È un periodo in cui la morte la fa da padrona.
Ma in fondo la morte fa parte della vita. Si può solo morire se si è vissuti.
Proprio come Walter Bonatti, l'ultimo degli alpinisti 'tradizionali', che ha pensato bene di andarsene oggi senza neanche avvertire.
Bonatti è quello che mi ha avvicinato alla montagna con una filosofia di rispetto, d'amore, di dignità, senza farmi mai pensare alle epiche sfide con l'alpe di fascistoide memoria.
I suoi libri, in cui ci raccontava le sue straordinarie imprese, mi hanno accompagnato nella mia giovinezza, facendomi sognare imprese e dandomi la linea su come, almeno alcune, realizzarle.
Le sue salite in solitaria erano affascinanti, straordinarie soprattutto perché salivano le montagne quasi senza toccarle, con un rispetto che la maggior parte degli alpinisti, di ieri e di oggi, non contemplano lontanamente, mirando esclusivamente e solamente al raggiungimento della vetta, a tutti i costi.
Non è un caso infatti, che il suo 'erede' ideale sia stato Messner, il grande alpinista altoatesino che meglio di tutti ha interpretato e seguito l'approccio ai monti di Bonatti.
L'alpinista ed esploratore bergamasco ha riempito libri, camminato chilometri, tracciato vie, raggiunte vette, esplorato mondi nascosti e ai margini del mondo, con la delicatezza, la sobrietà, la curiosità tipica di chi vuole testimoniare ma non vuole influenzare, di chi vuole vedere senza toccare, di chi vuole amare senza possedere.
Ha dovuto anche fronteggiare la stupidità e la voglia di successo a tutti i costi degli uomini di poco conto, come nella orribile storia sulla conquista del K2. Ma ne è uscito, vincitore, dopo 50 anni con stile, eleganza e straordinaria ironia.
Si era sposato pure l'attrice famosa, il malandrino...
Un uomo che ha segnato un secolo, un uomo che ha fatto storia.
Leggete i suoi libri se volete sognare.
E vivere vere e proprie avventure (altro che Harry Potter...).
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Sono stato ore ad ascoltare papà che mi raccontava di quest'uomo e delle sue incredibili quanto irreali avventure. Poi ho preso e mi sono letto i suoi libri. Una volta tornavo da Milano in aereo e stavo leggendo uno dei suoi ultimi libri, una specie di le mie montagne ma allargato e con tutta la storia del k2 negli anni fino alla fine del 2004. Ad un certo punto (stavo leggendo la storia tragica del pilastro centrale del bianco), mi accorgo che la ragazza accanto a me stava leggendo il mio libro insieme a me completamente catturata dalla storia e dallo stile asciutto e preciso di Bonatti. Comincia a rallentare la lettura per essere certo che anche lei potesse leggere. Poi scambiammo due parole su Bonatti. A me ha sempre colpito il coraggio e la perseveranza incrollabili nella difesa della sua dignità di uomo. Il fatto che Dio gli abbia concesso oltretutto, anche il riconoscimento terreno dei suoi sforzi, rende la storia mitica di quest'Uomo straordinario (uomo con la U maiuscola. Cit.) sia come scalatore che come essere umano, ancor più dolce e memorabile.
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