mercoledì 26 marzo 2014

Specchio dei tempi

Non amo più parlare di politica, anche perché ormai c'è poco da dire.
E infatti questa non è politica, ma solo deprimente pochezza intellettuale e ignoranza frutto di troppa tv. Ormai si parla in Parlamento come a Zelig, senza accorgersene.

Ma se in un parlamento nazionale, dove dovrebbero perlomeno esserci persone che sono in grado di esprimersi in modo comprensibile e in un italiano di livello medio, avvengono cose di questo genere, il problema non è più che rubano, si fanno gli affaracci loro, complottano per fare golpe, colpi di mano e remano a destra, no!, quello è il meno dei problemi. La questione centrale è che chi fa le leggi che dovrebbero governare il paese - leggi belle e brutte che siano - sono ignoranti, non sanno nulla, sono dei burattini nella mani di pochi burattinai che hanno qualche obbiettivo loro personale.

Oggi noi siamo alla gogna di una classe dirigente squallida e poveretta, senza costrutto, senza storia, senza esperienza, senza cultura, senza la capacità minima di interloquire con il mondo facendosi comprendere e rispettando alcune regole basilari, tra cui la lingua che tiene insieme il suolo italico.
Oggi tutti quelli che leggeranno e ascolteranno fino alla noia quello che è accaduto ieri alla Camera, rideranno a crepapelle, facendo i grossi di fronte ai propri interlocutori, avvalorando tutte le tesi 'che quelli non fanno nulla e noi paghiamo'.
Tutto il paese infatti si sentirà 'meglio', perché da oggi ognuno sarà autorizzato a dire stupidate, scrivere cretinate, gettare la grammatica dalla finestra, tanto 'lo fanno anche in Parlamento'.
Tutti a ridere e a darsi di gomito, soddisfatti del livello ormai terraterra che abbiamo raggiunto.

Ma nessuno si renderà conto che ormai siamo tutti sconfitti, finiti, che non abbiamo più spazio per nulla, che ormai tutto è perso e che ogni speranza di risalire la china è ormai gettata alle ortiche.

lunedì 24 marzo 2014

Giù la maschera!

Leggo - un po' sconvolto - domenica sul Corriere della Sera (quello vero, cartaceo), un articolo che sancisce l'ultimo dei tabù a cadere.
Forse il peggiore, il più orripilante, quello che decisamente sconvolge la vita di ogni genitore pensante e che si fa qualche domanda.
L'articolo ci racconta di uno studio dell'università di Parigi (la Sorbona? non ricordo) che ha di fatto 'dimostrato' che il genitore - quando ha più figli - ha un preferito assoluto.
Gran parte dei genitori intervistati e analizzati nel tempo hanno, sebbene all'inizio abbiano negato con forza l'esistenza di alcuna preferenza per i figli e di un affetto maggiore per uno rispetto all'altro, alla fine dell'analisi hanno ammesso, in forme diverse, che la preferenza esiste.
Una preferenza che non necessariamente porta a atteggiamenti patologici o a esclusioni forti nei confronti del figlio 'di seconda scelta', ma che porta sicuramente a un atteggiamento diverso, ad aspettative diverse e ad affetti differenti.

Brutto no?
Io non so cosa pensare.
Con mio figlio è più facile avere a che fare, avere un rapporto, dialogare, anche se in questo periodo pre-adolescenziale sta diventando di un faticoso spaventoso. Con Bianca è sempre tutto più difficile, anche se sempre meglio rispetto al passato, e soprattutto il mio rapporto con lei è in una continua altalena, e la spinta o meno la dà solo e sempre lei.
Ma non per questo - cerco di essere obbiettivo e soprattutto onesto con me stesso - ho mai pensato, o peggio constatato, di avere affetti, disponibilità, amore differenti verso i miei figli.
Li adoro e li mal sopporto entrambi alla stessa maniera, a seconda dei casi, degli episodi, della vita quotidiana.
Ma li amo entrambi, come la vera gioia della mia vita.
Quindi?
Quindi boh, sono perplesso, molto perplesso dello studio francese e come sempre diffidente rispetto a questi viaggi nella mente umana che hanno, tra gli obbiettivi, quello di essere pubblicati e quindi alla ricerca di visibilità, pubblicità e popolarità.

