Sono stato in discarica questo weekend.
Per buttare via un po’ di cose inutili e per alleggerire la mente.
Davanti al gigantesco contenitore della carta, una volta terminato il giro, ho ritrovato per terra un foglio, stampato dal computer, con questo testo senza firma. Probabilmente c'era qualcosa prima, ma questo è tutto quello che ho trovato.
Ecco, lo metto in rosso, per evitare equivoci.
(...) e negli ultimi mesi mi è stato detto di tutto. Cose terribili, inaccettabili, violente e offensive.
Qualcuno mi ha anche messo sotto la lente d’ingrandimento, o meglio sotto i raggi X, raccontandomi come sono fatto, cosa sono, e che cosa dovrei fare e, peggio, come dovrei cambiare. Qualcuno si è messo in cattedra, arrogandosi il diritto di alzare il dito indice, contro.
Il risentimento, il rancore e la voglia di fare del male hanno vinto e hanno scavato in profondità, hanno fatto il vuoto intorno a me. Perché lottare è difficile, più facile defilarsi.
Lo diceva sempre mia madre, grande saggia donna della mia vita: bisogna essere preparati, ogni giorno, a tutto. È da ingenui, farsi sorprendere.
Dopo tutto questo siamo arrivati a oggi.
E oggi è il momento di tacere, di fare silenzio.
Il rumore delle parole - scritte o urlate -, il caos petulante di fondo delle chiacchiere, quel brusio fastidioso che si avverte, quella continua affannata sequenza di lettere e suoni, oggi deve terminare.
Anche perché le parole, spesso, sono smodate, spesso incomprensibili, o peggio, mal comprese. E peggio ancora, quando si scrive, scritte male.
Quello che era necessario fare è stato fatto, e quello che ancora manca si farà.
Ora si tratta solo di agire, in silenzio, con eleganza, con distacco, in punta di piedi, con il sorriso sulle labbra.
Lo dico sempre ai miei figli. Qualsiasi cosa decidiate di fare nella vita non bisogna mai perdere la leggerezza, la distinzione, quella sottile eleganza che distingue la massa informe da chi ha cervello e sentimenti. E soprattutto, questo mai!, senza perdere tenerezza e dignità.
La vita, se la si guarda dal fianco, è una scala. Che si perde nella nebbia, là in alto.
La si sale. Tanti gradini, uno in fila all’altro. A volte sono bassissimi, altri, per superarli, necessitano dell’uso anche delle mani talmente sono altri.
Ecco, ora è il momento dei gradini altissimi, quasi insormontabili.
Ma è bellissimo, non sapere, in fondo, come andrà a finire.
È bellissimo tutte le mattine raccogliere sfide e pensieri, prendere decisioni, senza sapere veramente cosa ci riserverà il futuro, immediato o lontanissimo che sia.
È bellissimo raccogliere le sfide.
Ci vogliono gli attributi, come si dovrebbe scrivere per essere eleganti.
Insomma, ci vogliono le palle dico io, per avere sempre la barra al centro, considerare le conseguenze e, una volta prese in considerazione, andare comunque avanti perché è giusto proseguire. Per sé e anche per gli altri. Anche se non sono d'accordo.
Nei software per il disegno e il ritocco delle fotografie c’è sempre uno strumento dall'uso intuitivo: la gomma.
Ecco, da oggi uso di più la gomma e meno i tasti per la scrittura, il silenzio più delle parole, butto via invece di accumulare.
Un silenzio che vale più di 10mila parole, una gomma che cancella qualsiasi inchiostro e ricordi e un posto in prima fila alla discarica dei sentimenti e della sofferenza per una nuova vita più serena lontana dal passato.
Ho provato a cercare in rete se il testo fosse stato mai pubblicato, da qualche parte.
Niente. Allora lo faccio io. Ha diritto a una vita migliore invece di scomparire tristemente tra migliaia di altri inutili fogli di carta.
Mi piacerebbe conoscerlo/a chi ha scritto questo piccolo trattato di comportamento individuale.
Tipo interessante. E saggio. Da prendere con le pinze, comunque.
Nessun commento:
Posta un commento