mercoledì 27 luglio 2011

Tu quoque, Bersani, ...

Come si può vedere, anche Napolitano legge il mio blog.
Appena pubblicato (e letto) il mio post di ieri, il sommo presidente ha pensato bene di spedire una lettera di allarme e preoccupazione a quello bassino che sta a Palazzo Chigi.
Sono uno degli uomini più influenti del paese, e forse di tutto l'emisfero nord.

Ma aldilà di questa raffinata analisi politica a proposito del mio ruolo e della mia capacità d'influenza, la nausea prorompente e il fastidio crescente rispetto alle (pseudo)schifezze che emergono dalle indagini sul Pd, Penati, ex-Falck e quant'altro stanno ormai raggiungendo livelli d'emergenza umanitaria.
Ma la cosa che più irrita è che si sta tutto presentando, tragicamente, nello stesso modo, con le stesse modalità, con le stesse reazioni registrate nell'altro settore del parlamento.
'Macchina del fango sul Pd', 'Ho fiducia nell'operato della giustizia', 'Attacchi dell stampa', 'Presunzione d'innocenza...', insomma la solita trafila di dichiarazioni senza senso.
Credo che per efficacia politica, ma soprattutto per eleganza intellettuale, non bisognerebbe dire nulla, fare nulla, e attendere, dopo essersi dimessi, l'ardua sentenza.
Punto.
Poi, se vogliamo, cioè noi cittadini elettori, ne parliamo.
E basta balle a gogò, e cialtronate dal sapore molto amaro.

martedì 26 luglio 2011

Benvenuti al nord!

Tre pareri a confronto

1) L'intellettuale che tutto vede e che tutto ragiona

Uno si abitua alla destra più bieca, al finto efficientismo, alle leggi ad personam, alla casta (perfino a quella!), agli incapaci, ai delinquenti, ai cialtroni di ogni risma. Uno si abitua a tutto, credetemi.
Ma non mi abituerò mai alle bestie ignoranti buffone.
Eccone un esempio.
La solita cialtronata, che fa pendant con i cartelli dei nomi delle città in dialetto, le strisce per attraversare la strada verdi piuttosto che il simbolo leghista spiattellato a ogni angolo delle strade oppure camuffato e rivelato dall'occhio potente del satellite.
Siamo al ridicolo, alla bestialità diffusa.
I contribuenti sempre più munti (e il governo è di destra, ricordiamocelo!), la richiesta di sacrifici che fino a un mese fa erano negati e anzi motivo per attaccare la sinistra disfattista e statalista, e questi si inventano i ministeri al nord (ma a che titolo? chi l'ha deciso?), occupano un edificio pubblico non si sa con quale permesso, si insediano e poi... e poi... la certezza assoluta che è tutta una inutile sceneggiata napoletana che serve a buttare un po' di fumo in faccia agli elettori più 'stupidi' della Lega e al popolino ignorante che si mette le corna celtiche di polistirolo sulle crape vuote.
Ma chi paga?
Noi? Loro? Qualcun'altro? La Cia? Il Kgb? o la Federcalcio?
Ma perché siamo arrivati a questo punto?

2) Il compagno militante che vede oltre le masse

Fate attenzione signori miei.
Questi sono segnali inquietanti che richiedono vigilanza, occhi aperti e un'azione politica di risposta ferma e decisa.
Dietro a queste azioni c'è sicuramente del folclore, della propaganda bieca e spicciola, ma l'obbiettivo vero e proprio è quello di cominciare a disseminare piccoli elementi di separatismo, di secessione, mettendo le mani un po' avanti, senza tanto farsi accorgere.
Bisogna vigilare, Napolitano deve intervenire subito e i cittadini devono scendere in piazza facendo capire da che parte stanno.
Ricordiamoci la Yugoslavia...

3) C'è anche un parere terzo, che è quello della maggioranza bue, che non vede aldilà del suo naso.

A me non me ne frega niente, tanto sono tutti uguali, ladri e magnamagna. L'unica cosa che conta è che ritorni Kakà.

E infatti andiamo a rotoli...

lunedì 25 luglio 2011

Mio papà è Superman!

