mercoledì 20 febbraio 2013

Dimettersi è un po' dismettersi

Ho ascoltato ieri per non più di cinque minuti (non ce l'ho fatta ad andare avanti, mi spiace...) il nuovo ducetto che la politica italiana - mutuato dall'avanspettacolo - è riuscita a partorire tanto per farci capire che al peggio non c'è mai fine.
È stata un'esperienza ai confini della realtà, cruda e secca, annacquata - scusate l'immagine non proprio elegante - solo dalla bava alla bocca del personaggio che regalava al mondo intero senza dire, lo giuro!, alcunché di sensato e intelliggibile.
Sono sempre più convinto, mai come a questo giro di elezioni, che ci meritiamo tutto questo (plurale majestatis, si intende, general generico...) perché in fondo siamo così, noi italiani, furbetti, cialtroni, attori, forse anche un po' eroi, in attesa - come gli ebrei - di un messia che ci porti via e che ci faccia vivere contenti, felici, ricchi, sani, alti e soprattutto belli.
Ma tant'è.
Ma la cosa che mi sta 'sconvolgendo', in questo tempo di passaggio, è l'arrivo delle dimissioni come atto sdoganato, per i motivi spiegati un po' di tempo fa, ed elegante e riabilitatore, anche delle peggiori nefandezze.
Il papa, almeno in questo ha quindi fatto scuola.
È di stamattina la notizia della dipartita, politica intendiamoci!, dello Scaramacai de noantri, che preso con le mani nella marmellata del suo curriculum ha deciso di ritirarsi. Magari è solo una manovra di marketing, e alla fine pagherà, visto il paese curioso che siamo.
E poi eccone un altro, di tutt'altro mondo e di tutt'altra dinamica.
Che tra tutti svetta. Dare le dimissioni dal proprio lavoro, e dalla propria impresa fondata e sudata, per una questione di orgoglio professionale e di sostanziale esautorazione dalla proprie funzioni e responsabilità, fa molto onore perché presuppone rigore e coerenza personale. E soprattutto rispetto verso se stessi.
Insomma, l'atto delle dimissioni - propensione esistente solo nel vocabolario, nel Bel Paese - sembra avere fatto breccia nella cultura quotidiana dell'italiano medio, da sempre alla ricerca delle chiappe al caldo incollate alla sedia grazie a una miscela di colla e silicone inattaccabile e instaccabile.

Qualcosa sta forse cambiando?
E fino a quando dura?
Ai posteri l'ardua sentenza e non solo quella...

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