Oggi è l'undici giugno.
L'11 giugno di ormai troppi anni fa - era il 1984 - Enrico Berlinguer pensò bene di lasciarci, dopo il malore durante il comizio di Padova.
Sono quasi trent'anni quindi, che uno dei più grandi uomini politici del novecento ci ha lasciato.
Un uomo che ha segnato la politica del dopoguerra, un uomo che ha previsto l'allarme 'morale' del paese e in particolare del mondo politico.
Un uomo, o meglio un comunista, che ha saputo rileggere la storia, rivedere gli incagli ideologici, e proporre e riproporre un nuovo modo di assaggiare la speranza di un mondo migliore e più giusto.
Un uomo che è riuscito a sconfiggere la destra più retriva e bigotta, e combattere - forse ancora più tenacemente - la deriva estremista e terrorista cosiddetta 'comunista' che ha messo in ginocchio il paese, tutto a favore della reazione e di chi voleva riportare indietro il paese.
Un uomo pacato, dolce, gentile.
Un uomo che a noi giovani sapeva parlare, con rigore, con determinazione, con una straordinaria capacità di comprendere le esigenze e i sogni delle nuove generazioni.
Un uomo che ha portato il partito a consensi oltre ogni barriera ideologica - al tempo altissime! -, raccogliendo voti e apprezzamenti da tutti i ceti e tutti gli orientamenti politici e religiosi.
Un uomo, un comunista...
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