mercoledì 30 ottobre 2024

Incontri

Ho 67 anni tra qualche giorno. E sono iscritto alla magistrale di storia. 
Diciamo che sono un po' fuori tempo, un filino in ritardo direbbe la classica sciuretta milanese.
E non è la cosa più insolita in questa piccola storia di vita.
L'aspetto più curioso - che colpirebbe un cronista di provincia - è che frequento la stessa università che frequenta mio figlio, sebbene facoltà differenti.
E lui è di una dolcezza infinita. Mi cerca, mi offre il caffè, mi presenta alcuni suoi compagni corso, mi fa tutor.
È una bellissima sensazione, è una prova d'affetto straordinaria. 
Una cosa è certa: mio figlio non si vergogna di me. 
E io sono felice.

martedì 10 settembre 2024

Inspiegabile?

- Sto leggendo un libro.
- Sai che novità, mi risponde l'altro.
- Ma sì, era solo un modo di dire per introdurre quello che mi ruota nella testa, da giorni.
- E sarebbe? Quale libro? Cos'è che 'ruota'? 
- Sono solo all'inizio, ma basta quello per mettermi sottosopra.
- La fai lunga. Titolo? Autore?, ribatte polemico.
- 'Questa sinistra inspiegabile a mia figlia' di Marco Revelli. Einaudi.
- Titolo esaustivo. Dovresti fermarti lì, dice già tutto, non ti pare? Anche per tutelare la figlia, in fondo ha solo diciassette anni e non ha ancora fatto così del male nel mondo.
- Simpatico...comunque, ho letto per ora solo poche pagine, e le sensazioni e i pensieri sono già forti, dolorosi.
- Come la fai lunga. La sinistra non esiste più, gli ideali che la fondarono sono ormai morti e soprattutto sconfitti, il denaro e l'ignoranza, e tutto quanto gli sono a valle, hanno vinto. Punto e senza a capo.
- Non voglio entrare in questa discussione. Non ora almeno. Come ti dicevo sono solo a poche pagine, ma quello che più mi angustia è a seguito di un passo. 
- Non vorrai mica leggermelo? Ti prego, anch'io tengo famiglia e tutto è già complicato, c'è il mutuo da pagare...no il passo del libro no!, continuo lo spiritoso.
- Ma falla finita. Senti qua, dichiaro assertivo e autorevole. E comincio a leggere, ormai sono dottore, so anche leggere...
"Quelle idee, quei 'valori' come pomposamente amiamo chiamarli, quegli stilemi e quel 'modello di vita' che ha respirato in casa e che l'ha segnata (si riferisce alla figlia) come una sorta d'imprinting - mi rinfaccia - l'hanno resa 'infelice'. Diversa e separata dagli altri e dalle altre della sua età, che vivono 'altrove', in un pianeta diverso dall'isola incantata delle buone intenzioni su cui noi l'abbiamo spiaggiata. Quel lessico familiare imparato dalla prima infanzia - prova a spiegarmi - ha creato barriere anziché abbatterne, persino rispetto a quei 'diversi reali' che venivano da altri paesi, con altre madrelingua, ma che avevano comunque aspettative, priorità, 'visioni' diverse rispetto alle sue, considerate anche da loro bizzarre, nel migliore dei casi 'vecchie', mentre spesso quello che li muoveva era la voglia, e il piacere, di 'essere come tutti'. 
Mentre concludo la mia dotta lettura, mi viene in mente, grazie alle ultime parole, improvvisamente, un altro libro, di Francesco Piccolo, 'Il desiderio di essere come tutti' proprio sulla 'necessità' e il desiderio, finalmente a quanto pare!, di essere 'normali', e, aggiungo io, non più comunisti. Una sorta di irritabile retromarcia. Ma problemi suoi.
Il mio interlocutore, che ha fintamente russato per tutta la lettura per ostentare una noia oltre misura, mi guarda esterrefatto e con ironia poco elegante mi domanda:
- Cioè, anche tu avresti 'condannato' tua figlia - e anche suo fratello, intendiamoci, non è certo una discriminazione di genere - a vivere una vita fatta di domande continue, di mettere in discussione tutto, di essere diversa dagli altri, di cercare un mondo 'migliore', di...
Lo blocco stringendogli un braccio.
- E' quello che mi sto domandando, da giorni. Io ho le mie convinzioni, che hanno segnato la mia vita, personale e professionale e soprattutto ideologica e politica. E ho 'patito' sulle mie spalle questa sorta di 'diversità', di scelte difficili e di rinunce alle vie facili. 
- Ti fai passare come un santo..., risponde sempre più velenoso.
- Ma piantala. Io i miei errori, le mie sbandate, i miei cedimenti sulla 'linea' li ho avuti, eccome. Ma i capisaldi sono rimasti inalterati e gran parte delle scelte - quelle fondamentali - che ho fatto nella mia vita lo dimostrano. Il resto sono chiacchiere. 
- Quindi?
- Quindi, la domanda che mi faccio è se ho 'imposto' una via ai miei figli che oggi rende la loro vita difficile, controcorrente, tortuosa, oppure no. Mi viene in mente la canzone di Giorgio Gaber, verso la fine della sua lunga carriera artistica, ormai al nichilismo puro, che si intitola 'Non insegnate ai bambini' (https://tinyurl.com/49btvdbc), pubblicata dopo la sua morte nel suo ultimo disco, che denuncia l'influenza nefasta nell'educazione dei figli dell'opera di genitori troppo genitori. Io ogni volta che la ascolto mi sento male, ma gli rispondo che dipende da quale morale, caro Giorgio! 
- Ti assolvi da ogni accusa, allora?
- Sì, no, boh, non so...