Prima di diventare padre non sapevo proprio come sarebbe stato. Lapalissiano.
Ma soprattutto non sapevo come il rapporto con i propri figli si sarebbe sviluppato, evoluto, riproposto nel tempo, con forme diverse e continui cambiamenti.
Per questo rimango sorpreso - chissà se è per tutti così! - di fronte alle continue accelerazioni, gli avvicinamenti e gli allontanamenti.
Ora vivo un momento di forte complicità con mio figlio.
Mi cerca, mi vuole, sono diventato l'interlocutore privilegiato.
Va in giro a raccontare tutto di me.
- Mio papà scale le montagne! - ...e poi quando ci riprovo oggi faccio ridere!
- Mio papà insegnava tennis e gioca benissimo - ... e ora quando gioco, quelle tre volte all'anno!, le prendo anche dal peggiore dei pallettari.
- Mio papà ha l'azienda! - ... sapesse le difficoltà di oggi!
- Mio papà è alto! - ... cerco di mascherare il mal di schiena e la tendenza ad afflosciarsi.
- Mio papà legge tantissimo! - ... l'unica cosa che riesco a mantenere.
- Mio papà nuota benissimo! - ...falso totale, sto a malapena a galla, ma a lui sembro Mark Spitz.
- Mio papà ha una moto bellissima! - ... una Vespa di cinque anni fa che sta in piedi per miracolo.
E così via.

Insomma, avessi bisogno di maggiore autostima, di un incoraggiamento a non mollare in questi momenti di crisi spaventosa, di avere un po' di forza morale per non sprofondare completamente, beh allora Andrea sarebbe una forza propulsiva straordinaria.
Ma questo innamoramento, questo avvicinamento, questo voglia di stare con me sempre e comunque, mi rende semplicemente felice e formidabilmente sereno.

Sto lentamente costruendo un rapporto sempre più complice e vicino con il figlio maggiore.
I figli, i primi anni, sono molto vicini alla madre. La comunanza fisica della gravidanza è dura scalfire da parte di un padre.
Per anni sei un comprimario, uno che ruota attorno, di cui ogni tanto ci si accorge.
Ma quando diventano più grandi, quando cominciano a fare parte del mondo con più personalità e volontà, allora anche il padre entra nel campo visivo e allora assumi finalmente un ruolo più centrale.

Forse è venuto il momento per me. Almeno con Andrea.
Tra quarantacinque anni arriverà anche il momento di Bianca...

venerdì 22 luglio 2011

Fusione

Non so se riesco a scriverlo, ma voglio ricordarmelo per sempre, grazie a qualche nota scritta, magari inadeguata.
E anche perché tra un po', tra non molto, non mi sarà così facile provare questa sensazione, questa esperienza meravigliosa.
No, non sto parlando di quello che pensate voi, furbini.
Sto parlando di una cosa straordinaria, di una sensazione formidabile, di un colpo al cuore forte e assordante che si fa largo nella pochezza di tutti i giorni.
È un po' che ci penso a come tradurre in parole scritte questa meraviglia della vita.

Io cammino per le strade, con a fianco mio figlio, Andrea.
Per chi è padre è facile da capire, credo. Passeggiare con lui, vicini, chiacchierando, è una prova continua di complicità, di unione totale, di condivisione fortissima.
Si parla, si discute, ci si racconta. Siamo una cosa sola, ci si muove in perfetto allineamento, sia fisico che mentale.
Il 'sangue' è una cosa straordinaria, che ti fa superare tutte le barriere, ti fa capire ogni cosa, ti apre le strade della mente per prendere, in pochissimo tempo, decisioni importanti, quasi sempre giuste.
Un figlio di quasi sette anni è un terreno continuo di confronto con la tua età, ti sbatte in faccia tutti i tuoi difetti, ti apre gli occhi di fronte alla tua inadeguatezza.
Ma nello stesso tempo ti fa capire quanto sei importante, quanto sei indispensabile, quanto la tua guida sia al centro della loro esistenza.
Il contatto fisico è continuo.
Cammini, ti sposti. e tuo figlio ti sta addosso, ti tocca, cerca di spostarti, a volte ti dirige, ti tira, il più delle volte si fa portare. Ti chiama, ti chiede, ti sollecita.
Il tutto in pochi metri.
E poi, avviene il miracolo nel miracolo.
Improvvisamente, forse perché ha bisogno di vicinanza, forse perché chiede conforto, forse perché ti vuole dare un segnale d'amore, improvvisamente, delicatamente, ti fa scivolare la sua mano nella tua, liscia, morbida, ossuta.
E proprio in quel momento l'unione, la fusione è totale, insopprimibile, assoluta. Il mondo in quel momento non esiste più. Esistiamo solo lui e io, uniti, forti, indistruttibili.
E sempre, quasi sempre, sul mio viso compare un sorriso, leggero.
E mi sento felice.

