Caro Andrea,
sei sempre stato bravissimo a scuola.
È vero alle elementari, con il senno di poi, tutto era più semplice. Ma forse no.
Con te è sempre sembrato tutto facile e quindi anche l'impegno e l'intelligenza che tu ci hai messo, passavano quasi inosservate, automatiche.
Ora che sei alle medie tutto è decisamente più difficile, il livello dell'impegno è cresciuto, compiti tutti i giorni, verifiche in continuazione, interrogazioni.
Rispetto ai miei tempi, le medie oggi sono meno difficili dal punto di vista ambientale e delle gerarchie, ma da quello dell'impegno scolastico le tue giornate sono molto più piene di quelle di allora.
Ma non per questo le tue performance sono cambiate, sei sempre uno dei migliori, sempre.
L'altro giorno sei tornato a casa con un richiamo, una sorta di nota di serie B. Per la prima volta. Per una stupidata in cui un tuo compagno un po' scemo ti ha coinvolto.
La professoressa, che ho incontrato qualche giorno dopo, mi ha avvertito che il richiamo doveva fartelo anche se ha capito le dinamiche e sa chi ha sbagliato.
Ma mi ha anche detto che tu eri terrorizzato, che le hai detto 'ma cosa dico a casa?', come se in casa regnasse un ambiente terrificante di ricatti e punizioni e continue vessazioni.
Questo mi ha fatto molto male perché abbiamo sempre cercato di parlare con te, di venirti incontro, di capire gli eventuali disagi, di affiancarti nella soluzione dei problemi. Ma forse con scarsa efficacia.
Ma va bene così, miglioreremo, nonostante le difficoltà continue.
L'aspetto più delicato, direi fondamentale, è che tu ti sei abbattuto, hai quasi messo in discussione tutto il tuo percorso scolastico, hai drammatizzato un episodio oltre ogni accettabile ragione.
Lo stesso è capitato un mese fa quando, a differenza dei soliti dieci e nove, hai portato a casa un sette in matematica, frutto di qualche errore di troppo.
Eri disperato, quasi volessi mollare tutto.
Ecco, mollare. Rassegnarsi.
Mai figlio mio, mai.
La vita è fatta anche di esami e verifiche, di giudizi, di scontri, di battaglie.
Prove continue che mettono a dura prova il cuore e la testa di ognuno di noi.
Spesso, queste prove, sono frutto dei nostri errori, di nostre distrazioni, di azzardi, di valutazioni sbagliate. Altre volte, come nel tuo caso del richiamo, non c'entriamo proprio nulla, siamo solo 'vittime' della stupidità altrui.
Ma in entrambi i casi, figlio mio, noi non possiamo mai abbandonarci alla rassegnazione.
Se credi in quello che fai e cadi in ginocchio per qualche motivo, devi tirarti su, devi rialzarti, acciaccato, ferito e stordito, ma devi il prima possibile dimostrare quello che sei e quello che vali.
E tu vali tanto, tantissimo.
Non ti rassegnare mai alle sconfitte, non ti rassegnare mai alle cadute, non ti rassegnare mai agli abbandoni. Ti puoi ritirare perché al momento è la cosa giusta da fare, ma poi ritorni all'attacco, dopo che ti sei riorganizzato e hai definito la tua strategia.
Se credi in quello che fai e quello che vuoi, lotta fino a riottenere quello che hai perso.
Sempre, fino alla fine. Se non ce la fai, avrai sempre il conforto di averci provato e riprovato, fino in fondo. E anche se sconfitto, potrai dormire il sonno dei giusti.
Tuo padre ormai comincia ad avere qualche acciacco di troppo, gli anni passano e si sente un po' stanco.
Ma non per questo lascia perdere tutto e tutti.
Io quello che voglio, quello che desidero, quello che ho perso, proverò tutti i giorni a sognarlo, ad averlo, a riottenerlo.
Fino alla fine. Come devi fare tu.
C'è tanto là fuori da conquistare e da riconquistare, credimi.
Noi siamo brave persone, ricordalo sempre. Noi siamo forti. E non ci facciamo sconfiggere alle prime schermaglie.
Un bacio
Papi
mercoledì 16 novembre 2016
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