giovedì 3 settembre 2015

Un padre per amico, o no? No!

Bene, aldilà della banalità yankee di questo articolo girato da Huffington Post, sul tema delle preferenze del padre di oggi verso i figli maschi o femmine, ho da dire due cose:

1. Mai avuto preferenze. Quando abbiamo scoperto che sarebbe arrivato un erede, io non ho mai pensato a eventuali preferenze. Non ho mai detto che bello 'sarebbe un maschio', soprattutto. Anzi, forse in qualche caso, ho pensato che sarebbe stato bello avere una femmina visto che nella mia famiglia d'origine e i miei nipoti sono tutti maschi. Tanto per cambiare, per 'vedere di nascosto l'effetto che fa', come avrebbe detto il grande Enzo.
Lo stesso quando è arrivata la seconda in ordine di eredità, stessa cosa.
Ho sempre pensato - facendo lo psicologo della domenica - che il dilagare, da parte dei padri, del desiderio di avere figli maschi fosse solo per quei genitori che non avevano avuto fratelli, per quelli che non avevano in casa un padre presente, per quelli che avevano avuto un'infanzia un po' infelice e solitaria, e per quegli altri che non avevano vissuto rapporti di amicizia forti e determinanti. Il figlio maschio diventava quindi un 'rimedio' a queste mancanze e il più delle volte, consentiva a padri così zoppicanti, di allevare e crescere figli troppo amici del genitore, contribuendo spesso e volentieri a creare turbe poi difficilmente sanabili. Si sa, la famiglia può essere il luogo dell'amore e della sicurezza, ma anche un ginepraio di follie e violenze che i figli poi scontano in età adulta.
Naturalmente, discorso diverso per la società contadine, che aveva bisogno di braccia forti per i campi e non di bocche da riempire e basta.

2. Il problema, con i figli, è trovare equilibrio nella loro educazione. Non, perdonatemi!, queste cazzate para-social che riempiono tanto la bocca (e il web), strizzando l'occhio al lettore e al marketing.
Trovare equilibrio, tra le proprie idee e la realtà, tra la protezione e la libertà di crescita, tra la voglia di abbracciare e la necessità di lasciare camminare ognuno con le proprie gambe.
E, se proprio vogliamo parlare di generi, la vera questione è avere la capacità di uscire dai ruoli, dagli stereotipi, dalle 'oppressioni' culturali di migliaia di anni che impongono, è un esempio, al padre di acquistare i leggins alla propria figlia facendolo sentire tanto 'moderno' e vicino ai propri figli e tanto, ma tanto 'diverso' dagli altri padri.
È questa la vera sfida. Non annullare le differenze di genere, ma avere la capacità di valorizzarle eliminando le imposizioni e le consuetudini, tanto comode anche a chi si crede all'avanguardia.

Durissimo il mestiere dei genitori. Anche perché ogni giorno ti accorgi di non essere d'accordo con oltre il 90% dei genitori (padri) che ti stanno intorno. E non è un bel vivere.

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