giovedì 21 luglio 2011

Corsi e ricorsi

Andrea, come ogni anno ormai, frequenta il campus sportivo, al Lido di Milano.
Straordinario posto nel verde, con attrezzature sportive funzionali, buoni educatori e facile da raggiungere.
Quest'anno, addirittura, ha voluto fare due settimane. Anche se non c'erano amici con lui.
Andrea sta crescendo, e quando gli ho detto che andavano bene due settimane ma che era 'da solo' almeno in partenza, mi ha risposto:
- Papà, e allora? Gli amici li trovo là.
Capito? Tosto mio figlio.
E infatti così è andata.
Ieri sera, a cena, si parla del più e del meno, forse di coppie, forse di amicizie.
Improvvisamente Andrea prende la parola e racconta.
- Al Lido sto conoscendo un sacco di persone. E poi c'è E..., aggiunge con occhi sognanti.
E.... è la sua educatrice, quella che segue il suo gruppo, gentile e simpatica ragazza, la stessa dell'anno scorso. Stravede per lei.
- Ma non è finita qui. Quest'anno c'è V...., una bambina di un anno più di me.
- Carina?, domando io, andando subito al sodo.
- Mmm... insomma, risponde laconico.
- E allora?, incalzo.
- Lei è innamorata di me (testuali parole!). Quando giochiamo mi rincorre urlando 'Vieni qui, amore mio!!!'.
Tosta la ragazza, una bella coppia, penso io.
- E tu che fai? gli domando incuriosito.
- Io? Io scappo. Io voglio E....
- E....? Ma è grande! rispondo io ingenuamente.
- Sì, ma poi vediamo... mi risponde.

Mio figlio è l'orgoglio di papà.
È il nostro destino essere rincorsi.
Con una 'piccola' differenza: lui è all'inizio e ha la fila, io alla fine e per sicurezza non mi guardo indietro.

mercoledì 20 luglio 2011

Una Pena ti seppellirà

Dalla casta ai ladri, sembra, il passo è breve.
Dai ladri di destra a quelli di sinistra la strada è breve.
Ma quelli di sinistra, e lo dico con il cuore sanguinante, sono peggiori, inqualificabili, inaccettabili e punibili con pene doppie.

Essere di sinistra non garantisce l'onestà dell'uomo?
Se sei di sinistra l'onestà è insita nella parola.
Essere di sinistra significa essere onesto, rispettoso, solidale. Se non lo sei non sei di sinistra.
Quindi i ladri - o meglio i politici implicati in operazioni delittuose, corruttele, concussioni e amenità cantando - non sono di sinistra.
Questa la teoria.
La pratica, purtroppo ce la racconta in modo diverso.
Ultimo tra i casi quello scoppiato con l'ex-presidente della provincia di Milano, l'ex candidato trombato per la sinistra a presidente della Regione Lombardia, attuale se non sbaglio, vicepresidente del Partito Democratico (e se sbaglio pazienza).
Sicuramente ex-reuccio della politica lombarda vista da sinistra, tanto chiacchierato già ai tempi della sua presidenza provinciale, e tanto odioso a detta di chi lo frequentava e ne doveva subire l'influenza.
Ma il problema, oltre che politico e giudiziario, è soprattutto morale.
Rubare da sinistra vale doppio, non solo per le conseguenze politico-qualunquiste - 'ma insomma, di cosa ti meravigli, tanto sono tutti uguali....!', oppure la più odiosa 'l'occasione fa l'uomo ladro!' - ma soprattutto per una questione ideologico e anche un po' morale.

A sinistra si lotta per il bene di tutti.
A sinistra ci si sacrifica per gli altri.
A destra si lotta per sé.
A destra ci si sacrifica solo per il capo.

La morale di sinistra è più stretta, meno permissiva. Un ladro di sinistra, con le sue male-azioni, non solo mette a repentaglio la propria onestà, la propria trasparenza e la propria libertà. Fa di peggio.
Mette a repentaglio l'onestà di tutti, la trasparenza di tutti e quindi la libertà di tutti.
È doppiamente, anzi tre volte, più grave.
E la pena deve essere tre volte più grave.
E senza condoni, pentimenti e scuse.
Dentro, e buttare via la chiave.
Tre volte.

