Questa notizia è sconcertante, aldilà di tutte le facili demagogie e i commenti da bar che si possono fare.
Credo che sia una questione culturale, principalmente, o meglio di educazione.
Di educazione al valore del lavoro, e quindi di valore del denaro.
Con una disoccupazione giovanile che rasenta il 50% a livello nazionale - è chiaro che qui da noi le percentuali si abbassano di molto - rifiutare 1.500€ al mese netti (compresi i turni festivi e quelli notturni) da parte di otto persone su dieci, lascia un po' straniti.
Le polemiche degli ultimi giorni contro chi chiede volontariato e disponibilità gratuita per l'Expo le sposo totalmente. Lavorare gratis, a lungo, non solo non serve a nulla ma è anche umiliante e non sano. E non forma, fa solo imbestialire chi è 'costretto' a farlo.
Quindi tutta la mia solidarietà.
Torniamo ai 1.500 euro mensili buttati nel cesso.
Se i rifiuti sono la conseguenza naturale di avere trovato altro, allora tutto è ok.
Se invece è perché il contratto è a termine, se si lavora anche di domenica, di notte, e - diommio, quello no! -, durante i mesi estivi quando si dovrebbe abbronzare le chiappe chiare, se è un lavoro 'scomodo' (?), beh allora tutto non torna.
Ripeto non per fare della facile ironia, ma perché dietro c'è un'educazione sprovveduta e vuota di valori, perché dietro esistono famiglie che non hanno saputo trasferire ai propri figli la dignità, il valore dei soldi, e la capacità di conquistare autonomia, anche a spese di sacrifici e di rinunce.
La crisi che ci sta massacrando sta distruggendo non solo la sanità mentale dei più ma soprattutto sta mordendo i portafogli. E ha inoltre cambiato il modo di vivere e di pensare.
I giovani sono i più colpiti, questo è indubbio. E dobbiamo tutelarli, a tutti i costi.
Ma dobbiamo anche far comprendere loro - almeno quelli che non l'hanno capito - che nulla è più scontato. Nulla.
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