Un sabato qualunque, un sabato italiano (c'era una pessima canzone che recitava così, un tempo...) in cui con la famiglia fa visita alla premiata libreria.
Acquisto pari a oltre 200 euro, una follia, con libri per tutti i gusti familiari. Dopotutto è la mia unica spesa, diciamo, voluttuaria. Io non fumo, non bevo, lavoro e compro cose solo per i miei figli, ormai.
Dopo il giro tra gli scaffali, fila alla cassa per pagare, e non trovo la tessera di 'affiliazione' all'editore, che è Feltrinelli.
La carta Multiplus o che ne so, non salta fuori, frugo dappertutto e alla fine pago senza accumulare punti e 'bevendomi' gli sconti collegati.
Mi avvio verso la porta di uscita borbottando contro la mia costante sbadataggine e avvilente distrazione quando mi metto la mano in tasca e trovo la famigerata plastica d'iscrizione. Torno indietro veloce brandendo l'arma per ottenere il paradiso culturale e mi dirigo verso l'odiosetto cassiere che già sprizzava simpatia alla prima puntata.
- Ho trovato la tessera, urlo soddisfatto.
- Non c'è nulla da fare ormai, mi digrigna con un sorrisetto tutto colmo di soddisfatta rivalsa.
Io lo guardo con odio. I bambini mi aspettano e quindi perdo l'attimo per insultarlo, per urlare 'mi chiami il direttore', per insultarlo augurandogli le peggio cose.
Ed esco e me ne vado.
Poi a casa ho scritto alla casa editrice e vediamo se almeno mi rispondono.
Povero Giangiacomo, sapesse che fine ha fatto la sua premiata ditta...
Ma aldilà di questo episodio di vita vissuta di basso livello, il ritorno è stato straordinario grazie ad Andrea, che ogni giorno riesce a sorprendermi.
In bus, a poche fermate da casa, mi chiede:
- Ma la banca per avere i nostri soldi ci paga?
L'argomento banche in questo periodo crea immediatamente eruzioni cutanee, colpi di tosse asinina, e convulsioni fino a contorcersi su se stessi. E poi la frase 'i nostri soldi' in questo momento mi pare un tantino eufemistica.
- Ci dà gli interessi, che in questo periodo sono molto bassi, quasi zero.
- Perché? Per la crisi?
Che ne sa lui della crisi non si sa, ma è chiaro che basta avere la capacità naturale di udire in questo momento per sentire tra le duecento e le trecento volte al giorno quella parola...
- Sì e no. La finanza è molto complicata e anch'io ne capisco poco.
- E la banca con i nostri soldi cosa fa?, continua il nuovo Keynes.
- Li investe, li fa girare, e ci guadagna. Una piccola parte la dà a noi come interessi. Ma una parte proprio piccola...
Vedo che rimugina, vedo che ci pensa, vedo chiaramente che ci sta ragionando.
Arriviamo alla fermata. Scendiamo.
E dopo poco esterna.
- Ma allora, se ci danno poco di interesse sul denaro che diamo noi alla banca, anche gli interessi se la banca ci dà del denaro saranno bassi, giusto?
Io lo guardo esterrefatto. Otto anni, non uno di più.
Mente fina quella di mio figlio.
Se cresce velocemente forse lui può tirarci fuori dai guai e dal rating degradante...
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