Ps. E se tra un po', leggo 'ho fiducia nella magistratura e nel suo corso", oppure "la giustizia faccia il suo corso, io non mi opporrò", oppure ancora "io sono estraneo, sono tranquillo", giuro che...

martedì 19 luglio 2011

La casta s'impasta

I tema dei costi della politica, degli sprechi, e soprattutto dei privilegi, sono sempre stati oggetto dei peggiori attacchi dei qualunquisti un po' fascistoidi, che così volevano giustificare l'abolizione della democrazia rappresentativa e l'ascesa del tanto agognato 'uomo forte'.
Per questo motivo io sono sempre stato scettico, giustificando comunque i privilegi del mondo politico che deve essere libero di legiferare, di pensare e di produrre regolamenti in favore di tutti e del paese.
Ma oggi le cose sono diverse.
Prima di tutto ci troviamo di fronte un Parlamento 'non' scelto, grazie a questa porcata di legge elettorale.
Poi ci troviamo a valutare, politicamente parlando, un Parlamento infarcito di avvocati al soldo dell'uomo più ricco del paese.
E per concludere, assistiamo a uno dei più grandi affronti alla decenza. Crisi spaventosa, manovre finanziarie lacrime e sangue e 'loro', la casta come la chiamano, neanche un plissè, nessun privilegio tagliato, nessuno compenso ridotto. Niente di niente.
Allora anche i bambini sanno che un po' di tattica fa gioco.
Bastava dare qualche segnale, qualche ritocco al ribasso in qualcosa, qualche correzione in qualche servizio. Bastava poco, molto poco. Il popolino - sempre più incazzato - avrebbe mugugnato, ma avrebbe apprezzato.
E loro? Nulla di nulla.
Una prova di arroganza formidabile, un senso dell'intoccabile assoluto, un menefreghismo oltre il lecito.
E ora?
Ora tutti, ma proprio tutti, sono furibondi, arrabbiati, inveleniti, irritati, stupefatti e, ormai, stomacati.
Ora il qualunquismo, anche il più becero, dilaga tra pagine di giornali che galoppano il malcontento, tra borbottii sempre più acuti sui mezzi pubblici, e presto, attraverso manifestazioni di piazza che hanno poco di politico e molto di tribunale della giungla.
Brutto, brutto momento. Non c'è collante, non c'è senso della nazione, non c'è solidarietà.
C'è solo rancore, e molta, molta rabbia.
Faremo la fine dell'Egitto o della Libia?
Non mi piace, non mi piace proprio...

lunedì 18 luglio 2011

Via, leggeri come l'aria

La capacità umana di assorbire, attutire, e in qualche modo, respingere, è infinita. O quasi.
È proprio questo 'quasi' che mette in crisi il mondo intero, facendo cadere governi, chiudere aziende, fallire matrimoni, saltare amicizie.
Sembra che si possa affrontare tutto, resistere a ogni difficoltà, attutire ogni contrarietà.
Sembra, ma un certo punto, proprio in quel preciso punto, avviene qualcosa.
Proprio come il bicchiere ormai riempito al limite. Un goccio d'acqua prima, e tutto è sotto controllo. Il bicchiere è pieno ma non tracima.
Una goccia dopo, e tutto esce, il disastro si consuma con l'invasione dell'amato liquido sul tavolo che sorregge il sacro graal.
Oggi siamo al colmo, al riempimento totale, solo in attesa di tracimare, di abbandonare tutto, di dichiararsi sconfitto. Di riprendersi la vita.
Fatica somma, fastidio infinito.
E, come sempre, solo, a combattere contro la stupidità umana.
Voglia di fuggire, di scomparire, per sempre...
Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il loro amico misteriosamente scomparso in Africa?

mercoledì 13 luglio 2011

Donna, tutto si fa per te...

Stamattina, in giro con gli Squali in consegna alle loro rispettive strutture educative, in auto.
I due si beccano come sempre cercando di conquistare attenzione a spese dell'altro.
Bianca è la più prepotente, quella che cerca di sovrastare tutto e tutti, quella che vuole sempre essere al centro dell'attenzione.
Andrea si innervosisce e quindi si finisce, mentre guido e quindi non posso farci nulla, a insulti, mani che si allungano, urla sperticate e pianti da coccodrillo.
Una volta lasciata Bianca alla sua scuola rimango solo con Andrea. Imbronciato. E io già bello nervoso, pronto per una giornata che si sta rivelando orripilante di suo.
Andrea, appena si rilassa un attimo, esattamente dietro di me, mi allunga una sua massima.
- Papà, con le donne bisogna avere pazienza. Bianca è un po' fuori di testa, ma bisogna avere pazienza con lei.
- Ah sì, e perché? domando io reprimendo una risata convulsa.
- Le donne ne hanno sempre una. Sono sempre nervose e non ascoltano mai.
- Proprio mai? ribatto io bastardamente.
- Mai, e lo sai perché? mi chiede dallo specchietto retrovisore con un ghigno terribile.
- No, perché?, anche perché non lo so veramente.
- Perché loro parlano, parlano, parlano e ascoltano solo se stesse. Quindi non serve che ascoltino anche gli altri.
- Ah sì? Fa così anche Bianca? gli chiedo.
- Certo, e infatti mi fa una testa così e io non capisco più niente.
Poi si gira, prende lo zainetto, mi dà un bacio ed entra a scuola.

