Grazie al primo maggio e a un pomeriggio soli soletti Andrea e io, improvvisamente è partita una discussione intensa e molto 'adulta' sul tema della selettività delle amicizie e delle semplici conoscenze.
Il tema è molto caro al vecchio papà che ha fatto della sua vita una selezione continua e reiterata e che mette in discussione tutti i giorni vista la 'straordinaria' platea che il mondo oggi è.
E comunque il problema non è mio - uomo adulto che può scavarsi la fossa come vuole - ma di Andrea, 8 anni, che deve sì seguire i suoi 'gusti', le sue tendenze e le sue propensioni, ma deve sapere muoversi nella sua cerchia con attenzione e abilità.
Lui non gioca a pallone, e questo è già un problema.
Lui non ama il casino e la fisicità.
Adora usare il cervello (bene o male non ha importanza), leggere, va bene a scuola, lo chiamano il 'Genio'; insomma è il classico ragazzetto intelligente, veloce con la testa e un po' imbranato con il fisico. Senza essere, almeno per ora, il 'secchione' rintronato.
Lui ama fare certe cose, ma si sa, in una comunità è necessario avere la capacità di fare un passo indietro rispetto alla proprie convinzioni, perché il rapporto e il confronto con il mondo è fondamentale, oltre che strumentale al vivere e al crescere.
La discussione è durata quasi mezz'ora, in cui lui, pur capendo le mie argomentazioni, non ha fatto un passo indietro rispetto a quanto pensava, guardandomi come un intruso nella sua vita privata.
Difficile, maledettamente difficile parlare con un bambino. Cercando di orientarlo senza imporre proprio un bel nulla.
Io mi sento sempre inadeguato, inopportuno, troppo 'adulto', e penso sempre di suggerire solo comportamenti e idee sbagliate.
E siamo solo all'inizio e il mio decadimento fisico e mentale invece procede senza distrazioni.
Chissà, chissà...domani..., cantava Dalla.
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