giovedì 15 dicembre 2016

Davanti

- Sai cosa mi è successo l'altro giorno, mi domanda appena lo incrocio.
- Che palle, adesso mi fa una rivelazione, o peggio, mi rivela un segreto, penso io, alle prese con cose ben più importanti.
- Ma cosa ti è successo? Sono proprio curioso di saperlo, gli rispondo falso come Giuda.
- Camminavo per la città. E continuavo a sentire qualcuno che mi chiamava, da dietro. Ogni volta mi giravo, mi voltavo allungando il collo. Avessi potuto, come fanno i cani, avrei anche alzato le orecchie, per meglio capire chi e da dove venivano quei continui richiami.
Io lo guardo, imparpagliato, come direbbe il Maestro Camilleri. E siccome non me ne può fregare di meno, non replico, pregando tutti gli dei dell'olimpo che quell'inutile conversazione tornasse da dove era venuta senza lasciare alcun segno.
E ahimè, visto che non dico nulla, il mio inutile interlocutore si sente autorizzato a continuare.
- Forse ho le allucinazioni ho pensato, continua lo scocciatore. - Allora mi giro e continuo a camminare. Ma i richiami riprendono, insistenti, a volte urlati, a volte sussurrati, a volte quasi impercettibili.
Allora continuo a voltarmi, sempre più spesso, sempre più a lungo, fino a quando succede il patatrac.
- Papatrac? Ma come parli?, penso io, irritato. Mi torna in mente Moretti in Palombella Rossa, che alla sua indignazione per il linguaggio inappropriato di chi intervista il protagonista del film reagisce con una sonora e tombale sberla. Io non posso, anche se non sono mai stato un pacifista, ma questo che scoccia è troppo più grosso di me. Scaccio subito questo bellicoso pensiero.
- E cosa sarà mai successo, dimmi un po'? gli domando velenoso e fintamente amichevole.
- Beh, è chiaro cosa è successo. Sono andato a sbattere contro il muro e il risultato è questo lungo e violaceo taglio che ho qui sulla fronte. E mi alza la sua folta capigliatura per mettermi in mostra la sua gloriosa ferita di guerra.
- O ca..o, che male!, rispondo io decisamente gongolante per la divina punizione. Sto per rispondergli che gli sta bene ma cambio un'altra volta tattica e domando:
- Ma ti sei fatto medicare?
- Sì, al pronto soccorso, ero vicino all'ospedale e per fortuna mi hanno fatto passare subito. Niente punti per fortuna, ma a un certo punto ero un po' preoccupato perché la vista sembrava meno efficace del solito.
- Beh, con quello che c'è da vedere in giro forse può essere un vantaggio, gli rispondo secco, questa volta senza alcuna autocensura.
E continuo.
- Ma allora hai scoperto chi era che ti chiamava?
- No, ma ho capito una cosa chiara e netta.
- Cioè? gli domando questa volta sinceramente incuriosito. - Cosa hai capito?
- Che continuare a voltarsi indietro, anche se ti chiamano in continuazione, è pericoloso. Meglio sempre guardare avanti. E per due validissimi motivi.
- Quali? ridomando, sempre più coinvolto.
- Il primo che se guardi avanti non corri il rischio di sbattere. E il mio taglio sulla fronte ne è la controprova.
- Vabbè, questo è banale. E il secondo? chiedo, aspettandomi una risposta altrettanto inutile.
- Quando continui a voltarti rivedi quello che hai appena visto, il vecchio, il già vissuto, il passato. Guardando avanti hai di fronte il nuovo, quello che non conosci. Vedi tutto quello che non hai ancora conosciuto o scoperto. Di fronte hai la tua vita. Vuoi mettere?
Si gira e se ne va, facendomi ciaociao con la manina.
Io rimango a bocca aperta, voltandomi a guardarlo mentre si allontana.
Mi riprendo subito però.
Immediatamente mi giro, per guardare davanti a me, la mia strada, cancellando con un solo gesto della mano tutto quanto mi sta dietro.


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