martedì 3 maggio 2011

Ne vogliamo parlare?

Li vedo già, tutti.
Quelli che alzano gli occhi al cielo. quelli che allargano le braccia. Quelli che scuotono la testa. Quelli che dicono 'eccoci, siamo alle solite'.
Eppure io continuo, da ieri, ad avere un senso di malessere nei confronti dell'esecuzione di Bin Laden.
Intendiamoci, uno schifoso in meno al mondo. Un essere responsabile di avere decretato, dalla sua grotta, la morte di migliaia di persone, prima e dopo le torri.
Io non sono un pacifista assoluto, non sono uno che rifiuta l'uso dell armi se servono ai popoli per riscattarsi, oppure agli eserciti per combattere 'il male'. Senza le armi, oggi, avremmo il pelatone sul balcone in piazza Venezia che ce le conta su, oppure l'impotente psicotico tedesco che sbraita nonostante gli anni accumulati.
Quello che mi crea disagio, un senso di disallineamento con l'idea comune e diffusa, è la gioia di piazza, i titoli di giornale ('giustizia è fatta' e amenità del genere), i giovani ragazzi ipervitaminizzati americani che , come se avessero vinto la Nba, manifestano nelle strade la loro felicità, le congratulazioni di governi e governanti.
Mi disturba questo sorriso sulle labbra di tutti, le strette di mano e le pacche sulle spalle, quel 'well done' tipico yankee che si applica dalla torta di mele all'ultima esecuzione legale.
Neanche con la morte di Pinochet (tra l'altro lasciato morire in santa pace di vecchiaia), neanche con i peggiori schifosi della storia che ci hanno liberato della loro presenza...
Non ho mai avuto voglia di gioire in piazza per la morte di qualcuno.

1 commento:

  1. Stessa sensazione. Vieppiù che la gente gioisce a distanza come ormai è destino che si faccia la guerra.
    b.

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