Giuro che io non gli ho mai detto nulla.
È una verità che ha scoperto tutto da solo, lui innocente bambino dei nostri giorni.
Come diceva quello là, "meditate gente, meditate...".

lunedì 11 luglio 2011

Demenze padane

Il caldo soffocante, l'afa, l'umidità, la puzza della città e non so che altro, vista l'impossibilità di andare via per il weekend, ha imposto una decisione 'impopolare', almeno dal mio punto di vista: la gita domenicale!!
Orrida pratica che intasa le strade, fa aumentare i prezzi ai commercianti e rende tutto estremamente complicato. E fa molto "anni '60", con le uova sode, il riso in insalata e le merendine per i pupi.
Una roba che ho sempre odiato, ma che con i bambini diventa una valvola di sfogo interessante, almeno per il viaggio di ritorno, quando in genere crollano in auto e si riesce a respirare un po'.
Comunque, bando alle ciance, ieri gita veramente ai confini del mondo.
Monte Isola, isolone in mezzo al lago d'Iseo.

La gita comporta:
1) Trasferimento in autostrada fino a dopo Bergamo, con tutte le cose da vedere in autostrada che tiene impegnati gli Squali per un po' di tempo.
2) Tratto incasinato a giusto punto di statale per raggiungere Iseo sul quale le discussioni si sprecano.
3) Attesa del traghetto per raggiungere l'isola, con gelato da mangiare, traffico lacustre, cigni e anatre di ogni foggia, che tengono impegnate le menti più perverse.
4) Viaggio in traghetto con sirene che suonano, motoscafi che si incrociano, barche a vela, isolotti vari e attracco al molo e relative manovre. Andrea tremebondo che si àncora dappertutto e Bianca che tenta a ogni onda di fare la fine di Maiorca.
5) Gita sul luogo con caldo porco e ricerca dell'ombra che mette a dura prova anche i genitori.
6) Altro gelato, panchina e chiacchiere sotto gli ulivi, corse nei prati per cercare di recuperare fiato.
7) Viaggio a ritroso con relativo e pressoché immediato crollo dei due delinquenti appena toccato i sedili.
8) Ritorno a Milano nella canicola più orrenda e varie amenità con bambini nervosi e voglia solo di dormire.

Bene questa è la giornata. Il posto è molto carino, se ci si organizza come le famiglie normali - con asciugamani e costumi e qualcosa da mangiare - si può anche godere della frescura lacustre senza essere attaccati dai morsi della fame più nera.
Ma è una cosa sola che volevo lasciare ai posteri.
L'impatto, in queste zone, con la cosiddetta Padania è forte. Sia perché non si capisce niente quando questi parlano, sia perché le cosiddette giunte leghiste, qui, picchiano duro. E non con l'efficienza amministrativa, ma solo con il maquillage e una profonda, radicata, ineluttabile e irriformabile demenza.
E quello che ho visto ieri è stato il peggio del peggio.

Attendevamo il traghetto per il ritorno, con 50 gradi all'ombra. Anche il venditore africano di ciarabattole faticava a respirare.
Nell'attesa che fai?
a) dici ogni due secondi ai due disgraziati di non cadere nel lago.
b) ogni quattro secondi bevi illudendoti che tra poco venga a nevicare.
c) guardi la posta ogni sei secondi sull'iPhone sperando che qualcuno ti abbia scritto (andrebbe bene anche lo spam).
d) guardi il lago ogni 10 secondi sperando di vedere il traghetto che invece deve arrivare tra mezz'ora almeno
e) ti guardi in giro.
E guardandomi in giro mi è cascato l'occhio.

Al molo del traghetto, dove in genere si concentrano le informazioni turistiche sul lago, ci sono due manifesti (circa 70x100) che illustrano la fauna lacustre. Se ne vedono dappertutto di questi manifesti. 
C'è la foto del pesce, il suo nome, e quali sono le sue caratteristiche, in due righe. Non so a chi interessano, ma qualcuno senz'altro. 

