lunedì 26 settembre 2016

Vi vorrei dire che...

Cari figli miei,
non è un periodo facile.
Ci sono momenti nella vita in cui tutto diventa estremamente complicato, tutto difficile, tutto non va verso il senso giusto.
Voi crescete, giocate, studiate, annegati nella vostra meravigliosa età, con problemi primari che facilmente si risolvono con un sorriso. La vita adulta è purtroppo, o per fortuna, un po' diversa, meno lineare, aldilà delle complessità evidenti.
In questo periodo, lo so non solo lo sento, non sono più lo stesso, e non riesco a darvi quello che vorrei.
La mia testa è sempre altrove, lontana da voi, miserevolmente assorta in qualcosa che è lontana da voi anni luce.
Gli anni passano, maledizione, e non si hanno più le stesse risorse di un tempo.
Quando si è giovani si ha una risorsa assoluta, davanti, che sistema tutto, che ti permette, perlomeno, di sperare: il tempo.
Ora questo tempo, questo elemento essenziale nella vita di ognuno, si è ridimensionato, in modo esponenziale. Non riesco più a vedere davanti a me prospettive, possibilità di recupero, spazi all'interno dei quali mi possa muovere per trovare, nei limiti, soluzioni e prospettive.
Ci ho provato, altroché. Ma non è servito a nulla, sono arrivato fuori tempo massimo e sono dovuto rientrare con perdite e feriti. E la colpa è solo mia, di nessun altro.

L'altro giorno, di ritorno dalla montagna, Andrea eri seduto dietro di me e mi hai abbracciato improvvisamente e mi hai parlato, involontariamente acido nel tuo candore di dodicenne:
- Papi, l'anno prossimo fai i sessanta e diventi vecchio. Ma non ti preoccupare io ti vorrò bene lo stesso.
Ecco, improvvisamente, nel bel mezzo della superstrada che costeggia il lago di Lecco, mi hai buttato in faccia tutta la realtà, tutta la terribile verità che comunque ben conosco.

Non è una questione di età. O almeno non solo. A sessanta oggi si è ancora nel pieno della vita.
È Il tempo che passa che è terribile non solo perché ti cambia e ti limita il presente, ma anche perché ti accorcia il futuro. E questa cosa proprio non la digerisco, caro figlio mio.
Quindi?
Non so. Ogni giorno ho sempre più la tendenza a limitare i progetti, la volontà di cambiare, i desideri da realizzare. I sogni quelli ormai credo di averli accantonati, ma almeno i progetti per realizzare qualcosa non li voglio limitare.
Ma ci vuole forza e in questo momento, perdonatemi cari figli miei, ne ho poca, pochissima.

Io vi amo più della mia vita. Ma non sono un buon padre in questo momento. Proprio per niente.
Che sia presente o che non ci sia.
Perdonatemi, se potete.
Papà

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