martedì 17 luglio 2018

Speciale?

Me lo trovo davanti dopo mesi, o meglio quasi due anni.
I capelli sono ancora un po' più grigi, le occhiaie un po' più profonde e, sotto quel golf un po' più largo della moda di oggi che suggerisce tagli accollati e asfittici, sembra nascondere qualche chilo di troppo.
Per il resto è lo stesso, lo sguardo attento, sensibile al mondo che lo circonda, capacità critica immutata, anzi forse ancora più affilata.
- Allora, gli butto lì, come va?
- Grandi novità, mi risponde immediatamente, senza un attimo di esitazione.
- Ti sposi? Fai un figlio? Parti per la Legione straniera? Hai vinto il superenalotto?
- Uno: già fatto, più volte. Due: più di uno da tempo. Tre: non sono mica scemo. Quattro: magari!
Le novità sono in tutt'altro senso e direzione, mi risponde quasi serioso e tutto pieno di sé.

Ho sempre apprezzato la capacità del mio amico di rispondere, e ironicamente, alle sollecitazioni caustiche che il mondo gli metteva davanti al naso; e soprattutto ho da sempre invidiato la sua rapidità nel contrattaccare e nel colpire, quasi sempre, nel segno.
Ma si sa, il tempo corrode qualsiasi cosa, non solo il metallo, e la ruggine si fa strada anche nei corpi e nelle menti dei poveri uomini che popolano questa terra. Almeno così pensavo.
- E allora, cosa ti è successo?
Mi guarda, guascone, con quel sorrisino che potrebbe finirti in pochi secondi, lì, in mezzo alla strada.
Abbatte - letteralmente! - sulla mia spalla sinistra la sua mano, con tutto il peso del braccio e mi dice:
- Non è successo nulla, davvero. Nulla di statisticamente misurabile, nulla di quantificabile dal punto di vista economico, nulla di rilevante dal punto di vista sociale. È solo che..., e si ferma, guardando oltre la mia spalla, lontano, come se aspettasse che qualcuno gli suggerisse, di nascosto, le parole giuste.
Io lo fisso negli occhi che sfuggono, cerco la sua attenzione, cerco di capire, anche se ormai ho compreso dentro di me che qualcosa di grande deve essere accaduto.
- Caro amico mio, continua finalmente, - dopo anni di lotte, di pensieri non sempre limpidi, dopo un'esperienza di vita che piena di tutto, dopo matrimoni, lavoro, responsabilità, figli, delusioni, gioie e sogni, errori e delusioni, finalmente ho capito una cosa, assoluta, tombale.
- Cioè? Non riesco ad aggiungere altro ormai, completamente in sua balia.
- Cioè che non sono nulla di speciale, sono uno normale. Punto. E con gli anni non miglioro di certo.
Io lo guardo, un po' stranito.
È un po' come quando hai delle aspettative per qualcosa di molto desiderato e sognato. Lo attendi, lo mitizzi, lo esasperi, lo disegni nella tua mente come il fatto più eclatante e straordinario della tua vita e di tutti gli uomini che vivono nell'emisfero nord del mondo, lo aspetti.
E poi quando arriva ti viene solo voglia di mormorare: - Tutto qui?
Ecco cosa ho pensato, al momento.
Ma poi, immediatamente, un'onda d'urto formidabile mi tornata indietro, facendomi capire all'istante e violentemente cosa intendeva.
- Pensieri importanti, eh?, lo fulmino cercando di sdrammatizzare il momento. Ma vedo che la stilettata non lo scalfisce nemmeno.
- Sì, importanti. Se non definitivi, sicuramente di svolta.
- Raccontami, lo incalzo.
E così parte, senza freni.

- C'è poco da raccontare. La vita ti mette di fronte sfide, decisioni, ma soprattutto, se lo vuoi fare, ti mette a disposizione strumenti per guardarti dentro, fare il punto, essere onesto con te stesso.
Lo so, non è facile, ma basterebbe guardarsi allo specchio senza ignorare l'immagine. Se ti guardi e pensi di essere Cary Grant o George Clooney, e non lo sei, sono solo problemi tuoi. Sapere riconoscersi è l'anticamera del sapere conoscersi e quindi accettarsi per quello che si è.
Intendiamoci, nella vita sono tante e tali le occasioni per cambiare e migliorarsi che ce ne perdiamo almeno la metà solo per l'affollamento. Ma cambiare e migliorarsi non significa che ognuno, in tutti gli anni che si vede passare sotto, possa essere George Clooney o meglio ancora, Cary Grant. A volte si azzecca qualche passo, si sfrutta qualche buona occasione, si lavora tenacemente per raggiungere l'obiettivo, ma ne sono certo, nessuno al mondo può diventare quello che non è.
Io questo ho capito, soprattutto negli ultimi tempi. Pensavo di essere diverso, più sensibile, più bravo, più tosto, più intelligente (no, questo mai...), comunque pensavo di essere 'speciale' e differente e di poter perseguire ambiziosi traguardi, lontani dalla massa bue.
Ecco, ho capito che non è così, niente di più e niente di meno.

Lo guardo un po' di sbieco. E dentro i suoi occhi vedo una insopportabile pace.
- Mi dài il nome del tuo pusher? Credo che abbia roba molto buona e vorrei approfittarne..., gli sviolino in faccia con tutta l'acredine e l'invidia che ho in corpo.
Lui mi guarda.
- Ho capito, che scemo, mi stai prendendo per i fondelli, che fesso!, butto lì per riportare tutto sulla terra.
Ma lui non si scompone, non batte ciglio. A un certo punto alza il braccio destro, mi abbraccia con affetto e mi sussurra all'orecchio alla portata delle sue labbra:
- Nessuna presa in giro, caro amico. Nessun tentativo di coinvolgerti o convincerti. Questo è stato il mio percorso, la mia strada, il mio traguardo raggiunto, in un mix di consapevolezza e di serenità.
Non ti agitare, c'è spazio per tutti, a questo mondo.
Lo guardo con gli occhi da bue e le labbra leggermente aperte. Un ebete, insomma.
- Stammi bene.
Si gira e se ne va.
E io rimango lì, a guardarlo, con un'improvvisa fitta allo stomaco.





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