venerdì 25 settembre 2015

Da scriverci un libro/3

Il maledetto, abita anche vicino a me.
Ogni volta che mi ritrovo a camminare per il quartiere, ho il terrore di incontrarlo, di essere investito da un fiume di parole, di venire aggiornato su una storia inutile e dal sapore adolescenziale.
Ho un'idiosincrasia consolidata. Quando incontro qualcuno che comincia a parlare premettendo 'ti faccio una confidenza', il mio corpo, prima ancora della mente, ha una reazione fisica evidente: prima mi accartoccio, cerco di rendermi piccolo (mica facile, sono 1,80...), incasso le spalle e gli occhi, senza alcun controllo, cercano una via di fuga che spesso non trovo.
E poi, proprio come 3BO in Star Wars, cerco di spegnermi, di chiudere ogni via di comunicazione, cerco l'interruttore on-off in una sorta di percorso interno di estraniarmi da una parte, e di ricaricarmi dall'altra.
Ma a volte, dopo questi patetici tentativi, ti incastrano in un angolo e sei costretto a rispondere, con finta aria interessata, 'dimmi tutto', pur sapendo che da quel momento sei un uomo finito.

Lo sapevo, ha se lo sapevo!, che quel tardo pomeriggio non dovevo offrirmi per andare a comprare il latte, da sempre oggetto del desiderio dei miei figli e spesso oggetto delle mie continue, e reiterate, dimenticanze quotidiane.
- Papi, senza latte come facciamo? mi chiedono i figli con aria abbandonata e trascurata. E allora pensi subito ai tuoi eredi ormai adulti che non riescono a stare in mezzo alla gente, che hanno paranoie alimentari o che si credono Napoleone alle Crociate, oppure che non sono cresciuti sani e forti, proprio perché quella volta non hai comprato il nettare bianco degli dei.
Si sa, siamo circondati. Psicologi di professione che ti bollano come padri insensibili e anche un po' insensati a ogni semaforo. Psicologi della domenica che non fanno altro, da mane a sera, a navigare tra siti di psicanalisi e psichiatria (anche quelli, non dubitate) da cui traggono presunte deduzioni dotte che poi ti sbattono in faccia senza alcuna precauzione.

E allora io mi sono raccattato, e mi sono trascinato al vicino supermercato per l'acquisto di rito.
Giro l'angolo, cammino rasente i muri. Ma eccolo là, che mi viene incontro baldanzoso, agita una mano, con il sorriso stampato in faccia che dice solo una cosa: ora ti racconto!!
Mi guardo in giro, potrei attraversare cambiando strada ma non si fa, cerco il cellulare in tasca per simulare una telefonata improvvisa con Mattarella che mi vuole chiedere un parere sulla nuova legge di stabilità - ma come il latte, l'ho dimenticato -, e si sa il presidente non può aspettare, ma niente, quello mi si avvicina con ampie falcate, agitando una mano.
- Ciao, come va? mi butta in faccia.
- Ciao, scusa sono di frettissima, mi chiude il supermercato. Senza latte non ci possiamo stare... Tu tutto bene? gli rispondo velocissimo, mangiandomi la lingua soprattutto per la domanda finale.
-  Moltissimo, grazie. Ti accompagno così ti racconto. A me manca il pane.
E in quel momento ho capito come si era sentito Napoleone dopo Waterloo, che cosa hanno pensato gli astronauti dell'Apollo 13 dopo avere pronunciato la frase 'Houston, abbiamo un problema' oppure che cosa è passato per la testa agli indios sudamericani quando hanno visto avvicinarsi le navi di Colombo nel lontano 1492: sono fottuto!