 

sabato 7 settembre 2024

Non è il momento

...perché tu vai un giorno a fare un controllo di routine, svolgiatamente, nel mezzo dell'infernale calura agostana...
...perché furbamente approfitti delle ferie altrui per non fare file infinite all'accettazione...
...e non sei preoccupato, minimamente agitato per quell'ecografia...
...e quasi non presti attenzione a quello che il dottore ti sta dicendo...
...perché non c'è alcun problema...
Ma poi il silenzio cala nella stanza, il dottore armeggia con quel coso che ti vede dentro, non parla più, sale, scende, vedo anche che si sistema meglio sulla sedia, come dovesse affrontare una sfida inaspettata con il monitor...

E poi parla e ti rivela che potrebbero esserci problemi, che vede qualcosa che non dovrebbe esserci...
E poi dice di fare silenzio perché deve controllare, meglio...
E poi ti conferma che qualche problema potrebbe esserci, che occorre controllare, che è necessario un'ulteriore approfondimento, che bisogna vedere, guardare, baciare, lettera, testamento...
E allora improvvisamente tutto ti viene addosso e cerchi di reagire in modo composto, facendo qualche domanda intelligente - anche se le più non escono fuori visto che non riesco a trangugiare - per cercare di capire cosa accade e come può evolvere il futuro.
Lui è bravo, tranquillizza, minimizza, fraternizza, mentre io balbettando, sudando e forse pregando, cerco una luce in fondo al tunnel.
Dopo quindici giorni infernali, con notti insonni e desiderio di redigere le mie ultime volontà per non lasciare nulla al caso, l'esame di approfondimento rivela che non ci sono emergenze, che per ora non ci sono motivi per preoccuparsi troppo, che bisogna fare controlli ulteriori almeno ogni sei mesi.
Insomma che per ora non muoio.
E allora ho comprato le paste per festeggiare.



