mercoledì 27 marzo 2019

Vabbé essere ottimisti, ma...

Eh sì, ormai sono mesi che non scrivo e qualche cosa, per i milioni di fan che seguono queste note, bisogna pur dirlo.
Su due fronti.

Punto uno, in risposta/seguito al post che precede questo. Quello che allertava sulla puzza di vomito che ci circondava qualche mese.
Era il solito post ‘radical chic’, di chi con il sedere al caldo gioca a fare il ribelle rivoluzionario, contro, antagonista, mai domo. Sì, era il solito e consueto e reiterato messaggio di protesta, che si ripeteva con Renzi, che si rincorreva con il nano e che continua con questi qua.
Bene.
Bene un cavolo.
Era troppo ottimista, era troppo culturalmente fiducioso in una paese che ha sempre rialzato la testa dopo le peggiori nefandezza che la storia gli ha messo sul tavolo (e che, intendiamoci, si è cercato). Era altro che radical chic.
La puzza di vomito - già schifosa di per sé - si sta tramutando in una puzza ancora peggiore, in quel tanfo che chi si aggira a piedi per la montagna d’estate conosce molto bene: la puzza di merda.
La merda di vacca, che ti ritrovi sul sentiero dopo che i bovini, al pascolo libero e sano degli alpeggi, sono passati dopo aver ingurgitato erbetta fresca e verde che tanto buon latte fa produrre. Ecco quella puzza lì, che molti ritengono sana perché ‘naturale’, ma che invece puzza da far schifo e se hai la sbadataggine di metterci dentro una scarpa per sbaglio, te la porti anche a casa per molti giorni.
Ecco la puzza che abbiamo oggi in giro.
Una tanfo infernale sì di ignoranza, sì di mancanza di analisi, sì di incompetenza in tutto e per tutto, sì di furbizia al limite della decenza, sì di razzismo, sì di mancanza di rispetto delle donne, sì di cialtroneria al potere. Ma ora si sente puzza di fascismo, di squadrismo, di violenza diffusa e, peggio  di tutto, si sente un tanfo assordante e ammorbante di accondiscendenza, di indifferenza, di ‘ma sì, ma sono solo ragazzi...’.
Ecco. Penso sia ora di ri-svegliarsi.

Punto due.
Molte cose sono cambiate sotto il sole in questi ultimi due anni.
Abbandonata l’eperienza imprenditoriale che ha segnato la mia vita degli ultimi trent’anni, passato un anno a gestire figli, supermercati, trasporti familiari, cucina (sono uno chef nato e non vado a Masterchef solo per pietà di concorrenti e giudici), volontariato, letture, scritture, pensate, affetti, relazioni, lavatrici e lavastoviglie, ora sono di nuovo in pista con un’attività di consulenza per un’associazione che mi coinvolge molto, mi appassiona moltissimo e mi rende felice.
È bellissimo fare il proprio lavoro senza dover avere a che fare con collaboratori, strutture, pesi e contropesi, menate interne e cotillons. Una meraviglia. E per ora con buoni risultati e riconoscimenti.
E con un tema di base complicato e di scarso appeal.
L’impegno è costante - diciamo che mi porta via mezza giornata ogni giorno che dio manda in terra -, mi sta portando a contatto con salotti importanti e molto buoni, con il mondo della pubblica amministrazione cittadina e regionale.
Mi piace, mi piace molto aver fatto questo salto professionale verso un mondo che non conoscevo e che quasi non sapevo esistesse.
Oggi gestire figli e lavoro, lavatrici e conferenze stampa, spesa e incontri, il mondo casalingo e le riunioni è complicato, ma in fondo le donne lo fanno dalla notte dei tempi quindi bisogna stare solo zitti.
Siccome sono sempre insoddisfatto e musone, dichiaro pubblicamente che ora sono contento, sto bene e sono (quasi, senza esagerare) in pace con me stesso.
Cambiasse il governo poi...




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