Allora mi incasso nelle spalle, mi abbasso, mi incurvo come un giunco e mi preparo alla 'confidenza', al racconto. Forza, bisogna avere coraggio nella vita!
- Sto meglio, molto meglio, ora, mi comunica ufficialmente.
- Cioè?
- Ho passato momenti terribili, ho trascinato la mia vita fino in fondo al gorgo, e ho cercato poi in tutti i modi di tirarmi fuori. Ogni gesto, pensiero e azione della giornata erano orientati a dimenticarla, a farla scomparire dalla mia vita. A cancellarla.
E continua.
-  Ho cancellato la mia amicizia con lei su Facebook (sai che roba, pensavo...), ho distrutto il suo numero dalla rubrica, ho gettato ogni cosa di lei che in casa me la ricordava, ho interrotto i rapporti con gli amici comuni, ho cambiato strada per raggiungere l'ufficio visto che passava troppo vicina a casa sua... Ho fatto di tutto. Io sono talebano in queste cose: quando è finita è finita, senza strascichi, senza inutile pillole dolci che allungano, solo, l'agonia. Basta e ricomincia.
- Oh, bravo, così si fa. Tira fuori le palle e fagliela vedere!!, azzardo un commento pseduo-cameratesco per dargli la sensazione di essere sul pezzo, e soprattutto fiducioso che fosse finito tutto lì.
- Ma poi ho cambiato idea, aggiunge laconico.
Boom, ho visto all'orizzonte che la discussione avrebbe avuto un seguito. Ormai rasentavo il metro e sessanta, tanto mi abbassavo.
- L'amore è una cosa seria. E non si interrompe con la forza di volontà. Smettere di amare non è come smettere di fumare, dove basta essere forti dentro e fuori.
Madonna come è saggio! - E allora? domando cercando di stringere i tempi.
- Allora, se non puoi sconfiggere il nemico, fattelo amico. Le ho scritto, le ho proposto una colazione per almeno riprendere a parlarsi, le ho raccontato che dopo tutto quello che c'è stato, non può finire tutto così, in un attimo.
Io lo guardo, affascinato, da tutto.



giovedì 24 settembre 2015

Qualcosa di bello

La bellezza, la serenità...
In un mondo così contorto ormai uno rimane sorpreso se succedono cose belle, niente di che!, ma che ti fanno sorridere e ti riportano a un mondo fatto - anche - di attenzioni, gentilezze e affetti.

1. Sabato, con la moglie via per lavoro, e Andrea a una festa serale di compleanno, mi sono ritrovato solo con Bianca.
Lei era un po' delusa del fatto che non aveva inviti, che sua madre era lontano, e che l'unico che le era rimasto impigliato tra le dita era il suo vecchio padre.
E allora mi sono dato da fare.
- Bianca, siamo soli stasera, gli mormoro all'orecchio.
- Eh sì, mi ha risposto, senza neanche mascherare un po' la sua tristezza.
- Bene, allora ti propongo due cose. La prima, usciamo a cena, io e te soli. Quello che vuoi. Pizza? Ok. Ristorante russo con vodka a fiumi? Ok. Mangiare pesce in riva al mare? Ok. Decidi tu.
Lei ha cominciato ad agitarsi sulla sedia e ad alzare un sopraciglio.
E siccome è un donna piena di vita mi butta in faccia:
- E la seconda?
Io la guardo sorridendo e le accarezzo i capelli, la mia gioia quotidiana a cui non rinuncerei per nulla mondo.
- Poi, torniamo a casa e ci vediamo un film. Che scegli tu senza dover mediare con tuo fratello, aggiungo.
Mani in pizzeria
Ogni volta che si vuole vedere un film diventa attuale la guerra nucleare nel mondo. Andrea che vuole film di fantascienza e azione di ogni tipo, lei - amore del papà! - che ama le commedie anni '50 e di oggi (Notting Hill docet).
Lei mi guarda da sopra la spalla, mi scruta e di tutta risposta mi butta le braccia al collo.
- In più, a cena ci andiamo in moto, io e te soli.
- Quando usciamo? mi domanda per tutta risposta, sfoderando uno dei suoi più meravigliosi sorrisi.
La scelta è caduta, come normale, sulla pizza.
Una serata fatta di racconti, risate, pettegolezzi e silenzi pieni di mozzarella e pomodoro.
Una meraviglia per gli occhi e per l'anima.
Tornati a casa, aperto il divano ci siamo sdraiati e ci siamo sparati con sommo gaudio - credo per la trentesima volta! - Giù al nord, esilarante commedia francese ricca di buoni sentimenti e di amicizia.
Alla fine si finisce a letto, e la lascio leggere qualche riga prima di spegnere la luce, dopo lo scambio di buonanotte di prammatica.
Io ritorno alla mia poltrona per godermi quei rari momenti di solitudine.
A un certo punto, complice il rumore di piccoli piedi che sbatacchiano sul marmo del pavimento, la sento tornare, palesandosi in piedi davanti a me.
- Che c'è? Non riesci a dormire?
Lei si avvicina, mi abbraccia forte, mi bacia e mi sussurra:
- Papi, ti voglio bene. È stata la serata più bella della mia vita. - Buonanotte. Si gira e se ne va.
Io rimango come una trota lessa a guardarla, basito, immobile e incapace di una qualsiasi reazione.
E mi ritrovo a imprecare, dentro di me, che quando i fazzoletti servono non sono mai a portata di mano.


