giovedì 2 gennaio 2014

E che il 2013 si fotta!!!

Eccoci qua, nel nuovo anno.
Nuovi progetti, nuovi propositi, nuove ansie, nuove gioie...insomma la solita solfa di ogni inizio anno, tra servizi al Tg da Times Square e oroscopi inutili.
E poi le fabbriche riaprono, il rientro, la crisi, le starlette cosa hanno fatto l'ultimo..., un mondo che come una ruota si ripete fino alla nausea, girando e girando su se stesso senza neanche cambiare direzione.

Ma qualcosa nelle vacanze natalizie è successo, almeno nella famiglia democratica e progressista - e totalmente 'smarronata' - che mi circonda.

Alcune chicche.

1- Un regalo non lo si rifiuta a nessuno.
Abbiamo passato il Natale in Alto Adige, con gli amici di sempre, quelli veri, tra sciate, malesseri vari, nevicate epocali e deliri di tipica marca italiota. Una settimana bellissima che ha divertito in particolare i bambini che si sono scatenati tra sciate - con maestri che parlavano come Messner! - serate con figli di amici gentili e molto affettuosi, kaiserschmarren e tutti i salumi rigorosamente affumicati e Babbo Natale che ha distribuito tra la montagna, Milano e altri siti i numerosi regali.
Ma tra tutto - bisogna dirlo - svetta Andrea, il principe ereditario, che il giorno di Natale ha superato se stesso.
Una premessa. Ho sempre avuto un gran rispetto della genetica, dell'asse ereditario, delle somiglianze tra genitori e figli, sia fisiche, sia chimiche-biologiche, sia comportamentali. Ma oggi ho la conferma inequivocabile che tutto ciò è scienza assoluta, incontrovertibile e scolpita sul granito.
Dicevamo, giorno di Natale, giornata brutta di pioggia mista a neve, in attesa della grande nevicata che avrebbe messo in ginocchio tutto il comprensorio dolomitico.
Gli Squali aprono i regali, eccitati, come sempre, con gli occhi che brillano di felicità e che ti fanno sentire assolutamente in pace con te stesso e in una sorta di nirvana. Il giorno di Natale per i genitori è una forza propulsiva che li fa andare avanti per tutto l'anno a venire, fino al seguente Natale, quando tutto si rinnova.
Alla fine del teatrino, Andrea tira fuori una busta. E ce la consegna.
Una busta recuperata da qualche gioco, di stagnola, accompagnata da un biglietto di auguri. È tutto agitato, saltella sul posto e freme dalla voglia di farcelo vedere.
Io apro, con tutti i cerimoniali del caso, lentamente.
E...scuoto la busta, ci infilo dentro la mano... e...non c'era dentro nulla!!! Lui mi guarda, delusissimo, controlla e in lacrime mi dice che aveva forse sbagliato busta o che si era dimenticato di mettere il regalo (che poi a Milano abbiamo ricevuto, un disegno di non so quale mostro...).
Ecco la prova provata che questo piccolo uomo è mio figlio.

2- Piccoli saggi crescono.
Pranzo di fine anno, Milano, salotto di casa. Una bellissima serata, poi completata da un film e dallo scambio di auguri all'ora fatidica.
Mentre si cena come spesso capita, Bianca si agita, fa caos, e io la rimbrotto di non combinare guai.
A un certo punto mi guarda e mi sputa addosso:
- Rassegnati papà, i figli sono figli...cosa credi?
Le scoppio a ridere in faccia e la abbraccio. Bianca è un fenomeno e ormai non la tiene più nessuno.

3- Sceneggiata napoletana in salsa milanese.
Mattina di Capodanno. Milano.
Andrea come tutti gli anni fa la sua festa di compleanno - che cade a metà dicembre - con alcuni suoi amici che hanno i compleanni nello stesso periodo. Un unico festone per quattro bambini. E in quell'occasione ognuno compra un regalo che vuole e gli altri contribuiscono all'acquisto. Un formula che funziona e che evita doppioni, regali inutili e sprechi di denaro.
La faccio breve. Arriviamo al compromesso di acquistare un Lego Star Wars molto grande e molto costoso, che Andrea vuole da anni. Se si può, voglio sempre esaudire i desideri dei miei figli, evitando che crescano con qualche ansia inutile, visto che altre non le riuscirò mai a intercettare e a eliminare. Ripeto, tutto nella consapevolezza, nel rispetto dei soldi e senza dare messaggi sbagliati.
Faccio l'ordine online del gioco. Lui è visibilmente scosso dal fatto che gliel'ho acquistato, non se l'aspettava. Continua a ripetere che sono tanti soldi, che non sa, che grazie, papà, ecc ecc...
A un certo punto in lacrime si avvicina. Io avevo già dimenticato tutto.
Mi allunga una mano, chiusa a pugno, fissandomi negli occhi. La apre e mi mostra un po' di monete assortite e mi sussurra:
- Tieni papà, così ti aiuto.
Io lo guardo e per evitare che si accorga che anche i miei occhi stavano ormai diventando due emuli del Vajont, lo prendo in braccio e lo abbraccio forte e gli sussurro all'orecchio che non è necessario, che se si fanno degli acquisti vuol dire che si possono fare, sennò non si fanno. Punto.
È un momento di fusione assoluta tra padre e mio figlio. È un attimo in cui diventiamo una cosa sola, perfetta.
Poi il mal di schiena mi ricorda di farlo scendere e lui, felice come non mai, sgambetta stringendo il suo gruzzolo sano e salvo.

Buon 2014 a tutti!

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