Ogni manifesto ospita circa una decina di pesci.
Allora ho cominciato a leggere per ingannare l'attesa.
Foto del pesce, sotto il nome del pesce in italiano e in inglese, con relativi testi di spiega (uellà, anche in inglese, svegli 'sti isolani...).
Ma quando la mente un po' si snebbia mi accorgo che il nome del pesce in grande non è in italiano. L'italiano è in piccolo sotto. La definizione principale è in dialetto!!!
Vi allego due foto per capire meglio.

Il contribuente di Mont'Isola, quando paga le tasse, versa senz'altro una quota per attività di valorizzazione del territorio a scopo turistico. In cambio cosa ottiene, dall'illuminata giunta locale? Manifesti fotografici con pesci sfuocati che parlano bresciano o bergamasco, e che forse ogni volta che vengono pescati urlano 'Pota!'
Ma vi rendete conto a che punto siamo arrivati?
Ho giurato che non ci metto più piede. Che tristezza culturale...
La faccio troppo spessa, come si dice a Milano?

venerdì 8 luglio 2011

Oltre, il nulla...

'The Beatles music is really some of the best music we’ve had in the last century. Children continue to rediscover the music, generation after generation. It’s like saying why is Gershwin timeless? Their music is part of history, it will last forever'.


Purtroppo questo splendido, straordinario, assoluto assioma non l'ho pronunciato io, ma chi effettivamente è l'unico autorizzato a farlo.
È George Martin, ooops, sir George Martin, il quinto Beatles, l'uomo che li ha creati, seguiti, coccolati, gestiti e amati come nessuno altro al mondo (dopo di me, naturalmente).
La frase - riportata sulla pagina Fecebook dei Fab Four -  è stata pronunciata da George Martin alle celebrazioni del quinto anniversario della prima rappresentazione di 'Love', l'opera teatrale musicale allestita dal Cirque de Soleil a Las Vegas.
Una meraviglia di abilità danzanti tipiche della compagnia teatrale famosa in tutto il mondo, di musica beatlesiana rimixata e rielaborata proprio da George Martin e del figlio, e tante luci e spettacolo.
La frase è una pietra miliare, è un punto fermo.
Stabilisce, direi una volta per tutte, cosa è stata la musica dei Quattro nella storia della musica stessa, che cosa rappresenta per l'evoluzione della cultura. Per ieri, per oggi e per domani.
E annovera i Beatles tra i grandissimi.
La loro musica è eterna come quella di Beethoven, di Mozart, di Stravinskij.


Tutto il resto è solo rumore...fastidioso anche.

giovedì 7 luglio 2011

Una sinistra che non c'è, a volte c'è

Aldilà del fatto che non è simpatico, che in una conferenza stampa di presentazione di una manovra economica di un governo i ministri si insultino così impunemente, rivelando una situazione di totale contrasto tra le diverse anime del governo stesso, è purtroppo vero che dall'altra parte - quella centrista/papista (ormai di sinistra in parlamento non ci sono neanche più le mani dei deputati/senatori, anche se tutto sembra sinistro...) - non è che le cose brillino come il sole.
Oggi è sulla bocca di tutti l'astensione del Pd sulla mozione che, semplificando, voleva sopprimere le provincie.
E tutti, concordi, nel definire la mossa sbagliata, inattuale, vecchia e 'statalista', come se fosse una malattia.
L'articolo di Repubblica sottolinea in modo molto polemico la mancata occasione di saper reinterpretare e quindi fare sua l'onda 'rivoluzionaria' e antagonista emersa chiaramente nelle elezioni amministrative e nei referendum.
Una sinistra senza coraggio, viene definita, e ancora peggio senza capacità di stravolgere la casta, di cambiare le regole, di limare in modo sostanziale i privilegi e i costi di una politica asfittica e immobile.
Forse sono d'accordo anch'io, ma sicuramente non del tutto.
La battaglia contro la casta mi dà sempre un po' i brividi, perché puzza di qualunquismo e soprattutto maschera, da destra, una voglia di regime, cancellando tutto e tutti, eliminare i controlli e le funzioni costituzionali, cercando di mettere il potere nelle mani di pochi.
Quindi attenzione, grande attenzione quando si parla di queste cose.
È anche vero che le amministrazioni provinciali non hanno una collocazione chiara nell'organizzazione della cosa pubblica, e sembrano da sempre strutture inutili e doppioni costosi.
Il tutto in'ottica di ottimizzazione dei costi. Ieri sentivo 5 miliardi di risparmio, ma altre fonti addirittura di 17 miliardi, quasi la metà della manovra appena presentata. Quindi ben venga la loro abolizione, ridistribuendo le competenze e le deleghe in modo da non avere buchi gestionali.
E allora perché la sinistra non si è schierata per la loro abolizione? È solo un problema di coraggio?
Conoscendo il Pci, e molto bene, l'anima del Pd, sicuramente ha prevalso il tema del lavoro, della tutela del personale impiegato che, visto il governo che ci tocca subire, sicuramente veniva sacrificato sull'altare dei tagli.
Parlerei più di attenzione e tutela, piuttosto che di mancato coraggio. In attesa di capire che fine farebbero tutte le persone impiegate a oggi.
Anche se, è obbligatorio dirlo, ormai l'esistenza di un futuro stato italiano passa attraverso una razionalizzazione della spesa pubblica, soprattutto a scapito degli uffici inutili e dannosi, privilegiando, non smetterò mai di dirlo!, sanità, scuola e lavoro.
Ma come si fa a fidarsi di questi quattro lestofanti che si insultano in conferenza stampa e non sanno neanche fare i conti?
 