lunedì 14 settembre 2015

Il primo giorno di scuola

Giorni di grandi cambiamenti!!

1. Bianca.
Per lei meno in verità ma ogni volta che si ricomincia la scuola si inizia comunque una nuova vita.
Bianca ha iniziato ormai da giovedì scorso - si prendono sempre qualche giorno di anticipo in modo da governare con facilità le eventuali elezioni (sempre dietro l'angolo!), essendo la scuola sede elettorale.
Tutto normale, fa ormai la terza, ed è tutta presa nel suo ruolo.
- Papà, quest'anno facciamo storia e geografia!!!, ha tenuto subito a informarmi con piglio da grande studente della Normale.
Io le ho sorriso, e l'ho guardata, a fondo. Ora che ha i capelli corti è tornata ancora più bella, il viso finalmente si vede ed è più radiosa del sole.
E al suo primo giorno è tornata subito a stupire.
Con questo testo che riporto di seguito e che allego in originale per archivio familiare.

"Guardo gli scogli al mare, sdraiata sulla sabbia umida... penso alle montagne e al sole ardente che cuoce gli scalatori: i professionisti sull'Everest e quelli un po' meno sul Pizzo Scalino e sul Monte Rosa.
La marea si è alzata, le onde sbattono violentemente contro lo scoglio della Balena anche sugli altri piccoli scogli, tutti si buttano in mare per saltare le onde e per attraversarle.
Io mi diverto a fare grandi e imponenti castelli di sabbia!!!"

Beh, otto anni appena compiuti, proprio niente male.
Aldilà della proprietà di linguaggio e dell'uso corretto della punteggiatura (i puntini di sospensione sono un godimento stilistico), che farebbe invidia a moltissimi adulti, il testo trasuda gioia e malinconia nello stesso tempo, ricordo, emozioni e disegna tutto un suo mondo, indipendente da quello che la circonda.
Io lo trovo straordinario proprio perché non è un racconto banale di un fatto, ma evoca pensieri e desideri.
E poi leggere dalle vive mani di mia figlia che mentre è al mare pensa alla montagna rende il mio cuore ancora più gonfio di orgoglio.
Non so cosa diventerà questa bambina, ma sono certo che ogni passo che farà nella vita lo riempirà di passione e di emozione viva, senza cadere mai nella banalità della consuetudine e dell'omologazione.

2. Andrea.
Ha iniziato stamattina le medie.
Ha girato tutta notte tra letto, letto dei genitori, divano e corridoio.
Ieri sera era agitatissimo, non riusciva a prendere sonno, e infatti la notte è stata complicata.
Le sue paure? Uno sconvolgimento della vita che ogni cambiamento richiede, la paura dei nuovi professori, i nuovi compagni, il nuovo ruolo, i compiti e chi più ne ha più ne metta.
Io non ricordo ormai i primi giorni delle medie, e comunque non li ricordo come qualcosa di particolarmente difficile. Sicuramente per me è stato più difficile l'approdo al mondo delle superiori.
La mattinata, dopo che gli ho parlato al telefono appena uscito, è stata positiva. Ha il suo amico nella stessa classe, ha avuto la seconda lingua straniera che volevamo tutti, ha smesso di diluviare e ora è a casa con la madre per defaticare la tensione.
Si apre una nuova fase, senza enfatizzare troppo.
Il ragazzo ormai cresce, avrà impegni sempre più incalzanti e dovrà rivoluzionare la sua giornata tra compiti non più così banali e forse qualche ragazzina che gli spaccherà il cuore.
Ma tutto è nella norma.
E io oggi sono molto felice, ma molto molto.

lunedì 7 settembre 2015

Felicità!

