Quando dico proteggere non penso a soffocare, inibire, tarpare e impedire la crescita.
Io penso in continuazione a come proteggere i miei figli, da tutto quello che succede, da ogni nefandezza fisica e morale che il mondo di oggi è stato capace di inventare.
A come riuscire a farli star fuori da tutto questo, a fargli assaggiare solo il meglio che la vita riesce a dare.
Ma la mia è una volontà puramente 'intellettuale', un'ambizione esclusivamente spirituale, ovvero un desiderio psicologico di pensare a loro eternamente felici e lontani dal peggio.
È ovvio che non sarà così, che non può essere così, e che la mia aspirazione nasce monca all'origine.
L'unica cosa che conta - memorizzati i battiti di ansia che sono la colonna sonora della mia giornata - è sapere quando fermarsi, quando farsi da parte, per farli passare, in autonomia.
Il tema della ricerca inglese, che ci addebita l'ultimo posto - in una speciale classifica para-europea - sulla libertà che concediamo ai nostri figli nel tragitto casa-scuola e viceversa, mette comunque il dito nella piaga.
Noi, il popolo dei mammoni, dei bamboccioni, degli eterni cocchi di mamma, naturalmente brilliamo sempre in queste speciali classifiche, non a caso sempre frutto di azioni e ricerche di università o agenzie specializzate nord europee.
Sì, siamo iperapprensivi, iperprotettivi, iperpresenti, a fronte di una superficialità e di incapacità cosmiche di fare le giuste valutazioni sulle cose che veramente contano: alimentazione, cultura, educazione e senso civico.
Il mestiere del genitore è difficile, duro, impervio, drammaticamente zoppicante. Ogni sforzo sembra vano, ogni tentativo di fare meglio abortisce all'ombra delle prime difficoltà.
Noi siamo italiani, e di qui non si scampa!, e abbiamo tutti i peggiori difetti del mondo concentrati nel nostro genoma.
Ma noi, maledizione, partiamo con l'handicap. Servizi, assistenza, affiancamenti, tutele, finanziamenti, cure, efficienza, cose che all'estero hanno come diritti acquisiti, da noi sono pure chimere, agognati e lontani sogni.
Almeno questo ci venga riconosciuto.
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