Essere padre, o meglio genitori, - oltre al mix di ansia, affetto, amore sconsiderato, preoccupazione e non so che altro - significa accorgersi, improvvisamente, che esistono i bambini, tutti i bambini del mondo.
Prima, i bambini, sono quelli degli altri, quelli che incontri nella tua strada.
I tuoi nipoti, i figli degli amici, e poi quelli che incroci nella vita di tutti i giorni, quelli che in genere vorresti incenerire perché urlano mentre riposi, fanno caos al ristorante mentre mangi e ti trapanano i timpani su un volo che dura 15 ore per l'Australia.
Ma soprattutto ci sono quelli che non vedi, quelli di cui proprio non ti accorgi, quelli che ti sono invisibili.
Poi, anche se non è obbligatorio, arrivano i tuoi.
E allora il mondo improvvisamente cambia. Si ribalta, si scuote, si sovverte.
A un certo punto il mondo si popola di milioni di bambini.
Grassi, piccoli, alti, neri, gialli, odiosi, bellissimi. La quotidianità si riempie di immagini di giovani uomini alle prese con la vita di tutti i giorni, con genitori maldestri e apprensivi ma follemente innamorati di loro. E ristoranti in cui bambini urlanti sembra quasi non sentirli, e quando riposi e vieni svegliato da urla in strada di qualche banda di giovani disgraziati, ti svegli, sorridi e ti giri dall'altra parte, ricominciando a russare.
Ma poi c'è il lato oscuro.
Nell'epoca dell'informazione, nel tutto subito, di internet libero e obbligatorio, vieni a sapere cose che ti sconvolgono le budella, che ti rivoltano lo stomaco dalla sofferenza che provi.
Prima i bambini soldato di quell'aguzzino africano. Il problema dei bambini soldato non lo scopriamo solo adesso, ma parte da lontano, da quando l'uomo ha inventato il dolore e il sadismo.
Ricordiamo tutti le immagini di Hitler, ormai sconfitto dalla storia e poco dopo anche dalle armi, che malato e invecchiato passa in rassegna un gruppo di ragazzi soldato arruolati a forza o dal fanatismo dei loro genitori, votati alla morte.
Poi i giovani virgulti molestati e violentati da preti pedofili - sempre più numerosi, maledizione! - che oltraggiano corpi e menti dei più giovani, abusando della loro fiducia e di quella dei loro genitori credenti.
E poi i fatti di cronaca, di tutti i giorni, sempre più drammatici e sempre meno ignorabili.
I ventidue bambini belgi che hanno perso la vita nell'incidente d'autobus in Svizzera. Uno strazio per il cuore di chiunque. E quello di ieri, atroce. La strage nazista che ha ucciso tre bambini e un padre davanti alla scuola ebraica a Tolosa, in Francia. Con il padre che ha cercato in tutti i modi di proteggere i suoi figli, senza riuscirci. Uno strazio, una storia che sconvolge la vita di ognuno.
Ecco.
Essere padri, almeno per me - dopo tutte le chiacchiere buttate al vento ieri nella giornata del papà - significa accorgersi di tutti i bambini del mondo.
E amarli tutti. Come fossero tuoi.
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