Bianca continua a manifestare tutto il suo apparente disagio attraverso incomprensibili rifiuti di vestirsi, di indossare scarpe, di mettersi pantaloni larghi o stretti a distanza di poche ore, sciarpe, cappelli...
Una tragedia, non solo ambientale, ma anche logistica, visto che le peggiori ribellioni avvengono quando è necessario fare in fretta.
È chiaro che qualcosa non va, che sta dicendo qualcosa di particolare, sta chiedendo qualcosa che noi non comprendiamo.
Ma io non so cosa.
È di questi giorni la notizia riportata da Repubblica in cui, grazie a uno studio di tre ricercatori americani, si è analizzato il fenomeno dei cosiddetti ' capricci' dei bambini.
Uno studio accurato, serio almeno sembra, in cui si traggono alcune indicazioni finali come quello, forse già sperimentato dai genitori esausti, di lasciare perdere i bambini che urlano e sbraitano improvvisamente senza alcun motivo apparente.
L'indicazione, valida sembra, è quello di ascoltare il capriccio in corso e lasciarlo 'sfogare' nella sua fase acuta iniziale, quando il bambino è completamente chiuso al mondo e sente solo le proprie urla e e vede solo i suoi calci al prossimo immediato.
È inutile intervenire in questa fase. Lasciarlo 'sbollire', questo è il messaggio. A meno che il motivo della tragedia sia evidente e immediatamente risolvibile, ma allora la cosa da certi punti di vista diventa più facile.
Lo studio, ha monitorato circa 1300 urla e tipologie di massacri vocali, raggiungendo quindi una casistica che si avvicina di molto, immagino, alla quasi totalità.
Insomma ascoltare i bambini, cercare di capire qual è il loro malessere, è ancora la strada migliore per farli crescere bene, al meglio per lo meno, cercando in tutti i modi di mantenere la barra della pazienza al centro.
Io? Pazienza zero.
Pessimo padre...
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