Non sono mai stato particolarmente sensibile al tempo.
Tutta questa follia collettiva che ruota intorno ad app specifiche sul meteo, alle trasmissioni televisive che parlano di tempo, di evoluzioni delle perturbazioni e di tendenze meteorologiche mi annoia nel profondoInoltre se piove si prende l'ombrello, se fa freddo ci si copre e se fa caldo sotto con le magliette a maniche corte. Il resto è fuffa.

Quindi non è per quello che oggi mi sento felice e in sintonia con il mondo tutto, nonostante la giornata radiosa che oggi Milano ci regala.
La vita scorre inesorabile tra le dita di ogni uomo, regalando momenti felici e spesso scassamenti di cabbasisi, oltre che dolori e delusioni. Ignorarlo sarebbe folle e anche un po' ipocrita.
Ma oggi sono felice (se a qualcuno interessa...), stralunatamente felice, inesorabilmente appagato.
Ho passato un meraviglioso weekend fatto di figli e non solo, di persone piacevoli e affascinanti, di momenti spensierati e seducenti, e perché no?, di ottimo cibo.
Ne capitano pochi è vero, e proprio per questo è importante fotografarli quando ci conquistano, facendo modo che diventino sempre di più 'sistema'.
Sentirsi amati, questo è l'importante. E, naturalmente, ricambiare, e con gli interessi.
Sentirsi squisitamente al centro di qualcosa e di qualcuno, questa è la forza assoluta che ci permette di continuare il percorso quotidiano nella propria vita.
E riuscire a dimenticare quelle sensazioni di abbandono che spesso nella vita di ognuno ti vengono regalate a più mani buttandoti nella più profonda tristezza.
Ogni uomo, in questo porco mondo - che poi è meraviglioso, nonostante tutto - ha bisogno di sentirsi il centro della propria comunità, deve ricevere amore, deve potere ricambiare bellezza e felicità.
Lo so, qualcuno penserà che ho bevuto o che ho fatto un salto deciso verso il mondo degli stupefacenti (forse è una parola che non si usa più, ma sono un impenitente snob), ma garantisco, almeno a me stesso, che i percorsi nella vita portano sempre a dei risultati, ed è sicuramente meglio (come direbbe Catalano in Quelli della notte...) che quei risultati siano positivi.

Come dico spesso, la crescita dei bambini è fatta a gradini, più o meno alti. Improvvisamente ti accorgi che non solo hanno messo qualche centimetro di più, ma ti accorgi che hanno raggiunto crescita e maturità.
Ma questo succede anche agli adulti. Credetemi.
I fatti di tutti i giorni, le gioie, i lutti, gli abbandoni, gli innamoramenti, la paternità/maternità, sono momenti che vengono accumulati, e che tutti insieme, un giorno, un bel giorno!, provocano crescita, voglia di procedere, desiderio di obbiettivi.
E quando capita diventa tutto più lucente, amorevole, delicatamente rivoluzionario.

Anche alle mia bella età, che comincia odorare di anzianità, le cose accadono, si sviluppano. Si progetta, eccome!, si vuole fare cose nuove, si incontrano persone, si ama e si disprezza.
Volersi seppellire, come alcuni dei miei coetanei sembrano desiderare, è un insulto alla vita, al suo dono, alle persone che ci circondano e a quelle che ci circonderanno, anche dopo un weekend di svolta come quello che ho in modo formidabile - e imprevisto - vissuto.