sabato 31 agosto 2024

Dottore

Allora, mi sono laureato, in lettere, antico sogno.
L'ho fatto per due motivi distinti e altrettanto importanti.
Il primo è una promessa fatta, ormai tanto tempo fa. A mia madre.
E' morta il 2 maggio del 2001, alle 5 del mattino circa.
Il giorno prima, la festa del lavoro, ero andato a trovarla, sfruttando la giornata libera.
Non ci vedeva quasi più, ma era tutta impettita in salotto, sul divano, come sempre.
A un certo punto delle chiacchiere, si era bloccata e tutto d'un tratto mi aveva buttato lì:
"Certo che potevi laurearti!". Così dal nulla, all'alba dei quarant'anni e passa, con un'azienda sulle spalle e dopo un matrimonio andato a gambe all'aria.
E io che le rispondevo: "ma dai, mamma, adesso? Ormai, quello che è fatto è fatto. Non trovi?"
E lei di rimando, "quante storie, basta volerlo...".
Poi tutto era finito lì, e la mattina dopo sarebbe finito proprio tutto, senza appelli.
E io, lo ricordo come adesso, il giorno dei funerali, ho 'promesso' che avrei rispettato il suo volere. Prima o poi.
E il poi è arrivato, quasi fuori tempo massimo, ma è arrivato.

Il secondo motivo era per dare "un messaggio" ai miei figli.
Un messaggio che 'insegnava' perseveranza, determinazione, volontà e rispetto verso se stessi.
Non è cambiato molto nella mia vita da quando sono dottore, ma io sono molto orgoglioso di quanto fatto, della fatica, dell'impegno e della meravigliosa capacità di abnegazione che ho mostrato, soprattutto a me stesso.
E non è finita. Mi sono iscritto alla magistrale di storia in Statale. E vediamo se arriverò fino in fondo, mentre e salute permettendo.
E poi, chissà, la carica di rettore o ministro dell'istruzione, il Nobel, oppure posso diventare imperatore...

giovedì 22 agosto 2024

Francia 2024/secondo

 Eh sì, c'è una seconda parte.

Perché dopo i sette giorni al mare, ci sono stati quattro giorni invece - per il mio massimo gradimento - di tour in Provenza.
E in particolare ad Arles, terra di Van Gogh e stradine strette.
Un tuffo nel passato, ormai neanche tanto recente, un salto temporale che, in particolare quest'anno, ha portato tristezza e malinconia.
L'ultima volta che ho visitato Arles ero nel pieno della mia avventura imprenditoriale, dopo un cambio repentino e dirompente della mia vita sentimentale, senza ancora figli e con chi mi ha accompagnato nel lavoro ancora presente.

Sono andato ad Arles con l'obiettivo, tra l'altro, di rivedere una piazza e un albergo - bellissimo, una vecchia casa del '700/'800, con camere romantiche, balconcini, piccoli giardini, e una corte centrale dove si consumava la prima colazione...- che ricordavo con particolare nostalgia.
La piazza forse l'ho trovata, anche se le atmosfere del tempo e le luci non erano le stesse. Solo io ero lo stesso ma vedevo sicuramente tutto con occhi diversi.
L'albergo, di cui non ricordavo il nome, non sapevo dove fosse, ricordavo vagamente l'entrata. Ma tutto era veramente confuso, lontano, irraggiungibile.
Ho passato i due giorni in cui mi sono fermato nella cittadina guardandomi intorno, allungando il collo, per cogliere un segnale, per trovare un indizio.
Niente.

Ero rassegnato.
Ma ecco che il destino, o la fortuna, vallo a sapere!, ci mette lo zampino.
Improvvisamente, scendendo verso il Rodano, alzo gli occhi e mi trovo davanti all'entrata dell'albergo.
Un tuffo al cuore, un miscuglio di emozioni, di strane sensazioni, di ansia e di felicità.
E così scatto la foto che allego.

E proprio come ai tempi, mi ritrovo a sostare davanti all'entrata, con M. che si accende una delle sue sigarette e che si guarda intorno con quello sguardo misto tra l'assente e l'entusiasta.
Pronta per dare l'assalto alle strade le paese, curiosa come poche e attenta, come sempre, agli altri e ai loro voleri.
Ora lei non c'è più, e il mondo è sicuramente meno bello e meno buono.

Era quasi vent'anni fa... 


lunedì 12 agosto 2024

Francia 2024

Ho fatto un giro in Francia, di dieci giorni.
Per alcuni versi un ritorno al passato.

Per la metà del tempo - perché il mare fa bene... - appunto mare, qualche spiaggia, Cote d'Azur, Nizza e altro ancora.
Caldo porco, infinito, intrusivo e veramente limitante a qualsiasi attività.
Comunque tant'è. Come si sa, il mare e tutti i suoi connessi non sono proprio il mio ambiente. E ogni volta che devo andarci, il mio approccio è di rassegnazione.

