggi ci dicono che se ne è andato, lasciandoci un po' più soli.
Ma sicuramente se ne è andato a cantare e a suonare in un luogo meraviglioso, libero come la sua canzone.

domenica 21 aprile 2013

Home sweet home

A poco a poco ci si avvicina al completo distacco, all'abbandono.
Dopo la morte di mio padre, la sua casa è stata messa in vendita e, dopo un anno e mezzo di letterale sfinimento, la casa è stata venduta.
Sconti, riduzioni, costi, tasse, ma alla fine ce l'abbiamo fatta.
Ma non è questo il problema, se problema è.
E' che siamo arrivati alla parola fine di un'epoca, di una vita, di un passato che tra poco diventerà solo ricordo.
Rientrare in quella casa, ormai praticamente vuota e abbandonata, è una coltellata al cuore.
Ormai le cose da portare via sono solo libri e coperte, ma l'atmosfera di placida melanconia, il vuoto ricco solo di voci spente e ricordi perduti, rende ogni visita una sofferenza fisica, uno strazio per il cuore, duro da recuperare nel resto della giornata.
La casa passerà di mano nei primi giorni di maggio, e finalmente ce ne libereremo, per forse ritrovare un po' di serenità, un po' di distacco dalle emozioni.
Quando se ne andò mia madre fu tutto molto più 'semplice', proprio perché mio padre faceva da paracadute al passato. C'era lui che faceva da garante a un tempo ormai perduto.
Andato via lui la sensazione di vuoto, maledizione!, in questi quasi due anni è stata assoluta, dolorosa, violenta.
Ora la casa sparirà dentro le mani, spero amorose, di una nuova famiglia. Nuove voci, nuovi passi, nuove gioie, nuovi orizzonti, nuovi sogni, nuove frustrazioni, nuove vite.
Spero che dopo si possa voltare pagina, definitivamente.
E vivere nei ricordi.

sabato 20 aprile 2013

Mo' basta...

Oggi è veramente il giorno della fine del grande Pci.
Oggi finalmente si è conclusa l'epopea del più grande partito comunista dell'occidente, protagonista sensibile e attento e assoluto della storia del paese.
Si pensava di traghettare verso un'esperienza che unisse due componenti politiche, culturali e sociali, un tempo antagoniste, oggi, chissà perché?, insieme.
Si pensava...
Oggi tutto è finito, un'esperienza fallimentare in cui tutti hanno concorso, partita da lontano, con padri come Veltroni - l'affossatore della sinistra vera -, cospiratori come il grande skipper, flottiglie di ex-democristiani, professionisti della delazione, dello sgambetto e del tradimento.
Eccoci qui.
Ora il partito di fatto chiuderà, e ripartirà con uno dei traditori, con la sua faccia pulita 2.0, e che forse vincerà le prossime elezioni.
Per poi traghettare definitivamente questo paese con due schieramenti chiari e identici: uno di destra e un'altro di destra mascherato da sinistra. Provate a parlare, quando vi capita, con qualche inglese e fatevi raccontare che cosa è stato Tony Blair, il laburista che ha solo confermato le nefandezze della Thatcher, provate...
Oggi forse ritorna il vecchio presidente, prova provata dell'incapacità della gente eletta di saper fare il proprio lavoro. In azienda chi non rispetta la sua job description in genere viene licenziato, allontanato, accompagnato alla porta.
Io continuo a pensare che di fronte a una situazione reale drammatica che sembra a lor signori inverosimile, sia necessario tornare a votare e prima rifare la legge elettorale. Punto.
Una legge elettorale qualsiasi è meglio di questo spaventoso obbrobrio voluto dai razzisti e dai fascisti e mafiosi per fottere il prossimo (qui ci si dimentica di tutto....).
Ora tutto è concluso e ogni speranza è svanita.
Io mi ritiro, assolutamente, spegnendo le mie convinzioni, eliminando i miei sogni e augurando a tutti buona fortuna.
Da oggi penso a me stesso e ai miei figli.
Ciao Italia.

martedì 16 aprile 2013

Potere all'immaginazione

Scenetta familiare di prima mattina.

Tutti intorno al tavolo della prima colazione, dopo lotte furibonde intorno a calze, magliette che non vanno e pantaloni 'non accettabili'.
Finalmente intorno al tavolo, ognuno alle prese con biscotti nemici, tazze di latte che sabotano la tranquillità del luogo e sguardi truci a destra e a manca.