La vita è fatta di progetti, di tappe, di momenti, ma soprattutto di improvvisi flash che qualcuno ti scatta in faccia senza che tu ti sia messo in posa. All'inizio hai gli occhi che non vedono nulla tranne un fastidioso pallino rosso, ma poi la realtà improvvisamente ti abbraccia, spesso mutata, e spesso migliore da come l'avevi vista fino a quel momento.
E quasi sempre, quelle fotografie in cui non ti sei messo in posa, sono quelle in cui vieni meglio.

domenica 6 settembre 2015

Da scriverci un libro/2

Mi domando, un giorno, che fine abbia fatto il mio vecchio amico scaricato brutalmente dalla sua donna e alle prese con la sua crisi post abbandono.
Avremo quasi sessant'anni, avremo ormai la scorza dura, ma soprattutto sapremo recitare straordinariamente mascherando anche quello che non deve essere nascosto, ma comunque sempre di carne siamo, e la sofferenza ti logora dentro, inesorabile e ti porta alla pazzia.
Lo chiamo, giusto per fare il gesto dell'amico che si preoccupa, anche se la funzione del confidente non l'ho mai sentita troppo mia.
- Allora? Come va?, gli butto lì senza neanche un ciao, così come se ci fossimo sentiti pochi minuti prima.
- Da dio!, mi risponde senza esitazioni, come se fosse veramente la verità vera.
Allora prendo un bel respiro, conto fino a dieci, mi gratto il naso, mi accendo una sigaretta anche se non fumo e poi finalmente cerco di controbattere con qualcosa di sensato.
Ma vengo anticipato da lui, che mi urla addosso:
- Mi hai telefonato per fare il gioco del silenzio? Va bene parlo io, visto che so che non mi credi, che pensi che sia solo una posa frutto di una qualsiasi droga lecita o illecita, che in fondo sono sull'orlo del suicidio e che il mondo sta crollando intorno a me. Ma ti assicuro che non è così.
- Ma io veramente..., cerco di intervenire ma vengo zittito subito.
- No guarda lascia parlare me che è meglio.
E comincia un intervento che mi lascia senza fiato.
- Io non vedo che lei, non penso che a lei. Ogni cosa che faccio, tutti i giorni, non fa che portare la mia mente e il mio cuore a lei, non riesco a staccare un attimo della mia giornata senza che lei entri prepotentemente nella mia quotidianità.
E continua.
- Numeri? vedo solo il numero della sua casa.
Luoghi? Sento solo il nome della via in cui vive, la città dove vive, le sue origini, i luoghi dove è andata in vacanza. Sento solo il suo nome pronunciato. Ogni volta che leggo, che guardo la tv, mi compaiono davanti attrici uguali a lei, ogni libro che leggo sembra che ne abbia già parlato con lei, ogni notizia, ogni episodio sembra di averlo vissuto con lei. E' una vera e propria tortura fisica. Non mangio, non dormo, lavoro male, odio tutto e tutti, non sopporto nulla, sono nervosissimo e tutti quelli che mi sono vicini mi chiedono in continuazione cosa diavolo sta succedendo.

Non oso parlare, perché dentro di me se va bene così chissà quando andrà male, madonna santa! Quanto mai ho telefonato, potevo starmene sulle mie e avrei evitato la filippica pseudo-depressa dell'innamorato abbandonato.

E lui riprende.
-Lo so cosa pensi, che sto diventando matto, ma non è così.
E' che, nonostante la premessa, il mondo va avanti, io vado avanti e cerco di tenere duro.

Comincio a capire.
- E cioè?, dico velocissimo per non essere interrotto.
- E cioè ho un piano. Vuoi saperlo? E te lo dico anche se non lo vuoi sentire.
Io annuisco al telefono come se mi vedesse (la prossima volta uso Facetime).
- Ora me la godo. Ieri sera a una festa è successo di tutto ed è stato meraviglioso. Ho incontrato una donna straordinariamente affascinante, che voleva conoscermi da tempo, e appena mi ha visto si è sciolta per me. Mi ha puntato, mi ha corteggiato, mi ha conquistato, mi ha sedotto e mi ha abbandonato proprio come si fa in questi casi. E' stato fantastico da tutti i punti di vista e ho almeno riconquistato un po' di amor proprio e di rispetto per me stesso.
Un po' di invidia scorre nelle mie vene.
- Ora forse la rivedrò, magari alla prossima occasione festaiola, magari no. Ma non importa.
- E il piano? gli chiedo.
- Te lo racconto di persona. Ci vediamo in settimana per una birra sui Navigli?
- Ok, ti chiamo io domani per fissare, replico.

