martedì 19 maggio 2015

Se sessant'anni, per voi son pochi, provate voi a invecchiar

- Ti posso dire una cosa? faccio io al mio alterego immaginario.
- Stavo leggendo, uffa, che c'è?
- Ti racconto una storia.

C'era una volta un uomo che aveva quasi raggiunto i sessanta, i figli grandi ormai pronti a tuffarsi nella vita vera.
E poi una moglie e vent'anni di matrimonio, una vita professionale di successo, situazione economica più che soddisfacente, bella case, auto, vacanze e cotillons.
Un giorno quest'uomo, dopo aver dato qualche segnale di disagio, si alzò dal letto, si avvicinò a sua moglie, la prese dolcemente per mano, la portò sul divano del loro elegante salotto, la fece sedere, si sedette di fronte e cominciò:
"Cara moglie, io me ne vado. Non ne posso più, sono stufo di questa vita familiare, ho bisogno di realizzarmi fuori da queste mura, da queste abitudini, da queste responsabilità."
Lei lo guardava, fisso, con la bocca un po' aperta, non tanto per meraviglia ma soprattutto perché non capiva bene cosa stava succedendo.
"Da domani porto la mia roba nell'altra casa, voglio vivere solo. Naturalmente non fuggo, continuerò a occuparmi dei nostri figli, sia dal punto di vista affettivo sia da quello economico. E sarò sempre presente. Ma la mia via da domani sarà lontana da te."
Lei socchiuse la bocca, anche perché in debito di saliva, si guardò intorno e annuì.
Da quel giorno quell'uomo cercò di ritrovare una sua giovinezza perduta, un po' di trasgressione come rimborso, un po' di spensieratezza e di leggerezza.
Cominciò a uscire la sera con presunti amici, ottenne qualche avventura condita di sesso, arrivò la sera tardi a casa, qualche viaggio in paesi esotici ricchi dal sociale un po' torbido, weekend, palestre...
Cambiò anche un po' i connotati. Si taglio i capelli come se fosse uno di vent'anni, si vestì all'ultima moda, macchina nuova all'ultimo grido, e chissà che altro.

Poi, a una serata con i vecchi amici di sempre, uno di loro, guardandolo da lontano, sbotta, senza alcuna malizia e invidia ma solo con l'affetto di un'amicizia di più di quarant'anni:
"Ma a quasi sessant'anni, chi ti fila ormai? Dove credi di andare?"

- Scusa non ho capito perché mi stai raccontando questa storia..., mi fa l'omino dentro di me.
- La racconto solo perché è la dura realtà. Alla nostra età non puoi più tornare indietro, ma solo andare avanti, ad assolvere gli impegni che ti sei assunto. Verso te stesso, verso la famiglia, verso la società.
- Mi sembra un ragionamento un po' bacchettone.
- Forse, ma ognuno deve guardare allo specchio e a un certo punto sapersi arrendere. A volte ritirarsi è molto più dignitoso che combattere fino alla morte.


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