martedì 3 gennaio 2012

Lassù sulle montagne...

Già dal corridoio, uscito dall'ascensore, il cuore cominciava a battere.
Sempre più forte.
Arrivato alla porta dell'appartamento ormai lo sentiva in gola, facendogli aumentare la respirazione.
Gli bastava aprire la porta, fare qualche passo nell'ingresso di fronte al grande salotto con il camino, per cominciare ad avvertire qual disagio che cresceva a ogni visita.
Prima il grande tavolo, e li vedeva tutti seduti intorno a discutere, mangiare, beccarsi, ridere.
Allora girava di scatto il viso per cancellare l'immagine.
Poi la finestra sul balcone, dove spesso la madre si sedeva controluce o a leggere o semplicemente ad ascoltare.
E poi la camera da letto, dove il padre spesso si ritirava su un tavolino a sbocconcellare le sue parole crociate, circondato da dizionari, atlanti ed enciclopedie.
E poi la piccola stanza con la zia che trafficava e parlava da sola.
E poi sul divano davanti alla Tv con un volume al limite della denuncia, sul balcone in attesa che qualcuno dei loro figli venisse a trovarli, davanti ai fornelli mentre si cucinava un risotto...
Si sentiva sempre più accerchiato da visioni e voci che gli riempivano gli occhi di lacrime.
E allora prese una decisione, come solo lui sapeva fare. Una decisione una, senza tentennamenti.
Decise di convivere con il suo dolore, con le sue malinconie, con i suoi ricordi.
E di lasciarsi trasportare.

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