lunedì 7 gennaio 2013

Il mestiere più bello del mondo

La libreria - forse alcune più di altre - è un luogo magico, sensuale, avvolgente, rassicurante.
Io ho una memoria straordinariamente fallace, quindi ho ricordi nitidi di luoghi e situazioni ma non fermo un nome che sia uno.
Chissà, nella prossima vita, aprirò il mio cervello a qualche professionista delle menti per capire tutto ciò che significato ha. Per ora ho ben altro a cui pensare.

Comunque ho ricordi, in giro per il mondo, bellissimi di librerie, biblioteche o semplici piccoli negozi che vendono libri che si sono fermati nella mia mente a buchi.
Ci sono librerie che sono rassicuranti, calde, avvolgenti, protettive. Come quella di Londra, visitata anni e anni fa e che mi è sempre rimasta nel cuore. Tutta in legno, in una continua rincorsa di scalini e piani, con una staliniana suddivisione per casa editrice, all'interno di singoli comparti per argomento.
Bellissimi libri d'arte, di fotografia, di architettura, che fronteggiavano scaffalature infinite di legno scuro reparti narrativi, arricchiti anche di libri in italiano (una vera rarità). Il tutto completata da una sezione dedicata ai Beatles, che solo quella richiedeva ore di permanenza e di spasmodica attenzione. Un nirvana vero e proprio.
Chissà dov'era, anche perché Londra è grande...

E poi quella splendida a New York, dalle parti di Central Park - questo me lo ricordo - in cui, almeno al tempo, cascavano dal soffitto aerei, razzi interstellari, biciclette, auto...un rincorrersi continuo di colori, metalli, numeri, raggi.
E in quella liberia ho comprato la mia prima guida Lonely Planet, ancora aldilà da venire in Italia, in una delle più grandi e complete sezioni dedicate ai viaggi.

E poi ci sono le nostre.
Qui a Milano, come in tutto il paese, o fai parte di una catena o muori, indiscutibilmente. Tutte le librerie indipendenti, di zona, magari specializzate, stanno velocemente scomparendo, lasciando posto o a ristoranti che vendono sushi e/o pizze, oppure a banche sempre più affamate.
Ce n'era una bellissima, in centro, che aveva come prerogativa principale, oltre alla scaffalatura classica a muro, di presentare i libri su sorta di leggii giganteschi, inclinati come quelli originali, ma che potevano contenere decine di libri. Era una mostra vera e propria, dove i libri si valorizzavano in modo inconsueto e deciso. Ci andavo ogni volta che potevo, solo per il gusto, e il sapore, di vedere.
Un'altra bellissima, anche se il prototipo del 'casino' assoluto, era la Sei in piazza Duomo, infilata al piano terra del palazzo dell'arcivescovado. Ci passavo obbligatoriamente ogni volta che andavo in  Statale per riunione politiche. Si entrava da una porticina minuscola e si assaporava subito un'aria antica, medievale.
Ma soprattutto ci entravo perché era, al tempo, una delle librerie meglio fornite di libri di montagna, di arrampicata, e ci aggiornava sull'editoria più all'avanguardia della neonascente 'rivoluzione' alpinistica.

Oggi quasi non esiste più nulla di tutto ciò, almeno a Milano.
Le grandi case editrici, le multinazionali della cultura hanno obbligato a chiudere tutti i più piccoli. Con la conseguente morte della figura del libraio/consulente/narratore che poteva non solo consigliarti e vendere, ma soprattutto raccontare, spiegare, confrontandosi con il lettore/consumatore/pseudo-scrittore, lasciando il posto a cafoni commessi sempre furibondi con tutti e se stessi e che appena possono ti liquidano senza neanche un sorriso.

In giro per il mondo si trovano esempi di straordinarie esperienze architettoniche realizzate ad hoc, a seguito di recuperi di edifici per anni dedicati ad altre attività, oppure realizzazioni nuove pensate  proprio per ospitare librerie.
Guardate qui, questa carrellata di formidabili librerie in giro per il mondo.
Gioie per gli occhi e per le menti, in ogni angolo del pianeta.

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Ho 67 anni tra qualche giorno. E sono iscritto alla magistrale di storia.  Diciamo che sono un po' fuori tempo, un filino in ritardo dir...