mercoledì 13 luglio 2016

Pillole yankees

Alcuni ricordi americani degni di nota, così, sparsi, con protagonisti i due eredi.

1. Entriamo al Met, poco prima dell'ora di pranzo e poco prima di incontrare il nostro vecchio amico Art. Mia moglie si assenta per una necessità, io e i ragazzi rimaniamo nella prima sala, dedicata all'antico Egitto.
Casino assoluto intorno, con milioni di persone che si agitano e si muovono, io tesissimo di non perdermi qualche figlio in mezzo a quella calca.
La mamma dei miei figli tarda ad arrivare e Andrea quindi chiosa:
- La mamma non torna.
- Avrà trovato la fila, dalle tempo.
- Ma Papi, ma se la mamma ti tradisce, tu ti risposi? mi domanda a bruciapelo, solo come i bambini quasi-ragazzi sanno fare.
Io lo guardo, spiazzato.
- Se capitasse bisognerebbe solo vedere e capire. E comunque se io e tua madre ci lasciassimo col cavolo che mi risposo per la terza volta. Questo è certo!
Lui mi guarda, inclinando la testa, si gira di colpo e dice:
- Concordo!, e se ne va.
Ho la sua benedizione, nel caso.

2. Bianca al Lincoln Center, l'ultimo giorno, poco prima di correre in albergo, poco distante, per l'acquazzone imminente. La moglie se ne è già volata via per la sua settimana di lavoro in California.
- Qui  a New York è tutto gigantesco. Macchine enormi, ciccioni a non finire, grattacieli altissimi, strade larghe, piatti al ristorante con cui si potrebbe mangiare in due. Sono un po' pazzi, non è vero Papi?
- Vero, amore mio. Un tempo poi le auto erano più grandi, ma il resto è più o meno rimasto uguale: gigantesco! Le rispondo, facendo un po' anche il figo e dimostrando di esserci stato più volte negli Usa, anche in epoche veramente molto lontane.
Lei mi guarda, si gira verso il fratello e tace, visibilmente corrucciata.
Io mi lascio distrarre dalle grandi vetrate dell'Opera, viste decine di volte in altrettanti film e che finalmente sono riuscito ad ammirare dal vivo.
E allora Bianca si gira verso di me e mi butta lì:
- Ma anche l'intelligenza è più grande? mi butta lì, seria, senza alcuna punta di ironia.
Allora io le rispondo secco, anch'io serissimo.
- No Bianca, tutt'altro.
- Ah ecco..., mi pareva!, conclude.
L'imperialismo americano azzerato in pochi secondi.

3. Durante la visita al Moma, Andrea è esasperato.
- Ma cosa c'è che non va? gli domando.
- Papi, non ne posso più. Va bene Van Gogh e i ritratti, anche i più strani di Picasso. Ma tutte quelle righe senza senso (Mondrian...) e quei quadri pieni di schizzi e pasticci mi hanno veramente stufato. Torniamo in albergo?
Ascesa e caduta in pochi secondi dell'arte contemporanea.
Non gli si può dare sempre torto...

4. Bianca, al tavolo di fianco ad Art Garfunkel.
- Ma sei sicuro che sia lui? mi domanda.
- Sì, perché? le rispondo abbassando la voce per non farmi sentire - anche se sono certo che Garfunkel non conosca l'italiano, ma è una sorta di riflesso condizionato.
- Mah, quando me lo hai fatto vedere in tv e sulle fotografie aveva un sacco di capelli ricci biondi, mi dice. - Ora è quasi totalmente pelato.
- Quando li aveva così ricci e biondi io li avevo neri. Il tempo passa e si invecchia.
Si gira a guardarlo di nuovo, sembra non convinta.
Poi si volta verso di me e mi scruta.
- Beh lui è quasi pelato, tu sei un pochino grigio. Lui è un vecchio, tu no. E mi ha fatto patpat sulla mano.
Mi ha allungato la vita di dieci anni.

5. Bianca entusiasta di New York mentre percorre la High Line, Andrea con il muso. Primo giorno nella Grande Mela.
- Cosa c'è che non va, eh? gli domando sbuffando. - Non ti piace New York?
- Sì, bella, cioè...mmm boh, mi risponde mugugnando.
- Madonna santa, siamo nella capitale del mondo, il centro del mondo, cosa vuoi di più?
- Mmhmmhm, quand'è che torniamo?
L'avrei ammazzato, sul posto. Manco fossimo a Cinisello Balsamo...
Poi ha cambiato idea, ma mica del tutto eh?

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