mercoledì 7 settembre 2016

Cinque anni, alle 16,15 di oggi

Cinque anni, tondi tondi, senza alcuna sbavatura.
Cinque anni fa, proprio intorno a quest'ora, mio padre finalmente ha pensato che fosse giunto il momento di smettere di intestardirsi e di lasciare tutto e tutti per il suo meritato riposo.
Oramai era più di un mese che aveva perso conoscenza, che si torturava fisicamente, che ogni giorno diventava una vera e propria condanna.
In questi giorni di solitudine con tutti lontani nella città ormai a pieno regime, i ricordi si rincorrono e si presentano con innaturale lucidità, come se qualcuno volesse mettere alla prova la mia capacità di ricordare.
Quindi si fanno largo nella mente, in modo strano, alcune immagini nitide, delle vere e proprie fotografie di alcuni momenti chiave di quei due mesi di pura sofferenza, non solo sua.

Appena ricoverato in ospedale, la sera stessa, dopo la caduta, in cui chiedeva notizie di mia madre, ormai volata via dieci anni prima.
Oppure, dopo l'operazione, in completo stato di trance, che cercava di combattere 'quei guerrieri a cavallo che cercano di assalirmi, proprio lì, sul soffitto.
Oppure ancora quando mi guardava, in quelle visite pomeridiane che mi parevano interminabili, e mi chiedeva se ero mio fratello e, quando gli rispondevo che no, ero l'altro suo figlio, mi guardava con un sorriso di sufficienza dicendomi in pratica che ero solo un impostore, 'perché Paolo è morto da tempo'.
E poi gli ultimi giorni, ormai senza alcuna più presenza nel mondo reale, con gli occhi chiusi, legato al letto perché sennò si procurava ferite e staccava tutte le macchine a cui era appeso, dove cercava dimenandosi di avere un po' di libertà e di pace. E allora io, ogni santo giorno che lo andavo a trovare mi chinavo su di lui, con le lacrime agli occhi e gli sussurravo disperato 'lasciati andare, molla tutto, smettila di lottare...vola via!'.

Un uomo difficile, incazzoso, aggressivo come non mai, che non ci ha fatto mancare mai nulla tranne che il suo affetto, rarissimo sentimento che ha centellinato per oltre novant'anni.
Ma oggi mi manca. Non tanto perché sarebbe stato d'aiuto per le mie tristezze di oggi, ma solo perché mi avrebbe detto con la sua superficialità infinita 'che bisogna andare avanti senza tante storie'.
Una volta ci 'pensava lui', per tutto.
Come vorrei tornare indietro e sentirmi - anche per un solo attimo - libero di non dover prendere decisioni.
Solo cinque minuti...

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