giovedì 5 agosto 2010

Lui, lei e l'Altro. E l'Altra? (undici)

La perse un po' di vista.

Si incrociavano di sera, a volte, in salotto, con un rapido scambio di battute, più che altro informazioni di servizio.
Erano tristemente, e in modo terribilmente borghese, separati in casa.
Così Lui pensava.
Continuando a domandarsi, ogni momento libero, in che cosa aveva sbagliato, che cosa aveva dimenticato, cosa aveva lasciato.
Il senso di fallimento, a esperienza di coppia conclusa, indipendentemente dal modo in cui si è conclusa, è la parte più difficile da assorbire.
Uno può farsi una ragione del tradimento; può rendersi conto della fine di un amore; può addirittura scusare l'altro di ogni nefandezza.
Ma alla fine, quando la porta si chiude alle spalle, quando uno gira a destra e l'altra a sinistra, quando tutto quello che è rimasto sono lontani ricordi e qualche carta a doppia firma, allora rimane solo il vuoto, colmo di fallimento, di sconfitta, di fine assoluta.
E' quello il momento peggiore.
Non lo esorcizzi con la rabbia, con la bieca gelosia, con la recriminazione economica.
Non lo sconfiggi con qualche avventura passeggera rigeneratrice. 
No. Ci devi convivere, giorno dopo giorno, ora dopo ora, in una lotta con te stesso, cercando di non farti sconfiggere. 
Cerchi ogni momento di salvare i tuoi ricordi, anche quelli brutti, per costruirti un passato da raccontare, per sentirti vivo.
Ma il vuoto ti avvolge, non ti dà tregua, e ti lascia inerme e consapevole di una sconfitta che non rimedierai mai più.
Durissima, pensava. 
Come faccio?


Così si aggirava tra le vie della città. Così affrontava la vita di tutti i giorni.
E poi prese il treno. Quel maledetto treno.
Benedetto...

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