Poi, come un improvviso violento colpo di vento, tutto passa, tutto svanisce, per spostarsi forse in qualche altra casa.
Allora Bianca comincia improvvisamente a sorridere, ad abbracciarmi, mentre il fratello intellettuale comincia a far battute e a rallegrare l'ambiente.
Io finalmente mi rilasso, e finalmente realizzo che anche quella mattina arriveremo in tempo alle rispettive scuole e quindi io anche al lavoro.
È un momento impagabile, di grande serenità, dove la gioia della famiglia si traduce in esponenziale felicità.

Quasi alla fine della colazione, nel momento in cui ognuno deve scegliere e indossare le proprie scarpe, Andrea mi guarda, proprio mentre sto concludendo la mia colazione a base di latte scremato (una vera ignominia, credetemi...) e crusca di avena, e caffè.
Ci si procura le code per il porridge...
- Papà, ma quello è il porridge?
- Ma non il porridge si fa con...
E lui, con veemenza, mi interrompe e mi dice:
- Lo so come si fa il porridge!
- Ah sì? E come mai? L'avessimo mai mangiato...
Io l'ho provato solo una volta in India e ho promesso che gli starò alla larga per tutta la vita presente e future.
- Certo che lo so. Si prende il latte e i fiocchi d'avena e si fanno cuocere.
- Fino a lì ci arrivo anch'io, caro il mio Oldani. E poi? 
Se c'è un poi, penso dentro di me...
- Latte, fiocchi d'avena e pelle di coda di capra!
Io ho una convulsione cercando di ingurgitare e non di ributtare il latte sul tavolo - senza coda di capra - che avevo appena assaggiato.
Per un po' ha insistito, poi ha mollato il colpo visto che cercavo di fargli capire che la coda di capra  non so quali applicazioni abbia nel mondo del bel mangiare, ma sicuramente non faceva parte della ricetta originale del porridge inglese .
Poi siamo andati a scuola.
E da quel momento mi rimbalza in testa la coda di capra. 
Ma come gli sarà venuto in mente?

lunedì 15 aprile 2013

Miserabile

Bella parola miserabile.
Una parola desueta, un po' in via di estinzione in un'epoca come questa in cui ogni barriera si è abbassata e quando si vuole insultare qualcuno non si bada a spese. Anche in pubblico.
Miserabile esprime tutta la pochezza di chi è oggetto della definizione.
Zero senso dell'opportunità. Zero senso della dignità. Zero senso del rispetto. Zero segno di intelligenza e cultura. Zero capacità di stare al mondo.
Miseria, ecco cosa esprime chi è miserabile. Nullità.

Ennesima pessima prova del Tony Blair de noantri. E la risposta è stata fin troppo elegante.
Fare la 'rivoluzione' vuole dire buttare all'aria tutto. Questa non è rivoluzione, è sgomitare per avere il proprio posticino sopra tutti.
Sono mesi che assistiamo a queste azioni nel peggiore stile democristiano, ascoltando messaggini mafiosi, con personaggi che nell'ombra sabotano tutto e una volta beccati con la mano nella marmellata alzano gli occhi da cerbiatto chiedendo 'chi, io?'.
Pessima prova, ragazzino, pessima prova su tutti i fronti!

mercoledì 10 aprile 2013

C'mon Jack!

Odio queste cose, odio questa continua spettacolarizzazione, anche del dolore, odio questo tentativo, ormai vincente, di mettere tutto in piazza, di condividere tutto, di fare i blog (...).
Ma sarà l'influenza che non mi abbandona, sarà la la prostrazione psicologica che vivo, sarà che quando sei padre è diverso da quando non lo sei, ma questo video mi ha fatto piangere come un rimbambito per dieci minuti, continuando, con insana autoflagellazione, a rivederlo più volte.
Non sto a raccontare nulla, ormai sta girando su tutti i siti di formazione e chissà cos'altro.
Io so solo che quel piccolo in mezzo ai giganti, alle prese con al sua malattia carogna, a 7 anni, è figlio di tutti i padri del mondo, è l'amore che ogni genitore mette quotidianamente nel educare, crescere e proteggere il proprio figlio.
Ogni giorno ci si ammazza per loro, ci si distrugge per loro per avere in cambio quel sorriso di gioia profonda che solo i bimbi riescono a donarti. O quell'abbraccio stretto stretto che ormai solo loro ti danno.
Due considerazioni, forse un po' banali, ma non posso non farle.
1- Gli americani sono imbattibili! Nella loro capacità pionieristica di tradurre tutto in spettacolo, riescono però a fare cose che nessun'altro al mondo neanche pensa. Facendo, scusate la banalità, come in questo caso, del puro, semplice e disinteressato bene.
2- Avete mai visto qualche nostro palestrato, tatuato, velinato, arricchito, con la cresta, fare qualcosa di simile nei nostri stadi?
Troppo facile dirlo? Demagogia? Forse, ma intanto nessuno lo fa, mentre le scenette domenicali quelle non mancano mai.
Che brividi vederlo correre sul prato verde, con la sua palla stretta al petto...


