Già dal corridoio, uscito dall'ascensore, il cuore cominciava a battere.
Sempre più forte.
Arrivato alla porta dell'appartamento ormai lo sentiva in gola, facendogli aumentare la respirazione.
Gli bastava aprire la porta, fare qualche passo nell'ingresso di fronte al grande salotto con il camino, per cominciare ad avvertire qual disagio che cresceva a ogni visita.
Prima il grande tavolo, e li vedeva tutti seduti intorno a discutere, mangiare, beccarsi, ridere.
Allora girava di scatto il viso per cancellare l'immagine.
Poi la finestra sul balcone, dove spesso la madre si sedeva controluce o a leggere o semplicemente ad ascoltare.
E poi la camera da letto, dove il padre spesso si ritirava su un tavolino a sbocconcellare le sue parole crociate, circondato da dizionari, atlanti ed enciclopedie.
E poi la piccola stanza con la zia che trafficava e parlava da sola.
E poi sul divano davanti alla Tv con un volume al limite della denuncia, sul balcone in attesa che qualcuno dei loro figli venisse a trovarli, davanti ai fornelli mentre si cucinava un risotto...
Si sentiva sempre più accerchiato da visioni e voci che gli riempivano gli occhi di lacrime.
E allora prese una decisione, come solo lui sapeva fare. Una decisione una, senza tentennamenti.
Decise di convivere con il suo dolore, con le sue malinconie, con i suoi ricordi.
E di lasciarsi trasportare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Incontri
Ho 67 anni tra qualche giorno. E sono iscritto alla magistrale di storia. Diciamo che sono un po' fuori tempo, un filino in ritardo dir...
-
Quel che sarà sarà...oggi non ho voglia di tristezze. Milano si svuota, intanto, lentamente, e decisamente non come negli anni passati. I...
-
...era gobba pure quella, era gobba pure quella...la famiglia dei Gobbon!!! Questo è un pezzo di una canzone - di origine imprecisata - ch...
-
Ho letto un libro straordinario. Ma veramente. Per idea creativa, per linguistica, per narrativa, per pulizia stilistica, per originalità, p...
Nessun commento:
Posta un commento