Un mondo che rispetta solo se stesso, ecco cosa siamo.
Un mondo dove tutti additano l'altro, ma che non si guarda mai allo specchio.
Pensate all'argomento dimissioni. E senza entrare in politica, quello è un mondo a parte che riguarda sempre meno la vita di tutti i giorni.
Pensate nelle aziende, nello sport, nei giornali, nello spettacolo, in famiglia.
Tutti sono straordinariamente bravi a prendere posizioni, anche forbite, intendiamoci!, per motivare e responsabilizzare il vicino per quello che non è stato fatto oppure per le cose che non funzionano. Tutti in prima fila, sgomitando, a scagliare la prima pietra, a 'lapidare' il prossimo, responsabile di 'tutto'.
Ma non c'è più nessuno, o almeno pochi eletti, che avanzino dubbi su se stessi, che rimettano il mandato in mani altrui, che siano in grado, con accettabile freddezza e onestà, non dico di ammettere errori o responsabilità, ma perlomeno di mettere in discussione certezze incancrenite.
La frase rituale è "perché dovrei dimettermi, io? Non ho nulla di cui vergognarmi!"
Usiamo male gli specchi oggi. Solo per lustrarci, per contemplarci, ammirarci.
Ogni volta che ci guardiamo ce ne andiamo con la certezza che tutto vada bene, che siamo all'altezza, che siamo nel 'giusto', che siamo belli.
Non è tutto oro quel che luccica, soprattutto se lo vediamo riflesso in uno specchio.
Siamo un mondo di pavidi boriosi.
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