sabato 12 novembre 2016

Un sì per dire no?

L'elezione di Trump ha smosso molte acque. Nel mondo e nel nostro piccolo borgo italiano.
Ma soprattutto nella mia testa.
Al contrario dei molti penso che avrà un effetto molto forte tra chi è ancora indeciso su che posizione avere nel prossimo referendum, portandoli a votare sì.
Almeno tra quelli più di sinistra, quelli più intransigenti, quelli che fino a lunedì scorso erano per il no assoluto e senza dubbi.

Pensare che questo referendum sia 'solo' un referendum è ipocrita.
È anche una presa di posizione, una 'garanzia' che la destra, populista o meno, rialzi la testa e di fatto ri/occupi il potere.
Renzi non va bene, il Pd non va bene, essere di sinistra è un'altra cosa, sia dal punto di vista della strategia economica sia da quello sociale e dei diritti civili.
Ma è l'unica diga, oggi, contro la deriva fascista e ignorante che abbiamo visto negli Usa, che vedremo probabilmente in Francia, che vediamo in tutto l'est europeo e che annusiamo in molte altre parti del mondo.
Far vincere il No impedisce sicuramente l'attuazione di una pessima riforma costituzionale, ma porta automaticamente alla caduta del governo e probabilmente a nuove elezioni.
Elezioni che porterebbero a una quasi certa vittoria del blocco conservatore, razzista, populista e soprattutto ignorante.
Forse è meglio saper fare qualche passo indietro, aspettare, vigilare che l'accordo sulla legge elettorale siglato giorni fa venga rispettato e confidare, da dentro il partito, di cambiare le cose.
Non se sono completamente convinto, ma penso che in questo momento sia meglio garantire una continuità, sebbene non perfetta, e attendere che questa buriana passi.

Ma manca ancora tempo al quattro dicembre. E io, ormai, ho imparato a cambiare idea.
Non sono ancora abituato a questo 'nuovo me stesso', ma sono certo che la decisione che prenderò quel giorno sarà quella giusta. Anche se diversa.

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