Chissà che diavolo di idea gli sono venute. Non vedo l'ora di saperle.


giovedì 3 settembre 2015

Un padre per amico, o no? No!

Bene, aldilà della banalità yankee di questo articolo girato da Huffington Post, sul tema delle preferenze del padre di oggi verso i figli maschi o femmine, ho da dire due cose:

1. Mai avuto preferenze. Quando abbiamo scoperto che sarebbe arrivato un erede, io non ho mai pensato a eventuali preferenze. Non ho mai detto che bello 'sarebbe un maschio', soprattutto. Anzi, forse in qualche caso, ho pensato che sarebbe stato bello avere una femmina visto che nella mia famiglia d'origine e i miei nipoti sono tutti maschi. Tanto per cambiare, per 'vedere di nascosto l'effetto che fa', come avrebbe detto il grande Enzo.
Lo stesso quando è arrivata la seconda in ordine di eredità, stessa cosa.
Ho sempre pensato - facendo lo psicologo della domenica - che il dilagare, da parte dei padri, del desiderio di avere figli maschi fosse solo per quei genitori che non avevano avuto fratelli, per quelli che non avevano in casa un padre presente, per quelli che avevano avuto un'infanzia un po' infelice e solitaria, e per quegli altri che non avevano vissuto rapporti di amicizia forti e determinanti. Il figlio maschio diventava quindi un 'rimedio' a queste mancanze e il più delle volte, consentiva a padri così zoppicanti, di allevare e crescere figli troppo amici del genitore, contribuendo spesso e volentieri a creare turbe poi difficilmente sanabili. Si sa, la famiglia può essere il luogo dell'amore e della sicurezza, ma anche un ginepraio di follie e violenze che i figli poi scontano in età adulta.
Naturalmente, discorso diverso per la società contadine, che aveva bisogno di braccia forti per i campi e non di bocche da riempire e basta.

2. Il problema, con i figli, è trovare equilibrio nella loro educazione. Non, perdonatemi!, queste cazzate para-social che riempiono tanto la bocca (e il web), strizzando l'occhio al lettore e al marketing.
Trovare equilibrio, tra le proprie idee e la realtà, tra la protezione e la libertà di crescita, tra la voglia di abbracciare e la necessità di lasciare camminare ognuno con le proprie gambe.
E, se proprio vogliamo parlare di generi, la vera questione è avere la capacità di uscire dai ruoli, dagli stereotipi, dalle 'oppressioni' culturali di migliaia di anni che impongono, è un esempio, al padre di acquistare i leggins alla propria figlia facendolo sentire tanto 'moderno' e vicino ai propri figli e tanto, ma tanto 'diverso' dagli altri padri.
È questa la vera sfida. Non annullare le differenze di genere, ma avere la capacità di valorizzarle eliminando le imposizioni e le consuetudini, tanto comode anche a chi si crede all'avanguardia.

Durissimo il mestiere dei genitori. Anche perché ogni giorno ti accorgi di non essere d'accordo con oltre il 90% dei genitori (padri) che ti stanno intorno. E non è un bel vivere.

martedì 1 settembre 2015

Un tuffo dove l'acqua è più blu

A volte la vita è strana, straordinaria, insolita e soprattutto ti spiazza.

