mercoledì 13 marzo 2013

Giochiamo a rincorrerci?

Ora è tutta una rincorsa al vivere meglio, a scalare una marcia, a ritrovare gli antichi (quali?) valori.
È tutto un rotolare verso una vita più sana, più vicina alla natura, per liberarsi del giogo consumistico, per ritornare a comprendere cosa veramente dobbiamo avere.
Un ritorno al passato, un ritorno alle origini.
Ed è una rincorsa tra chi l'ha fatto e vuole trasmetterci la sua esperienza.
Ex manager, ex imprenditori, ex delinquenti, ex atleti, ex politici.
È tutta una rincorsa.
C'è quella che ha fatto il manager per una vita e probabilmente ne ha combinate di tutti i colori e che quindi ora si sente in colpa, e che quindi crede di avere le credenziali per indicare la via agli altri.
Oppure quella di chi ha venduto la società alla multinazionale di turno e si è riempito la vita di gadget inutili e poi un giorno, folgorato sulla via di Damasco, si accorge che tutto quello che ha non gli serve a nulla. E allora si improvvisa novello francescano e riduce le sue aspettative. E lo dice a tutti pretendendo che tutti facciano come lui.
E poi c'è quell'altra, di chi dopo avere gestito imprese ha la crisi di coscienza e si ritira in un rudere sui colli liguri. Ora scrive libri, trasmissioni tv, convegni, per insegnare agli altri che vivere slow è possibile. E a tempo perso fa lo skipper, il mestiere del vero ecologista ambientalista naturista.
Nessuno però ci dice che una cosa accomuna tutti questi nuovi guru del vivere consapevole. Il fatto che il loro abbandono avviene dopo aver accumulato fortune che permettono loro di avere una vita al riparo da crisi, tempeste finanziarie e congiunture.
Tutti hanno portafogli ben forniti, case e proprietà, rendite, che consentono di vivere agiatamente e di fare scelte diverse.
Encomiabili, certo, ma porca miseria tutto è molto più facile con la pancia piena.
Noi, invece, possiamo fare poche scelte.
Noi abbiamo la nostra rincorsa, quotidiana, costante, obbligatoria: la rincorsa alla fine del mese!

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