Comunque, un pensiero più sottile e terribile, mi solletica le poche cellule grigie che ancora funzionano.
Sto notando in giro, leggendo, ascoltando, che spesso e volentieri si ricercano segnali di una sorta di imbarbarimento della mente umana, come se qualcuno volesse dimostrare che l'uomo, in fondo, sempre un animale è, e che tutte le infrastrutture sociali che si è costruito nella sua storia non sono altro che eleganti paraventi che nascondono una realtà molto meno sofisticata ed evoluta.
'L'uomo è una bestia!!' urlava Bacardi in Alto Gradimento, ormai 30/40 anni fa.

Questa sensazione è fastidiosa e più mi informo e più mi accorgo che spesso l'imbarbarimento della società in cui viviamo obbliga molti a spianare la strada a tesi come queste.

giovedì 20 marzo 2014

The last cartwheel

Sono di lungo corso, io, altroché.
La so lunga!

Infatti ieri nessuno si è fatto vivo, nessuno mi ha fatto gli auguri, nessuno neanche mi ha detto una cosa carina...un disastro, da cadere in depressione.

Tristissimo sono andato a letto, sempre più consapevole di essere inutile al mondo, ai miei figli e alla mia famiglia.
Vendetta? Ma no, non ne ho voglia né tempo.

Ma un po' me la pagheranno, sicuro.
Quasi quasi vado in farmacia a comprare del Guttalax e glielo metto nel latte della colazione, poi vediamo chi ride per ultimo.

Voglio vedere alla festa della mamma cosa succede...

mercoledì 19 marzo 2014

Alla festa del papà, il papà non ci va...forse

Eh sì, si fa presto a dire papà, soprattutto nella giornata dei papà.
Si fa presto a cedere sotto la gogna della festività consumistica e della retorica tradizionale della famiglia felice.
Eh sì, si fa presto.
Ma tutti noi, padri democratici (nel senso di sinistra, mica del partitino della ribollita), progressisti, e ancora molto, ma molto ancorati alle ideologie, rifuggiamo da questo borghese cerimoniale, e guardiamo avanti verso il sole del socialismo con fiducia granitica e con la consapevolezza che, quando l'Idea avrà vinto la sua battaglia, queste devianze capitalistiche verranno spazzate via in un amen.

Però...però se qualcuno non mi fa un regalo, un pensiero partorito a scuola, un augurio, se qualcuno che dico io stasera, quando torno a casa, non mi dà almeno un bacio augurandomi 'Buona festa del papà', allora, carimiei - come diceva sempre mio padre, la rivoluzione sovietica in confronto sarà stata un passeggiata tra giovani signore di domenica pomeriggio in un giorno di primavera assolato.

Badate voi, figli miei dalla lingua lunga, a non dimenticarvi perché sennò sono dolori.
Eredità? Nisba!
Soldi per giochi alle feste comandate e non? Rien!
Pizze davanti alla tv? Nada!
Paparino sempre disponibile a tutto e tutti per ogni cosa nel mondo conosciuto? Niente!!!

Domani il report come è andata la serata...


lunedì 17 marzo 2014

Un inferno

Cosa? La situazione politica?
Macché, quella è una passeggiata in confronto.
La situazione economica, la crisi, le banche, la cupola finanziaria?
Bazzeccole, sbrodeghezzi, pinzillachere.

