Incontro una persona amica. Si parla, ci si confronta.
Prima sul referendum, poi sul lavoro, poi la famiglia, fino a chiacchiere più profonde, intime.
A un certo punto il mio interlocutore mi dice:
- È una guerra ormai, su tutti i fronti. Niente più tranquillità, niente più attimi di quiete, nessuna tregua. Fuori e dentro se stessi.
Mi viene voglia di rispondere "eh la madonna", poi mi fermo.
Mi dicono che sono troppo tranchant, troppo ironico, caustico, irrispettoso, che attraverso le mie parole emano sentenze e giudizi elevandomi a giudice del mondo intero, allora mi blocco, deglutisco, respiro, conto fino a sessantuno e poi apro finalmente bocca.
- In che senso?
- Conosci Tiziano Ferro?
Conto fino a trecentosessantuno e faccio anche un'analisi di funzione, derivate e logaritmi, e poi rispondo.
- So chi è, non conosco la sua musica, le sue canzoni. Non è il mio genere, gli ribatto. E nel frattempo mi faccio pat pat sulla schiena, congratulandomi con me stesso, per la risposta gentile, interlocutoria e per nulla offensiva.
- Bene, e comincia a cantare una canzone sconosciuta..."Stringimi adesso, il peggio poi passerà. Ciò che ci lega è amore, nego la tregua, nego la tregua, ora pretendo una guerra, la vita intera, voglio la tua vita intera".
Io la guardo, mi guardo in giro mostrando tutto l'imbarazzo, un po' tanto perplesso. Non capisco. So solo che sta attraversando un momento difficile, che è stata abbandonata dal suo compagno recentemente e naviga a vista nel rutilante mondo moderno.
- Bella, dico io, mentendo spudoratamente. - E cosa mi rappresenta?, chiedo mostrando i primi segni di irritazione.
- Io voglio che lui ritorni, voglio tornare a essere felice, mi urla singhiozzando.
La faccio finita velocemente, non ho voglia di confidenze, di rivelazioni, e soprattutto non ho voglia di consolare.
Esco, faccio una passeggiata, una persona mi urta, violentemente, senza volerlo.
Io barcollo un po', mi giro e con lo sguardo chiedo conto di quanto è successo.
- Oh mi scusi, mi scusi tanto. Ero distratto. Le ho fatto male?
- No nulla, ma faccia attenzione, rispondo contrariato.
- Ma lei è fatto di ferro!!, mi dice sorridendo. - Meno male, mi scusi ancora, arrivederci.
E con ferro fanno due.
Entro in libreria, finalmente.
Mi aggiro per gli scaffali, alla ricerca di qualche novità. È una delle cose più appaganti della vita scrutare le novità editoriali, farsi incuriosire dalle copertine, leggere le controcopertine, vedere le classifiche.
Nella libreria, che vende anche musica, c'è sempre della musica diffusa.
Uno canta, con una voce un po' strana, a volte urla, modula, gorgheggia.
A un certo punto, in quel punto della grande sala al pianterreno, l'acustica si fa più forte.
E percepisco, anche senza volerlo, le parole con maggiore chiarezza.
"Stringimi adesso, il peggio poi passerà. Ciò che ci lega è amore, nego la tregua, nego la tregua, ora pretendo una guerra, la vita intera, voglio la tua vita intera".
Mi congelo sul posto. Mi dirigo verso le casse e chiedo:
- Non mi dica che questo è Tiziano Ferro, non me lo dica, per favore.
Quello stranito, consapevole di avere a che fare con il pazzo della giornata, mi guarda e mi risponde, un po' timoroso:
- Sì, è l'ultimo disco, uscito da pochi giorni. C'è qualche problema?
Io lo guardo, di sasso.
E con questo fanno tre.
Segnali, coincidenze, forse suggerimenti.
- Conosci Tiziano Ferro?
Conto fino a trecentosessantuno e faccio anche un'analisi di funzione, derivate e logaritmi, e poi rispondo.
- So chi è, non conosco la sua musica, le sue canzoni. Non è il mio genere, gli ribatto. E nel frattempo mi faccio pat pat sulla schiena, congratulandomi con me stesso, per la risposta gentile, interlocutoria e per nulla offensiva.
- Bene, e comincia a cantare una canzone sconosciuta..."Stringimi adesso, il peggio poi passerà. Ciò che ci lega è amore, nego la tregua, nego la tregua, ora pretendo una guerra, la vita intera, voglio la tua vita intera".
Io la guardo, mi guardo in giro mostrando tutto l'imbarazzo, un po' tanto perplesso. Non capisco. So solo che sta attraversando un momento difficile, che è stata abbandonata dal suo compagno recentemente e naviga a vista nel rutilante mondo moderno.
- Bella, dico io, mentendo spudoratamente. - E cosa mi rappresenta?, chiedo mostrando i primi segni di irritazione.
- Io voglio che lui ritorni, voglio tornare a essere felice, mi urla singhiozzando.
La faccio finita velocemente, non ho voglia di confidenze, di rivelazioni, e soprattutto non ho voglia di consolare.
Esco, faccio una passeggiata, una persona mi urta, violentemente, senza volerlo.
Io barcollo un po', mi giro e con lo sguardo chiedo conto di quanto è successo.
- Oh mi scusi, mi scusi tanto. Ero distratto. Le ho fatto male?
- No nulla, ma faccia attenzione, rispondo contrariato.
- Ma lei è fatto di ferro!!, mi dice sorridendo. - Meno male, mi scusi ancora, arrivederci.
E con ferro fanno due.
Entro in libreria, finalmente.
Mi aggiro per gli scaffali, alla ricerca di qualche novità. È una delle cose più appaganti della vita scrutare le novità editoriali, farsi incuriosire dalle copertine, leggere le controcopertine, vedere le classifiche.
Nella libreria, che vende anche musica, c'è sempre della musica diffusa.
Uno canta, con una voce un po' strana, a volte urla, modula, gorgheggia.
A un certo punto, in quel punto della grande sala al pianterreno, l'acustica si fa più forte.
E percepisco, anche senza volerlo, le parole con maggiore chiarezza.
"Stringimi adesso, il peggio poi passerà. Ciò che ci lega è amore, nego la tregua, nego la tregua, ora pretendo una guerra, la vita intera, voglio la tua vita intera".
Mi congelo sul posto. Mi dirigo verso le casse e chiedo:
- Non mi dica che questo è Tiziano Ferro, non me lo dica, per favore.
Quello stranito, consapevole di avere a che fare con il pazzo della giornata, mi guarda e mi risponde, un po' timoroso:
- Sì, è l'ultimo disco, uscito da pochi giorni. C'è qualche problema?
Io lo guardo, di sasso.
E con questo fanno tre.
Segnali, coincidenze, forse suggerimenti.
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