Gli aspetti, come dire, sociali, che mi hanno colpito di più sono due.

Il primo è quello della varietà umana che popola il popolo delle vacanze. Colori, accenti, lingue, targhe, odori, orientamenti, tendenze...ormai la diversità, in ogni senso, ha vinto, nonostante tutto, sulla cosiddetta normalità.
Intendiamoci, gli imbecilli esistono ancora e spesso si prendono la scena, visto che sono quelli che urlano di più.
Ma la sensazione che ho avuto è stata che il mondo sia molto più avanti di se stesso, sia straordinariamente in pace, a fronte delle guerre e delle contrapposizioni culturali alimentate da idiozia istituzionale e speculazioni politiche.
Il 'mondo' è meglio di quanto si pensi e questo è un messaggio di forte speranza nel futuro.
Poi ci sono quelli là, sia in Francia che qui da noi, quello con il ciuffo posticcio, e poi tutti quelli che gli vanno dietro, in Europa e fuori, ma il mondo ha da tempo sterzato e non torna più indietro.

Il secondo è più terraterra, più 'fisico'.
L'80% delle spiagge in Francia è pubblico. Forse esattamente il contrario di quelle italiane. E' straordinario. 
Per gli amanti di ombrelloni, sdraio, musica a manetta, bambini urlanti e puzza di crema e bomboloni alla crema, la vita in Francia deve essere molto dura, difficile. 
Ho girato parecchie spiagge, alla ricerca di quella sempre meno affollata. Ne ho trovate di bellissime, poco frequentate, alcune addirittura - una meraviglia! - dedicate ai cani.
Essere in spiaggia con molti cani offre una garanzia impagabile: sì, a volte abbaiano, si scuotono per liberarsi dell'acqua in eccesso dopo il bagno, si aggirano calpestando tutto e tutti, ma per la maggior parte del tempo stanno in silenzio.
Vuoi mettere?

lunedì 22 luglio 2024

L'ultimo della Ravera

Ho letto un libro straordinario. Ma veramente.
Per idea creativa, per linguistica, per narrativa, per pulizia stilistica, per originalità, per tensione, per il finale. 

Parlo di 'Un giorno tutto questo sarà tuo', di Lidia Ravera, edito da Bompiani. 
Una storia strana.
Un adolescente di 15anni, la voce narrante, aspirante scrittore in diretta del vero 'Capolavoro', ci racconta la sua vita, le sue 'tre madri', ma soprattutto suo padre, vero scrittore famoso, ingombrante, sciupafemmine e presuntuoso.

La storia si racconta, si innalza, si abbassa, si intrufola nei ricordi e nelle coincidenze del lettore più attento, diventa drammatica, fa commuovere, appassiona e fa tenere il fiato sospeso.
Leggere molto ha il suo fascino e le sue gioie, ma ha anche il suo lato oscuro: si incorre spesso, e malvolentieri, in libri inutili (le mie storie mai pubblicate in confronto sono la Recherche e la Divina Commedia in un'unica opera...), noiosi e frutto probabilmente solo di solide relazioni con il mondo editoriale
La Ravera è da sempre una garanzia. Ho tutti i suoi libri, li ho letti tutti e la tengo nel cuore sempre.

Quest'ultima fatica - forse perché cade dopo una serie di letture veramente fragili - mi è parsa straordinaria per freschezza (nonostante gli anni che passano) e per compiutezza.
Il giovane narrante è uno 'stronzetto' che ha tutte le giustificazioni per essere ostile e contrapposto su tutto, ma è anche un meraviglioso testimone della vita di oggi, delle tensioni familiari, dell'amore che nasce e che muore.

Leggere la Ravera conforta, perché le basi sono comuni, perché i capisaldi del nostro mondo - oggi sempre più messi in discussione - non sono proprio in discussione. 


Incontri

Ho 67 anni tra qualche giorno. E sono iscritto alla magistrale di storia.  Diciamo che sono un po' fuori tempo, un filino in ritardo dir...