mercoledì 6 luglio 2011

Una dolce, lenta vittoria

Vincere è facile. È convincere che è difficile. Molto.

Un giorno mi hanno raccontato una storia.
C'era una volta un uomo probo e vero, che viveva felice e nella legge.
Aveva una compagna di vita che lo amava, che lo seguiva nei suoi progetti, che lo rispettava.
Avevano costruito insieme una vita comune, nella felicità e nella condivisione degli obbiettivi, lottando e costruendo tutti i giorni un'esistenza sempre più ambiziosa.
Non avevano figli, per scelta comune; amavano entrambi fare le ferie itineranti; votavano entrambi a sinistra; avevano obbiettivi unici di felicità e serenità; avevano gli stessi gusti; un visione del mondo comune.
Tutto filava liscio, tutto tornava. Una case history di successo, con l'amore come trionfo assoluto.
Ma un ombra aleggiava sulla coppia del secolo. Un tenebra sottile minava in silenzio il nirvana di coppia. Una lama affilata era appesa sopra i loro nudi colli.

- Quest'anno dobbiamo andare in Gran Bretagna, dice lei.
- Vero, è da tempo che vogliamo fare questo viaggio, ribatte lui, con gli occhi che cominciano a ballare dalla felicità.
- Sì, il problema è solo organizzativo, ribadisce lei, alzando il tono della voce e l'assertività delle parole pronunciate.
- Cioè?, chiede lui. - È da tempo che non facciamo un viaggio, è da tempo che non ci assentiamo da questa città ammorbata dagli scarichi automobilisti. È vero che è arrivato Pisapia, ma non è che sia un mago con la bacchetta magica...quindi ce lo meritiamo. Facciamolo e punto!
- Io non ho dubbi, facciamolo, ma come? Visto che dobbiamo portare l'auto per visitare tutta l'isola, possiamo scordarci l'aereo, e dobbiamo scegliere tra treno sotto la Manica o traghetto. E so come la pensi tu e come la penso io...
La disputa, ormai che si trascinava da tempo, era proprio sulla scelta del mezzo di trasporto.
Lui voleva l'aria aperta, il mare impetuoso del nord, le bianche scogliere di Dover, i gabbiani e anche la nausea perenne.
Lei invece, in modo un po' ostentato, ma soprattutto trasgressivo, sceglieva il più avanzato e provocatorio tunnel di recente fattura e dalle mille polemiche.
Due modi di vedere il piacere di viaggiare. Due modi di affrontare la vacanza. Due scelte agli antipodi.
- Ah, siamo ancora qui? domanda lei, con fare malizioso e con un leggero fastidio.
- Sai come la penso, io sottoterra non ci vado, mi viene l'ansia, non so se mi piace o no, ma ho un blocco psico-intestinale che mi impedisce di fare il grande salto. Non lo faccio! la risposta perentoria del tentennante uomo probo.
- Perdiamo tempo con il traghetto. Poi il mare è imprevedibile. Bisogna parcheggiare, salire sulla nave, la nausea, l'acqua da tutte le parti, tutto sporco...
E continua.
- Che devo fare per convincerti? Ti devo forzare? Ti devo 'violentare'? gli chiede sprigionando tutta la forza che ha nelle vene.
- Forse non mi conosci? Mi devi convincere, devi farmi assaporare il piacere di fare una cosa che non mi convince del tutto, piano piano, lentamente...gli risponde. Più forzi, più mi chiudo a riccio.
- Ok. Vuoi che facciamo una prova con il tunnel del San Gottardo? gli butta lì lei, alzando anche un po' gli occhi al cielo. - Più breve, indolore e non sotto l'acqua. Ti va? E poi sotto il la Manica chissà cosa si combina, butta lì lei con fare sciantoso.
Lui la guarda. Si guardano. Lui sorride. Lei sorride. Si abbracciano.

