mercoledì 2 ottobre 2013

Giuliano Gemma è volato via

Ci sono persone nella propria vita che scandiscono con maggiore veemenza il tempo che passa.
Anche al di fuori della famiglia, degli affetti.
Uno di questi, per me, è Giuliano Gemma, che ieri nel modo più stupido, ci ha lasciati, lasciando un grande vuoto nel mondo del cinema e nella disastrata cultura italica.
Per quattro film, almeno.
Il Primo è Arizona Colt, seconda metà anni sessanta credo. Avevo forse dieci anni o giù di lì. L'età di Andrea oggi più o meno. Un film spaghetti western che ho visto nel cinema parrocchiale in montagna durante quelle meravigliose e interminabili vacanze che si facevano al tempo. Non ricordo praticamente nulla di quel film, tranne pistolettate e scazzottate. Ma ricordo - nelle mie prime turbe ormonali - lui protagonista pestato e forse anche sparato dai cattivi raccolto dalla bella di turno. Ricordo come si fosse adesso che mi sarebbe piaciuto tantissimo essere pestato a sangue ed essere accudito dalle amorevoli mani della bella che al tempo cominciava a farmi sognare. Come dire, un film fondante, formativo. Non l'ho mai dimenticato.
Da Wikipedia
Il Secondo è Tex e i signori degli abissi, film dimenticabile, come dice qualcuno più autorevole di me. Ma indimenticabile perché per la prima volta (e forse l'unica, non ricordo) il grande Tex Willer - eroe delle nostre generazioni e delle future - ha avuto un volto in carne e ossa, e che volto! Film dimenticabile dicevo, ma con diritto di esistere solo per il tributo al ranger più famoso della storia, per dare voce alle battute ripetute e per farci vedere, almeno per un'ora e più, come potrebbe essere stato nella realtà.
Il Terzo, di ben altra levatura, è il tenente Drogo, il protagonista del Deserto dei Tartari, tratto dal libro più angosciante e più straordinario che Buzzati partorì. Una storia di attesa, di desiderio di una svolta, di cambiamento, che mai arriva e che si conclude con la sconfitta nella non battaglia. Un libro starordinario che Gemma ha interpretato con un'intensità e una caratura scenica che, credo, lasciò al tempo tutti sbalorditi, visto il suo passato fatto di pistole e cavalli al galoppo.
Il Quarto è forse il più bello, il più sentito, che vede Gemma non protagonista assoluto ma fondamentale comprimario nello sviluppo della narrazione. Parlo di quel capolavoro di Monicelli che è Speriamo sia femmina, con un cast strabordante di stelle franco-italiane, con una vicenda meravigliosa, ambientata in un posto stupendo e con un finale forse un po' amaro - almeno per noi maschietti - ma piacevolmente fiducioso. Il suo personaggio compare e scompare, sorride e si arrabbia. Ma è dolce, garbato, e patisce solo dell'impopolarità maschile diffusa in tutto il film.

Giuliano Gemma se ne è andato ieri.



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