domenica 12 giugno 2011

Referendum, a prova di famiglia

I dati a mezzogiorno sono incoraggianti, ma io non canterei vittoria.
Un po' per scaramanzia, ma soprattutto perché conosco i miei connazionali, ammalati di pigrizia, voglia di fuggire e affascinati dal'essere contro, a tutti i costi.
Quindi si è vinto alle amministrative? Già sta strisciando la voglia di fargliela pagare a quelli lì che dicono di essere diversi.
Comunque domani vedremo.
La sensazione, almeno stamattina al mio seggio, qui a Milano, è che continui a fischiare quel vento che spazza via tutto. Molta gente ai seggi - prima ho accompagnato mio padre alle 8,30 e verso le nove e mezzo ho votato io - in orari non di certo affollati in genere, vista la giornata festiva. E molta voglia di votare, in genere.
Bello. Questa strana sensazione che la città sia cambiata, che ci sia un po' di consapevolezza del bene comune, che siano tornate attenzione e solidarietà, continua a resistere.
E la gente si sorride un po' di più.
Comunque, queste tornate elettorali, mi hanno letteralmente stremato.
Per tutte e tre gli appuntamenti, ho portato mio padre a votare, cercando di evitare incidenti, e soprattutto errori.
Mio padre non ha bisogno di essere convinto di nulla, ma ormai l'errore, la svista è dietro l'angolo.
Quindi al primo turno, con quella scheda maledetta a forma di lenzuolo coperta di simboli, candidati e non so che altro, spero sia riuscito a destreggiarsi per raggiungere colui il quale, dopo il ballottaggio, è diventato sindaco.
Il ballottaggio è stato più facile, naturalmente.
Ma la vera sfida erano i referendum, che qui a Milano - maledizione!!! - sono nove. Ma vi pare?
Va bene la democrazia diretta, va bene il parere del cittadino, va bene il coinvolgimento delle masse, ma i quesiti cittadini da una parte fanno sorridere e dall'altra urlano anche vendetta, in una città ormai dove le persone anziane la fanno da padrone.
Volete più alberi? Volete meno inquinamento? Volete la luna? Volete soldi gratis, cibo e sesso a volontà? Poco ci mancava. Comunque vedremo, sono consultivi, quindi stabiliscono orientamenti e fruttano suggerimenti.
Tornando a bomba.
Fare capire a mio padre i quesiti, già è stata un'impresa. Fargli capire che devi dire sì per dire no, un'altra scalata a mani nude. Ma gestire nove schede da solo no, quello no.
Allora, in accordo con il presidente del seggio, l'ho accompagnato alla cabina, gliene ho passata una alla volta da fuori e lui, puntigliosamente, totalmente preso dalla parte, le ha votate, le ha chiuse una a una e me le ha passate fuori. Io accumulavo e poi, alla fine - saranno passati almeno cinque minuti, interminabile! - è uscito con l'ultima, le ha prese tutte e le ha consegnate al presidente.
Niente di che, tutto bene, e tutto finito. Ma ho sudate le classiche sette camicie.
Dopo un'oretta torno al seggio, con la famiglia, e quindi anche con gli Squali.
Cosa avevo fatto con il nonno la mattina,  l'ho raccontato prima ad Andrea .
Lui mi guardava e ascoltava con grande attenzione. È molto impressionato dal fatto che il nonno non è più come prima, dalla vecchiaia, dalla sua tristezza quando è accompagnata da difficoltà forti.
Al seggio, mentre vado a votare alla cabina, armato della mia divina commedia di schede, mi si avvicina e mi sussurra:
- Papà, visto che tu hai accompagnato il nonno, vuoi che io accompagni te?
Prima ho votato perché anche questo appuntamento è fondamentale per la storia di questo paese e per la tutela della democrazia.
Poi ho cercato di scegliere tra eliminare fisicamente mio figlio, suicidarmi per sopraggiunti limiti d'età oppure sorridergli e abbracciarlo.
Ho scelto l'ultimo, per ora.
Alla prossima scadenza elettorale però a votare ci vado solo, giuro!

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