domenica 21 aprile 2013

Home sweet home

A poco a poco ci si avvicina al completo distacco, all'abbandono.
Dopo la morte di mio padre, la sua casa è stata messa in vendita e, dopo un anno e mezzo di letterale sfinimento, la casa è stata venduta.
Sconti, riduzioni, costi, tasse, ma alla fine ce l'abbiamo fatta.
Ma non è questo il problema, se problema è.
E' che siamo arrivati alla parola fine di un'epoca, di una vita, di un passato che tra poco diventerà solo ricordo.
Rientrare in quella casa, ormai praticamente vuota e abbandonata, è una coltellata al cuore.
Ormai le cose da portare via sono solo libri e coperte, ma l'atmosfera di placida melanconia, il vuoto ricco solo di voci spente e ricordi perduti, rende ogni visita una sofferenza fisica, uno strazio per il cuore, duro da recuperare nel resto della giornata.
La casa passerà di mano nei primi giorni di maggio, e finalmente ce ne libereremo, per forse ritrovare un po' di serenità, un po' di distacco dalle emozioni.
Quando se ne andò mia madre fu tutto molto più 'semplice', proprio perché mio padre faceva da paracadute al passato. C'era lui che faceva da garante a un tempo ormai perduto.
Andato via lui la sensazione di vuoto, maledizione!, in questi quasi due anni è stata assoluta, dolorosa, violenta.
Ora la casa sparirà dentro le mani, spero amorose, di una nuova famiglia. Nuove voci, nuovi passi, nuove gioie, nuovi orizzonti, nuovi sogni, nuove frustrazioni, nuove vite.
Spero che dopo si possa voltare pagina, definitivamente.
E vivere nei ricordi.

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