martedì 17 giugno 2014

Un vuoto infinito

In queste pagine dove spesso si parla di gioiosa vita famigliare, dove i bambini che ho la fortuna di avere 'si raccontano' per interposta persona attraverso il loro padre (almeno un po'), oppure dove io mi diletto a discernere di situazione politica senza una precisa strategia, oggi voglio buttare lì un tema, come si dice a Milano, spesso, complicato e nello stesso tempo drammatico, visti i suoi risvolti terribili.

Ieri la notizia di un 'uomo normale' che improvvisamente, senza alcun segnale apparente, distrugge la 'sua' famiglia solo per la paventata idea di essere attratto da un'altra donna.
E ho già scritto come la penso.
Oggi le pagine dei giornali sono piene di un nuovo arresto di uno dei casi strillati a tutti gli angoli degli organi di informazione del suolo italico.
Poi, tanto per gradire, anche altre notizie su altri efferati omicidi partoriti tra le tranquille e borghesi case degli italiani.
Tutti a opera di persone 'normali', ma soprattutto uomini, maschi, mariti.

Ecco, a questo punto mi sorge una sola domanda, che non ha nulla di politico, nulla di sociologico, nulla di intrinsecamente psicologico. Una sola domanda, o meglio una rapida e sintetica considerazione.
Noi uomini, maschi, mariti, amanti, a questo punto, dobbiamo farci almeno qualche domanda.
Dove stiamo andando?
Qual è il nostro obbiettivo?
Che ruolo ci riserva il futuro su questo mondo?
Qualche risposta dobbiamo darcela, prima della fine di tutto.
E una volta trovata bisogna fare il passo più complicato: trovare qualcuno che ascolti.



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