lunedì 8 aprile 2013

Al mondo per lasciare un segno

- Dottore, cxxxo, sono oltre 10 giorni che ho la febbre!, gli sparo a brutto muso in una telefonata esasperata. Manco avessi la malaria, la peste, la lebbra...tutte frullate insieme in un'unico contagio 3x2.
- Cosa ci vuole fare, ha l'influenza e non è più un ragazzino. Segua i suoi tempi e guarirà, mi risponde irritato.
- È la prima volta che la sento e mi accorgo di avere come medico di base un filosofo-asceta che insegna al prossimo come vivere invece di curarlo. Andiamo bene!, gli rispondo piccato.
- Senta, la pianti, mi risponde. L'antibiotico non glielo do, va bene? Non insista, non le servirebbe a nulla e lo stato avrebbe una spesa inutile che di questi tempi proprio non serve. Quando sarà guarito faccia gli esami che le ho prescritto e me li porti. Fino a quel giorno non si faccia né vedere né sentire. La saluto.
Un medico filosofo, asceta e amante dello spread pure!
Non cela posso fare...

Ecco, dieci giorni di influenza che mi stanno ammazzando, oltre ad accelerare quel processo di smantellamento cerebrale già in atto da tempo e che mi accompagnerà nella tomba.
Sono fisicamente spossato, prosciugato, alle soglie dello spegnimento.
E in quei momenti di relativa lucidità - come questo - mi rendo conto che il mondo gira lo stesso, che la mia azienda va avanti, che i miei figli crescono, che il governo non si fa lo stesso...
Insomma, è in questi momenti che ti rendi conto che in fondo siamo solo un piccolo e inutile granello di sabbia che anche se viene a mancare, la spiaggia non ne risente.
Da una parte la cosa è triste, dall'altra ti procura una gran sollievo e un senso di libertà assoluta.
Bello non contare una mazza!

lunedì 1 aprile 2013

Il problema è per chi rimane

Chi viveva in questa porca città anni fa e non si flagellava davanti alla tv tutte le sere, e aveva voglie di viverla Milano, gli capitava spesso di incrociare Jannacci.
Te lo ritrovavi spesso al Capolinea, locale storico del jazz meneghino, anni prima al Derby (era di casa), e poi alle Scimmie. E in chissà quale altro locale.
E poi c'erano i suoi spettacoli.
Io ho avuto l'onore di vederne due.
Completamente fuori, forse anche un po' bevuto, si agitava sul palco trascinando la platea in un viaggio nella sua musica che a ogni concerto cambiava, mutava, si stravolgeva senza soluzione di continuità.
Spesso ci si arrabbiava perché alcune canzoni quasi non le si riconosceva. Ma assistere a uno spettacolo di Jannacci era un toccasana per le orecchie e per la mente.
E poi il vero ricordo personale.
Una sera - nella mia vita passata radente il mondo dello spettacolo - eccolo comparire al tavolo di comuni amici.
Io completamente intimorito non credo di avere aperto bocca se non per i saluti iniziali e finali. Credo di aver passato la sera con i muscoli facciali addromentati e un un'espressione ebete fino alla fine.
Lui in grande serata, ci ha deliziati di chiacchiere, gossip, Milan, Milano, politica e mondo dello spettacolo/tv.
Una serata straordinaria, ancor di più perché inattesa, imprevista.

E poi un ricordo ancora più lontano, familiare.
Quel sabato mattina che mio padre mi ha accompagnato al negozio di dischi per acquistare "Vengo anch'io...", 45 giri che ho credo consumato nel mangiadischi riascoltandolo più volte e imparandolo a memoria. Chissà dov'è ora...
Comprare un disco, a quei tempi - almeno per me - era un vero e proprio evento, programmato e ottenuto dopo un lungo accerchiamento e scassamento di cabasisi ai miei che alla fine cedevano, come se mi dotassero di villa a Saint Tropez. Chissà perché, e non eravamo indigenti...

Ora che l'Enzo non c'è più, ovvio, si sprecano coccodrilli, ricordi per la maggior parte sinceri, e non so che altro.
Io so solo che questa città ormai sta svuotandosi delle voci e delle personalità più illustri, lasciando in vita solo il peggio di sè. Ma è troppo facile fare della spicciola polemica da bar.
Lui era un grande, un genio dello spettacolo e un raffinato musicista.
Ricordiamolo così.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...