Stamattina, ho un appuntamento.
Porto i bambini al campus, torno a casa per scambiare auto con moto, mi metto il casco.
Esco dal cancello, mi muovo verso il luogo dove sono atteso, arrivo alla meta.
Tolgo il casco, e vi assicuro che non l'ho fatto come potrebbe farlo Clooney al termine delle sue gite con aitanti bellezze sul lago di Como. Inoltre lui ha quelle moto tutte nere dal chiasso infernale, che fanno tanto trasgressione e fascino dell'uomo maledetto, io invece ho una vespa verdina cesso, ormai di dodici anni fa.
Inoltre mi sono rasato quasi a zero e quindi credo di essere al mio minimo in tema fascino, ammesso che ce l'abbia mai avuto.

Sono fermo davanti al palazzo in cui devo entrare, suono il citofono che non sembra sortire risposta.
Risuono.
Mi guardo in giro con faccia da pesce bollito per vedere se colgo qualche segnale d'aiuto.
Dall'altra parte della strada una signora (quarantina?, poco di più?), classica milanese elegante, di classe (almeno presunta), capelli neri raccolti, gambe lunghe, un po' abbronzata, mi guarda.
Io la guardo.
Una cosa è certa, non è lei (purtroppo!) che devo incontrare.
Giro la faccia dall'altra parte, scordandomela all'istante, risuono al citofono schiacciando un po' di più, come se così dall'altra parte qualcuno mi potesse sentire meglio.
Nessun segnale.
Guardo a destra e a sinistra, ma ancora niente.
Alle mie spalle sento un rumore di tacchi, neanche troppo serrato, che raccontano di gambe lunghe e distese in avvicinamento.
Mi giro di scatto.
La signora si avvicina, mi guarda, io la fisso con un grosso punto di domanda disegnato sulla mia faccia da pesce rasato. Sono certo di non averla mai vista.
- Posso chiederle una cosa? mi butta in faccia, con un po' di sfida disegnata sul viso.
Il mio primo pensiero - sarò malato, lo so! - è stato 'oh, finalmente qualcuno che usa ancora il Lei, in questo mondo di 'cafonituttiamici', poi mi riprendo e le rispondo un suadente 'mi dica'.
Lei mi scruta, nel vero senso della parola. E io penso, meno male che sono vestito decentemente stamattina.
- Può per favore fare i miei più vivi complimenti, mischiati a un'invidia crescente, a chi divide con lei la vita? Lei è bellissimo!
Io la guardo con gli occhi sbarrati, pensando in rapida successione:
1. Questa è pazza e ora mi taglia la gola con il machete che ha appena comprato nelle sue ultime vacanze in Messico, dove si è abbronzata così bene;
2. Sono vittima di uno di quei demenziali programmi televisivi di gran moda con telecamere nascoste in cui, alla fine, fai obbligatoriamente la figura dell'imbecille e vieni sputtanato di fronte al mondo intero;
3. Questa è una battona di alto bordo e questa è la sua tecnica per adescare i poveri pesci bolliti che si aggirano nella zona centrale di Milano, poco dopo le nove del mattino;
4. Boh...non ho idea di cosa stia succedendo.

Ma prima che scelga quale opzione seguire per confezionare un risposta che abbia un minimo di senso, la signora si avvicina, mi mette una mano dietro la nuca e mi pianta un bacio che neanche Grace Kelly a Cary Grant in 'Caccia al ladro' era riuscita a far inventarsi.
Sembrava non si fermasse più.
Poi si stacca.
Mi allunga un bacio finale virtuale con soffio sulla mano e si allontana con le sue gazzelle falcate.

Io rimango piantato in mezzo al marciapiede. Immobile, rintronato, allibito, ubriaco, fissandola mentre si allontana per poi sparire.
La gente passa e mi guarda, tra il divertito e lo scandalizzato.
In quel momento vengo risvegliato dal citofono alle mie spalle che torna alla vita con un 'pronto?' di prammatica.
Mi volto, rispondo, la porta si apre, io entro e mi butto nel mio appuntamento.
Che è stato tutto un programma anche quello, ma questa è un'altra storia.
Iniziare la giornata così non è male, aumenta l'autostima, ti sbatte in faccia il fatto che sei ancora vivo, e che il mondo, a volte, si accorge ancora di te.
Mah, saranno le vacanze...
Chissà quando i miei figli leggeranno queste povere righe cosa penseranno!

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...