Io parlo dei miei figli, sempre più grandi e sempre più rompiballe (dal francese arcaico 'rump i ball').
Una di sei ormai dimenticati, l'altro verso i dieci, sono diventati personaggi sempre più debordanti
nella quotidianità di una famiglia sempre più in affanno come la mia.
Lei assertiva - e scusate l'eufemismo - alla perenne ricerca di uno scontro con chi gli capita sotto le grinfie.
È in costante situazione di stand by, quella lucina rossa che tutti gli apparecchi elettronici hanno, e che ti fanno capire che sono spenti, ma non proprio spenti, un po' spenti, per farti capire che basta sfiorare un tasto e l'apparecchio si sveglia, si riprende, comincia a vomitare immagini, suoni, sollecitazioni.
Ecco la dottoressa Bianca è proprio così, senza se e senza ma.
Può dormire, può mangiare, può leggere, può guardare la tv, può giocare...ma è solo un'impressione. Tutto a un tratto, improvvisamente, senza preavviso, e agli occhi dei poveri mortali anche senza apparente motivo, si riattiva e inizia a massacrarti di parole a un livello di decibel che neanche una fonderia a pieno regime riesce ad avvicinare.
Orami io la guardo sgomento, in attesa che la lucina dello stand by ritorni tranquillizzante al suo posto.

Poi c'è l'altro, il principe Andrea, che è tanto fighetto e sicuro di sé, va tanto bene a scuola, legge e pensa ogni giorno ai destini del mondo, ma che appena può scende sul triviale mondo terreno per provocare la sua sorella, punzecchiarla, per poi raccattare solo urla e spesso anche legnate.

Così tutti i giorni, almeno dei weekend, visto che dio è buono e ha inventato il lavoro e la scuola, durante i quali ognuno è 'costretto' a rimanere lontano dall'altro. Meraviglia.
Io non so se sia l'adolescenza che si avvicina da parte di uno oppure la costante gelosia dell'altra verso quello più grande, la cui età - forse se ne renderà conto prima o poi - non raggiungerà mai.
Io non so se tutto ciò invece dipende dal fatto che io invecchio e che quindi sono sempre meno disponibile, o meglio, disposto ad assorbire e digerire tanto caos sotto il cielo.

Che fare, quindi?
Mangiare tante vitamine, respirare molto a lungo, sorridere anche quando proprio non se ne ha voglia, e urlare sopra tutti quando la situazione raggiunge livelli drammatici.
Ma soprattutto, aspettare, aspettare, aspettare...che crescano.
E cercare, cercare, cercare...di non invecchiare troppo presto.

venerdì 14 marzo 2014

'Lasciatelo lavorare'...

La sensazione - parlo della situazione politica - è che assistiamo a un teatro con un attore protagonista che è talmente insicuro di sé che continua a sottolineare che se non ce la fa è 'un buffone', che si ritira, che fa la figuraccia e che se ne va.
Ecco, tutto incentrato su di sé, tutto personalizzato, senza qualcosa di più alto, di comune, di politico.
Poi ce la fa a fare cosa non lo so.
La legge elettorale nuova, è già monca di partenza.
La manovra economica non riesco a capire quale obbiettivi abbia, visto che aggiungere 80 euro/mese a chi ne guadagna già pochi penso che sia solo un'iniezione d'ossigeno momentanea in un mare drammatico.
Intendiamoci, va tutto bene, a patto che questo sia un punto di partenza di una strategia di più largo respiro che, a fronte di salvare i conti, faccia ripartire la domanda.
Sennò è puro marketing, e neanche troppo raffinato.

Io non so che cosa sia ormai la politica, io non riesco più a capire nulla.
Non so dove voglia andare a parare questo Blair de provincia, ma so solo che il paese ha bisogno di ben altro per fare in modo che singoli, imprese e istituzioni riacquistino quella dose di fiducia che permetta a tutti, ma proprio tutti, di ripartire e tracciare ambiziosi progetti.

Pessimo tutto, l'ometto viene incensato dai più, ma appena mette il naso fuori viene ributtato indietro senza neanche le scuse.
Poco spessore, poca attitudine, poca strategia, tante chiacchiere, tante slide.

Non so, non so proprio più cosa pensare.



Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...