C'è una sorta di misurata dolcezza nella malinconia e nello struggente ricordo del passato.
Insieme anche a quella voglia di dolore che si attenua solo con la distrazione.
Ma è anche vero che se si riesce, non solo a distrarsi, ma a 'eliminare' una delle fonti di tristezza nel cuore, forse si riesce a vivere un po' meglio e lottare con più serenità nella giungla d'asfalto che ci circonda.
Poche balle e arriviamo al sodo.
Le visite di questi ultimi mesi alla casa di famiglia, ormai desolatamente vuota, sporca, e soprattutto disabitata da chi negli ultimi cinquant'anni l'ha resa viva, erano diventate sempre di più una sofferenza forte, un pugno nello stomaco difficile da assorbire.
L'ultima operazione - lo smantellamento scellerato di tutti gli armadi a muro di artigianale fattura - è stata vissuta da me come una vera e propria ferita ulteriore, conclusiva, da quando mio padre ci ha lasciato in quel modo repentino e anche un po' 'violento'.
Negli ultimi mesi i ricordi sono diventati sofferenza vera, e non una consolazione per un passato che non torna più.
Sono stati attimi - o meglio mesi - in cui tutto ha cominciato a rotolare, trascinandomi in una vera e propria 'depressione' post lutto, facendomi rivivere quegli ultimi attimi di vita dei propri genitori.
Cosa strana la mente dell'uomo.
Perdi tua madre e poi tuo padre, e la capacità - o meglio la necessità - di reazione ti dà la sensazione che si abbia una forza soprannaturale che ti permette di superare tutto, quasi con facilità. Si ha quasi la certezza nel proprio cuore che in fondo anche gli affetti, quelli più intimi, si possano aggirare facilmente, e possono essere 'sostituiti' da quelli che vengono dopo, da quelli di oggi. Ci si consola, quasi con leggerezza e superficialità.
Bestemmie vere e proprie, non c'è dubbio, frutto solo della voglia di sopravvivere, di continuare ad andare avanti, nonostante tutto.
Ma a un certo punto paghi dazio. Con i tempi e i modi che ognuno si dà.
E io ho pagato tutto in questi mesi, da Natale a oggi. Sofferenza pura, dolore fisico, malattie continue, voglia di scomparire... Difficile, molto difficile.
Poi, però, succede qualcosa, scatta un interruttore, e riprendi a respirare.
Finalmente la casa di famiglia è passata di mano, liberando un po' di risorse economiche (neanche tante...) ma soprattutto togliendo dalla mente, e dagli occhi!, quella obbligata visione di quelle stanze vuote, morte, ricche solo di voci quasi dimenticate.
Ora il passato, quello fatto di cose, è sepolto, definitivamente.
Ora quelle immagini non esistono più.
Rimangono ricordi, belli e brutti!, spezzoni di vita qualunque, voci sullo sfondo, colori sbiaditi e odori attenuati, e tanto amore.
Solo nella mente.
Inizia un nuovo mondo.
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