Dopo qualche mese hanno fatto una delle più belle vacanze in UK. Prendendo il tunnel, sia all'andata, sia al ritorno.
Anzi. Ora, ogni volta che devono fare un viaggio cercano luoghi raggiungibili con tunnel sotterranei, o che penetrano montagne, colline. Viaggiano solo così.
E sembrano essere molto più felici.

Convincere è fondamentale. Vincere non serve a nulla.
E non è così male come si pensa...

sabato 2 luglio 2011

Povera Grace, principessa di eleganza e bellezza

Stasera si viaggia alti, anzi altissimi.
Talmente alti che siamo atterrati al livello del mare.
Mi sono sempre immaginato il mondo delle teste coronate, visto che per ingannare il tempo tutti i giorni sono intenti a lucidare le corone e alcuni a sciacquare le pinne dei pesci, che fossero almeno dedite al bel vivere e al bel vestire.
Le nozze dei rampolli inglesi, con sorelle avvenenti e ospiti cosiddetti illustri, avevano dato un'immagine del bel mondo per lo meno elegante, nella sua maggioranza.
A parte qualche giovane ragazza figlia di qualche pessima principessa, in genere la media era elegante, spesso sobria.
Oggi il bel mondo si è mostrato ancora, in occasione delle nozze del principe di Monaco, ahimè figlio di Grace Kelly.
Il parterre è un po' meno selezionato, direttamente proporzionale all'importanza del regno.
Il principato di Monaco è sì meno importante del colosso inglese, ma pur sempre uno dei luoghi al centro del mondo che conta, grazie alle sue bellezze, al suo casinò, ma soprattutto alle sue agevolazioni fiscali.
Quindi conta, eccome.
Eppure, da queste carrellate di foto, si rimane agghiacciati dalla partecipazione e soprattutto dalle allucinanti vesti, scarpe, cappellini e dai portamenti. Una sfilata di mostri che lascia atterriti.
Qualche esempio? Eccolo.
Poi se vi volete del male potete guardarveli tutti. Però prima, mi raccomando, sinceratevi di aver mangiato leggero.

Prima serie di foto da Repubblica.it.
1) Questo qui (foto 5), che non capisco neanche bene perché lo invitano, cerca di cavarsela, ma la moglie è veramente imbarazzante. Matrimonio in minigonna? Sembra appena uscita da una festa il sabato pomeriggio...

2) Il tennista Leconte (foto 11) schiacciato nel suo abito con una moglie ancora più imbarazzante. Stessa festa?

3) La versione di plastica di Simon Templar (foto 12) non ha neanche un sarto che gli faccia un orlo decente e soprattutto il tempo per andare al mercato a comprarsi una scarpa che non sia un mocassino.

4) C'è pure uno anche senza cravatta (foto 13). Manco fosse il mio di matrimonio...

5) Attenzione alla foto 18, molta attenzione. È per stomachi forti. Forse l'ex first lady francese veste l'abito migliore del reparto abbigliamento dell'Auchan, forse lo sponsor della manifestazione. La signorina che la guarda con schifo nel cuore è forse la caporeparto e sta contemplando l'idea di dare le dimissioni.

Seconda serie di foto da Repubblica.it.

6) La fiera dell'improbabilità la trovate alla Foto 2. Con la moglie di Cavalli che sembra appena uscita dal Piper negli anni '60.

7) E chi non si ricorda di Jean Todt? Tutti lo ricordiamo alla guida della Ferrari. Chi invece si è dimenticato di lui, e in particolare delle sue misure, è il suo sarto. L'antiterrorismo l'ha marcato stretto per tutta la cerimonia perché poteva ferire gli sposi se saltava quel gancio (foto 5)...

8) Quelle riprese alla foto 6, sono invece tre imbucate che stavano andando in spiaggia ma si sono incuriosite dell'assembramento e hanno provato a entrare. E nessuno le ha fermate, visto che erano tutti impegnati a curare Jean Todt.

9) Alla foto 7 trovate la tappezziera del casinò, che non si è accorta di avere incollato al sedere un pezzo del drappeggio utilizzato negli antibagni.

Grace si sta facendo delle risate che si sentono fino a qui.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...